mercoledì 16 aprile 2008

The Story so Far... (seconda parte)

Il sorgere della stagflazione portò alla ribalta le teorie economiche di Hayek che ne prevedevano la comparsa gettando nell'oblio la dottrina di Keynes. Proprio alle teorie di Hayek una politica che non sapeva come reagire si rivolse.


Seguendo una logica Keynesiana fino ad allora il compito che si prefiggevano gli stati era di aumentare i posti di lavoro fino ad arrivare idealmente alla piena occupazione e di incrementare progressivamente gli stipendi cioè il potere di acquisto dei lavoratori. Questo avrebbe prodotto un aumento dei consumi che avrebbe portato ad aumento della produzione che avrebbe incrementato i posti di lavoro disponibili.


Quando però gli economisti cercarono un colpevole per il fenomeno della stagflazione e dell'alta inflazione da cui era caratterizzata, lo trovarono proprio nella piena occupazione e nella rivendicazione dei lavoratori. Queste generavano un aumento degli stipendi a cui non corrispondeva un equivalente aumenta di produttività, il che produceva una spirale inflazionaria anche quando l'economia stagnava. In Italia come estremo esempio della cosa avevamo quella che viene chiamata la scala mobile. L'inflazione saliva, di conseguenza si aumentano automaticamente gli stipendi per adeguarli ad essa il che faceva aumentare ancora di più l'inflazione dato che era aumentato il denaro in circolazione, ma non la produzione. In Italia arrivammo a dei tassi di inflazione del 20%.


Individuato il nemico lo si attacco e combatté con tutti i mezzi.


Si smise di sostenere la piena occupazione, si combatterono i sindacati, si diluirono i posti di lavoro attraverso l'immigrazione e la delocalizzazione industriale, il precariato fece la sua comparsa mentre il valore calante degli stipendi e l'inflazione (che non scomparve di certo anche se calò) rese sempre più difficile mantenere una famiglia con un solo stipendio.


Il liberismo divenne la nuova religione.


Paul Volcker il capo della Federal Reserve dal canto suo in ambito monetario aumentò i tassi di interesse fino al 20% nel tentativo di contenere l'aumento dei prezzi. Ciò divenne un vero e proprio atto di strozzinaggio nei confronti dei paesi del terzo mondo che avevano contratto debiti quando i tassi erano molto inferiori e tra crisi energetica dovuta all'embargo petrolifero degli anni 70 e le manovre sui tassi della banca centrale americana si ritrovarono strangolati.


Molti di essi non si ripresero più.


Qualche anno dopo un altro Chicago boy, Margaret Thatcher, divenne primo ministro inglese andandosene in giro a sbandierare il libro di Hayek nelle riunioni del suo partito come fosse la bibbia e raccontando con occhi adoranti come esso le avesse cambiato la vita. Dall'altra parte dell'oceano le idee della Thatcher trovarono una sponda affidabile in Ronald Regan. Fecero entrambi un ottimo lavoro per promuovere il liberismo, deregolamentazioni nel reparto finanziario, concorrenza selvaggia nel mercato del lavoro e progressivo spostamento del sostegno dei governi dall'occupazione al reparto dei servizi borsistici e finanziari.


Gli anni 80 sono il periodo dell'esplosione degli Yuppies, degli andamenti borsistici raccontati al telegiornale, della crisi del 1987 e di quella delle Saving & Loans del 1989.


Giochetti da ragazzini. Il meglio doveva ancora arrivare.


L'unione sovietica crolla, il muro di Berlino si infrange. L'unica diga ideologica che opponeva nel bene e nel male, un qualche argine al liberismo selvaggio scompare. I politici nel resto del mondo che dipendevano da essa non sapendo più che pesci prendere, si trasformano e assimilano l'ideologia liberista.


Qualcuno sentendo parlare Bertinotti, Fassino o Veltroni potrebbe davvero credere che essi siano stati una volta dei comunisti sfegatati?


Il liberismo ha finalmente campo aperto e si scatena senza incontrare particolari resistenze. E' un liberismo diverso anche da quello di cui parlava Hayek: è la versione Friedmaniana del liberismo che alcuni chiameranno turbocapitalismo. Massimo controllo sugli stipendi della gente per impedire che l'inflazione salga (se ci fate caso ancora oggi Trichet il capo della BCE quando parla di inflazione si raccomanda al contenimento degli stipendi, ma non fa mai parola di tutto il denaro che crea il mercato bancario o quello che viene chiamato “il sistema bancario ombra” fatto di hedge fund, banche di investimento e di tutto il comparto dei derivati), abbattimento di tutti i controlli economici in nome dell'autoregolamentazione dei mercati, libera circolazione dei capitali in giro per il mondo, liberalizzazioni di ogni azienda pubblica, non importa quanto essa sia strategica ecc.


