lunedì 31 marzo 2008

The Job

Il video sotto si spiega da solo e spero che mi si perdonerà anche in questo caso un po di schadenfrauden.


Chi paga il conto?

Quando ormai iniziavo, ingenuamente, a pensare che tre facility fossero sufficienti la Fed, è prontamente riuscita a smentirmi. La nuova facility che ha messo in piedi si chiama TSAF (Term Securities Auction Facility). Come le altre sue sorelle lo scopo di quest'ultima e di fornire soldi veri alle banche sotto forma di buoni del tesoro per un ammontare di 100 miliardi in cambio di tutta la cartaccia invendibile di cui le banche sono imbottite. I prestiti sono a 28 giorni, si tratta cioè, dato lo standard, di prestiti a lungo termine. Altro giro, altro regalo verrebbe da dire.


Evidentemente non basta. Il Financial Times riporta voce che allo studio ci sia un piano della Fed per comprare tutti i vari MBS (Mortage Backed Securities) dalle banche sborsando una cifra non precisata, ma che si ritiene possa variare tra i 500 miliardi di dollari e i 1000. Tutto scaricato sulle spalle del contribuente naturalmente che dopo essersi beccato il tracollo del valore degli immobili che usava come bancomat e costretto a ingoiarsi l'attuale recessione, dovrà pure sborsare questa cifra spaventosa per salvare un branco di speculatori considerati “troppo grandi per poter essere lasciati fallire”. E' il caso della Bear, ma anche quello della Lehman che tutti osservano col fiato sospeso come se dovesse franare da un momento all'altro. I suoi profitti sono calati del 57% nel primo quarto, ma il mercato ha reagito bene alla notizia. Si aspettava di peggio. L'invicibile Goldman la regina delle banche di investimento ha totalizzato un – 53%, ma anche in questo caso le aspettative erano peggiori.


Si parla di rispolverare l'RTC un agenzia controllata dal governo degli Stati Uniti che nel lontano 1989 salvò il sistema finanziario dalla crisi delle Saving & Loans sborsando la modica cifra di 153 miliardi di dollari (perdendone l'81%) mentre il sistema complessivamente riportava comunque una perdita complessiva di 500 miliardi.


Da dove li prenderà la Fed questi soldi?


Sarei molto curioso di saperlo dato che il bilancio della banca centrale americana è sempre più assottigliato, imbottito di cartaccia senza valore e privo dei buoni del tesoro dati alle banche per tappare i loro buchi di bilancio. Oltretutto una manovra simile non farebbe che accollare alla Fed un rischio incalcolabile, nel senso vero del termine, dato che nessuno sa come è collegato tra loro il rischio di tutti questi strumenti. Già le GSE le agenzie governative il cui compito dovrebbe essere di garanzia a mutui di una certa qualità sono state caricate di rischio dovendo accollarsi mutui di qualità dubbia. I requisiti di riserva sono scesi dal 30 al 20% e i limite dei mutui acquistabili da esse portato da 400000 dollari a 700000.


Detta come va detta, le GSE sono insolventi. Il fatto è risaputo, ma tutti sono convinti che alle loro spalle ci sia il governo degli Stati Uniti, come garante e non si preoccupano. In realtà ciò è semplicemente FALSO. La stessa legge che costituisce le GSE dichiara esplicitamente che il governo non è tenuto a garantire i debiti delle GSE ne può fornire loro fondi. Nella pratica se una delle GSE fallisse, vedremo l'onda d'urto finanziaria materializzarsi fisicamente, come a seguito di una esplosione nucleare. Se la Bear è stata salvata a maggior ragione nessuna GSE verrà fatta fallire a costo di indebitare cittadini americani per i prossimi 1000 anni.


La soluzione per la Fed sembra quindi essere la classica. Inflazionare. La cosa farà fuggire i già spaventati investitori esteri che non sapendo dove sbattere la testa si rifugiano in un euro terribilmente sopravvalutato. Il piano sembra temerario e molto pericoloso. Vedremo cosa decideranno alla fine Bernake e Paulson.


A proposito di quest'ultimo, riprendendo da un post sul blog di Yves Smith il quale a Marzo già individua il candidato per la più grossa bugia dell'anno, Paulson ha detto:


“I do not believe it is fair or accurate to blame our regulatory structure for the current turmoil”.


Tradotto, ha dichiarato di non ritenere colpevole degli attuali problemi l'esistente struttura di controllo dei mercati. Come ironicamente fa notare Yves: chi allora?


Marziani? Congiunzioni astrali transitorie? Abuso di antidepressivi? Osama Bin Laden ( lui centra sempre)? Speculatori al ribasso?


Personalmente penso sia prematuro assegnare la palma per la balla più grossa. L'anno è cominciato da poco e la catena di fallimenti ancora lunga. Ne sentiremo di cotte e di crude.


Il telegraph in un lungo e gustoso articolo racconta proprio dei fallimenti tra i fondi di investimento, concentrandosi sugli arroganti e sprezzanti omini che ne erano a capo. Devo ammettere che non sono riuscito ad evitare un certo schadenfrauden alla sua lettura. Lo consiglio a tutti quelli che riescono a leggere l'inglese. E' interessante notare come questi fondi fossero spesso amministrati da personaggi egocentrici e sprezzanti, che si deliziavano nell'indire faraoniche feste in stile James Bond affittando interi Hotel e ingaggiando stuntman e attori per ricreare le scene del film o mettevano in piedi Hedgestock in cui 4000 delegati vestiti da Hippies ballavano sulle note di un concerto dal vivo dei The Who, ma che alla resa dei conti si sono rivelati dei mediocri amministratori.


In grado di fare dei soldi finché il mercato andava bene grazie ad elevatissimi effetti leva, ma appena le cose hanno girato in senso negativo tutti a piangere e ad incolpare l'irrazionalità dei mercati che non rispettavano più i loro preconfezionati modelli matematici. L'articolo del Telegraph riporta come un gestore di questi fondi interrogato da un economista su cosa avrebbe fatto in caso il mercato avesse girato male e fosse stato costretto a prezzare al loro vero valore i pezzi di carta con cui speculava rispose “ Sarebbe un problema, ma tanto non succederà”.


Con tutta la buona volontà questa è gente per la quale non riesco a nutrire nessuna simpatia.

mercoledì 26 marzo 2008

What's new?

Spero che le vacanze pasquali siano state per tutti i miei pochi lettori una buona occasione per rilassarsi oltre che rimpinzarsi di cibo. Il mercato non è andato in ferie purtroppo (e ne avrebbe bisogno) e le news continuano a fioccare.


