martedì 26 agosto 2008

La verità vi renderà liberi... (The Fannie and Freddie ordeal)

"The game is over".

Questo ha detto Warren Buffett, riferendosi alla situazione di Fannie Mae e Freddie Mac, ad una conferenza per la presentazione di IOUSA, un documentario di prossima uscita sulla condizione dell'economia americana, in cui compare da intervistato lo stesso Buffet (il titolo del documentario è un gioco di parole che gira intorno ad IOU, il termine inglese che indica quelle che in italiano chiamiamo cambiali. IOU è l'abbreviazione di "I Own You": "ti devo qualcosa". Qui potete vedere il trailer del documentario che promette di essere estremamente interessante).

La scorsa settimana è stato un continuo tira e molla, un rincorrersi di dichiarazioni ed opinioni intorno al destino delle due GSE. Un articolo su Bloomberg del 20 Agosto tratta del problema che Fannie e Freddie si troveranno ad affrontare entro la fine di settembre, cioè la scadenza di 223 miliardi in obbligazioni e la necessità di rinnovare il debito e quindi vendere nuove obbligazioni in quantità sufficiente da coprire quelle in scadenza. Secondo Bloomberg, la riuscita o meno del rinnovo del proprio debito determinerà se sarà necessario un intervento da parte del tesoro americano.

Peccato che il mercato non la sembra pensarla come Bloomberg, non ha intenzione di aspettare la fine del quarto. Vuole risposte ora e vuole una risposta chiara su cosa ha intenzione di fare il governo riguardo le due GSE.

Lo spread (la differenza che si deve pagare in più rispetto ai buoni del tesoro, come rendimento sulle obbligazioni emesse) sulle GSE è ormai ad massimo storico da dieci anni, a 104 punti base per la Fannie e 114 per la Freddie (i dati sono del 18 Agosto). Le preferred shares (una specie di ibrido tra azioni e obbligazioni) della Freddie promettono un rendimento del 15,3% mentre quella della Fannie del 16,4%. Al 30 di Giugno la Freddie doveva promettere solo il 7,77% e la Fannie il 7,83%.

Non sono certo buoni segnali.

Un mese fa Hank Paulson (il ministro del tesoro americano) disse riguardo all'autorizzazione avuta dal congresso per comprare una quantità illimitata di titoli delle due GSE:

"La nostra proposta non è stata spinta da un improvviso deterioramento delle condizioni della Fannie Mae o della Freddie Mac," ha detto Paulson. "Allo stesso tempo, i recenti sviluppi hanno convinto i politici e i 2 istituti che andavano intrapresi passi per rispondere alle preoccupazioni del mercato ed aumentare la fiducia garantendo l'assicurazione di un accesso alla liquidità e a dei capitali, per un periodo temporaneo, se necessario"

"Se ti ritrovi con una pistola ad acqua in tasca, probabilmente ti troverai costretto ad estrarla" ha detto Paulson. "Se giri con un bazooka in tasca e la gente ne è a conoscenza, probabilmente non ti troverai costretto ad estrarlo".

Dando un occhiata all'andamento del titolo di Fannie e Freddie nell'ultimo mese, il mercato sembra gridare: "e facci vedere sto' bazooka Hank!".



La verità e che nessuno si fida a comprare azioni delle due agenzie prima di capire come ha intenzione di muoversi il governo.

Secondo Bill Gross, il capo della PIMCO il più grande fondo che investe in bond del pianeta, il governo sarà costretto a comprare almeno 30 miliardi in preferred shares delle due GSE entro la fine del mese. Inutile dire che un salvataggio della Fannie e della Freddie sono completamente nell'interesse di Gross, dato che il fondo che gestisce è imbottito di bond dei due istituti. Sono mesi che Gross fa pressioni perchè venga implementato un piano che può essere riassunto in: "salvate il mio fondo e fottete pure tutti gli altri".

Gross nonostante tutto sembra essere ottimista o magari nel suo stesso interesse non ha intenzione di spaventare il mercato con stime di perdite troppo elevate. Dr doom Roubini che illustrò, quasi due anni fa la possibilità che Fannie e Freddie sarebbero fallite, in un articolo di qualche tempo fa, stimò che le perdite dovute alle GSE avrebbero potuto oscillare tra i 200 ed i 300 miliardi di dollari, nel caso peggiore. Il Telegraph riporta l'opinione di Joshua Rosner un analista estremamente critico sulle attuali condizioni del mercato e la loro origine (se avete voglia potete leggere qua la sua opinione):

John Rosener, della casa di consulenza e ricerca Graham-Fisher, afferma che il minimo che la coppia dovrà recuperare sono almeno 40 miliardi, ma ritiene che realisticamente il numero sia più vicino a 100 miliardi.

La sua stima si basa su aprossimativamente 3,500 miliardi in bilanci garantiti di business che le due agenzie detengono, e sono basati sui picchi di perdite passate riscontrate dagli immobili durante il periodo 2002-2003 (la scorsa recessione) e che equivalgono aprossimativamente al 1,3%.

Però, l'attuale crisi immobiliare è ben peggiore di quella di 6 anni fa e i problemi del duo potrebbero essere così gravi come Mr Rosner suggerisce.

Cento miliardi di dollari non sono certo pochi. A quelli che pensano che la stima di Rosner sia ecessiva e che quella di Roubini, di 300 miliardi nel caso peggiore, sia fuori dal mondo, ribatto con la previsione della Standard & Poor's :

Sebbene pochi predicano un imminente bisogno di salvataggio , l'agenzia di rating Standard & Poor's ha recentemente messo il cartellino del prezzo sullo scenario peggiore -- dai 420 miliardi ad 1.1 trilioni di denaro del contribuente

S&P ha aggiunto che salvare la Fannie (FNM) e la Freddie (FRE, Fortune 500) potrebbe costare talmente tanto che il rating del governo federale pari ad AAA, il più alto esistente, potrebbe essere a rischio. Se esso fosse perso, il finanziamento del governo tramite debito risulterebbe più costoso.
Al momento tutti sono in attesa, col fiato sospeso, di scoprire a quanto ammonteranno le perdite e quanto dovrà scucire il Governo. Detto come va detto, il Governo scucirà perché non ha nessun altra scelta. Sperare in un intervento di privati è semplicemente ridicolo. Le banche centrali di tutto il mondo, da Giugno hanno ridotto l'acquisto di titoli delle GSE. Nessuno ne compra le azioni perchè se le GSE venissero nazionalizzate il volore delle stesse sarebbe azzerato. Per i privati sul mercato obbligazionario, hanno risposto Bill Gross della PIMCO e Dan Fuss, vice presidente della Loomis Sayles di Boston:

Due dei maggiori investitori in bond americani, hanno detto che parteciperebbero ad un aumento di capitale fatto da Fannie Mae e Freddie Mac se il tesoro degli Stati Uniti partecipasse anch'esso a questo nuovo accordo.

Ma Bill Gross, capo dell'ufficio investimenti al Pacific Investment Management Co., e Dan Fuss, vice presidente della Loomis Sayles di Boston, sono in disaccordo sulla forma che un qualunque accordo con il tesoro dovrebbe assumere, secondo interviste separate che hanno rilasciato venerdì.

Gross preferirebbe si trattase di una vendita diretta di preferred stock, offerta simile alle securities vendute da Fannie Mae e Freddie Mac per recuperare capitale quest'anno e lo scorso, mentre Fuss vorrebbe un offerta di bond convertibili.

Una bella battaglia tra due signori che difendono i propri interessi. La questione di fondo è che entrambi si muoverebbero solo se il governo partecipasse all'operazione e quindi di fatto garantisse ogni titolo delle due GSE. Una gran dimostrazione di coraggio, che però chiarisce un punto: nessuno si fida ne di Fannie ne di Freddie.