Gli anni 90 sono un periodo in cui le crisi si susseguono incessanti, a distanza di pochi anni una dall'altra, minacciando ogni volta l'integrità stessa del sistema. Greenspan a seguito della crisi delle Saving & Loans e della vittoria sull'inflazione conseguita ad altissimo prezzo da Paul Volcker il suo predecessore, inizia ad abbassare progressivamente i tassi di interesse per rilanciare l'economia.


Nei primi anni 90 scoppia l'economia dei paesi scandinavi. Un anno prima era scoppiata quella Giapponese. Entrambi come conseguenze di bolle speculative. Il congresso sotto la presidenza Clinton cede alle lobby bancarie e annulla il Glass & Steagall Act, ultimo residuo delle regolamentazioni del comparto bancario degli anni 30, che istituiva una netta separazione tra banche commerciali adibite a conservare i depositi della gente e banche di investimento che non dovendo conservare i risparmi della popolazione potevano speculare liberamente in borsa (come la recentemente defunta Bear Stearns).


Decaduta questa legge tutte le banche poterono fare quello che volevano. Questo generò molte delle “innovazioni” finanziarie (derivati di vario tipo ad esempio) di cui si dibatte animatamente nella crisi attuale e senza le quali come ebbe a dire Greenspan, le banche che avevano smesso di erogare prestiti dopo le crisi dei primi anni 90 non avrebbero esteso crediti alle aziende, anche se la banca centrale avesse abbassato i tassi di interesse.


Arrivarono poi la crisi asiatica del 1997 e quella dell' LTCM nel 1998 celebre fondo di investimento diretto da alcuni premi nobel per l'economia. In ognuno di questi casi l'intero sistema rischiò il collasso e dovettero intervenire i banchieri centrali per salvare la situazione. Il mondo euforicamente inebriato dalla bolla speculativa della New Economy non si preoccupò particolarmente di questi segnali.


Quella della new economy come tutte le bolle inflattive sostenute e generate da un eccessiva espansione del credito, all'inizio del 2001 scoppio fragorosamente. Tantissimi piccoli investitori che avevano creduto al mantra propagandato dalle tv di tutto il pianeta su quante rendesse investire in borsa, finirono bruciati perdendo i risparmi di una vita. Come al solito i grandi e furbi investitori erano scappati per tempo, scaricando pezzi di carta senza valore al “parco buoi” formato dalla popolazione illusa dai media, poco prima che la bolla esplodesse.


Il più classico dei “pump & dump” (gonfia e scarica).


Come illustrato nel post precedente quando scoppia una bolla del genere o si accetta che i valori delle merci e azioni crollino per tornare a prezzi più in linea con l'economia reale e di conseguenza si accetta una distruzione di denaro fittizio, il fallimento dei soggetti più deboli e indebitati e il crollo borsistico (in sostanza una dolorosa recessione), oppure si inflaziona ulteriormente e in maniera più massiccia la moneta, in modo da sostenere il valore artificiale dei beni generando inevitabilmente altre bolle economiche che andranno a sostituire quella appena esplosa.


Greenspan (che io informalmente chiamo “il mastro alchimista”) optò per la seconda strada. Tagliò il costo del denaro di 11 volte in anno portandolo all'1%. Un tasso di interesse reale (la differenza tra il tasso di interesse e quello dell'inflazione) negativo che produsse la più grande orgia finanziaria dal dopoguerra in avanti. I nuovi strumenti che Greenspan lodava per aver facilitato la circolazione del denaro vennero adottati comunemente e divennero essi stessi un poderoso strumento a favore degli speculatori. Nel 2001 secondo la banca dei regolamenti internazionali con sede in svizzera, l'ammontare totale dei derivati OTC (quelli non scambiati in borsa, ma al di fuori di essa, privatamente tra singole parti) valeva 100 trilioni di dollari (un trilione sono 1000 miliardi). Nel 2007 la cifra è salita a 516 trilioni. A paragone il PIL dell'intero pianeta viene stimato dall'FMI (il fondo monetario internazionale) in 65 trilioni (64903,263 miliardi per essere esatti).