E' di ieri la notizia che le vendite immobiliari negli stati uniti sono cresciute da Gennaio a Febbraio del 2,9%. Numero a cui molti alla ricerca di buone notizie sembrano essersi attaccati disperatamente . Purtroppo le variazioni di questo tipo andrebbero misurato anno su anno e non stagionalmente di mese in mese. Anno su anno il calo delle vendite e pari al 23,8% mentre i prezzi delle case sono calati del 10,7% (pessimo segnale per quelli che credono ancora in una ripresa del mercato delle case), ma il mercato e i giornali sembrano aver preferito ignorare il dato per il momento. Anzi è ormai una settimana che tutto sembro girare in segno positivo per quel che riguarda la borsa.


Molti iniziano a chiedersi se la bufera sia passata, dopo il salvataggio della Bear ad opera della Fed
e l'innalzamento dell'offerta della JP Morgan da 2 a 10 dollari ad azione. Altri invece imputano ad un'ondata di short covering la recente risalita degli indici, e si sente sussurrare il nome del PPT.


Il PPT (Plunge Protection Team) altrimenti chiamato President's Working Group of Financial Markets è un entità creata da Regan nel lontano 1988 per assicurare la stabilità dei mercati. Ne fanno parte il capo della Fed Bernanke, Paulson il ministro del tesoro americano, il capo della SEC e il capo del CFTC (Commodity Future Trading Commission).


Poco si sa su come operi veramente il PPT. La leggenda vuole che esso giocando su un paniere limitato di future riesca ad influenzare la borsa impedendo crolli troppo repentini e manipolando attivamente il mercato. Spesso si possono notare movimenti sospetti nella prima mezz'ora di apertura di wall street e nelle durante le ultime due ore di contrattazione.


Questo frega tutti quelli che han giocato delle short costringendoli a comprare azioni per coprire le loro perdite. Una short è una scommessa che una determinata azione calerà in futuro. Se l'azione oggi vale 100, io posso venderla a qualcun altro senza possederla veramente impegnandomi a consegnarla entro un tempo concordato. Mi aspetto che nel frattempo quell'azione cali. Se succede davvero così, diciamo che l'azione arriva a 50, io la compro e la consegno intascandomi la differenza (100-50). Ovviamente se l'azione è salita per esempio a 150 io ci rimetterò la differenza.


Se qualche entità e veramente in grado di manipolare al rialzo gli indici, questo può costringere tutti quelli che hanno shortato delle azioni a comprarle subito, prima che salgano troppo, facendogli incassare perdite ingenti. Sulla legalità di una pratica del genere ci sarebbe da discutere a lungo, ma visto quel che è capitato con la Bear in cui la Fed (entità privata) si è fatta garante del salvataggio di una banca di investimento, mettendoci soldi del contribuente senza che il parlamento abbia potuto dire nulla a riguardo, direi che la legalità è l'ultima preoccupazione di tutti quanti.


A questo proposito Wolf sul financial times si scaglia contro la manovra della Fed e riflette che l'intervento a favore della Bear rappresenta la fine del libero mercato ed il punto di svolta verso un controlli più serrati. Per come la vedo io il libero mercato non è mai veramente esistito, piuttosto si trattava di un mercato regolato asimmetricamente in cui le entità bancarie e i fondi d'investimento avevano una libertà di azione negata a tutti gli altri. Libertà di cui hanno abusato portandoci tutti alla situazione attuale.


Ovviamente quando l'ondata di short covering si esaurirà il mercato è destinato a precipitare nuovamente, salvo eventuali interventi esterni.


Un altro dato molto interessante lo fornisce l'indice di fiducia dei consumatori americani. A marzo ha toccato i 64.5 punti ciò rappresenta un tracollo di 12 punti. Per dare un idea il valore è ormai pari a quello che si tocco durante la crisi petrolifera del 1973. L'indice che misura le aspettative degli americani è calato di 11 punti assestandosi a 47. Entrambi questi valori sono direttamente correlati al comportamento dei consumatori. Considerando che il PIL degli Stati Uniti dipende per il 70% dai consumi interni dubito che il futuro per gli indici azionari possa essere particolarmente roseo.



A questo proposito due parole su quello che viene chiamato PE (Price Earnings). Il PE o P/E rappresenta il rapporto tra il prezzo di un azione ed il suo ritorno annuale. Se il PE è basso significa che le azioni costano poco rispetto a quello che rendono ed é quindi il momento di comprarle. Molti in questo momento di crisi e di calo degli indici suggeriscono di comprare dato che le azioni costerebbero poco. Si dimenticano però di dire che insieme al valore delle azioni è drammaticamente calato anche il loro rendimento. In altri termini il PE è un valore ancora troppo alto perché si possa tranquillamente gridare: "comprate comprate". Le azioni sono sopravvalutate e sono destinate con tutta probabilità a futuri e consistenti cali insieme agli indici di borsa.

giovedì 20 marzo 2008

Are we in a recession?

Tutti in america che si chiedono se siamo in recessione, mesi dopo rispetto a quando ci siamo effettivamente precipitati. Chi sa l'inglese puo farsi due risate guardandosi la risposta che il daily show fornisce.


La fine degli Hedge Funds

Uno degli argomenti caldi discusso ultimamente dagli economisti riguarda il futuro degli Hedge funds. Lo spunto arriva da un articolo di Martin Wolf sul financial times. E' interessante constatare come Wolf si sorprenda per l'estrema esposizione dei suddetti fondi, grazie all'effetto leva. Cita ad esempio il fondo del gruppo Carlyle che per ogni dollaro reale ne aveva 31 in debiti e che una settimana fa implose tra lo stupore generale.


Un altro fatto che pare oltraggiare il bene amato economista è il fatto che la maggior parte dei dirigenti di Hedge funds se ne vadano in pensione o in ferie imbottiti di denaro indipendentemente dalla performance del fondo che amministrano. L'impressione che ne viene fuori è che Wolf abbia trascorso gli ultimi 10 anni ibernato in ghiacciaio. Probabilmente a causa del riscaldamento globale è riuscito finalmente a liberarsi ed a tornare nel mondo "civile" e con sua sorpresa si è reso conto che più potere e ricchezza uno possiede e più è improbabile che paghi per i suoi errori.