Il governo americano si dovrà muovere ed in fretta. A chi rimanesse ancora qualche dubbio, nel fine settimana è uscita una dichiarazione da parte di Yu Yongding (perfettamente in linea con un post che feci 20 giorni fa):

Il fallimento delle compagnie americane di mutui, Fannie Mae and Freddie Mac , potrebbe rappresentare la catastrofe per il sistema finanziario globale, ha detto Yu Yongding, un ex consigliere alla banca centrale cinese.

"Se il governo americano permetterà a Fannie e Freddie di fallire e gli investitori internazionali non saranno compensati adeguatamente, le conseguenze saranno catastrofiche,'' ha detto Yu in una intervista via e-mail ieri. "Se non sarà la fine del mondo, sarà la fine del sistema internazionale così come lo conosciamo.''

Le dichiarazioni di Yu sono una minaccia travestita da avvertimento. Gli ex "consiglieri" di un banca centrale, sopratutto quella cinese, servono a dire quello che i dirigenti in carica non possono dire per paura di scatenare il caos sui mercati. In questo caso la banca centrale cinese sta dicendo chiaro e tondo: "se non ci pagate i 400 miliardi che abbiamo investito nelle 2 GSE e che costituiscono quasi un quarto delle riserve monetarie da noi accumulate in questi anni, faremo saltare il tavolo da gioco. Non compreremo mai più debiti del governo americano o di una qualsiasi sua agenzia".

Considerando che l'attuale sistema finanziario, ribattezzato Bretton Woods 2, si basa sul fatto che paesi come la Cina riciclino i dollari ricevuti in cambio delle carabattole che producono, comprando del debito americano e finanziando così gli Stati Uniti, la minaccia non è da poco. E' quella che viene chiamata "l'opzione nucleare", un "muoia Sansone e tutti i filistei." Gli analisti si sono sempre cullati nella rassicurante idea che i cinesi non avrebbero mai intrapreso un azione del genere perchè ciò avrebbe significato rendere senza valore gran parte delle riserve di denaro da loro accumulate.

Peccato, che se gli saltassero 400 miliardi di botto, un quarto delle loro riserve evaporerebbero ugualmente e l'incentivo a far saltare il tavolo acquisterebbe improvvisamente consistenza.

State tranquilli, non succederà, almeno non a causa delle GSE. Il tesoro americano pagherà il prezzo che deve, prendendolo dalle tasche di una nazione piagata dalla peggiore recessione che si sia mai vista dal dopoguerra in avanti. Quanto sarà costretto a pagare e quanto ciò influirà sul valore del dollaro e sul rating del debito americano è difficile dirlo.

Anche in qesto caso come in quello della Lehman è probabilmente questione di pochi giorni e finalmente un pò di verità verrà alla luce.

Riguardo a cosa dovrebbero pensare di tutto ciò i poveri cittadini americani, vi rimando al video sotto.

lunedì 25 agosto 2008

La verità vi renderà liberi...(Lehman chapter)

Così è affermato nella Bibbia, al vangelo di Giovanni (se non sbaglio). Sui mercati finanziari quella celebre frase potrebbe essere tradotta in: "La verità vi renderà poveri". Questa settimana con tutta probabilità, ma in ogni caso entro breve, diversi istituti saranno resi pover... pardon, liberi.

Il caso più eclatante è senz'altro quello della Lehman. Nonostante l'antipatia che nutro nei confronti di entità che si sono arrichite negli ultimi anni, speculando su dell'aria fritta, con piena consapevolezza, ma cullate da un arrogante e presunta superiorità intellettuale che avrebbe permesso loro di abbandonare la nave prima che affondasse lasciando affogare altri, l'agonia della Lehman è diventato ormai uno spettacolo troppo macabro perché ne possa trarre qualche piacere.

La scorsa settimana, quasi ogni giorno, veniva impietosamente rivelato un altro passo della lunga via crucis in cui si trova impelagata la quarta banca di investimento americana. Prima sono uscite le stime degli analisti sulle perdite della Lehman previste per la chiusura del terzo quarto, tra meno di due settimane. Come riporta il Wall Street Journal diversi analisti prevedono perdite per 1,8 miliardi di dollari se non di più, invece del moderato guadagno che ci si aspettava fino a poco tempo fa. Se ciò si verificasse le perdite da Marzo ammonterebbero a 4,5 miliardi e considerando che la capitalizzazione della Lehman è pari a 10,5 miliardi, la situazione non è certo rosea.

Quasi contemporaneamente a questa notizia, come a voler rassicurare il mercato che la Lehman si sta muovendo per risolvere la situazione, è stata rivelata l'esistenza di contatti tra la Lehman e una serie di private equity come il Carlyle Group, Hellman & Friedman LLC e la General Atlantic LLC per la possibile vendita del suo Asset Managment Business, di cui fa parte la Neuberger Berman, il gioiello di maggior valore in possesso della Lehman, comprata nel 2003 per 2,3 miliardi di dollari.

Secondo il New York Times il volore attuale della sola Neuberger oscilla tra i 7 e i 13 miliardi. Il problema che salta immediatamente agli occhi è che data la capitalizzazione della Lehman, di 10,5 miliardi se ad essa si toglie la Neuberger la moribonda banca di investimento si ritroverebbe ad avere un valore prossimo allo 0 se non addirittura negativo. Il Times afferma che la Lehman sta semplicemente sondando il terreno chiedendo ai private equity, quanto sarebbero disposti a sborsare per comprare parte, se non tutto, l'asset managment della banca e farsi così un idea della condizione del mercato.

Per come la vedo io la Lehman è semplicemente disperata.

Molti commentatori venuti a conoscenza di questi scambio di amori sensi coi private equity, si sono chiesti come mai la Lehman non si fosse rivolta anche a investitori esteri, notoriamente carichi di capitali da investire.

Quasi in risposta a questa domanda è saltato fuori qualche giorno fa, che durante i primi di Agosto la Lehman contattò alcuni investitori istituzionali asiatici, nello specifico la Korea Development Bank (KDB) e la China’s Citic Securities (entrambe di proprietà governativa), per valutare una vendita del 50% dei suoi asset. I termini dell'eventuale transazione non sono stati rivelati, tutto quello che si sa con certezza e che l'esito finale è stato negativo. Si dice che Dick Fuld,a capo della Lehman, pretendesse troppo (il 50% in più del valore di mercato), compresa un opzione per potersi ricomprare in futuro quello che era costretto a vendere ora.

Nonstante tutto, qualche giorno fa, la KDB, ha annunciato di essere ancora interessata a parte della Lehman. Il mercato si è eccitato alla notizia ed il titolo della banca di investimento è immediatamente risalito. Adesso la KDB sembra aver fatto marcia indietro:

Banche sud Coreane gestite dalla Korea Development Bank (KDB) hanno abbandonato i piani per l'acquisto di una parte e dei poteri di gestione, della Lehman Brothers, a causa di preoccupazioni riguardo la salute della banca, ha detto un report Venerdì.

I problemi di contabilità erano più seri di quello che credevamo inizialmente è stato sentito dire un ufficiale del governo. "Abbiamo concluso che era troppo rischioso per la KBD concludere l'accordo"

Per il momento la porta dell'estero sembra essere preclusa alla Lehman. Anche in casa le cose non vanno meglio. Come rivela la CNBC anche la vendita della Neumberger a investitori americani si sta rivelando tutt'altro che semplice. Il problema più grande sembra essere il prezzo di 10 miliardi di dollari, chiesto da Fuld per vendere il suo gioiello. Il che significherebbe 7 miliardi per il 70% dell'azienda, più tutta una serie di costi stimati in 500 milioni per impedire che i vari manager della Neumberger lascino l'azienda per andare a lavorare in altre banche rivali, come la JP Morgan e la Merril.

Tutto troppo costoso per le condizioni attuali di mercato.

