martedì 30 settembre 2008

Un piccolo miracolo

Sembrava che tutto fosse già scritto. Un copione il cui finale le tv ed i giornali di tutto il mondo davano soddisfatti per certo. Rassegnato mi stavo preparando a commentare la versione definitiva del piano di Paulson per il salvataggio di Wall Street, quando la notizia che la camera degli Stati Uniti aveva votato no alla richiesta di approvazione del demente progetto cominciò a rimabalzare da un agenzia all'altra.

La borsa scese in picchiata.

Il dow ha chiuso la seduta di ieri con un -7% e lo S&P 500 con un -8,79%.

Mai visto niente del genere.

Mi sintonizzo sull'MSNBC e vedo un reporter pallido e costernato balbettare qualcosa sulla decisione appena presa dal congresso. Afferma che non sa cosa potrebbe succedere a questo punto. Ci si sta muovendo in un territorio sconosciuto. Nessuno aveva considerato la possibilità di una votazione negativa.

Nessuno tranne un testardo gruppo di blogger americani aggiungo io, ma il giornalista non poteva saperlo.

Alla CNBC sono letteralmente lividi. Sembra che agli anchorman stia per scoppiare la bile. Non potendo fare altro cominciano a crocefiggere il congresso. Votando così ha aperto le porte alla catastrofe economica, dicono. E' colpa sua se la borsa di Wall street sta colando a picco. Se non vogliono condannare l'intero paese devono rientrare alla camera, rivotare ed approvare il piano.

I finti giornalisti della CNBC hanno gettato la maschera e si sono rivelati essere quello che ogni telespettatore un minimo accorto ha sempre saputo fossero: un branco di prostitute.

Persone al servizio di Wall Street.

In realtà la borsa di New York stava già perdendo 400 punti quando ancora tutti pensavano che il piano di Paulson sarebbe passato alla camera.

La colpa del tracollo è da attribuire al congelamento del mercato del credito che sta risucchiando liquidità dal sistema ed hai roccamboleschi salvataggi in extremis che diversi paesi europei hanno dovuto compiere nei confronti di una serie di grosse banche.

Inanzi tutto l'azione coordinata che l'Olanda, il Belgio, e Lussemburgo hanno compiuto comprando ognuno il 49% delle unità, che la Fortis la più grande banca belga, ha nei rispettivi paesi. Dopo aver perso il 35% in pochi giorni la Fortis rischiava seriamente il fallimento, evento che avrebbe avuto delle ripercussioni devastanti data la precarietà della situazione internazionale. La seminazionalizzazione operata dai 3 paesi è inoltre il primo serio esempio di intervento coordinato a livello europeo da che esiste l'unione.

Brad Sester dalle pagine del financial times si congratula per l'ottimo esempio di efficenza mostrato (lasciamo perdere che tecnicamente sarebbe aiuto di stato, cosa in teoria proibita dall'unione europea).

Un altra banca sull'orlo del collasso era la Hypo un istituto che si occupa sopratutto di immobiliare, il secondo del genere per dimensioni, della Germania. Il governo della Merkel non è voluto intervenire direttamente come hanno fatto altri. E' stato deciso invece, di istituire un entità creata ad hoc, a cui partecipano i maggior istituti finanziari (banche e simili) tedeschi, per fornire alla Hypo una linea di credito aperta in modo che essa non venga uccisa dalla scarsità di liquidità presente nel sistema economico.

Considerate che la Hypo ha dimensioni comparabili alla Lehman e capirete subito quali sarebbero potute essere le conseguenze di un suo eventuale fallimento.

Il terzo intervento è avvenuto in Inghilterra. La moribonda Bradford & Bingley specializzata in mutui ed in agonia da diversi mesi verrà nazionalizzata. L'annuncio sarà dato dal governo inglese domenica od al più tardi lunedì. Nulla di particolarmente rilevante se si considera che la B&B è grande solo la metà della Northen Rock, il primo emettitore di mutui fino all'anno scorso quando venne anch'esso nazionalizzata. Più che l'impatto economico dell'operazione è il segnale che lancia ad essere preoccupante e che dimostra, come la sofferenza dei mercati sia ben lontana dall'esaurirsi.

Se aggiungete l'indice del baltico che misura l'attività navale mercatile e viene considerato un indicatore affidabile (anche se non sempre ci prende) della salute del mercato, precipitato del 10% solo venerdì ed i dati sui consumi di Agosto che dimostrano come i consumatori americani abbiano smesso di fare acquisti, c'è ne era più che a sufficenza da far crollare il mercato ieri.

Ovviamente la bocciatura del piano di salvataggio ha peggiorato il crollo e non poteva essere altrimenti. Ormai gli operatori di borsa non sanno più dove sbattere la testa e si attaccano ad ogni spiraglio o promessa di miglioramento, non importa quanto fallace e balorda essa sia.

Se Wall Street perdeva 400 punti quando ancora sembrava che il piano da 700 miliardi sarebbe stato approvato, ciò dimostra quanto esso sia insufficiente. Non basta a calmare la situazione.

La conferma che 700 miliardi sono pochi c'e l'ha fornita ieri la stessa Fed, quando in coordinazione con altre banche centrali ha iniettato 630 miliardi nel sistema bancario. La reazione è stato il crollo generalizzato dei mercati in Europa e Stati Uniti.

Quello che vorrebbe fare Paulson con il suo piano è pura follia. Ha intenzione di sostenere il valore inflazionato dei titoli in pancia alle banche, comprandoli con soldi forniti dal governo a prezzi irrealistici. Non ha mai funzionato un operazione del genere ed il Giappone è li a dimostrarlo. A sostenere il prezzo di quei titoli c'è il mercato immobiliare americano. Un mercato da 18 trilioni di dollari che ha ormai perso più del 20% del suo valore e si stima che prima di toccare il fondo perderà in totale tra il 30% ed il 40%.

Stiamo parlando di almeno 6 trilioni di dollari.

Come può sperare Paulson di sostenere un valore del genere usando 700 miliardi?

Come si puo illudere di sostenere il valore di quei titoli, quando il valore del sottostante (cioè delle case) continua a calare?

In un video su Bloomberg Marc Faber, un famoso investitore svizzero dichiara che gli USA avrebbero bisogno di un piano da 5 trilioni per poter sperare di risolvere la situazione. La sua analisi è in linea con quanto affermato qualche giorno fa da Ken Ohmae.

Il problema ovviamente è che gli USA non hanno neanche lontanamente quella cifra. Anche i 700 miliardi del piano attuale prevedono di metterli insieme vendendo buoni del tesoro ad altri paesi. Se ieri il congresso avesse votato si al piano, si sarebbero regalati solo 700 miliardi ad un piccolo gruppo di banche elette, le FOH (friend of Hank), senza che venisse prodotto nessun effetto duraturo a favore dell'intero sistema.

Per qualche tempo un mercato in agonia sarebbe risalito aggrappandosi alla tenue speranza che il piano potesse curare miracolosamente gli scompensi accumulati dalla metà degli 90 in avanti, ma dopo qualche tempo la triste realtà sarebbe tornata a fare capolino producendo un nuovo crollo.

Il mercato sarebbe dovuto crollare nel lontano 2001. Lo sapevano tutti.

Dopo l'esplosione della bolla della new economy nel 2001, ci fu un calo. Un calo brutale. Un calo che al Maestro, come Greespan veniva chiamato all'epoca, proprio non andava giù.

Il Maestro decise di intervenire.

Una bolla speculativa, non è altro che un grande schema piramidale. Perché esso non si esaurisca è necessario che venga immesso continuamente nuovo denaro nel sistema. Significa che è necessaria sempre nuova gente che arrivi mettendoci dei soldi. Questi soldi possono arrivare solo da due fonti: dal risparmio o da prestiti chiesti alle banche, creando quindi debito.

Tutto questo denaro che si riversa su certi beni, li inflaziona, facendone salire il prezzo. Ciò attira altra gente che porta altro denaro, perchè tutti pensano di poter guadagnare dal continuo apprezzamento di valore di questi beni.

La bolla si esaurisce quando il denaro smette di arrivare.