Tardiva indignazione a parte l'articolo di Wolf si concentra su alcune questioni interessanti. Utilizza il complicato esempio di un fondo con 100 milioni di capitale che giocando sul sicuro e in condizioni ottimali in cui nessuno menta riesce a portare a casa nel 90% dei casi un profitto del 15% il primo anno. Ogni anno che passa però le probabilità che qualcosa vada storto ed il fondo fallisca aumentano, con una probabilità del 60% che ciò accada entro 5 anni.


Ne conclude che l'evento avverso eventualmente accadrà, in altri termini chi investe nel suddetto fondo sta pagando qualcuno che con tutta probabilità gli farà perdere dei soldi. Secondo non esiste un modo sicuro per sapere se chi gestisce il fondo è una persona che sa il fatto suo o semplicemente qualcuno fortunato, specialmente in un clima di aumenti azionari generalizzati e bolle economiche. Ultimo antipatico fattore è che per come sono strutturati i ritorni dei vari manager, gli interessi di essi e degli investitori del fondo non coincidono. E' nell'interesse del manager far si che il fondo abbia dei ritorni alti, anche se questo significa alla lunga accollarsi eccessivi rischi. E' quel che accade con effetti leva troppo elevati i cui effetti nocivi si stanno rivelando ultimamente. Il manager ha intascato cifre a 6 zeri negli anni in cui tutto è andato bene mentre il cerino spento è rimasto nelle mani degli investitori.


Ultimamente però i ricavi azionari languono, e le banche che avevano prestato soldi a questi fondi a causa dei problemi di solvenza con cui si ritrovano iniziano a pretendere la restituzione del denaro. Questo costringe i fondi a liquidare parte dei loro asset e ha ridurre drasticamente l'effetto leva.


Qua sta il punto.


Senza un effetto leva pronunciato 30 o 40:1, ma ridotto a dei più sobri 3, 4:1 i fondi non sono più convenienti. Iniziano a perdere di senso perché difficilmente potranno offrire ritorni superiori ai buoni del tesoro una volta conteggiato il 2% standard di commissione e il 20% su ogni guadagno sopra l'obbiettivo stabilito (modello 2 20 viene chiamato). Aggiungendoci la paura e la mancanza di fiducia che inizia a serpeggiare tra gli investitori dati i recenti fallimenti a catena, la stessa sopravvivenza dei fondi è in seria discussione. Va notato che quasi metà del volume degli scambi in borsa avviene tramite essi e sono sempre i movimenti di denaro scatenati dai fondi ad aver incendiato il valore delle commodities. Una loro progressiva scomparsa produrrà il gelo tra le materie prime e rimarranno scottati quelli che pensano che esse continueranno a crescere come negli ultimi tempi, indipendentemente da tutti i tagli della Fed.



E' esattamente da questo scenario che mettono in guardia gli strateghi della Citigroup in un articolo in cui evidenziano la distruzione di tutta la cartaccia supportata dall'effetto leva e in cui consigliano di scappare da nazioni e fondi troppo esposti in questa maniera.


Intanto la fiducia nel mercato e finita sotto i tacchi. Il rendimento dei buoni del tesoro a 3 mesi e sceso sotto il livello di quello giapponese a 0,56%. Significa che gli investitori scappano dalla borsa e comprano buoni del tesoro a breve scadenza che rappresentano la cosa più vicina al denaro liquido incuranti del basso ritorno (0,56% significa a tutti gli effetti che ci stanno rimettendo soldi una volta che si considera l'erosione dovuta all'inflazione).
Nel grafico sotto si può notare il precipitare dei rendimenti dall'estate del 2007 ad oggi



Mentre il TED indice che misura la fiducia delle stesse banche nel sistema bancario sale alle stelle, dimostrando che neppure i vari istituti si fidano uno dell'altro.
Un nota conclusiva la faccio sull'inflazione negli Stati Uniti. Gli ultimi dati parlano di un inflazione al 4% mentre la truffaldina core inflation (l'inflazione depurata degli aumenti dell'energia e del cibo) è al 2,3%. Uno di questi giorni probabilmente pubblicherò un posto in cui spiegherò in che maniera assurda e con quali trucchi viene calcolata l'inflazione in america. Per il momento mi limito a dire che con il passare degli anni ogni governo che si è succeduto ha inventato nuovi trucchi per mascherare l'aumento dei prezzi (anche perché il pagamenti della social security sono legati all'inflazione).
Nel grafico sotto si può notare a che livello sarebbe ora l'inflazione calcolata con i parametri degli anni ottanta


Mentire sull'inflazione, ha reali conseguenze sulla politica economica di un paese. La più ovvia è che illude i banchieri centrali che si possano tagliare ulteriormente i tassi senza generare problemi particolari. Aumentare ulteriormente un inflazione già alta, può generare in qualcuno la speranza che ciò forzi la gente a prendere i soldi e a spendere sostenendo così l'economia. Purtroppo quando si hanno più debiti che altro, l'inflazione invece di aiutare l'economia rischia di ucciderla definitivamente.

martedì 18 marzo 2008

Le ultime parole famose

Il video riportato sotto spero che rimanga nella memoria di tutti quelli che ancora si fidano ciecamente delle chiacchere televisive degli economisti, specialmente quelli della CNBC americana.


lunedì 17 marzo 2008

Fin qui tutto bene...

....Diceva l'omino che si gettò da un grattacielo arrivato a metà del suo tragitto dal suolo, in una famosa storiella raccontata per strappare un sorriso e far riflettere sul funzionamento di un certo tipo di ragionamento umano. Peccato che i nostri cari economisti siano anni che si comportano come il protagonista di quella storia. Continuano a dire: “tutto bene”, “nessun problema”, “l'economia si riprenderà nella seconda metà dell'anno”.

Gli asini voleranno, l'oceano si aprirà in 2, Atlantide risorgerà e al governo andranno dei politici capaci e intelligenti, aggiungo io.

L'orso è definitivamente defunto. Qualche giorno fa si parlava ancora di un salvataggio della Bear Stearns operato dalla Fed tramite la JP Morgan. Il salvataggio si è direttamente trasformato in un'acquisizione, alla ridicola cifra di 2 dollari ad azione, deciso durante un meeting di emergenza indetto dalla Fed durante il week end. Il primo in quasi trent'anni. Giovedì ogni azione della Bear valeva 57 dollari e venerdì alla chiusura dopo il tracollo 30. Gli azionisti ovviamente ringraziano.

Tutta l'operazione viene poi finanziata direttamente dalla Fed che ha garantito un prestito di 30 miliardi alla JP Morgan, per la gioia dei contribuenti americani che son quelli che si troveranno in definitiva ad accollarsi il rischio di tutte queste operazioni.
Alla fine dei giochi, si è scoperto che il valore reale del bilancio della Bear Stearns era un decimo del suo presunto valore di mercato.