E' interessante notare come un articolo del 15 agosto quindi precedente a quello della CNBC, su Financial News riportasse direttamente le parole di Herbert McDade, il presidente e chief financial officer della Lehman. Esso affermava che la banca non poteva semplicemente vendere la Neumberger, perché troppo vitale per il funzionamento e la salute della banca stessa.

La situazione sembra essere piuttosto confusa.

Si sente l'odore del sangue aleggiare attorno alla Lehman e sembro non essere il solo a percepirlo. Il Guardian afferma che i giorni di Fuld come capo della celebre banca sono contati e che prima della fine dell'anno altri ne prenderanno il posto. L'articolo parla di McDade come possibile candidato, ma francamente sarei più interessato a vedere se esisterà ancora una Lehman a fine anno.

La chiusura del quarto dista ormai solo un paio di settimane e tutte le porte sembrano sbarrate alla Lehman.

Essa non altra scelta che recuperare capitale e rapidamente.

Realisticamente ha solo due strade per farlo, vendere degli asset o emettere delle nuove azioni.

Le preferred stock, quell'ibrido tra azioni e obbligazioni, sono pressoché fuori questione. A febbraio la Lehman prometteva un rendimento sulle preferred di 7,95% con il titolo a 25 dollari, ora con il titolo a 15 dollari deve promettere rendimenti del 12,82.

Troppo.

Allo stesso modo il mercato del credito è diventato costosissimo, dato che lo spread è salito a livelli da paura. Con spread, intendo la differenza di rendimento tra i buoni del tesoro e il rendimento che devi promettere tu come privato perchè la gente ti compri delle obbligazioni. Quello che sta succedendo sul mercato del credito è quasi da incubo, gli spread stanno salendo alle stelle e questo vale per tutte le banche non solo per la Lehman. Considerate che solo negli USA da qui a Dicembre le maggiori 10 banche americane dovranno rifinanziare 208 miliardi di dollari in obbligazioni. In tempi normali non sarebbe un problema, ora invece si dovranno dissanguare per farlo.

La Lehman secondo Bennet Sedacca (i cui articoli potete leggere su Minyanville) dovrebbe pagare un spread di 600 punti base (il 6%) in più per finanziarsi.

Anche questa strada non sembra essere facilmente percorribile.

La vendita di asset come abbiamo visto è una soluzione molto complicata ed anche se la Lehman riuscisse a venderne una quantità accettabile per farlo si troverebbe certamente costretta ad abbassare di molto le sue attuali pretese, il che significherebbe ulteriori perdite.

Resterebbe l'emissione di nuove azioni, ma considerato che dall'ultima volta che ciò avvenne, il 10 Giugno, il titolo ha perso il 42% è da vedere quanti investitori se la sentiranno di puntare sulla Lehman senza un grosso sconto sul valore delle azioni. Il tutto, diluizione delle azioni più sconto, farà precipitare ulteriormente il valore della Lehman e potrebbe costringerla in futuro a dover cercare altro capitale per tappare le nuove perdite, nullificando in pratica il valore di tutta l'operazione.

Sul futuro della Lehman mi trovo daccordo con quanto disse meno di un mese fa Roubini, ormai ribatezzato Dr Doom dal New York Times, il quale affermò che il modello delle banche di investimento è finito e che tutte, compresa l'inossidabile Goldman, scompariranno, almeno nella forma attuale, probabilmente venendo comprate o assorbite da banche commerciali.

Sembra che la Lehman potrebbe essere il secondo cadavere eccellente sul mercato, per la gioia di David Einhorn, il più celebre e giovane shortista sui titoli della traballante banca.

Entro due settimane, verrà fatta un po' di luce sulla condizione della Lehman, un po' di verità direttamente o indirettamente dovrà trapelare e vedremo se la verità li renderà finalmente liberi.


giovedì 21 agosto 2008

Un film già visto

Probabilmente molti dei miei lettori , notando che il blog non veniva più aggiornato, avranno pensato che fossi sparito in qualche angolo tropicale a immergermi in una rilassante vacanza. Purtroppo non ero impegnato in nulla di così esotico o piacevole, semplicemente avevo voglia di prendermi una pausa, tanto, mi sono detto, che cavolo potrà mai succedere a metà Agosto a parte qualche gara olimpica?

E' successo che è scoppiata ed è anche finita, a tempo di record, una piccola e sporca guerricciola.

Il pupazzo di Washington e presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, mosso da chissà quale progetto folle, ha deciso di invadere l'Ossetia del Sud, annunciando l'attacco in Tv con alle spalle la bandiera Europea (la Georgia non è in Europa).

L'Ossetia del sud è un territorio pressochè indipendente dalla caduta dell'Unione Sovietica. Prima del crollo il controllo di quel territorio era stato affidato alla Georgia, ma dopo il disfacimento dell' URSS, venne indetto un referendum, col proposito in caso di esito positivo, di dichiarare autonoma la regione. La stragrande maggioranza della popolazione votò si, ed in seguito a ciò, l'Ossetia del Sud si affermò la sua indipendenza. La Georgia non ne ha mai riconosciuto la validità del referendum, ma di fatto ha lasciato l'intero territorio in pace dal lontano 1992 sottoscrivendo accordi che garantivano la rinuncia a qualsiasi intervento militare di aggressione nei confronti dell'Ossetia del sud.

Addirittura, qualche giorno prima di lanciare l'attacco, la Georgia firmò un accordo formale che assicurava l'autonomia all'Ossetia del Sud per poi attaccarla subito dopo, tutto in perfetto stile "Don Corleone" come è stato definito da molti.

Gli abitanti dell'Ossetia del Sud hanno poco a che spartire con i Georgiani, a parte la vicinanza geografica, hanno invece molto in comune con l'Ossetia del Nord, territorio che appartiene alla Russia. Piaccia o no i sud osseti, sono di fatto russi e Putin, per ragioni politiche, concesse anni addietro il passaporto russo a gran parte di essi.

La biografia del presidente della Georgia, potete leggervela comodamente su dozzine di siti per cui ve la risparmio, basti dire che è un pupazzo (perchè non si può definirlo in altra maniera) degli USA e obbedisce direttamente ai voleri della casa bianca.

Quale sia stato il calcolo demente dietro l'attacco del sud Ossetia è difficile dirlo. Riesce difficile credere che un burattino come Saakashvili, abbia deciso di lanciare un attacco, che ovviamente avrebbe scatenato una risposta Russa, senza l'approvazione dei suoi padroni. Il 31 luglio una decina di giorni prima dell'attacco, la Georgia ha tenuto un esercitazione congiunta con gli Stati Uniti e un paio di paesotti dei dintorni.

Ufficialmente l'esercitazione era per prepararsi a rispondere in caso di un eventuale attacco terrorista.

Un po' quello che succede sempre negli ultimi anni. Si fanno esercitazioni con sommergibili nucleari, portaerei e caccia e la motivazione è sempre un eventuale attacco terrorista. Siamo ormai oltre la farsa.

Ovviamente l'esercitazione era in preparazione della guerra contro l'Ossetia. Così, come le esercitazioni fatte da israele 3 settimane prima dell'attacco contro il Libano. La cosa buffa è che Israele si era preparato ad una guerra convenzionale ed è stata sconfitta da tattiche di guerriglia. La Georgia forte dei "consulenti" militari americani e israeliani e della loro esperienza in medioriente, era stata preparata a contrastare una guerriglia e si è trovata ad affrontare un esercito pesante, armato fino ai denti.

Non posso che definire il branco di omini dietro al presidente Gergiano, ed il presidente stesso un bel gruppo di "genii". Analizzando le loro manovre vien davvero da pensare che essi fossero convinti che la Russia non sarebbe mai intervenuta. Esiste una solo via di collegamento tra la Russia e l'Ossetia del Sud ed è il Roki tunnel, che attraversa per quasi 4 km una montagna a 3000 metri di altezza.