Questo si verifica quando la gente ha finito i risparmi o è troppo indebitata per poter chiedere altri prestiti e quindi creare altro denaro. Non resta più nessuno da far partecipare alla piramide. Si è arrivati alla base.

C'e' un detto tra gli economisti che suona più o meno così: "quando anche i tassisti ed i parruchieri ti danno consigli su come investire in borsa è venuto il momento di scappare dai mercati".

Il detto incarna l'essenza della fine inevitabile dello schema a piramide. Se sei riuscito a far entrare nello schema anche i tassisti ed i parrucchieri, scappa!

Devi scappare perchè non esiste più nessuno da aggiungere in fondo alla piramide per poter continuare lo schema.

E' finita.

Quando scoppiò la new economy successe esattamente questo. Riuscirono a convincere tutti ad investire in borsa con l'illusione che si potessero fare un mare di soldi e si potesse addirittura diventare miliardari. In realtà i tassisti e i parruchieri furono coinvolti solo perché si intascassero le perdite. I furbi che ben comprendono la natura di una bolla speculativa sanno benissimo quale sarà il suo inevitabile esito e quando videro che finalmente anche il fondo della piramide partecipava al gioco gli scaricarono addosso, vendendoli, tutti i titoli che aveva in mano, consapevoli che di li a poco il loro valore sarebbe crollato.

Molti, stupidamente, si giocarono tutti i risparmi in quella giostra chiamata new economy. Quelli invece che avevano fatto debiti rischiarono di non poterli ripagare. Si parla non solo di individui, ma anche di grosse aziende ed entità finanziarie. Avere dei debiti in un mercato che crolla garantisce l'impossibilità di ripagarli. Ciò avrebbe prodotto dei crateri nei bilanci delle banche e messo a rischio l'intero sistema.

Greenspan non poteva permetterlo.

Se era denaro sufficiente a mantenere il sistema, quello che mancava, lui lo avrebbe creato. Abbassò quindi il tasso di interesse all'1%, un tasso di interesse negativo. In sostanza pagava quasi la gente per indebitarsi.

Anche questo non basta. E' necessario allo stesso tempo che qualcuno vada in banca a chiederlo in prestito questo denaro, perchè esso venga realmente creato e messo in circolazione.

Se alla fine della new economy si era arrivati alla base della piramide spogliandola dei risparmi ed indebitandola, chi mai era rimasto da indebitare?

Erano rimasti i precari, quelli senza lavoro o con lavori saltuari, quelli che portavano già dei debiti sulle spalle e senza alcun risparmio. Insomma, tutta una gamma di individui privi delle garanzie necessarie per andare in banca e farsi accreditare un prestito.

Questi individui che non avevano e non avrebbero mai normalmente potuto partecipare ad uno schema piramidale, vennero fatta entrare nel gioco, aggiungendo così alla base di esso un altro piano.

Grazie alle innovazioni finanziare che utilizzarono le banche si poterono prendere i debiti di questi individui e trasformarli in securities che poi le banche stesse rivendevano sul mercato come investimento.

Le banche si liberarono dei debiti di questa gente rivendendoli, in questo modo non avevano più bisogno di chiedere delle reali garanzie per i prestiti che concedevano.

Questo trucchetto, fu la base della più grande bolla speculativa della storia: quella sul mercato immobiliare americano e sui titoli connessi.

Una bolla così gigantesca da poter inghiottire tutti i danni e i cali prodotti dalla scoppio di quella precedente.

La domanda ovvia che chiunque farebbe è: "e quando anche questa bolla scoppia che succede?"

Guardatevi intorno e vedrete la risposta.

Il problema che si verificò quando la bolla immobiliare fu in procinto di scoppiare fu la mancanza del parco buoi. Non c'era più nessuno da poter mettere alla base della piramide perchè assorbisse tutte le perdite. Il parco buoi tradizionale era già stato consumato nello scoppiò della bolla precedente mentre per sostenere quella immobiliare erano stati usati addirittura gli inusabili.

Le banche ed i grossi soggetti (chiamiamoli pure i ladri) si ritrovarono da soli a stringere tra le mani una montagna di robaccia senza valore. Non potevano vendersela tra loro perché sapevano tutti troppo bene quanto valesse e non avevano nessun altro su cui scaricarla.

Qui sta il problema.

Non esiste più nessuno da far partecipare al gioco, ad un altro schema. Nessuno che possa creare denaro a sufficienza, anche solo a sostenere il sistema attuale.

Ma se un altra bolla non è possibile, non resta che un destino: i valori troppo alti dei beni inflazionati dalla bolla, devono calare, tornando a livelli in linea con la realtà.

Questo produce il collasso della piramide.

Ciò è normale, di più: è inevitabile.

Quello che sta succedendo ai prezzi delle case e ai titoli derivati basati su di essi è esattamente questo.

Quello che cerca invece di fare Paulson con il suo piano è di mantenere i valori inflazionati.

Vuole comprare ad un prezzo prossimo a quello facciale tutti i titoli che le banche tengono ancora a bilancio a valori vicini a quelli toccati durante la bolla. Spera che questa operazione stabilizzi il valore di questi titoli, dato che improvvisamente esisterebbe un soggetto (il governo USA) disposto a comprarli per un prezzo alto. Paulson si illude che questo spinga finalmente gli investitori a comprare e a vendere questi titoli scaricandone solo una minima parte nel fondo da 700 miliardi e mettendo in moto della liquidità oggi bloccatta.

Pura follia.

La gente non si dimenticherebbe improvvisamente di che roba sono quei titoli. Verrebbero tutti indiscriminatamente scaricati sul fondo governativo esaurendolo in breve tempo. Dopo di chè la situazione tornerebbe a bloccarsi come ora.

L'unica cosa da fare è lasciare che i beni inflazionati rialineino il loro valore a quello del mercato. Costringere le banche a dichiarare quanti ne possiedono. Stabilire criteri rigidi in base ai quali una banca deve essere salvata e nazionalizzare solo quelle che rientrano in questi criteri, dato che gli USA non hanno abbastanza denaro per salvarle tutte e devono concentrare le loro risorse su quelle indispensabili.

La maggior parte dei progetti avanzati dai maggiori economisti sono su questa falsa riga.

Molti dei parlamentari ricattati dalle minaccie di armageddon economico di Paulson, e che hanno votato il suo piano turandosi il naso, hanno anche affermato che il ministro del tesoro è stato intransigente. Non ha voluto neppure sentir parlare di piani alternativi. L'unico piano possibile è il suo, prendere o lasciare.

Per fortuna il congresso ha lasciato.

Perchè Paulson tenga così testardamente ad un piano che non funziona solleva molte domande.

Probabilmente far redarre un piano del genere ad uno dei principali artefici della crisi attuale ed ex banchiere, amico dei banchieri, con ancora molti interessi in gioco (per esempio nella sua ex banca la Goldman Sachs) non è la migliore delle idee.

Se gli americani fossero furbi, licenzierebbero sia Bernanke che Paulson per palese incapacità.

Invece, tutto fa pensare che giovedi, verrà fatto un estremo tentativo per convincere i parlamentari ribelli a votare si al piano di salvataggio.

La più fervente manovratice in questo senso è Nancy Pelosi a capo del Partito Democratico. Fatto singolare dato che al governo c'è un amministrazione repubblicana. La pelosi ed il suo entourage qualche giorno fa, avevano annunciato fuoco e fiamme. Avrebbero costretto Paulson a cambiare il suo piano, perché era intollerabile l'idea di salvare indiscriminatamente Wall Street. Dopo una notte trascorsa a discutere con il ministro dell'economia e in cui si racconta che Paulson si sia addirittura messo in ginocchio di fronte ai democratici, è stata redattata per l'approvazione una bozza che prevedeva tutto quello che Paulson aveva sempre voluto, con qualche piccolo cambiamento cosmetico che potessa dare la possibilità ai democratici di dire: "abbiamo ottenuto qualcosa".

Ciò rafforza la mia convinzione che esattamente come accade per il Mc Donald, il nome Partito Democratico sia una garanzia di uniformità in tutto il mondo.