Wow! Sopresa!

Come se ciò non fosse vero per la maggior parte degli altri istituti. Già si scommette sul prossimo cadavere. La Lemhan è data in pole position, ma sarei molto curioso di conoscere l'esatta situazione di bilancio di giganti come la Citigroup.
Altra decisione presa durante la riunione della Fed è stato il taglio del tasso di interesse di un quarto di punto. Il mercato già scommetteva su un ¾ di punto nel prossimo incontro programmato. Il che porterebbe i tassi al 2,50. Tasso di interesse reale sempre più negativo.

Indovinate che faranno il prezzo del petrolio e dell'oro?

Tra un po' arriveremo a 120 dollari al barile e le previsioni della Goldman Sachs, di un possibile prezzo di 200 dollari in caso di qualche grosso problema internazionale, iniziano a sembrare conservative. L'oro invece viene trattato stabilmente sopra i 1000 dollari l'oncia (intorno ai 1030 mentre sto scrivendo) cifra che qualche anno fa veniva ritenuta impossibile da raggiungere.

Il dollaro scenderà sempre più nell'abisso. Solo qualche giorno fa Paulson, il ministro del tesoro americano, assicurava come sempre sul suo impegno a mantenere una moneta forte nell'interesse dell'intera nazione (ma del resto sono anni che ci prendono per il culo in questa maniera).
Come se tutto ciò non bastasse la Fed ha, nel tempo libero, creato una nuova facility.

Un'altra!!!

Chi segue questo blog avrà già sentito parlare delle altre 2 facility messe in piedi dalla Fed per salvare il sedere alle banche: il TAF e il TSLF.

PDCF (Primary Dealer Credit Facility) è la sigla che indica quest'ultima creatura. Traducendo direttamente dall'annuncio della fed, il PDCF fornirà fondi notturni ai primary dealears (si tratta di banche e di alcuni brokers dealers che hanno la facoltà di commerciare direttamente con la Fed) in cambio di tutta una serie di garanzie che comprendo securities di varia natura: da quelle basate sui mutui a quelle delle municipalizzare a quelle basate sui debiti delle aziende.

In altri termini come sempre la Fed fornirà soldi in cambio tutta la cartaccia invendibile, perché priva di mercato, ai vari malmessi istituti e ai brokers lasciati fuori dalle altre facility. Le prime due facility non sono servite a ripristinare la fiducia nel mercato e dubito che questa terza possa sortire effetti migliori.

Per chiudere questo post, non posso evitare di parlare della ciliegina su quella torta andata a male che è l'attuale situazione economica. Alan Greenspan in questo articolo sul financial times incolpa l'attuale sistema di valutazione del rischio e la bolla immobiliare per la situazione odierna.

Se esistesse una giustizia divina il cielo si apirerebbe in due e un fulmine colpirebbe Greenspan mentre questo viene inghiottito da uno squarcio nel terreno per poi trascorrere l'eternità a bruciare tra le fiamme dell'inferno.

Sembrerò eccessivo, ma qui si parla dell'uomo che è rimasto a guardare tutto quello che si stava sviluppando nei mercati applaudendo e incitanto ogni loro deleteria trasformazione: le varie deregolamentazioni degli istituti bancari, la bolla immobiliare, il reimpacchettamento e la rivendita dei debiti di gente insolvente, la trasformazione del sistema di valutazione del rischio alla cui base si trovano le menzognere agenzie di rating.

Risultato del suo far dei danni?

Stiamo rimandendo tutti in mutande, anche e sopratutto quelli che non hanno partecipato all'orgia speculativa. Non contento ora che si è ritirato nella sua dorata pensione, salta su e dice: "Mmmmh, si forse c'é qualcosa che non va nel sistema di funzionamento dei mercati. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa".
Ci sarebbe quasi da ridere, se non fosse che Greenspan è tenuto tutt'ora in grande considerazione.

Le borse stamattina, sono tutte in segno pesantemente negativo, ciò indica che non si fidano particolarmente delle ultime trovate della banca centrale americana ed anche a quelli che fino a una settimana fa ripetevano: "Fin qui tutto bene" ormai iniziano a mancare le parole.

sabato 15 marzo 2008

La morte dell'Orso

Era ormai una settimana che si sentiva una certa puzza di cadavere e finalmente ieri la carcassa è spuntata fuori. La Bear Stearns la quinta banca di investimento Statunitense è praticamente fallita. Il titolo in borsa è arrivato a perdere fino al 53% del suo valore prima di risalire di qualche punto percentuale e fermarsi a - 47%.


Solo un paio di giorni fa il capo della Bear Stearns diceva serafico alla CNBC che tutto andava bene e ogni preoccupazione era immotivita. Perfettamente in linea con il primo post che pubblicai su questo blog, Alan Schwartz CEO della suddetta banca ha mentito spudoratamente e consapevolmente, rassicurando sul bilancio del suo istituto. I curiosi e quelli che capisco l'inglese possono sentire le sue parole in questo video


Nonostante le menzogne di Schwartz gli avvenimenti di ieri hanno sorpreso pochi. Nel mio post del 12 marzo in cui parlo del TSLF l'ultima trovata della Fed (un prestito di 200 miliardi in buoni del tesoro fatto alle banche) facevo presente che girava voce, che la manovra fosse stata fatta in larga parte per salvare il fondo schiena della Bear.


Missione compiuta non c'è che dire.


Forte dei suoi ultimi successi Bernanke il governatore della Fed ha dovuto rispolverare una legge del 1930 utilizzata l'ultima volta nel 1960, per cercare di salvare il salvabile.
Non essendo la Bear Stearns propriamente una banca (e' tecnicamente una Holding che comprende diverse compagnie), la Federal Reserve non può agire direttamente e correre in suo soccorso. Deve agire per via indiretta. In questo caso ha agito tramite una vera banca: la JP Morgan/Chase.


La JP Morgan fornirà fondi liquidi alla Bear e la Fed fornirà dei prestiti di favore alla JP Morgan per finanziare il tutto. Questi prestiti di favore sono quelli che vengono definiti in inglese "non-recourse funding". Si tratta di prestiti in cui il creditore è obbligato a essere ripagato unicamente attraverso eventuali guadagni, avvenuti grazie all'investimento dei soldi che esso ha prestato alla controparte. Facile capire che la Fed sta praticamente regalando denaro alla JP Morgan perché questa mantenga in vita la Bear.