Quanto ci voleva a far saltare per aria un tunnel come quello?

Senza quella via di collegamento i Russi avrebbero potuto intervenire solo per via aerea, rallentandone tutta l'opera di contrasto all'esercito Georgiano.

Che un operazione ovvia, come recidere l'unico e fondamentale collegamento stradale tra Russia e sud Ossetia, non sia stata compiuta, dimostra che gli idioti di Washington e il presidente Georgiano erano genuinamente convinti che la Russia non sarebbe intervenuta.

Oppure volevano proprio un intervento Russo. Se così fosse, tutta la faccenda si farebbe ancora più oscura. Di certo, Saakashvili, non avrebbe avuto nessun interesse a farsi azzerare l'esercito dai Russi, sopratutto visti i milioni che ha investito per costruirlo, tutti soldi levati all'economia traballante di un paese con gravi difficoltà finanziarie.

Per gli USA potrebbe essere stato un calcolo molto pericoloso.Sondare la situazione e vedere come avrebbero reagito i Russi ad una guerra sul loro confine. Creare delle tensioni tra Europa e Russia per allontanarle ulteriormente tra loro (la grande paura degli USA è una forte alleanza strategica tra Europa e Russia) e forzare la mano all'Europa per infilarci a forza l'ennesimo staterello che non serve a un cavolo, se non ha crearci problemi e a lavorare a favore degli interessi americani e non quelli europei.

Quale che fosse il calcolo, la Russia, come era ovvio, è intervenuta in difesa dell'Ossetia del sud, che vale la pena ricordarlo, non ha un vero e proprio esercito, avendo meno di 100000 abitanti. Si trattava di intervenire o restare a guardare la Georgia bombardare i centri abitati di un territorio indifeso e assistere indifferenti all'uccisione dei membri dell'esercito Russo in missione di pace sotto mandato Onu, al confine tra Ossetia e Georgia.

La Russia è intervenuta.

L'esercito Georgiano contro quello Russo è durato circa 3 giorni e per la prima volta da un bel po' di anni a questa parte, si è visto uno scontro tra due flotte aeree e tra mezzi pesanti. Il messaggio pare essere arrivato a Washington forte e chiaro. L'orso Russo è più vispo e vigile che mai.

La risposta americana è stata di accelerare il dispiegamento dei missilici balistici in Polonia, puntati contro la Russia. Ufficialmente essi verrebbero installati per intercettare eventuali missili intercontinentali lanciati dall'Iran. Peccato che l'Iran non abbia missili intercontinentali e che gli USA non abbiamo mai messo a punto un sistema di intercettazione che funzioni.

I missili vengono piazzati come minaccia nei confronti della Russia. Il messaggio è: "Noi vi possiamo colpire prima che voi possiate reagire e difendervi".

Insomma tutto nel nome della distensione e dei buoni rapporti diplomatici.

Se qualcuno dopo tutto questo discorso avesse dei dubbi su come la penso, lo dirò chiaro e tondo. La Russia ha fatto benissimo ad intervenire e data la situazione non poteva agire altrimenti.

I neocon che governano a Washington invece, sono un branco di pazzi scatenati.

Quando dico pazzi, intendo il genere di follia che si può trovare in un cattivo dei fumetti, di quelli che vogliono conquistare il mondo e mettono a punto un piano diabolico per raggiungere il proprio fine.

Il piano dei neocon è evidente a chiunque segui un po' di politica internazionale, ma anche senza appellarsi all'intelligenza della gente, basta andare a leggerselo il piano (sono 90 pagine, ma ne vale la pena). Perchè i genii prima di arrivare al governo degli Stati Uniti, il piano lo hanno messo nero su bianco con tanto di firma da parte del gotha dei neocon (Cheney, Rumsfield, Wolfowitz, Faith ecc).

In soldoni, il piano descritto in "rebuilding american defense" il documento conclusivo del famoso PNAC (project for new american century), ribattezzato simpaticamente "il piano di Cheney per il controllo del mondo", traccia una serie di passi che gli Stati Uniti avrebbero dovuto adottare per rimanere l'unica super potenza incontrastata e mantenere così la supremazia mondiale.

Le misure che avrebbero dovuto adottare erano:

Un riarmo completo del paese, che rimediasse agli anni di lassismo in campo bellico sotto la presidenza Clinton

Una riorganizzazione dell'esercito, in modo da renderlo più snello ed agile, fornendolo di equipaggiamento super tecnologico in modo da ottenere la superiorità sul campo, contro qualunque avversario. Questi due fattori uniti avrebbero premesso all'esercito degli Stati Uniti di essere impegnato su più teatri di battaglia contemporaneamente, compensando la frammentazione delle forze con la superiorità tecnologica.

Il controllo dello spazio e del cyber spazio, prossimi campi di battaglia nelle guerre future.

Lo scoraggiamento del sorgere di super potenze rivali. Per ottenere questo scopo se non fosse stato possibile utilizzare direttamente l'esercito, era necessario intervenire tramite ricatto.

Per poter ricattare le altre nazioni, era indispensabile controllare le riserve energetiche del pianeta. Diventavano quindi centrali per l'attuazione del piano il controllo del medioriente e dell'Eurasia. Di qui la guerra in Iraq e in Afghanistan (conosciuto per chi sa un po' di geopolitica come la porta dell'Eurasia)

Questi i punti fondamentali, ma se volete davvero farvi del male leggetevi tutto il documento.

Come si può definire questa strategia?

Definirla semplicemente folle sembra riduttivo. E' un fottuto piano, nero su bianco, firmato esplicitamente dalla quasi totalità dell'amministrazione Bush, per il controllo del mondo.

Roba che sembra uscita da Watchman (un celebre fumetto di Alan Moore).

Inutile dire che la strategia Neocon non sta funzionando come previsto. Wesley Clark generale statunitense, che fu a capo della Nato in Europa, dal 1997 al 2000, raccontò in suo libro come alcuni alti ufficiali del pentagono, gli raccontarono nel 2001, che Bush & Co avevano in programma di fare 7 guerre in 5 anni (Iraq, Iran, Somalia, Sudan, Libia, Siria, Libano).

Alcune di queste come quelle in Somalia e Libano sono avvenute per interposta persona. Quella in Iraq ed quella in Afghanistan hanno prosciugato le risorse e le finanze dell'esercito americano, alla faccia dell'esercito leggero e super tecnologico che avrebbe dovuto fare guerre lampo ed economiche sia finanziariamente che in termini di vite umane.

Il prossimo passo che i Neocon sembrano intenzionati a intraprendere è il famoso attacco all'Iran che covano da anni aspettando solo l'occasione propizia. Poco tempo fa si è svolta un imponente esercitazione nelle acque del golfo in vista di un futuro blocco navale che gli Stati Uniti sembrano decisi ad imporre contro l'Iran. Un blocco come non se ne vedevano dai tempi della crisi dei missili a cuba in piena guerra fredda.

Essendo la Russia un grande alleato dell'Iran non è neppure così improbabile immaginare che tra le ragioni dell'attacco in Ossetia ci sia stata la volontà da parte di Washington di testare la determinazione Russa.

Un altro tassello importante per capire gli avvenimenti degli ultimi anni, passa attraverso l'ideologia che sta alla base del pensiero neocon. Un ideologia che deve i suoi natali a Leo Strauss, di cui vi potete leggere una breve biografia sulla wikipedia. Senza entrare troppo nei dettagli Strauss, promuoveva idee che sono state messe in pratica dai suoi allievi ed epigoni (i già nominati Wolfowitz, Cheney, Rumsfield ecc) dagli anni della guerra fredda in avanti. Uno dei punti centrali dell'ediologia straussiana è quello "dei produttori di caos".