Anche se ieri si è verificato un miracolo inaspettato rimango pessimista.

Probabilmente il costoso ed inutile piano di Paulson verrà approvato prima della fine della settimana. I ricatti e le pressioni che vengono esercitate su coloro che lo hanno bocciato ieri sono troppo forti.

Spero solo di sbagliarmi.

venerdì 26 settembre 2008

Le argomentazioni di Ben & Hank

Un barlume di ribellione

Come avevo previsto l'enorme pressione esercitata dall'opinione pubblica sui politici americani sta dando i primi risultati. Dopo una giornata in cui si rincorsero insistenti voci che davano ormai per certa l'approvazione del piano (che piano non è) voluto dal ministro del tesoro Paulson, ieri in serata Bush e amici, hanno dovuto ingoiare il fallimento delle trattative in corso.

Diversi politici si sono dichiarati contrari al piano, primo fra tutti il senatore Richard Shelby dell'Alabama, il più importante membro repubblicano del comitato bancario del senato. Forte di un appello firmato da più di 200 illustri economisti compattamente contrari al piano di Paulson, Shelby ha dichiarato di non concordare sulla linea tenuta dal governo e ha suggerito che sarebbe meglio adottare un piano alternativo (anche se non ha specificato quale).

Un altro duro colpo alla credibilità del duo Hank e Ben, è poi giunto dal presidente della Federal Reserve di Dallas, Richard Fisher che ha messo in guardia sulle conseguenze che la proposta governativa per il salvataggio di Wall Street potrebbe avere, dichiarando che essa finirebbe con lo "sprofondare gli Stati Uniti in un abisso fiscale".

Sorprendentemente si sta formando un fronte di protesta all'interno dello stesso partito repubblicano, mentre i democratici sembrano essere disposti ad accettare il piano con tutta una serie di modifiche che lo miglioravano solo in minima parte.

Lo dirò ancora una volta: il piano proposto da Paulson è una porcheria.

Indipendentemente dal costo finale, non riuscirà a salvare il sistema bancario, può al massimo avvantaggiare un certo numero di grandi soggetti.

Esso non affronta i problemi che sono alla base dell'attuale crisi.

Non fa nulla per far si che le banche dichiarino quanta spazzatura hanno nei loro bilanci, in modo che tutti finalmente conoscano la verità e si possa ricominciare a ricostruire la fiducia. Chi deve fallire fallirà o verrà comprato da altre banche. Chi non può fallire verrà nazionalizzato ed il valore delle relative azioni azzerato.

Il piano non nomina neanche lontanamente il mercato dei derivati OTC, cioè quelli scambiati fuori dal mercato e quindi in maniera incontrollabile. Altro che short, speculando con i cds si possono manipolare i mercati in maniera molto più efficente ed eludendo ogni controllo. Qualche giorno fa Christopher Cox di fronte al comitato bancario del senato ha affermato che, udite udite, i cds andrebbero regolati dall'autorità federale. Se non fosse che Cox è l'attuale capo della SEC e lo è stato negli ultimi 3 anni, verrebbe quasi voglia di fargli un applauso.

Complimenti Mr Cox!

E' semplicemente stato necessario che l'economia planetaria si squagliasse perché le venisse in mente che strumenti non regolati per un valore nozionale di 62000 miliardi di dollari potrebbero essere pericolosi. Fino a qualche giorno tutto bene, ora improvvisamente ha scoperto che aveva ragione Buffett a definire i derivati "armi di distruzione finanziaria di massa" e neppure è riuscito ad essere il primo la testa di Cox ad avanzare suggerimenti in questo senso, ci aveva già pensato giorni prima il governatore Paterson di New York proponendo di adottare nei confronti dei cds le stesse leggi esistenti per le assicurazioni.

Altra bestialità avvenuta sotto la supervisione di Cox e con il suo bene placido fu l'abbattimento dei limiti di esposizione per le 5, ormai scomparse, banche di investimento, limite che era fissato in un rapporto di 1:12 (un dollaro reale, in cassa, per ogni 12 di debito). Grazie all'intervento della testa di Cox, le banche di investimento hanno potuto raggiungere esposizioni di 1:30 - 1:40. Con livelli simili, finché il mercato sale si fanno un sacco di soldi, ma basta una piccola inversione perché si formi una valanga di perdite in grado di travolge tutto.

In che maniera il piano di Paulson affronta la questione dell'eccessiva esposizione del sistema bancario??

Semplicemente si scorda di farlo. Le banche facciano quello che vogliono che tanto ci pensa mamma stato a tappare tutti i loro debiti.

Per fortuna la battaglia attorno al piano è ancora aperta ed i cittadini americani stanno tutti da una parte.

Intanto sul mercato del credito si sta sviluppando un vero e proprio incubo. Le banche hanno smesso completamente di prestarsi i soldi tra loro. Le banche centrali in risposta, specialmente quelle asiatiche, hanno inondato il mondo di liquidità per impedire che la circolazione del credito crollasse troppo, ma il loro intervento sembra non sortire più grandi effetti. Anzi, qualcuno suggerisce addirittura che ormai l'effetto dei suddetti interventi stia cominciando ad essere controproducente. Le banche non si fidano delle proprie colleghe, ma hanno capito che tanto ci pensano i banchieri centrali a fornire tutto il denaro necessario.

Scelgono quindi di risparmiarsi un sacco di grattacapi e di attaccarsi direttamente alla mammella delle banche centrali per ottenere liquidità, bloccando di fatto il mercato interbancario.

Secondo David K. Levine, un economista della Washington University in St. Louis, parte dello stress che sta avvolgendo il mercato del credito è voluto. Levine uno studioso di limiti della liquidità e teoria dei giochi dice:

"Sospetto che parte di quello che appare essere un blocco del mercato dei prestiti, sia in realtà una manovra strategica da parte dei grossi soggetti finanziari che beneficerebbero dall'approvazione del piano di salvataggio governativo"

In sostanza secondo Levine è in atto una azione coordinata per forzare la mano al congresso in modo che esso approvi il piano di Paulson, piano che costituisce un regalo senza precedenti al mondo bancario. Il tutto si accorderebbe bene con le argomentazioni ricattatorie avanzate da Bernanke e il ministro del tesoro stesso nei confronti dei politici americani: o approvate il nostro progetto o gli Stati Uniti falliranno.

Ieri sera invece è fallita la WaMu.

Era ora aggiungo. La sua patetica agonia aveva ormai raggiunto livelli inimmaginabili. Vedere una banca che si trascina su se stessa, strisciando stancamente, nel disperato tentativo di non soccombere, aveva perso ogni fascino dopo qualche minuto. L'FDIC è intervenuta come al solito per rilevare la banca fallita, ma per sua fortuna e per la gioia del suo sempre più striminzito bilancio è riuscita a vendere buona parte di quel che restava della WaMu alla JP Morgan. Quest'ultima pagherà 1,9 miliardi di dollari per papparsi tutti i depositi, le filiali e i prestiti della WaMu. Un affarone anche contando i 30 miliardi di perdite che JP Morgan prevede di dover incassare sui 176 miliardi di asset basati sui mutui che erano in possesso della WaMu stessa.

La cosa curiosa è che per una volta il fallimento non è avvenuto di Venerdì.

Quale terribile evento si sarà verificato che impedisse di attendere un altro giorno per poter agire come al solito nel week end a mercati chiusi?

I più sospettosi puntano il dito anche in questo caso in direzione della casa bianca, dove si svolge il difficile dibattito intorno al piano di Paulson. Un altro fallimento bancario potrebbe invogliare i politici a cedere alle richieste della amministrazione Bush.

Altro fatterello che la stampa sembra ansiosa di ignorare, riguarda quel che si è verificato durante l'ultima seduta ONU. Praticamente i membri di tutti i paesi che hanno preso la parola hanno esplicitamente accusato gli USA di essere gli artefici dell'attuale crisi economica. Anche solidi alleati come Sarkozy e la Merkel si sono scagliati contro Bush e l'allegra gestione dell'economia che ha caratterizzato il suo mandato. I più inferociti sono i paesi del terzo mondo e quelli come l'Argentina a cui durante le proprie disgrazie finanziare gli USA suggerivano durissime ricette e controllo rigoroso del deficit, l'esatto opposto di quello che stanno facendo loro ora.