La ragione di tutto questo affanno da parte della banca centrale va ricercata nel ruolo che la Bear ha assunto negli ultimi anni. In particolare il fatto che essa sia il secondo maggior sottoscrittore di obbligazioni sui mutui degli Stati Uniti. Data la massa di perdite in questo tipo di obbligazioni la Bear si è trovata senza liquidi, ma essendo l'unica nella posizione di sapere dove queste obbligazioni sono finite ed a poterle trattare in futuro non verrà fatta fallire.
Diversi analisti ritengono che quando tutto sarà detto e fatto, la JP Morgan si sarà comprata un bel pezzo se non tutta la Bear.


Ci sono due problemi in tutto ciò.


Inanzi tutto il segnale che viene dato al mercato è pessimo. Si sta dicendo che basta essere abbastanza grossi e non importa quelli sciocchezze si combinano, il governo o la banca centrale accorreranno a salvarti. Questo non può che spingere altri soggetti simili alla Bear a comportarsi male, tanto ci pensa mamma Fed.


Secondo sicuramente altri istituti sono in condizioni simile alla Bear. La Fed in questi giorni ha sollevato un fuoco di sbarramento, fatto di continui interventi sul mercato, spaventoso. Le possibilità di manovra che le rimangono sono ormai molto limitate. Quando salterà la prossima banca cosa si potranno inventare? Neanche la Fed può monetizzare tutte le perdite che aspettano le banche in futuro.


Dopo la notizia del crollo della Bear il TED è salito alle stelle. Il TED misura la differenza tra il tasso interbancario a 3 mesi (quello a cui le banche si prestano denaro tra loro) e il rendimento dei buoni del tesoro americani sempre a 3 mesi. Se tutto va bene i 2 tassi dovrebbero essere molto vicini perché un sistema bancario solido spinge le banche a prestarsi denaro agli stessi termini in cui lo prestano allo stato. Cioè ogni banca dovrebbe ritenere le sue colleghe solide come gli Stati Uniti. Il fatto che il TED aumenti, significa che le banche stanno cominciando nuovamente a non fidarsi più l'una dell'altra, rischiando di portare per l'ennesima volta a una paralisi del credito.


Cosa si inventeranno in questo caso i banchieri centrali? Quali altri trucchi per stampare denaro fresco da passare alle banche potranno trovare? Il mercato dei future prevede un prossimo taglio dei tassi americani dello 0,75%. Finora Bernanke ha sempre fatto quello che il mercato si aspettava e probabilmente anche questa volta lo asseconderà.


Aspettatevi nuovi massimi nel prezzo del petrolio e delle varie commodities.


Intanto completamente ignorata oggi è passata la notizia che il 45% dei fallimenti immobiliari non riguarda più mutui subprime, ma varie forme di prime.
Per chi non lo sapesse i mutui subprime sono quelli accordati a gente insolvente e senza adeguate garanzie mentre i prime sono i mutui migliori. Quelli dati a persone con un lavoro sicuro un reddito verificato ed ottime garanzie.


In altri termini il peggio deve ancora arrivare: su tutti i fronti.


venerdì 14 marzo 2008

Il Giappone o peggio?

Molti economisti prospettano per gli Stati Uniti e per l'economia di molti altri paesi un futuro “Giapponese” riferendosi all'esplosione della bolla immobiliare nel paese del sol levante dei primi anni novanta. La crisi di allora produsse una recessione che ancor oggi non si è esaurita in Giappone nonostante la banca centrale del paese BOJ (bank of Japan) sia arrivata a portare i tassi di interesse allo 0,15%. Considerate che un tasso di interesse così basso significa avere un tasso di interesse reale negativo. In altri termini la differenza tra tra il tasso di interesse e l'inflazione è una cifra con un bel segno meno davanti. Risparmiare non conviene, dato che i ritorni sui soldi messi da parte vengono divorati dall'inflazione. Un tasso di interesse reale negativo è uno dei fattori che si ritrovano storicamente nelle varie crisi economiche che si sono succede in tempi recenti.

Uno studio fatto da Carmen Reinhart dell'università del Maryland e Kenneth Rogoff di Harvard traccia i parallelismi tra l'attuale crisi economica negli Stati Uniti e altre 5 famose crisi:


Quella Giapponese del 1992

Quella Finlandese del 1991

Quella Svedese sempre nel 1991

Quella Norvegese del 1987

Quella Spagnola del 1977


Due parole su sulla crisi norvegese e i tassi di interesse negativi. Come si può vedere nel grafico qua sotto, i tassi di interesse rimasero negativi in Norvegia dal 1980 all'84. La crisi avvenne 4 anni dopo. Gli Stati Uniti han mantenuto i tassi di interesse negativi durante il 2002-2003 innescando la spaventosa bolla immobiliare che ora ci a distanza di 4-5 anni ci sta scoppiando in faccia (nel 2008 sono ritornati negativi).



Gli stessi elementi che resero possibili la crisi norvegese li ritroviamo in quella attuale ed in quella che coinvolse il Giappone.

Liberalizzazioni e deregolamentazioni che hanno aperto la strada al boom fittizzio

Politiche macro economiche pro cicliche

Crescita esponenziale dei prestiti effettuati dagli istituti di credito

Abbandono di politiche prudenti sui requisiti di capitale

Riduzione di ogni supervisione e controllo dagli organismi preposti

Dati gli elementi sopra detti che il tutto si esaurisca con una bella crisi economica non dovrebbe realmente sorprendere nessuno.
Venendo alle specifiche somiglianze tra il Giappone e gli Stati Uniti cosa ci dice lo studio di Reinhart e Rogoff:

In entrambi i casi si sono verificati degli spaventosi aumenti nel valore degli immobili nei 4 anni precedenti la crisi (in america l'aumento e stato più grande del doppio rispetto alla media di quello delle altre 5 crisi)