Ultimamente gira in rete un video di Naomi Klein, intitolato come il suo ultimo libro: "The Shock Doctrine". Esso si riferisce alla teoria di Friedman, il più celebre economista di fine secolo, secondo cui i cambiamenti veri in un società vanno imposti dopo che la società stessa ha attraversato un forte trauma e si trova ancora in stato di shock, incapace di reagire e resistere al cambiamento. Friedman applicò questo concetto in Cile dopo il golpe che mise al potere Pinochet. Chiamato come consigliere dal governo golpista si trascinò dietro uno stuolo di economisti rampanti provenienti dall'università di chicago (ribattezzati appunto chicago boys, termine che finirà per indentificare poi, tutti gli economisti che ne seguiranno le orme) e trasformò il paese in un laboratorio per le teorie neoliberiste.

Strauss proponeva delle idee simili a quelle di Friedman, ma con una sottile differenza. Non è tanto lo choc ad essere necessario, ma il caos. Lo choc semmai è una sua conseguenza.

E come si produce il caos?

Il caro Strauss ci fornisce la risposta che come potete ben immaginare si chiama "guerra".

Se vuoi ottenere un cambiamento devi scatenare il caos, se vuoi scatenare il caos devi far scoppiare una guerra.

Considerando che il governo degli USA non ha mai fatto segreto di volere dei cambi di regime in medio oriente e in alcuni paesi di importanza strategica come l'Afghanistan, conoscendo le radici del pensiero Neocon, davvero qualcuno si può sorprendere che la risposta ad ogni problema internazionale sembra essere sempre e solo la guerra?

Un altro punto importante delle teorie straussiane riguarda l'organizzazione della società. Mentre elaborava i suoi scritti Strauss, notò un progressivo disgregamento nei valori fondamentali della società Statunitense. Il fenomeno era preoccupante e se non arginato poteva portare al collasso e alla incontrollabilità della società stessa. Per contrastare la scomparsa dei valori tradizionali, Strauss teorizzò che era necessario unificare la popolazione, fonrnendole un nemico contro cui essa potesse coalizzarsi e finendo per trasformare questa lotta, in un valore comune e fondante della società stessa.

La lotta doveva essere una rappresentazione dell'eterno conflitto tra bene e male. Naturalmente gli Stati Uniti avrebbero sempre rappresentato il bene, mentre il nemico di turno, per ovvie ragioni, doveva incarnare il male assoluto privo di qualsiasi possibilità di rendenzione. La bandiera americana avrebbe assunto il ruolo cruciale di emblema di libertà, faro di giustizia e incarnazione del bene, uno stendardo attorno a cui stringersi e riconoscersi.

Il nemico assumeva quindi una funziona fondamentale e se il nemico non esisteva, aggiungeva Strauss, bisognava crearlo.

Essendo il terrorismo un fenomeno complesso è difficile dire quanta parte di esso sia genuina e quanta organizzata direttamente dagli stati per manipolare l'opinione pubblica e per raggiungere dei precisi fini politici e strategici. Ogni caso andrebbe analizzato singolarmente, ma in linea generale potete scommetterci la testa che buona parte di quello che viene definito terrorismo non siano altro che operazioni portate avanti dai servizi segreti di certi paesi.

Viviamo in un mondo che è diventato un incrocio tra quello descritto da Orwell in "1984" e Huxley in "Brave new world". Viene ingigantito, quando non creato ad arte, un fenomeno come il terrorismo a cui poi si dichiara guerra. Il che equivale a dichiarare guerra all'odio, alla avidità, o alla guerra stessa. Non esistendo un nemico definito non è possibile dire quando la guerra finirà e quindi si può mantenere uno stato di emergenza "anti terrorismo" permanente e giustificare grazie ad esso tutta una serie di misure restrittive nei confronti della popolazione ed ogni avventura militare che il "piano" del momento preveda.

Contemporaneamente bisogna raccontare alla popolazione che noi siamo i buoni, qualunque porcheria facciamo o avvalliamo tramite i governi, perchè la verità nuda e cruda non sarebbe accettata dalla popolazione. A questo partecipano con entusiasmo i giornali, che come nel ministero dell'amore in cui lavorava il protagonista di 1984, prendono gli avvenimenti e li riscrivono di sana pianta. La guerra scatenata dalla Georgia è diventata la guerra scatenata dalla Russia. I 2000 morti fatti dai bombardamenti indiscriminati dell'aviazione Georgiana, vengono riportati di fianco a frasi che parlano di attacco Russo senza specificare chi ha ucciso chi, in modo che il lettore sia portato a pensare che siano stati causati dall'azione militare Russa.

Lo stesso è successo con la guerra in Libano, con la guerra in Iraq e con la guerra in Afghanistan. La prima vittima come sempre è la verità.

Viviamo in società democratiche?

Andate a riguardarvi come hanno descritto i giornali gli ultimi avvenimenti internazionali. Come l'aggressore si è trasformato in aggredito. Se i giornali ormai sembrano essere diventati la Pravda di sovietica memoria, come possiamo parlare di informazione. Se non ci fosse la rete saremmo completamente immersi nella propaganda. E se la situazione in Italia è disarmante negli USA è anche peggio, a parte Buchanan non ho visto un altro commentatore mainstream dare una descrizione reale dei fatti.

Se la storia viene riscritta dai mezzi di informazione di massa, al contrario di quel che accadeva nel mondo descritto in 1984, essa non scompare, ma piuttosto come nel libro di Huxley risulta talmente immersa nella disinformazione e in un assordante rumore di fondo fatto di notizie inutili ed idiote, da passare inosservata ai più.

Putin è tutto tranne che uno stinco di santo, ma le sue azioni, condivisibili o meno, sono comprensibili, più ponderate e meno stupidamente arroganti di quelle dei Neocon. Questi ultimi, come già detto, invece sono dei pazzi, con cui è molto difficile sedersi attorno ad un tavolo e ragionare lucidamente. Ovviamente tanto per non smentirci mai, noi come Italia, ma in buona parte tutta l'Europa, reggiamo il moccolo ai pazzi e li trattiamo come fossero degli statisti mentre cercano di spingerci ad un conflitto aperto col nostro principale fornitore di energia.

Il tutto contro i nostri stessi interessi.

Quella che si sta consumando nel mondo, oltre ad essere una lotta per il controllo dell'energia, rappresenta il fallimento dei sistemi a libertà negativa.

Spesso si sente parlare di Nazismo, Comunismo, Capitalismo come se fossero necessariamente sistemi differenti o antitetici. I veri opposti sono sistemi in cui lo Stato ha una componente del 100% ed uno in cui ha una componente dello 0%. Cioè, Stati totalitari e anarchia. Ognuno dei due estremi tende a collassare nell'altro. Quando lo Stato arriva al 100% la spinta è a diminuire la sua componente, spesso portando a un tracollo verticale dell'influenza dello Stato stesso. Se lo stato è allo 0% invece, si verificherà una naturale spinta all'organizzazione facendo salire la componente di quest'ultimo.

Naturalmente la situazione di equilibrio è da qualche parte nel mezzo, tra stato totalitario ed anarchia.

Il Nazismo e il Comunismo sono due esempi di Stati totalitari, e sono due tipi di sistema a libertà positiva. I sistemi capitalisti attuali che chiamiamo "democrazie moderne" sono sistemi a libertà negativa.

I sistemi a libertà negativa sono quelli in cui lo Stato non ha un progetto specifico e non cerca di modellare la società e gli individui verso un fine, ma si limita ad amministrare la struttura pubblica in maniera efficente lasciando ad ogni singola persona la scelta su come vivere, in cosa credere e come comportarsi. La libertà della persona viene poi limitata dallo stato, per garantire la convivenza tra i vari individui, togliendo ad ognuno una serie di libertà o per meglio dire, instaurando una serie di divieti (normalmente chiamate leggi).