Un altra farsa è crollata.

Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi sul fatto che certe ricette dell'FMI e della Banca Mondiale venissero imposte, non per migliorare la situazione economica degli stati in difficoltà, ma per vendere questi ultimi all'asse di potere dominato dagli USA è ormai costretto a ricredersi.

Questi atti di spudorata ipocrisia non verrano dimenticati tanto presto. E' il Washington Consensus stesso a traballare assieme al sistema bancario.

I listini delle borse di tutto il mondo oggi sono profondamente negativi, riflettendo l'incertezza sulla forma che un eventuale intervento statale a supporto del sistema bancario potrebbe assumere.

Tutti aspettano e nessuno se la sente di rischiare.

Probabilmente prima di lunedì prossimo un piano verrà approvato. La fretta è tanta. Mi auguro solo che non sia il piano di Paulson.

giovedì 25 settembre 2008

Il piano che piano non è

Da domenica non faccio che seguire lo svilupparsi del dibattito intorno al piano di salvataggio dei mercati che Paulson e Bernanke hanno presentato al congresso degli Stati Uniti. Decisi lunedì, dopo una breve riflessione, di aspettare qualche giorno prima di commentarne il contenuto nella speranza che un po' polvere si depositasse e diventasse chiara la direzione che il governo americano aveva intenzione di imboccare.

Vana speranza.

Il dibattito sul piano in questione, ha assunto dimensioni tali ed aspetti così grotteschi e inquietanti da non consentirmi più di evitare l'argomento.

La prima cosa che bisogna dire è che il piano di Paulson e Ben non è affatto un piano. Non serve assolutamente risolvere la situazione dei mercati. L'unico obbiettivo che pare poter raggiungere e quello di stuprare selvaggiamente il portafoglio dei contribuenti americani. Truffa sarebbe un termine più adeguato per descrive le 3 paginette striminzite che sono state presentate al parlamento dal ministro del tesoro.

Di seguito riporto il testo del piano per tutti quelli interessati a leggerlo nella sua interezza. Lascio il testo in inglese perchè sebbene sia breve non ho nessuna voglia di tradurlo, tanto più che se proseguite a leggere lo commenterò in maniera dettagliata sotto:

LEGISLATIVE PROPOSAL FOR TREASURY AUTHORITY

TO PURCHASE MORTGAGE-RELATED ASSETS

Section 1. Short Title.

This Act may be cited as ____________________.

Sec. 2. Purchases of Mortgage-Related Assets.

(a) Authority to Purchase.--The Secretary is authorized to purchase, and to make and fund commitments to purchase, on such terms and conditions as determined by the Secretary, mortgage-related assets from any financial institution having its headquarters in the United States.

(b) Necessary Actions.--The Secretary is authorized to take such actions as the Secretary deems necessary to carry out the authorities in this Act, including, without limitation:

(1) appointing such employees as may be required to carry out the authorities in this Act and defining their duties;

(2) entering into contracts, including contracts for services authorized by section 3109 of title 5, United States Code, without regard to any other provision of law regarding public contracts;

(3) designating financial institutions as financial agents of the Government, and they shall perform all such reasonable duties related to this Act as financial agents of the Government as may be required of them;

(4) establishing vehicles that are authorized, subject to supervision by the Secretary, to purchase mortgage-related assets and issue obligations; and

(5) issuing such regulations and other guidance as may be necessary or appropriate to define terms or carry out the authorities of this Act.

Sec. 3. Considerations.

In exercising the authorities granted in this Act, the Secretary shall take into consideration means for--

(1) providing stability or preventing disruption to the financial markets or banking system; and

(2) protecting the taxpayer.

Sec. 4. Reports to Congress.

Within three months of the first exercise of the authority granted in section 2(a), and semiannually thereafter, the Secretary shall report to the Committees on the Budget, Financial Services, and Ways and Means of the House of Representatives and the Committees on the Budget, Finance, and Banking, Housing, and Urban Affairs of the Senate with respect to the authorities exercised under this Act and the considerations required by section 3.

Sec. 5. Rights; Management; Sale of Mortgage-Related Assets.

(a) Exercise of Rights.--The Secretary may, at any time, exercise any rights received in connection with mortgage-related assets purchased under this Act.

(b) Management of Mortgage-Related Assets.--The Secretary shall have authority to manage mortgage-related assets purchased under this Act, including revenues and portfolio risks therefrom.

(c) Sale of Mortgage-Related Assets.--The Secretary may, at any time, upon terms and conditions and at prices determined by the Secretary, sell, or enter into securities loans, repurchase transactions or other financial transactions in regard to, any mortgage-related asset purchased under this Act.

(d) Application of Sunset to Mortgage-Related Assets.--The authority of the Secretary to hold any mortgage-related asset purchased under this Act before the termination date in section 9, or to purchase or fund the purchase of a mortgage-related asset under a commitment entered into before the termination date in section 9, is not subject to the provisions of section 9.

Sec. 6. Maximum Amount of Authorized Purchases.

The Secretary’s authority to purchase mortgage-related assets under this Act shall be limited to $700,000,000,000 outstanding at any one time

Sec. 7. Funding.

For the purpose of the authorities granted in this Act, and for the costs of administering those authorities, the Secretary may use the proceeds of the sale of any securities issued under chapter 31 of title 31, United States Code, and the purposes for which securities may be issued under chapter 31 of title 31, United States Code, are extended to include actions authorized by this Act, including the payment of administrative expenses. Any funds expended for actions authorized by this Act, including the payment of administrative expenses, shall be deemed appropriated at the time of such expenditure.

Sec. 8. Review.

Decisions by the Secretary pursuant to the authority of this Act are non-reviewable and committed to agency discretion, and may not be reviewed by any court of law or any administrative agency.

Sec. 9. Termination of Authority.

The authorities under this Act, with the exception of authorities granted in sections 2(b)(5), 5 and 7, shall terminate two years from the date of enactment of this Act.

Sec. 10. Increase in Statutory Limit on the Public Debt.

Subsection (b) of section 3101 of title 31, United States Code, is amended by striking out the dollar limitation contained in such subsection and inserting in lieu thereof $11,315,000,000,000.

Sec. 11. Credit Reform.

The costs of purchases of mortgage-related assets made under section 2(a) of this Act shall be determined as provided under the Federal Credit Reform Act of 1990, as applicable.

Sec. 12. Definitions.

For purposes of this section, the following definitions shall apply:

(1) Mortgage-Related Assets.--The term “mortgage-related assets” means residential or commercial mortgages and any securities, obligations, or other instruments that are based on or related to such mortgages, that in each case was originated or issued on or before September 17, 2008.

(2) Secretary.--The term “Secretary” means the Secretary of the Treasury.

(3) United States.--The term “United States” means the States, territories, and possessions of the United States and the District of Columbia.


Chi ha letto un po' il contenuto del piano avrà capito come mai esso abbia scatenato un putiferio negli USA. La parte in assoluto che ha suscitato lo sdegno maggiore è stata la sezione 8. Essa di fatto conferisce al ministro del tesoro un potere ASSOLUTO. Nessun organo governativo o corte di giustizia possono contestare od opporsi alle azioni che il ministro del tesoro compie nell'ambito del piano stesso. Peggio ancora, non è neppure possibile sapere esattamente cosa sta facendo il ministro del tesoro, dato che non esiste istituzione a cui esso debba presentare risultati o dare spiegazioni.

Il piano hanno raccontato il gatto e la volpe (Paulson e Bernanke) dovrebbe servire a ricapitalizzare le banche, comprando da esse tutti quei famosi titoli invendibili di cui hanno pieni i bilanci. Per fare questo verrebbe istituto un mega fondo di 700 miliardi. Di fatto le banche si ritroverebbero alla fine dei giochi con 700 miliardi in più in cassa di denaro vero mentre i contribuenti americani si ritroverebbero un mare di titoli senza valore.