Un declino nella crescita pro capite del PIL

Un deciso aumento del deficit della bilancia commerciale

Un aumento del debito pubblico

Un forte aumento dei valori azionari

I due professori non si sbilanciano in conclusioni sulla attuale situazione. Proverò a farlo io con quel po' che so.
Come finì la crisi in Giappone?.
Non si sa ancora, nel senso che non si e' mai veramente esaurita. Quel che accadde fu che le banche che avevano prestato montagne di soldi confidando nell'apprezzarsi del valore degli immobili si ritrovarono ad incassare enormi perdite (sia dai prestiti fatti a soggetti ormai insolventi, che dal calo degli indici azionari) quando la bolla immobiliare scoppiò.
Non volendo ammettere le perdite fecero finta di nulla. Si tennero tutto quello che potevano a bilancio con un valore fittizio, rifiutandosi di venderlo ad un reale valore di mercato nella speranza che la gente facesse finta di crederci. Ovviamente nessuno ci credette veramente . Se una cosa vale 10 non puoi pretendere di vendermela a 20. Non importa chi tu sia, nessuno comprerà a 20 una cosa che non può rivendere a più di 10.
Questo finì con ingessare il mercato del credito innescando una recessione che ancor oggi prosegue.
Qualcuno mi ha chiesto se la proposta del dottor Paul Craigs Roberts di congelare le perdite dei vari istituti bancari, impedendo che esse vengano messe a bilancio costringendo le banche a svendere i derivati e gli altri pezzi di carta di cui sono imbottite a un valore molto più basso di quello che si riteneva valessero, possa funzionare.
La prima cosa da dire è che non può funzionare. Come seconda cosa vorrei fare notare che la cosa sta già succedendo( e come volevasi dimostrare non sta funzionando).
Una perdita è una perdita, che tu faccia finta di nulla o che tu lo ammetta. Se una cosa che valeva 20 ora ne vale 10, io posso anche metterla a bilancio a 20, ma non riuscirò mai a venderla a quel valore.
Il mercato per quella carta è zero e tale resterà finché il valore non verrà riportato al livello reale di mercato. Tutti i vari soggetti economici conoscono questa situazione. Perché io dovrei comprare dei bond, dei derivati o altro emessi da istituti di cui non conosco bene la situazione finanziaria e che per quanto ne so potrebbero fallire da un momento all'altro? Perché una banca dovrebbe prestare nottetempo denaro ad un altra banca (cosa che succede normalmente) sapendo bene che i suoi bilanci sono "truccati"?
Ciò finisce col bloccare la circolazione del credito. Le banche invece di prestare denaro se lo tengono perché sanno di averle quelle perdite e sanno che esse resteranno, non potendo vendere i loro pezzi di carta svalutati. Sperare che la situazione si riprenda e che il mercato per certi strumenti finanziari ritorni magicamente senza che prima si faccia chiarezza sul valore degli stessi e sui bilanci di chi li possiede è una pura fantasia.
Semplicemente non può succedere.
Al limite si verificherà esattamente quello che capitò in Giappone. La fiducia della gente nelle banche e nell'economia scenderà a livello del suolo. I consumi interni caleranno drasticamente, i tassi di interesse si abbasseranno nella speranza di far riprendere l'economia e gli investimenti. Purtroppo anche se il costo del denaro diverrà molto basso la gente semplicemente non andrà in banca a chiedere prestiti avendo perso completamente ogni fiducia nel sistema. E' quello che Keynes definiva "pushing a string" (spingere una stringa).
Come se la son cavata i giapponesi?
Intanto il livello di risparmio delle famiglie era buono. Quello americano è addirittura negativo (in altri termini hanno più debiti che risparmi).
Secondo il Giappone era un paese con un ottima base industriale e un buon export. Puntarono proprio su quello svalutando progressivamente la loro moneta e abbassando i tassi di interesse a livelli mai visti prima.
L'attuale base industriale Statunitense invece è in via di estinzione. Delocalizzata in Cina ed India. Si prevede che tra qualche anno il più grande produttore di automobili sarà la Tata indiana. Le aziende automobilistiche americane sono al fallimento e anche quelle che avevano ritardato le delocalizzazioni come la chrysler stanno correndo ai ripari. Inoltre il contagio sta passando dal livello della manodopera a quello della progettazione con lo spostamento di ingegneri, progettisti, sviluppatori ecc.
Cosa esporteranno gli americani per risollevarsi?
Al momento stanno esportando della gran inflazione continuando a produrre liquidità sperando di tappare la falla generata dallo scoppio della crisi dei subprime. Il problema è che si tratta di una crisi di insolvenza. Non di liquidità. Anche se si potesse semplicemente stampare abbastanza denaro da regalare alle banche per coprire le perdite (e non si può) la cosa non funzionerebbe. Aumenterebbe solo l'inflazione monetaria. Le perdite rimarrebbero e qualcuno alla fine le pagherebbe.
L'operazione inflazionaria fallirà proprio perché è per sua natura impossibilitata a risolvere la situazione. I consumi interni sono il 70% del Pil americano. Gli stipendi sono anni che calano. I consumi son potuti aumentare solo grazie agli pseudo dollari creati da case che per la bolla sembravano aumentare di valore e dal fatto che la produzione si era spostata in cina dova la manodopera non costa nulla abassando il prezzo delle merci.
Se anche stampassero trilioni di dollari per coprire i buchi bancari gli stipendi in valore reale non aumenterebbero, perché la produzione non è aumentata. Aumenterebbe solo l'inflazione e finirebbe con distruggere lo stesso sistema bancario che i banchieri centrali stanno disperatamente cercando di salvare.
Puo finire solo in 3 modi questa crisi:

Se siamo molto fortunati con una lunghissima recessione come quella giapponese, senza per altro sapere quando mai si potrebbe eventualmente esaurire.

Con un bel crack stile '29 a forza di nascondere le perdite fino a che il mercato non perderà completamente la fiducia e tutti inizieranno a vendere, svendere e fallire.

Oppure possiamo dire la verità sui bilanci. Chi deve fallire fallisce, chi deve essere liquidato viene liquidato ci becchiamo alcuni anni di sofferenza pesante in cui tutto lo pseudo denaro finisce spurgato e i prezzi tornano in linea con gli stipendi, e ripristiniamo in fretta la fiducia nel sistema potendo poi sperare in un futuro recupero.

giovedì 13 marzo 2008

Per Toutatis ...

...Era solito dire Asterix. L'unica cosa di cui lui e gli altri Galli avevano paura era che il cielo gli crollasse in testa. Quel che e' accaduto negli ultimi giorni in borsa sembra avvicinarsi pericolosamente al suddetto scenario.

Se il cielo stia per crollarci addosso lo lascerò decidere a voi, ma prima di concentrarci sugli ultimi avvenimenti un piccolo riassunto delle puntate precedenti, per chi se le era perse.

L'estate scorsa, a luglio, due fondi di investimento della Bear Sterns, una delle maggiori banche americane, falliscono miseramente dopo una serie di infelici speculazioni. Le cinque banche che avevano prestato loro il denaro, prendono ciò che la Bear Sterns aveva fornito come garanzia per i prestiti e cercano di rivenderlo sul mercato per recuperare parte delle perdite. Cos'erano queste famose garanzie?