I sistemi a libertà positiva invece, prevedono un progetto per la società, tutti gli individui ne fanno parte e devono collaborare ad esso. Ovviamente i sistemi a libertà positiva sono pericolosi, dato che dal momento che qualcuno non accetta o non si riconosce nel progetto del paese, rischia di venire considerato un sabotatore e normalmente tende a scomparire misteriosamente una notte, per non riapparire mai più.

Proprio per questa ragione dopo la seconda guerra mondiale ed i bei risultati conseguiti dal Nazismo, vennero di fatto banditi i sistemi a libertà positiva.

Ora dando un occhiata a quello che sta succedendo politicamente negli Stati Uniti, ma anche in Italia, i sistemi a libertà positiva stanno risorgendo. Questo perché come nel caso di stati totalitari e anarchia, la libertà positiva tende a collassare in quella negativa e viceversa. Abbiamo vissuto per troppo tempo immersi in una libertà senza direzione. Una libertà che ci avevano promesso avrebbe portato maggiore ricchezza, più sicurezza ed un futuro migliore.

Invece ci siamo scoperti più indebitati, più insicuri (in diversi sensi, primo fra tutti la stabilità economica e lavorativa), incapaci di decifrare il presente, figuriamoci il futuro. Nel frattempo Stati che se ne erano altamente fregati di tracciare una direzione per la società, si trovano pressati ad agire, da popoli spaesati ed in cerca di risposte sul proprio futuro.

La risposta sta arrivando ed è la peggiore tra quelle possibili.

E' la risposta di Strauss, la deriva finale della libertà positiva.

L'esorcizzare la propria decadenza tramite l'identificazione di un nemico.

In italia il nemico sta diventando lo straniero. E' lui la ragione dei nostri problemi ed è lui che va combattuto, specie se musulmano e quindi latentemente terrorista.

Non che l'immigrazione non sia un fenomeno da gestire, con intelligenza si spera e spesso anche fermezza. Il problema è che si tratta di una questione secondaria.

I veri problemi sono altri.

Non sono stati gli stranieri ad aver creato il terzo debito pubblico per entità del pianeta terra. Non è colpa degli stranieri se mentre il mondo e gli altri paesi facevano ricerca e cercavano di stare al passo con i tempi, l'italia si rinchiudeva in produzioni a basso valore aggiunto e a basso livello tecnologico. Non è colpa degli stranieri se 3-4 regioni del paese sono completamente nelle mani della criminalità organizzata ed alcune di esse, come la Sicilia hanno un deficit di 13 miliardi di euro (per una cifra simile la california la sesta economia del mondo rischia la bancarotta). Non è colpa degli stranieri se per salvare i vari politici, amministratori, banchieri ed industriali, si sono fatti a pezzi i tribunali e l'intero sistema repressivo del paese, in modo che la cosiddetta "elite" evitasse sempre e comunque le sbarre, col risultato che adesso anche il più piccolo criminale di strada riesce ad evitare la galera a meno che non ammazzi qualcuno.

Un paese che non è neppure più in grado di riconoscere l'origine dei suoi mali e la priorità dei suoi problemi è un paese in preda alla schizzofrenia completa. La stesso con altri percorsi è perfettamente visibile in altri paesi, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, tanto per fare un paio di nomi.

La libertà positiva entro certi limiti non è necessariamente un male, così come il nazionalismo che normalmente si accompagna ad essa. La verità è che bisognerebbe dosarle entrambe, sia quella negativa che quella positiva. Non si può dare ad intendere che non si ha nessuna direzione per un intero paese, sopratutto in periodi di crisi come quello attuale, così come non si può costringere con la forza la gente a seguirti in progetti dementi.

Allo stesso tempo mentire alla popolazione sui suoi problemi ed imbastire per lo Stato progetti balordi e privi di sostanza, volti a spostare l'attenzione dai problemi seri e a focalizzarla su problemi secondari è un gioco pericolosissimo. Se la gente si accorge che la stai prendendo per il culo rischi grosso, sopratutto se il periodo di crisi si aggrava. Se la gente non se ne accorge ti applaudirà mentre concentri energie e risorse su questioni secondarie, lasciando ingigantire quelle fondamentali fino alla loro deflagrazione finale.

Per anni gli Stati Uniti hanno provato a dosare libertà positiva e negativa, nascondendo la prima dietro la facciata della propaganda.

Il progetto c'era, ma non si poteva confessare esplicitamente, perché prevedeva un controllo imperiale sul mondo.

Adesso che il sistema economico sta collassando e nuovi equilibri internazionali sorgono, il progetto nascosto ed inconfessabile, sta emergendo alla luce del sole, in maniera sempre più sfacciata e con esso riemergono anche i lati più deleteri della libertà negativa: la repressione del dissendo.

Non puoi non approvare, non puoi evitare di unirti al progetto, senza essere tacciato di anti pattriottismo, di essere un eversivo, un comunista, un terrorista o l'aggettivo denigratorio della settimana.

Più la situazione economica peggiorerà e più questa deriva si accentuerà, se noi abbiamo già i militari per strada, negli USA è di fatto stata abolita la legge che impediva all'esercito di intervenire nelle questioni di sicurezza interna dello stato (è la ragione per cui venne istituita in passato la guardia nazionale), e chiunque si opponga al volere del governo può, sempre a discrezione del governo stesso, essere catalogato come terrorista. Ricadendo sotto la definizione di terrorista, un individuo può essere prelevato nella notte senza che gli vengano comunicate accuse o che possa contattare un legale o un famigliare e scomparire per anni.

Il tutto è perfettamente a norma di legge.

Anche se normalmente tendiamo a considerare solo i singoli elementi, l'economia, la politica, la società sono tutti fattori legati tra loro. Attualmente mi sembra che tutti questi fattori stiano chiaramente puntando in una precisa direzione; direzione che non posso certo definire rassicurante.

Intanto il gossip, l'inutile, il vacuo ed il superficiale sembrano essere al centro dell'attenzione mediatica, probabilmente perché nessuno, a cominciare dei politici ha la volontà di affrontare e descrivere l'attualità per quella che è (troppo sconveniente).

Quello che si sta verificando è un film gia visto in passato, sono cambiati gli attori e l'ambientazione, ma la parte che viene recitata è sempre la stessa.

Purtroppo, non ricordo che quel film abbia mai avuto un lieto fine.

venerdì 8 agosto 2008

Estate calda, autunno infernale

E' Agosto e come avrete potuto notare fa un discreto caldo. Ho constatato negli ultimi tempi che la mia voglia di aggiornare il blog è inversamente proporzionale alla temperatura, per cui noterete come i nuovi articoli compaiano saltuariamente. Nonostante ciò le notizie non mancano di certo.

Gli ultimi dati economici americani sono piuttosto negativi. Male la crescita che è calata assestandosi all'1,9% mentre tutti, anche grazie all'assegno di 600 dollari recapitato a casa di ogni cittadino da parte del governo degli Stati Uniti, si aspettavano una crescita del 2,3-2,4%. La disoccupazione è arrivata al 5,7% ed è in costante crescita. Come mostra il grafico sotto preso dal blog di Mish, la situazione è destinata a peggiorare.


Il grafico mostra molto chiaramente quando vi fu l'inversione nel numero dei disoccupati con un netto miglioramente della situazione. Nel 2003 con la creazione della bolla immobiliare e delle follie di borsa costruite su di essa. Con il mercato immobiliare al tracollo la disoccupazione tornerà con tutta probabilità ad aumentare fino a toccare il livello del 2003 e probabilmente a supererarlo di un bel pò, dato che non si vede da nessuna parte una bolla pronta a sostituire quella immobiliare ed a sostenere il mercato come accadde nel 2003.