Paulson rassicurante ha spiegato che tutti i titoli che accumulerebbe il governo tramite questa operazione verrebbero successivamente venduti di nuovo sul mercato o mantenuti a bilancio fino a che non raggiungono la maturazione, in questa maniera sarebbe possibile limitare le perdite a carico dello stato.

Balle!

Andiamo con ordine ad analizzare i maggiori problemi di questo piano.

In sostanza il governo istituisce il mega fondo da 700 miliardi, aumentando a questo scopo il tetto del debito pubblico a 11,3 trilioni. Con questi soldi va dalle banche e compra tutti i titoli spazzatura. Ovviamente li acquista ad un prezzo superiore a quello di mercato. In caso contrario le banche li venderebbero direttamente senza dover passare dal governo. Peggio ancora con tutta probabilità il governo dovrà sborsare un prezzo superiore addirittura al valore irrealistico con cui le banche tengono i suddetti titoli a bilancio.

L'ultima volta che titoli del genere vennero venduti si scoprì che il loro valore reale oscillava tra i 5 centesimi e i 22 centesimi il dollaro, pochissimo quindi.

In base a quale criterio Paulson dovrebbe decidere a che prezzo comprare questi titoli?

Da quel che si evince dal piano: basandosi sul suo insindacabile e non controllabile giudizio.

Negli ultimi giorni il gatto e la volpe a seguito alle proteste scatenatesi, hanno pateticamente provato ad illustrare diversi sistemi per arrivare a stabilire il valore di questa cartaccia. Dall'assumere consulenti esterni adibiti a questo compito, ipotesi risibile dato che a nessuno è sfuggito quel che i due furbetti intendono con consulenti, cioè: "ex banchieri che sono stati il motore della crisi stessa", all'indire delle aste al contrario.

Mentre in un asta tradizionale i partecipanti aumentano l'offerta fino ad aggiudicarsi un bene, in un asta al contrario, chi vuole vendere qualcosa, ad esempio un mare di titoli spazzatura, ne abbassa il prezzo in competizione con gli altri pretendenti (le altre banche), finchè l'offerta più bassa non viene accettata dal compratore (il governo).

La verità è che si tratta solo di storielle che i due truffatori hanno dovuto raccontare per tenere buoni i senatori inferociti, dopo essere stati bombardati da fax e telefonate di protesta da parte dei loro elettori. Dalla bozza del piano risulta chiara l'intenzione di mettere il ministro del tesoro in condizione di avere carta bianca, di poter imporre insindacabilmente quanto una banca dovrebbe ricevere come pagamento per questi titoli. Le banche grosse e amiche di Hank Paulson finirebbero col ricevere un fiume di denaro per tappare i loro buchi mentre il ministro alle banche piccole offrirebbe pochi spiccioli, una cifra insufficiente alla ricapitalizzazione e che se accettata le condurrebbe al fallimento, in questo modo Paulson è in grado di "invogliarle" a vendersi ad una delle banche grosse, le FOH (friend of Hank).

Di fatto il ministro del tesoro ex CEO della Goldman Sachs, una della maggior speculatrici durante il boom immobiliare, e che lasciò con una buona uscita da 500 milioni di dollari per andare ad occupare lo scranno governativo, acquisirebbe in base ad un piano, scritto da se medesimo, il potere di vita e di morte sull'intero sistema bancario.

Troppo da mandar giù anche per gli attuali politici americani.

Tra l'altro, fatto che non è stato evidenziato da nessuno, escluso qualche sparuto blog, i famosi 700 miliardi non rappresentano il tetto alla spesa che può essere effettuata nell'ambito del piano. Esso è semplicemente il limite massimo che il mega fondo governativo può tenere a bilancio in ogni dato momento. Significa che Hank potrebbe acquistare 700 miliardi di titoli dalle banche ad 80 centesimi il dollaro, per esempio, rivenderli tutti ad un prezzo di mercato, quindi tra i 5 e i 22 centesimi il dollaro (la differenza ovviamente sarebbe la perdita che incassano i contribuenti) e poi tornare nuovamente dalle banche e acquistare altri 700 miliardi di titoli per poi rivederli e così via all'infinito.

L'unico limite è il tetto del debito pubblico, limite farsa dato che una volta raggiunto esso viene semplicemente elevato dal congresso senza tante storie, anche perché in caso contrario, gli USA sarebbero costretti a dichiarare bancarotta.

I contribuenti americani dovrebbero alla fine incassare un quantitativo di perdite difficilmente definibile, mentre i banchieri, e qui è la bellezza del testo di Paulson, non pagherebbero in alcun modo.

I banchieri hanno salutato il piano facendo capriole in aria dalla felicità.

Tutte le perdite al governo ed un sacco di soldi per loro.

Le ex banche di investimento, che come Roubini previde giustamente mesi fa, hanno dovuto cambiare stato trasformandosi in banche commerciali per non fallire miseramente, a cominciare dalla Goldman, si stanno preparando a cogliere l'occasione al balzo e a diventare il canale preferenziale attraverso cui le altre banche debbano passare per riciclare i titoli spazzatura nel mega fondo governativo. Un business che potrebbe rivelarsi estremamente lucroso, tutto sulle spalle dei cittadini statunitensi che si ritrovano a dover fronteggiare una recessione spaventosa, senza ricevere alcun aiuto o salvataggio da parte del governo.

Non soprende che i cittadini si siano ribellati. Secondo gli ultimi sondaggi solo il 7% approva il piano dell'amministrazione Bush. Tutti i soldi a chi ha speculato e si è arricchito in questi anni e tutti i debiti ai cittadini in difficoltà. Neppure in un paese generoso con i ricchi come gli USA è più ammissibile. In tempi buoni si poteva anche raccontare che il denaro concesso ai miliardari sarebbe ricaduto come tante briciole anche sui chi stavo in basso e tirava avanti con stipendi modesti. Ora nessuno si beve più certi discorsi. La farsa è finita. Le proteste sono state tali e così violente che per una volta un fronte compatto di Repubblicani e Democratici sono dovuti intervenire bloccando la ratifica del progetto di Paulson.

Il gatto e la volpe hanno reagito in maniera stizzita. Sono andati davanti al congresso a ribadire che il loro piano è l'unica soluzione ammissibile e funzionante e che se esso non venisse approvato a scatola chiusa nel più breve tempo possibile ne conseguirebbe il crollo dell'intera economia americana.

Discorsi che evocano scenari già visti ed ipotesi inquietanti.

Le argomentazioni avanzate da Paulson & Co sono le stesse che l'amministrazione bush utilizzò dopo l'11 settembre per far approvare il patriot act. "La situazione è drammatica" dissero. "Dateci un potere assoluto ed incondizionato, solo così potrete avere la sicurezza che essa venga affrontata con efficacia".

Il congresso cedette e gli concesse pieni poteri.

Successivamente divenne chiaro che le 500 pagine del patriot act non furono scritte in due giorni da un grupppo di legislatori stacanovisti terrorizzati dal terrorismo. Esistevano da parecchio tempo. Riposavano chiuse in un cassetto, in attesa di una provvidenziale crisi che permettesse a Bush e amici di imporle ad un congresso in stato confusionale.

Anche il piano di Paulson si è scoperto esisteva da tempo, da ben prima che la crisi deflagrasse con il fallimento della Lehman e dell'AIG. Viene da chiedersi come mai esso non sia stato sottoposto prima al parlamento in modo che ne potesse discutere con calma il merito. Invece è stato presentato all'improvviso, durante una seduta a porte chiuse nel week end, da cui diversi senatori uscirono dichiarando: "in 25 anni di carriera politica non ho mai sentito un ministro del tesoro usare termini del genere".

Hank ha detto chiaro e tondo: "o approvate il mio piano o condannate al fallimento l'intero paese". La solita tattica del terrore.

Fortunatamente non ha funzionato.

I Democratici non se la sono bevuta ed hanno immediatamente stilato un contro piano che prevede l'acquisizione di un equivalente ammontare di azioni, in cambio dei soldi che il governo fornirebbe alle banche (comprando i famosi titoli spazzatura) e un programma di supporto per aiutare la popolazione a pagare la rata del mutuo. Dopo qualche giorno anche diversi senatori Repubblicani hanno cominciato a mettere in discussione il piano supportati dalle proteste del proprio elettorato.