Un bel mucchietto di CDO.

I CDO non sono altro che i mutui sottoscritti dalla gente, sminuzzati in tanti pezzettini, rimescolati insieme ai pezzettini di tanti altri mutui e rivenduti in tranche di diversa qualità e rischio, a vari investitori sotto forma di bond.

E' importante sapere che i CDO, che sono un tipo di derivati (il loro valore deriva dai mutui), non venivano scambiati sul mercato, ma tra due parti in una stanzetta buia (la pratica viene chiamata OTC: over the counter). In altri termini nessuna sapeva chi comprava, chi vendeva e quanto veniva scambiato. Quando le 5 banche d'improvviso provarono a vendere questi CDO avuti in garanzia sul mercato, scoprirono con terrore che nessuno li voleva comprare. Se un pezzo di carta che sia un derivato o altro non e' vendibile, significa semplicemente che non ha valore.

Era capitato che la bolla immobiliare americana aveva iniziato la sua inesorabile esplosione e i mutui su cui erano basati i CDO sempre più spesso finivano col non venire pagati, ciò allontanò anche il più temerario degli investitori.

Alla fine, per una volta, a ritrovarsi col cerino in mano, imbottiti di CDO senza valore furono le banche e vari fondi di investimento.

C'è una certa e piacevole giustizia in tutto questo. In fondo furono le banche a creare il problema, accordando mutui a gente che non poteva permetterseli solo perché pensavano che li avrebbero poi rivenduti a qualcun altro e che ogni eventuale perdita non le avrebbe riguardate.

A questo punto le banche bloccano tutto. Smettono di vendere CDO e creano entità fittizie (chiamate SIV e Conduits) in cui parcheggiare questi pezzi di carta in modo da non farli apparire in bilancio come perdite (la stessa pratica che adottò la Enron prima del fallimento).

Dato che nessuno sapeva chi ne aveva e quanti ne aveva in portafoglio, le banche cominciano a non fidarsi più una della altra e smisero di prestarsi denaro tra loro.

Boooom!!!

Blocco completo della circolazione monetaria. Il tasso interbancario (quello a cui le banche si prestano a vicenda denaro) salì alle stelle nottetempo.

Entrano a questo punto in gioco le banche centrali. Eseguono diverse iniezioni di capitali alle banche malmesse e annunciano numerosi piani per salvare l'intera baracca. Evito il tedioso elenco dei vari piani, anche perché ogni settimana ne veniva annunciato uno nuovo e potrei essermene perso qualcuno.

L'unico di cui parlerò perché riguarda direttamente gli avvenimenti degli ultimi giorni è il TAF (Term Auction Facility).

Normalmente quando una banca ha problemi di liquidità può rivolgersi alla banca centrale e attraverso quella che viene chiamata “finestra di sconto” farsi prestare a breve termine del denaro fresco per le sue esigenze. Anche durante il blocco di liquidità che segui il collasso dei derivati venne istituita. Il problema è, che una banca che si rivolga alla finestra di sconto è come se dichiarasse pubblicamente di essere nei pasticci. Inoltre spesso, la finestra di sconto ha dei tassi di interesse punitivi per scoraggiare che le banche rischino troppo per poi doversi trovare costrette a rivolgercisi. Per queste ragioni nessuna banca si azzardò a farsi avanti e a chiedere prestiti.

Venne quindi messo in campo il TAF.

Si tratta di un asta di denaro mensile indetta dalla Federal Reserve. Il prestito non e' più a breve termine come per la finestra di sconto, ma a 28 e 35 giorni. Come garanzia per il prestito la Fed accetta CDO e altra cartaccia simile ed il tasso di interesse sul prestito è altamente favorevole. Quello che però convinse le banche a rivolgercisi fu il fatto che l'asta è completamente anonima. Possono quindi prendere denaro in prestito ad ottime condizione senza dover far sapere a nessuno quando ne chiedono.

Il TAF inizialmente doveva essere di 20 miliardi di dollari al mese. Venne poi quasi istantaneamente aumentato a 30, poi a 50 e qualche giorno fa è stato portato a 100. Cosa ci dice questo sulla situazione reale delle varie banche? Chi può davvero pensare che la situazione stia migliorando quando l'entità dei prestiti della Fed non fa altro che aumentare?

La Fed attraverso il TAF ha iniettato in tutto 200 miliardi di dollari nel sistema bancario, denaro che non chiederà indietro chissà per quanto (se mai lo farà), in cambio di un mucchio di carta straccia. Si stima che la cifra equivalga all'incirca al 10% dell'intero sistema bancario americano. In pratica, dato che la Fed non può richiedere indietro il pagamento dei prestiti fatti senza provocare fallimenti a catena delle banche e come se gli istituti bancari americani fossero semi nazionalizzati. Una nazionalizzazione truffaldina e mascherata.

Verrebbe da sperare che provvedimenti così drastici sortiscano perlomeno un qualche effetto positivo.

Invece no!

Martedì la Fed ha dovuto istituire in tutta fretta un altra Facilty chiamata TSLF (Term Securities Lending Facility) e tramite essa ha iniettato, a quelle che vengono chiamati Primary Dealers (i principali istituti bancari americani) 200 miliardi sotto forma di buoni del tesoro.

Avete letto bene 200 miliardi in un solo giorno. In cambio di questi buoni del tesoro americani ha ricevuto la solita cartaccia invendibile (CDO ed affini). Anche in questo caso il prestito non è a breve termine, ma a 28 giorni.

Contrariamente a quanto molti credono non e' avvenuta nessuna creazione di denaro. E' avvenuto semplicemente uno scambio (quello che chiamano Swap) tra pezzi di carta liquidi (cioè vendibili in cambio di denaro) e pezzi di carta invendibili che mantengono solo un valore nominale. Anche questo ulteriore prestito verrà ovviamente rinnovato dalla Fed finché necessario e non sarà richiesto alle banche di restituirlo.

Perché questa manovra di emergenza viene da chiedersi? Non bastava il TAF?

E' successo che mentre i Primary Dealers e le varie banche chiudevano i bilanci per il primo quarto si sono accorte di aver registrato fortissime perdite specialmente nel mercato dei CDO (che continuano a perdere valore). Per recuperare denaro hanno lanciato una serie di margin call cioè hanno chiesto denaro indietro ai soggetti a cui l'avevano prestato. Tra questi, tutta una serie di fondi di investimento che si sono trovati con l'acqua alla gola e han venduto i CDO che ancora mantenevano qualche valore, quelli garantiti dalle GSE.