Diversi stati americani intanto sono arrivati alla canna del gas. Il più duramente colpito di tutti è la california il cui deficit ha toccato i 17 miliardi di dollari e sembra galloppare verso i 20, tra ridicoli annunci e tentativi del governatore schwarzenegger di sistemare la questione, come il geniale piano di usare i proventi dei biglietti della lotteria per pagare le spese sanitarie. Peccato che i biglietti della lotteria servissero a finanziare l'istruzione il cui costo è stato perciò accollato al fondo generale dello stato. Da dove questo fondo poi, avrebbe dovuto recuperare il denaro per sostenere improvvisamente l'istruzione non si è capito.

Tant'è, che alla fine Schwarzi si è arreso all'evidenza e ha dovuto annunciare la riduzione dello stipendio di tutti i dipendenti pubblici (200000 unità) al livello minimo consentito, cioè 6,55 dollari l'ora. Un livello ridicolo, siamo quasi sotto la soglia di povertà. Sono l'equivalente di 4,23 euro l'ora. Non vale neanche la pena di alzarsi la mattina per una cifra simile, uno rimedierebbe di più chiedendo l'elemosina per strada. Ovviamente in uno stato in cui la disoccupazione a Giungo ha toccato il 6,9% una manovra del genere non può che deprimere ulteriormente la situazione, ma a discolpa di mr Terminator bisogna dire che non c'è molto che possa fare a riguardo al momento.

Certe cose andavano semplicemente prevenute.

Una nota divertente in tutta la vicenda californiana è che il sistema che gestisce le paghe dei dipendenti pubblici è un vecchio catorcio scritto in cobol (un veeeeechio linguaggio di programmazione) che andrebbe pesantemente modificato per consentire tutta l'operazione di riduzione salariale. Il che, a sentire alcuni analisti, comporterebbe 6 mesi di lavoro per l'adeguamento del programma a condizione però, di riuscire a trovare in qualche ospizio, programmatori di cobol ancora in vita ed in grado di mettere le mani intorno al quella "meraviglia" di sistema, che immagino sarà anche stato adeguato in tutta fretta per il baco del 2000, una decina di anni fa (quante belle righe di codice non commentate e incomprensibili ci saranno nel programma?).

Al momento nella stessa condizione della California ci sono 29 stati.

Consideranto il buco di bilancio, in percentuale, rispetto al budget statale, i peggiori sono nell'ordine:

California (21.3%), Arizona (17.8%), Nevada (13.5%), Rhode Island (12.6%), Florida (11.0%), New York (9.1%), New Jersey (7.6-10.6%), and Alabama (9.2%).

Questi otto Stati stanno particolarmente male. Gli altri 21 hanno diversi problemi, ma sono ancora entrati nella fase acuta.

Tutti quanti stanno, bene o male, seguendo la strada della california, anche se in maniera meno drastica. Ne è un esempio lo stato di Washington che pur non essendo uno dei maggiormente colpiti, ha deciso di bloccare ogni assunzione di personale, di tagliare le spese delle varie agenzie statali e di operare pesanti tagli sugli spostamenti e quindi sul carburante.

Ovviamente la cosa che nessuno vuole fare è aumentare le tasse, anche perchè con una disoccupazione in crescitae ed un inflazione anch'essa in costante aumento sarebbe la peggiore manovra da intraprendere. Come dissi in un altro post "non si può cavare sangue da una rapa". I cittadini americani hanno già abbastanza grattacapi e problemi economici, senza che gli vadano a prelevare altri soldi dal portafoglio.

Come hanno deciso quindi, gli Stati che si finanziavano con le tasse sulle operazioni immobiliari di recuperare il denaro necessario a sostenere le proprie spese?

Secondo un articolo su globalresearch vendendo i gioielli di famiglia.

In sostanza, dando in concessione proprietà statali per i classici 70-90 anni ad imprese private, che in molti casi non sono altro che fondi di investimento che non sapendo più dove investire, si sfregano le mani al pensiero di avere un flusso continuo di cassa grazie magari, al pedaggio imposto su un ponte od una strada una volta gestita gratuitamente dallo stato.

Insomma, la speculazione in borsa da parti dei grandi soggetti finanziari, grazie ad ogni mancanza di controllo ha generato il mostro che ha fatto saltare l'intera economia mondiale. Una volta finito il saccheggio tutti si sono gettati sulle materie prime, speculandoci sempre col beneplacido dei regolatori che speravano così che i grossi soggetti bancari e i loro debitori riuscissero a ripianare un pò i loro bilanci, strangolando nell'operazione i consumatori. Quando il rallentamento dell'economia è apparso così evidente da rendere la speculazione sulle materie prime troppa rischiosa, hanno iniziato a buttarsi sulle strutture pubbliche.

Rendono meno della finanza strutturata dei vecchi tempi, ma sono già esistenti, quindi senza la necessità di esser costruite, sono in buona parte dei monopoli naturali e quindi garantisco un flusso di denaro costante e regolare. Anche in questo caso sembra che vincano sempre i soliti, benché si tratti spesso dei fautori della crisi attuale.

Sono molto curioso di vedere come la prenderanno i consumatori americani, quando si vedranno improvvisi aumenti in bolletta, pedaggi su strade una volta libere e cose simili. Non gli avranno preso i soldi con le tasse, ma sembra che da loro debbano comunque venir fuori in qualche maniera. Chissà se anche in questo caso si adegueranno attaccandosi al dogma di: "privato è bello, pubblico no"?

Il privato è cosi bello che le 3 grandi case automobilistiche di detroit, la GM, la Ford e la Crysler stanno supplicando il congresso per avere nei prossimi due anni, tra i 35 e i 40 miliardi di dollari in prestiti agevolati per "assicurare la sopravvivenza delle compagnie per un periodo sufficiente a progettare e costruire una nuova generazione di veicoli più efficenti dal punto di vista dei consumi".

Insomma, le 3 case di detroit, han sempre costruito veicoli mangia carburanti a tradimento negli ultimi anni, senza batter ciglio e senza che il continuo aumento del costo del petrolio degli ultimi 7-8 anni gli suggerisse alcunchè su quello che era il trend del mercato, mentre le concorrenti, come la toyota, facevano ricerca su veicoli nuovi ed espandevano la loro linea di auto a bassi consumi e ridotto impatto ambientale.

Adesso che sono rimaste strangolate da frotte di consumatori in fuga dai suv ingoia benzina, chiedono a mamma stato di fornire loro i soldi per poter sopravvivere.

Nella patria del "libero mercato" e del capitalismo sono li, tutti ad elemosinare aiuti economici da parte dello stato.

Come dicono in diversi, gli Stati Uniti ormai sono diventati una nazione di socialisti al contrario. Prendono dalla collettività per dare ai ricchi, invece che aiutare i poveri.

Un articolo su bloomberg racconta, come l'Unicredit, dopo un analisi sull'andamento del valore delle swap (i contratti di assicurazione contro il possibile fallimento di un azienda) sui titoli delle 3 ex grandi produttrici di autovetture, ha stabilito che esiste più del 95% di probabilità che una delle 3 possa fallire nei prossimi 5 anni:

"Può verificarsi un default in ogni momento" ha detto Jochen Felsenheimer, il capo della credit strategy dell'UniCredit, la quarta banca Europea, con sede a Monaco. "I costi (delle swap ndr) implicano che esiste quasi il 100 percento di probabilità che una delle grandi 3 richiederà la bancarotta prevista dal Chapter 11."

Si accettano scommesse su quali falliranno. Se dovessi buttarmi tanto per divertimento, direi che la GM fallirà, che la Ford se la caverà dopo pesantissime sofferenze, mentre alla terza potrebbe succedere di tutto.

Questi ovviamente, come dice anche il titolo del blog, sono giusto i miei due cents.