Frustati, il gatto e la volpe hanno mentito e ripeto MENTITO, raccontando al parlamento che il loro piano prevederebbe perdite minime per il contribuente. E' sufficiente, hanno detto, tenere i titoli fino a scadenza. Peccato che a garantire il valore dei suddetti titoli ci siano dei mutui su case che perdono continuamente valore e debiti di una popolazione sempre più povera ed insolvente. Quando i titoli arriveranno a maturità le perdite incassate dal governo risulteranno altissime. Secondo Ken Ohmae, un famoso economista conosciuto per aver previsto molte delle crisi avvenuti negli anni 80-90 e definito ai suoi tempi "Mr. Strategy", il totale delle perdite che il governo americano potrebbe sostenere ammonterebbe a 5 trilioni.

Altro che perdite minime.

Tutte le stime che ho visto partono da un minimo di perdite di 1 trilione ad un massimo di 5.

Scegliete un po' la cifra che preferite nel mezzo, essa non ha comunque nulla a che vedere con il termine "minimo".

Il piano presentato dal gatto e la volpe presenta altri aspetti "strani".

Come dice Brad Setser sul suo blog, dopo la crisi asiatica del 1997-98 gli Stati Uniti organizzarono una seria di gruppi di lavoro per delineare la migliore linea di azione nel caso si fosse verificato un altro fallimento sistemico e diffuso dell'economia.

Le raccomandazioni avanzate da questi gruppi di lavoro sono praticamente antiteche al piano proposto da Paulson:

I propietari delle banche (gli azionisti) non devono essere salvati. Essi devono perdere il loro investimento quando alle banche viene dato il supporto pubblico, oppure il loro investimento deve essere diluito attraverso la vendita di azioni (o altri strumenti convertibili) ad istituzioni governative, le quali si troverebbero così nella condizione di poter beneficiare e recuperare i costi se la situazione finanziaria degli istituti aiutati dovesse migliorare"

"Il gruppo di lavoro riconosce il ruolo del governo nel proteggere i piccoli depositi del sistema bancario e la generale integrità del sistema finanziario e dei pagamenti. Ciò detto, preservare la stabilità del sistema finanziario e dei pagamenti non richiede la protezione individuale delle banche, dei loro manager o dei proprietari di azioni dal rischio di fallimento".

Insomma l'esatto opposto di quello che propongono Paulson e Bernanke ed in linea con la contro proposta dei democratici avanzata dal Senatore Dodd.

I casi più riusciti di intervento statale nell'economia a seguito di simili fallimenti sistemici rispecchiano le raccomandazioni del gruppo di lavoro del 98. Un esempio classico è la nazionalizzazione del sistema bancario che operò la Svezia negli anni 90, mentre chi cercò di adottare soluzioni simili a quelle di Paulson & Co, come il Giappone, prolungò solo l'agonia ed il fallimento del sistema stesso, senza riuscire per altro, neppure a punirne i responsabili.

Le stranezze non si fermano qua però. Come mette in luce Karl Denninger in un suo video, la Fed negli ultimi giorni, mentre cercava di imporre il piano al parlamento, ritirava contemporaneamente liquidità dal mercato, aggravandone la precaria condizione.

Il tutto sembra essere una spudorata manovra per forzare la mano al congresso.

E' evidente che Paulson e Bernanke tengano molto a questo piano e lo vogliano vedere approvato senza cambiamenti sostanziali. Ci tengono talmente tanto da arrivare a mettere in pericolo l'intera economia ed a mentire in maniera spudorata all'intero paese pur che esso venga ratificato.

Il tutto lascia aperte diverse domande.

Perchè il gatto e la volpe vogliono vedere approvato un piano che garantisce potere assoluto ed impunità al ministro del tesoro, quando il mandato di Paulson scadrà dopo le elezioni di novembre? Cosa si aspettano accada nel frattempo? Oppure sono convinti che il loro amico, Phil Gramm, consigliere economico di Mc Cain, diventerà il nuovo ministro del tesoro e continuerà la loro opera?

Se a questo aggiungiamo le manovre attorno all'Iran, la Russia che accusa gli USA di aver organizzato un attacco economico costringendo le aziende americane a ritirare capitali dal mercato russo (35 miliardi dalla guerra con la Georgia in poi) ed il dispiegamento dal primo ottobre, sul territorio degli Stati Uniti e per la prima volta nella storia, di un unità militare con compiti permanenti di ordine pubblico (come sedare rivolte popolari), si aprono una serie di scenari profondamente oscuri.

Dubito che il gatto e la volpe avranno successo. La protesta popolare è troppo accesa. Gli stessi organi di informazione tradizionale disapprovano un tale oltraggioso salvataggio di Wall Street a spese dei cittadini. Nonostante tutto, il duo di truffatori non sembra volersi arrendendere senza averle provate tutte.

Possiamo solo augurarci che per una volta, il parlamento americano non ceda al ricatto e alla collaudata tecnica del terrore dell'amministrazione Bush e che dietro al piano di Paulson, vi siano solo la cupidigia e il desiderio di salvare i vecchi amici.

domenica 21 settembre 2008

Quelli che la sanno più lunga

Ieri, mi sono ritrovato a leggere un vecchio articolo del New York Times, pubblicato il 18 ottobre del 1930, articolo che tratta di un tema estremamente attuale: quello degli short seller (se non sapete cosa sono leggetevi il post precedente). Anche in quel periodo si dibatteva vivacemente dell'opportunità di abolire le short, ma nonostante fossero nel mezzo della grande depressione i regolatori di allora deciso di non farlo. Evidentemente i lunghi studi accademici di Bernanke sulla grande depresssione, argomento sui cui è ritenuto essere un esperto, lo hanno messo in condizione di saperla più lunga della maggior parte degli economisti di allora e di oggi.

Se non fosse per le date ed i nomi degli individui coinvolti, si potrebbe ritenere che l'articolo sia stato scritto ieri:

Con la depressione sugli scambi, che prosegue nonostante le recenti assicurazioni che essa sarebbe sicuramente terminata con l'arrivo dell'autunno, e con il mercato azionario calato anch'esso al di sotto dei valori raggiunti durante il drammatico riaggiustamento della scorsa estate, non ha sorpreso che sia partita la ricerca di un qualcosa di peculiare ed anomalo come causa della condizione attuale. L'uomo medio non applica una logica rigorosa nei ragionamenti che riguardano questioni di questo genere. E' stata almeno una conveniente supposizione che il business sia esitante a causa di un cattivo mercato azionario, e la stessa Wall Street ha riportato, ogni giorno, come le "bear selling" (vendite al ribasso: con "bear", orso, si identificano gli operatori di borsa che puntano su un ribasso del mercato) abbiano enfatizzato gli scompensi del mercato. Da qui le richieste da parte di irritati osservatori della situazione e della malvagia influenza che simili operazioni sul mercato pruducono, perché esse vengano fermate, tramite la sospensione o la definitiva proibizione delle "short sales".

Una simile azione è senza dubbio possibile, Mr. Untermeyer ha correttamente affermato che la borsa azionaria stessa "ha al suo interno il potere di prevenire o limitare le short selling". Nonostante questa sia una delle più dure critiche che siano state fatte al macchinario della borsa azionaria, bisogna per prudenza aggiungere, che quanto una simile azione sia consigliabile "è tutta un'altra questione". Le autorità di borsa hanno lanciato un avvertimento pubblico a chi vende in maniera speculativa le azioni facendo circolate false voci, minacciando una severa azione disciplinare. Ma anche esse hanno dovuto dichiarare attraverso il loro presidente che "le normali short selling, sono una parte essenziale di un libero mercato delle securities" e che la proibizione di simili vendite "potrebbe produrre la distruzione del mercato" e potrebbe in definitiva, dimostrarsi "un prezzo troppo alto da pagare per l'eliminazione di quei pochi che abusano di una pratica legittima". Il presidente Hoover ultimamente ha discusso la questione con le autorità di borsa; ma in una successiva dichiarazione la casa bianca ha prudentemente puntualizzato che il governo non ha intenzione di inteferire nelle politiche della borsa stessa.