Pensate veramente che possa esistere una montagna di pezzi di carta che valga 8 volte il PIL dell'intero pianeta?


Ovviamente non esistono, si tratta di un valore fittizio che quando si arriverà alla resa dei conti sparirà come una bolla di sapone, lasciando intorno solo devastazione. E' quella che viene chiamata la “bomba dei derivati”, strumenti che Warren Buffet definisce "armi di distruzione finanziaria di massa".


Greenspan come capo della Federal Reserve aveva il potere di abbassare il costo del denaro fino ai minimi storici, quello che gli mancava era la possibilità di convincere la gente a chiedere denaro in prestito e di persuadere le banche a prestarlo.


Il primo di questi problemi venne risolto da anni di condizionamenti e un economia già incentrata sul fare debiti, in cui il contante sembrava il residuato di un epoca passata. Gli americani i cui stipendi (tra alti e bassi) erano in costante calo dagli anni 70 in avanti, non ebbero problemi a chiedere prestiti per combattere il caro vita e per lanciarsi nelle spese più bizzarre. Si buttarono principalmente sul mercato immobiliare. Questo fece salire i prezzi alle stelle, spingendo i costruttori a chiedere ulteriori prestiti per costruire nuove abitazioni che venivano vendute subito. Si generò una bolla in cui il valore delle case sembrava non dovesse mai calare. La gente vide l'abitazione come un investimento, da comprare nell'attesa che salisse di valore per poi rivenderla in futuro. Questa follia produsse una gigantesca creazione di denaro da parte del reparto bancario che reinflazionò l'economia salvandola dal crollo del 2001.


Missione compiuta mister Greenspan.


A tutti quelli che pensano che investire in abitazioni sia una mossa intelligente, faccio presente che il prezzo di un abitazione non può storicamente superare di molto il livello retributivo della gente, dato che altrimenti non ci sarebbe abbastanza gente in grado di comprarsi una casa. In altri termini le abitazione tendono ad apprezzarsi allo stesso tasso dell'inflazione reale.
Un abitazione ha costi fissi, sia in manutenzione per tenerla in ordine, sia in tasse di vario genere. Inoltre a meno che essa non venga acquistata ad un prezzo basso ristrutturata e poi rivenduta, non c'è valore aggiunto. Si compra un qualcosa il cui valore intrinseco quando lo si pretende poi di rivendere non è cambiato.


Se si verifica quello che è successo negli Stati Uniti e in diversi stati europei, in cui la gente compra una casa per poi aspettare che salga di valore e rivenderla tale e quale si tratta di UNA FOTTUTA BOLLA!


Perdonatemi il grassetto, ma ho dovuto sorbirmi fior di economisti negli ultimi anni che in tv spiegavamo come e perché non si trattasse di una bolla.


“E' un nuovo paradigma!” dicevano.


No, era la solita vecchia storia che si ripete da molti secoli. Cambia solo il nome non la sostanza.


Se non era stato un grosso problema convincere il consumatore medio a chiedere in prestito soldi a tassi irrisori, come convincere le banche a prestarli a una popolazione progressivamente sempre più impoverita e senza garanzie solide da presentare? Vennero in aiuto i famosi derivati. I banchieri si dissero: “ se noi prendiamo i debiti contratti dalla popolazione impossibilitata a presentare garanzie valide, lo tagliuzziamo, ne rimescoliamo i vari pezzi, assieme a tanti altri brandelli di simili debiti, gli cambiamo nome e li rivendiamo come obbligazioni poi il rischio se lo accollerà il fesso che si comprerà queste ultime”.


Stupefacente no? La rivendita del debito. Da quanti secoli si fa questo giochino? Han reso il tutto solo più fumoso.


L'unico problema era convincere il “fesso” che acquistare le suddette obbligazioni fosse un grande investimento. In loro aiuto arrivarono le agenzie di rating che mentendo spudoratamente certificarono questi pezzi di carta col un rating AAA pari a quello del governo degli Stati Uniti. Un rating del genere è come dichiarare: “questa roba non può fallire” e dato che comprendere realmente la composizione di questi derivati, cioè come i debiti sono rimescolati e impacchettati, è un impresa possibile solo a pochi illuminati, tutti si fidarono delle agenzie di rating.


Una mossa che si rivelerà geniale......

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