Le GSE (Fannie Mae, Freddie mac, Ginnie Mae) sono agenzie semi governative americane che ricomprano mutui dalle banche. Essendo supportate in parte dal governo americano vengono considerate particolarmente affidabili.

L'ondata di vendite ha fatto crollare ulteriormente il valore dei CDO facendo scattare da parte delle banche altre margin call. Si è generato un circolo vizioso di vendite e margin call che ha portato la differenza tra il rendimento dei CDO e il buoni del tesoro americano a salire fino a 10 volte il normale.

La cosa ridicola è che le banche durante tutta la crisi, cioè dallo scorso luglio, non han fatto che giocare al ribasso sui buoni del tesoro, scommettendo su una loro perdita di valore e giocare lunghi cioè scommettere al rialzo sui CDO.

Come spiegato sopra si è verificato tutto il contrario. I buoni del tesoro sono aumentati di valore mentre i CDO si stima abbiano perso fino al 75% del loro valore.

I vari tagli del tasso di interesse eseguiti in questi mesi della Fed non han fatto altro che far salire il valore dei buoni del tesoro. Questo era un effetto ovvio, noto anche a gente con conoscenze molto limitate in materia economica. Che le maggiori banche non ci arrivino e che la Fed non dia qualche suggerimento a riguardo a queste volpi, lascia completamente sgomenti.

Siamo nelle mani di un branco di apprendisti stregoni. L'iniezione dei 200 miliardi in buoni in definitiva è servita principalmente a ridurre la forbice tra rendimento dei buoni del tesoro e quello dei CDO, oltre che ha fornire di liquidità le banche. La repentinità dell'operazione dipende dal fatto che alcuni Primary Dealers stavano letteralmente per fallire. Non si sa bene quali siano queste banche sull'orlo del tracollo, ma girano insistentemente i nomi di Bear Sterns (ormai in mutande) e Lehman Brothers (che ha annunciato il licenziamento del 5% dei suoi operatori).

Ora facendo due conti 200 miliardi forniti dalla Fed via TAF e altri 200 via TSLF fanno in tutto 400 miliardi. Senza contare quelli iniettati attraverso altre strade. Il portfolio complessivo della Fed comprendente sia le securities (buoni del tesoro) che i prestiti è di 832 miliardi.

Ne ha usati più della metà. Quante munizioni da sparare rimangono ancora alla Federal reserve?

Sia dal versante delle iniezioni di liquidità che da quello del taglio dei tassi i colpi a disposizione stanno per esaurirsi. La situazione nel frattempo è peggiorata invece di migliorare.

Diversi fondi sono sull'orlo del collasso e impediscono ai loro sottoscrittori di ritirare il denaro investito, la situazione bancaria è estremamente precaria, le municipalizzate americane non riescono più a vendere bond grazie ai quali finanziavano le loro spese a causa della mancanza di fiducia degli investitori in questi strumenti.

In tutto gli interventi della Fed non coprono neanche il 5% di quella che si pensa essere la quantità dei titoli della finanza strutturata. Concordo con quel che disse un economista sull'ultima trovata del TSLF : “equivale a mettere un cerotto su una giugulare tagliata”.

Per ripristinare la fiducia nel mercato sarebbe necessario che i vari istituti dichiarassero esplicitamente tutte le perdite in bilancio, invece di continuare a nasconderle con trucchetti che in altri tempi avrebbe condotto in galera i loro ideatori. Se ciò avvenisse però, l'intero mercato precipiterebbe nell'abisso e tutti i finanzieri da sbarco e i vari speculatori incasserebbero pesantissime perdite.

Non sia mai, per carità. Che la speculazioni continui.

Salviamo gli speculatori, socializziamo le perdite delle banche scaricandole sugli stati e sulla gente comune. Il problema è che non funzionerà, non può funzionare e non sta funzionando. La quantità delle perdite è troppo elevate per essere tappata da un qualsiasi governo o banca centrale.

Il cielo sta cadendo? Se lo chiede a me, è già caduto da tempo. Stiamo solo aspettando (ancora poco) che la maggior parte della gente se ne renda conto.




mercoledì 12 marzo 2008

Primo post

Una volta tanto tempo fa, quando sentivo parlare di "libero mercato" reagivo con noncuranza come se questo termine si spiegasse da se. Poi ho iniziato ad interessarmi di economia e giunsi col tempo, alla conclusione che si tratta di un termine completamente truffaldino. L'entità definita libero mercato non esiste. Questo è vero oggi ancor più che in altri tempi, ma sembra che molta gente creda ancora all'esistenza di questa specie di mitologico carozzone, in cui chiunque dotato di intraprendenza possa salire e provare ad accumulare una fortuna.
Un altra delle cose che sono arrivato a realizzare col tempo e che gli economisti sono dei bugiardi patologici. Non tutti, ma la maggior parte si. Se siete fortunati vi capiterà di incappare in un minimalizzatore. Quelli che evitano di usare termini come collasso o tracollo e preferiscono parlare di rallentamento o di correzione. Da loro almeno un pò di verita, ancorche' edulcorata, esce di tanto in tanto.
Il problema fondamentale è che gli economisti sono individui che campano sul fatto che la gente apra il portafogli e spenda, di solito per comprare roba inutile, come se il futuro ed il presente fossero rosei. E' imperativo quindi, che la gente non conosca la reale situazione economica altrimenti c'è il rischio che inizi a tenersi i soldini stretti e a risparmiare (orrore, non sia mai).
La nota positiva è che di quando in quando intervengo fattori esterni, come la pensione e la voglia di vendere un libro, ed improvvisamente anche i più grandi bugiardi sciolgono la lingua e iniziano a parlare chiaro.
Questo è Greenspan qualche mese fa mentre presenta il suo libro al daily show intervistato da Jon Stewart





Riassumendo per chi non conosce l'inglese, Greenspan ammette candidamente che un sistema dove un organismo centrale decide arbitrariamente il tasso di interesse sul denaro non puo' essere chiamato libero mercato e che tempo fa intorno agli anni '30 qualcuno decise che era molto meglio (per lui) un sistema come quello attuale.
Ammette anche con un giro di parole che la FED manipola i tassi in maniera tale da sostenere i mercati per mantenere alta la fiducia nell'economia.
Manipolazione.
Tenete bene a mente questa parola, e ricordatevene ogni volta che sentite pronunciare dall'economista o dal politico ignorante di turno il termine "libero mercato".