Perchè questa unanimità contro la prevenzione delle "short selling"? La risposta che darebbe chiunque abbia familiarità con in mercati sarebbe, che finchè il valore delle azioni può essere influenzato per quel che riguarda l'aumento del loro prezzo, da acquisti speculativi eseguiti con denaro preso in prestito, un equilibrio non potrebbe essere raggiunto a meno di non permettere la vendita di azioni tramite la presa in prestito delle stesse. Entrambe le pratiche si prestano ad abusi, ed è compito delle autorità di borsa prevenirli. L'abuso del "bidding up the market" (scommettere al rialzo del mercato) attraverso una speculazione basata sui debiti dei brokers è spesso non riconosciuta dal pubblico, sebbene i suoi perversi risultati dovrebbero essere ragionevolmente evidenti per tutti quelli che ricordano il 1929. Eppure è semplicemente impossibile impedire il "buying on margin" (comprare a debito) a meno di non ridurre ogni transazione a dei semplici acquisti con contante -- fatto che precluderebbe una immensa parte di legittimi business. Essendo vero ciò, dovrebbe risultare evidente che la proibizione delle "short sales" esporrebbe il mercato ad estremi e pericolosi aggiustamenti sbilanciati tutti da una parte sola degli scambi. Le nostre "eruzioni" sarebbero grandemente più rovinose; la nostra ripresa con le necessarie "bear repurchases" (ricomprare le azioni che han perso valore) eliminate, molto meno accentuata. Il mercato diventerebbe una trappola per i meno smaliziati, privo di ogni protezione automatica.

Questa non è la prima occasione in cui la proibizione delle "bear sales" è stata veementemente richiesta. Dopo il panico del 1907, a seguito di circostanze che ricordano da vicino quelle esistenti oggi, pressioni per un azione simile obbligarono il Governatore HUGHES ad instaurare un comitato imparziale per investigare la questione. Il comitato non comprendeva neppure un membro della borsa; essa era composta da eminenti economisti, giornalisti, ed uomini d'affari come Mr. Horace White, Judge Samuel H. Ordway, Mr. Edward D. Page ed il professore John B. Clark della Columbia.

Nel suo unanime rapporto del 1909 il comitato stabilì che il più grande male del mercato azionario era il "piramidare" della speculazione al rialzo, sulla base di precedenti profitti ottenuti su pezzi di carta, che poi venivano utilizzati come garanzie per ancora più grandi speculazioni.

Sulla azione degli "orsi" il comitato disse:

Siamo stati sollecitati con forza a consigliare la proibizione delle short sales, non solo sulla base della teoria che sia sbagliato permettere di vendere ciò che uno non possiede, ma anche perché questa vendita finisce col ridurre il valore di mercato delle securties coinvolte. Noi non pensiamo che sia sbagliato permettere a qualcuno di vendere ciò che non possiede ora, ma che prevede di ottenere più tardi. Contratti e accordi di vendita, e consegna futura di proprietà che uno non possiede al momento della stipula del contratto, sono comuni in tutti i tipi di business. La persona che ha "venduto short" (venduto al ribasso) deve prima o poi comprare, in modo da poter restituire le azioni che aveva preso in prestito per eseguire la short sales. Il comportamento dei venditori di short, di scegliere il momento in cui i prezzi sembrano troppo alti per eseguire la vendita, ed il momento in cui essi sono troppo bassi per completare l'acquisto, serve a contenere l'aumento ed il declino dei prezzi.

New York Times, October 18, 1930, Saturday Editorial, Page 12.

Quello che si evince bene dall'editoriale del New York Times è come già all'epoca fosse ben chiaro che i problemi erano di altra natura e le short centrassero ben poco. Il comitato instaurato da Hughes disse bene quando accusò di essere il più grande male del mercato la costituzione di schemi piramidali basati sul valore inflazionato di titoli che venivano poi usati come garanzia per ottenere altri prestiti con cui speculare al rialzo e creare così delle bolle.

Dopo 80 anni abbiamo fatto il giro e siamo tornati al punto di partenza.

Oltretutto gli shortisti puri son molto pochi, anche se è facile presumere che siano aumentati negli ultimi tempi. Molti di quelli che operano delle short lo fanno per coprirsi da rischi dovuti ad altre operazioni. Ad esempio nel mercato delle opzioni i "market makers", cioè quelli che gestiscono in un certo senso il mercato, cercano spesso di avere una posizione neutra rispetto ad esso. A loro non interessa se il mercato va su o giù, semplicemente non vogliono perdere valore in base alle sue fluttuazioni. Essi guadagnano ad esempio vendendo opzioni. Se qualcuno compra delle "opzioni put" da un market makers, cioè il diritto di vendere determinate azioni ad una certa scadenza, contemporaneamente per copririsi dal rischio che questa operazione produca un calo nel valore delle azioni, il market makers apre una posizione short sul titolo in questione (così se il titolo scende davvero non perdono denaro).

Senza questa possibilità di copertura del rischio, i market makers sono costretti ad aumentare enormemente il prezzo delle opzioni che vendono per compensare le perdite che potrebbero subire. La situazione è così complicata che rischia di bloccare completamente il mercato delle opzioni. La SEC sta correndo ai ripari e sembra che potrebbe escludere dal blocco per lo meno i market makers sul mercato delle opzioni. In caso contrario lunedì esso rischierebbe di restare chiuso.

Ancora una volta si prendono decisioni affrettate e ci si trova poco dopo a dover operare eccezioni qua e là col risultato di privilegiare selettivamente alcuni soggetti particolari. Oltre ad essere un idiozia ed una truffa, il blocco delle short non servirà come non è servito quello di quest'estate a salvare le GSE o la Lehman dal fallimento. Rischia solo di creare il caos in un mercato già scosso per i fatti suoi.

Probabilmente, anche se non posso provarlo ovviamente, la proibizione di short è servita solo a prendere un po' di tempo e a far fare un bel po' di soldi ad una nuova categoria: i FOH (Friends of Hank). Nulla mi toglie dalla testa che poco prima che la scudo antishort venisse eretto un gruppo selezionato di soggetti finanziari sia stato avvertito da una bella telefonata, in modo che potesse arricchirsi grazie al rialzo che il mercato avrebbe naturalmente avuto.

Ormai è Hank the King (Hank Paulson il ministro del tesoro americano) che decide chi vive e chi muore, chi guadagna e chi perde, ma di questo parlerò più a lungo nel prossimo post.

L'unica nota positiva in tutto ciò, è che ormai quasi nessuno si azzarda più a chiamare questo casino "libero mercato".

venerdì 19 settembre 2008

La Disperazione al comando (defcon ???)

Ho trascorso gli ultimi due giorni ad assistere stupefatto alle manovre delle autorità monetarie di tutto il pianeta.

Anche una persona, come il sottoscritto, che conosce la natura dei problemi che affliggono i mercati finanziari e che tipo di individui occupi gli scranni più alti delle banche centrali, non poteva credere ai propri occhi.

Gli interventi si stanno susseguendo ad un velocità tale che è quasi impossibile starci dietro.

Per rispondere alla attuale crisi ed impedire il tracollo delle borse, la Fed ha deciso di quadruplicare la quantità di dollari che le banche centrali del mondo possono mettere all'asta. Di fatto in coordinazione con la BCE, la banca centrale inglese, giapponese, svizzera e canadese sono stati immessi 247 miliardi di dollari in circolazione.

I mercati, strangolati da una fuga di capitali, hanno tirato un sospiro di sollievo.