Per finire aggiungo che venerdì scorso è fallita un altra banca americana. La First Priority Bank della Florida, ha chiuso i battenti ed è stata "consegnata" dalla FDIC sotto il controllo della SunTrust Bank. La cosa è passata quasi inosservata data la ridotta dimensione dell'istituto che ha assets totali per 259 millioni di dollari e depositi per 227 millioni, ma sono ormai due venerdì di fila che delle banche americane falliscono e deveno essere rilevate dall'FDIC. Tanto che sta cominciando a girare il nomignolo, "bankrupt friday", il fallimento del venerdì, dato che una volta il lunedì era conosciuto come "merger monday" il lunedì delle fusioni.

Se negli USA la situazione, continua a deteriorarsi e si lamentano spaventati per una crescita del 1,9% in Italia la situazione è semplicemente orrenda, con una crescita tonda tonda dello 0% rispetto al luglio dello scorso anno. In Spagna le sofferenze non accennano ad affievolirsi e lo stesso in Gran Bretagna, tanto che anche l'inossidabile Trichet, ha dichiarato esplicitamente che non alzerà i tassi di interesse dati i problemi di crescita, facendo crollare il valore dell'euro sul dollaro ai minimi da 5 mesi.

Della situazione Italiana però, è meglio che ne parli più in dettaglio in un altro post. Quello che non posso fare a meno di notare in ogni caso è che Agosto, mese in cui si presume la gente dovrebbe pensare a rilassarsi e a spassarsela in vacanza, si sta rivelando tutt'altro che tranquillo.

Se questo è Agosto, non voglio pensare a cosa ci riserverà l'autunno.

PS: Buone vacanze a tutti quelli in partenza! :)

mercoledì 6 agosto 2008

Tenuti per le palle

Un articolo di bloomberg ha creato un certo scalpore tra i bloggers economici. In esso di racconta della chiaccherata avvenuta il 12 luglio tra Daniel Mudd, il CEO della Fannie Mae, ed il ministro del tesoro americano Hank Paulson. Paulson comunica a Mudd, in anteprima, la decisione di concedere alle 2 GSE (Freddi e Fannie) una linea di credito illimitata tramite la Federal Reserve e l'impegno del governo a comprare debito delle due agenzie per ricapitalizzarle in caso di necessità.

Fin qua niente di nuovo, tutti fatti risaputi. Più interessante sono state le ragioni dietro la manovra di Paulson. Dice Bloomberg:

Preoccupazioni riguardo la salute finanziaria della più grande compagnia americana di mutui hanno portato, nella scorsa settimana, i costi della Fannie Mae per finanziarsi, al livello più alto da Marzo e le sue azioni sono crollate del 45% al New York Stock Exchange. Investitori in Asia, il maggior detentore straniero tra i 3 trilioni totali di bond emessi dalla Fannie Mae, hanno chiesto al Tesoro di sostenere la GSE e la sua più piccola collega, Freddie Mac, hanno affermato 3 persone a conoscenza del dialogo.

Gli investitori asiatici erano tra i più importanti gruppi da rassicurare perché le banche centrali, le istituzioni finanziarie e i fondi di quella regione possiedono 800 miliardi dei 5,2 trilioni di debito della Fannie Mae e Freddie Mac, secondo i dati redatti dal Tesoro. I pezzi grossi americani erano preoccupati che vendite da parte asiatica avrebbero spinto i tassi di interesse in alto (sui bond delle GSE ndr), han detto alcuni, rifiutando di rivelare la loro identità, data la natura confidenziale della discussione.

Aggiunge Mudd intervistato su Paulson:

"Conosce bene i mercati, ha visto questo film altre volte in passato" ha detto Mudd. La decisione di permettere la Fannie e la Freddie di prendere soldi direttamente dalla finestra di sconto della Fed aveva l'obiettivo di "mandare un messaggio ai mercati che non si trattava di un operazione temporanea, ma che quelle misure volte a ricostruire la fiducia sarebbe state attive immediatamente, prima che Tokyo aprisse la domenica notte".

In sostanza nell'articolo viene detto nero su bianco, che gli investitori asiatici hanno minacciato il tesoro americano.

O esso di prendeva carico del problema delle GSE, oppure avrebbero smesso di finanziare gli Stati Uniti. Paulson ha dovuto agire di conseguenza senza aspettare che il congresso decidesse quale fosse la stategia migliore. Quando la scorsa settimana il congresso ha deliberato è stato deciso di alzare il tetto per il debito pubblico di 800 miliardi. Quegli 800 miliardi, prelevabili in caso di necessità, servono ovviamente come riserva da sfruttare per salvare e ricapitalizzare le due GSE. La cifra coincide con la quantità di debito della Fannie e della Freddie detenuto nei mercati asiatici (di cui 400 miliardi solo in Cina).

Difficile dire se si tratti di una coincidenza o di un segnale preciso.

La notizia ha fatto imbestialire diversi bloggers. In sostanza non sono daccordo a vedere usato il denaro dei contribuenti americani, per salvare i paesi asiatici da un investimento andato male. Tecnicamente hanno ragione i bloggers. Le GSE erano aziende private e chiunque abbia comprato il loro debito doveva sapere di poter correre il rischio di un loro eventuale fallimento e quindi di perdere tutto.

In pratica, però, Paulson non poteva agire altrimenti.

La ragione per cui tutti questi paesi hanno acquistato il debito delle GSE e che il governo americano implicitamente garantiva le due agenzie. Ed il governo non ha mai fatto nulla di convincente per smentire questa credenza. Anzi delle due ha fatto esattamente il contrario. Del resto l'unica maniera che avevano le GSE per garantire mutui a prezzi contenuti, dipendeva dal fatto che esse potevano vendere il loro debito promettendo su di esso rendimenti limitati. Questo perchè potevano raccontare di avere alle spalle il governo degli USA e che quindi i loro bond era solidi come i buoni del tesoro americani. Se la cavavano pagando un 1% in più di rendimento rispetto ai bot governativi.

Se si toglie alle GSE questa fonte di finanziamento a buon mercato, l'intero sistema immobiliare crolla repentinamente.

Se Paulson non fosse intervenuto, la crisi immobiliare che sta corrodendo gli Stati Uniti si sarebbe improvvisamente infiammata, facendo precipitare la situazione. Ed è palese che il governo sta tentando disperatamente di impedire lo squagliamento del mercato edilizio. Non perché sia interessato al destino dei poveracci che hanno contratto dei mutui impagabili, ma perché ogni mutuo che non viene pagato è una perdita che una banca deve incassare.

Quello che conta è far sopravvivere il mercato bancario.

Tra le righe dell'articolo di bloomberg inoltre, viene fatto capire che senza l'operazione di salvataggio delle GSE, l'ondata di vendite avrebbe potuto debordare e finire col colpire anche il debito pubblico americano. Tutti sapevano che le GSE erano informalmente garantite dal governo. Se il governo non le avesse sostenute sarebbe stato come dichiarare che gli USA non si curano di onorare i propri debiti.

Le conseguenze per le vendite di buoni del tesoro americano avrebbero potuto essere devastanti.

Le GSE andavano fatte fallire o come consigliato da molti, ristrutturate a spese dei detentori di bond e di azioni. Non è giusto accollare a tutti quelli che non hanno nulla a che vedere con queste due aziende private e non hanno speculato durante il boom immobiliare, il costo del loro fallimento. In questo sono sostanzialmente daccordo con i vari bloggers.

Però, consiglierei loro ugualmente, di mettersi l'anima in pace. Gli USA non si possono permettere, sia politicamente che economicamente, di non sostenere la Fannie e la Freddie e di non onorare il loro debito. Le conseguenze sarebbe orribili per un economia in estremo affanno come quella americana. Nessun politico rischierebbe di essere ricordato come il responsabile di un evento simile (come ha dimostrato il passaggio a grande maggioranza della Housing Bill). Gli Stati Uniti pagheranno quello che devono ai paesi asiatici, non spetta più all'america prendere quella decisione.

Per una volta, sono gli USA ad essere tenuti per le palle.