Contemporaneamente i regolatori americani, data la condizione precaria delle banche, hanno deciso di accettare "la buona volontà" degli istituti bancari, considerandola un valore e mettendola a bilancio. Molti di voi penseranno che stia scherzando, per cui riporto sotto un passaggio dall'articolo del NYT:

L'azione delle quattro agenzie che regolano il sistema bancario garantisce un trattamento più favorevole sulle regole di bilancio per ciò che riguarda la cosiddetta buona volontà, un asset intangibile che riflette la differenza tra il valore di mercato e il valore di vendita di una banca. Questa operazione è simile a quella intrapresa nel mezzo della crisi delle Saving & Loans che aiutò molti istituti nel breve periodo. Nel lungo periodo essa aumentò il costo complessivo del salvataggio operato dal governo, dopo che esso tolse i benefici della buona volontà. Sotto la proposta avanzata questa settimana, i regolatori permetterebbero agli acquirenti di una banca e ai thrifts di conteggiare parte della buona volontà ai fini dei requisiti di capitale obbligatorio.

In sostanza se il mercato dice che una certa banca non vale niente e ciò la rende poco appetibile per un acquirente, i regolatori rispondono: "Fanculo al mercato! Ci frega quello che dice solo quando c'è da sodomizzare selvaggiamente il parco buoi ( la gente comune). Se ci dice che le nostre amiche banche non valgono più nulla, il mercato non va più bene".

Così permettono alle banche di inventarsi un valore che non ha nulla a che vedere con quello di mercato e di metterlo a bilancio. Un eventuale acquirente che compri una di queste banche si troverebbe a pagarla troppo, ma per invogliarlo gli viene concesso di conteggiare la buona volontà nei propri bilanci, come se fosse una quantità esistente, permettendogli quindi di far apparire la propria posizione finanziaria migliore di quella che sia in realtà.

Scommetto piacerebbe anche a voi aggiungere la vostra buona volontà al valore di una casa che state vendendo o darla come garanzia quando andate a chiedere un prestito in banca.

Un'altra notizia passata quasi inosservata è che la Fed è rimasta senza soldi.

Se la memoria non mi inganna la Fed l'anno scorso aveva riserve monetarie per più di 800 miliardi di dollari, di cui la metà in buoni del tesoro. L'intera cifra si è volatizzata: consumata dalle varie facility, dal salvataggio della Bear, dell'AIG dal prestito fatto alla Lehman via JP Morgan. Si è insomma, bruciata tutto il denaro, nel disperato tentativo di salvare il sistema bancario. In compenso a garanzia di tutti i prestiti che ha fatto, ha ricevuto tanti bei derivati che ha sempre raccontato valessero tanto quanto i soldi che concedeva. Potrebbe sempre provarli a vendere per rimediare un po' di denaro. Sarebbe senz'altro uno spettacolo interessante, dato che l'ultima volta che qualcuno ha provato a farlo (la Merrill Lynch) si è scoperto che il loro valore oscilla tra i 5 ed i 22 centesimi il dollaro.

La Fed ha deciso quindi, di rimediare denaro nell'unica maniera che ha a disposizione. Stampandolo . Il tesoro Statunitense ha acconsentito ad emettere dei buoni del tesoro ad hoc, da vendere solo ed esclusivamente per finanziare la cassa della Fed. Fino ad oggi la banca centrale americana aveva fatto almeno finta di cercare di contenere l'inflazione. Ha usato dei soldi che aveva già o se aumentava il denaro in circolazione, ad esempio tramite le sue facility, ne drenava dell'altro sulle operazioni dirette sul mercato. Adesso anche quella tenue farsa è crollata.

La pressa della Fed sta cominciando a girare a piena forza il che è fottutamente inflazionario.

Parlando di entità in mutande, l'FDIC, l'ente preposto al salvataggio delle banche fallite i cui conti correnti deve garantire fino a 100000 dollari, è rimasto anch'esso senza soldi costretto ad osservare con orrore profilarsi all'orizzonte lo spettro di 117 istituti pericolanti. Disperato ha bussato alla porta del tesoro americano, che non nega soldi ormai a nessuno, ed è riuscito a farsi concedere dal congresso una linea di credito a cui attingere per l'ammontare di 500 miliardi di dollari.

Anche Russia e Cina sono intervenuti per sostenere i mercati al collasso. La prima dopo che la borsa Russa in tre giorni ha perso il 25%, ha deciso di impegnare 20 miliardi a sostegno dei listini e di tagliare le tasse sul petrolio per incentivare la domanda. La Cina invece, oltre che a tagliare le tasse su chi investe in azioni, ha ordinato al suo fondo sovrano di investimento forte di un capitale di 200 miliardi, di comprare le azioni di una serie di aziende di stato per sostenerne il valore.

Sono entrambe azioni disperate che rivelano quanto la situazione sia precaria.

Tanto che perfino Bernanke in privato ammette: "Abbiamo perso il controllo. Non siamo in grado di stabilizzare il valore del dollaro. Non possiamo controllare il prezzo delle materie prime".

Ad un situazione disperata si risponde con misure disperate.

Vediamo quindi quali sono queste misure accolte con entusiasmo dagli operatori di borsa e che hanno spinto il Dow ad un rialzo del 3,40% (nel momento in cui sto scrivendo) e il Mibtel ad un più 7,70% (il record storico da quando nacque il Mibtel nel 1994).

La prima misura del Tesoro USA, ha avuto come obiettivo quello di stabilizzare il mercato dei fondi comuni dopo che il fallimento dell'AIG aveva prodotto una fuga di massa, da parte degli individui che avevano investito i propri soldi in questi fondi. Il tesoro permetterà di utilizzare il denaro dell'Exchange Stabilization Fund (un entità costituita nel 1934) fino ad un ammontare di 50 miliardi, per venire incontro agli obblighi dei fondi comuni e alla richieste di ritiro di denaro che ad essi pervengono.

Inoltre dato che molti di questi fondi sono imbottiti di derivati invendibili (obbligazioni basate sui mutui, ecc) per permettere ad essi di recuperare liquidità, la Fed ha deciso che comprerà il debito (obbligazioni) di quelle banche che si impegneranno ad usare il denaro così ricevuto, per acquistare la famosa cartaccia invendibile in possesso dei fondi comuni.

E' venuto poi il momento per la Fed di occuparsi delle quotazioni del mercato azionario. Dopo essersi interrogati per lunghe ore sulle ragioni che possono esserci dietro al crollo dei mercati, i grandi economisti che regolano il mercato Statunitense ed Inglese, hanno concluso che la responsabilità era, indovinate un po': degli shortisti.

Hanno quindi deciso di erigere uno scudo anti-short che si configura come la versione estesa di quella imbastito la scorsa estate.

L'Inghilterra ha proibito qualunque short (scommessa al ribasso) fino almeno al 16 Gennaio, citando come giustificazione le condizioni estreme del mercato.

Ai regolati Inglesi si è unita la SEC americana decretando il divieto di short, su 799 aziende legate alla finanza. Mentre d'estate furono vietate le naked short (scommesse al ribasso, ma allo scoperto) pratica ammessa, ma al limite del consentito, questa volte sono state proibite TUTTE le short. Una cosa mai sentita. Attenzione, scommettere che un titolo perderà di valore è perfettamente legittimo. Per anni le stesse banche che adesso vengono protette da questo scudo hanno lucrato miliardi con le short, spesso senza neppure riconsegnare le azioni entro i limiti previsti.

Shortare un titolo significare andare da un soggetto (spesso banche) che possiede delle azioni di un questo titolo e dietro pagamento di una piccola cifra prendere in prestito alcune di esse. Dopo di chè le si vende sul mercato diciamo a 100, presumendo che in breve tempo essere perderanno di valore. Dopo alcuni giorni (se non sbaglio i limiti sono 13 giorni) si torna sul mercato e si ricompra l'esatto ammontare delle azioni prese precedentemente in prestito. Se abbiamo scommesso bene esse avranno perso valore e ricomprarle mi costerà per esempio 80. Dopo averle riacquistate torno dal soggetto che me le aveva prestate e le restituisco.

Io ci guadagno la differenza tra il prezzo a cui le ho vendute e quelle a cui le ho ricomprate. Chi me le ha prestate ci guadagna la somma che gli ho pagato per prenderle "in affitto" per un certo periodo.

Che succede se il valore del titolo in questione sale invece di scendere?

Ovviamente ci rimetterò dei soldi. Invece di aspettare il più a lungo possibile, se il titolo sale, prima ricompro le azioni da restituire e meno soldi spenderò (ovviamente è meglio comprare quando il titolo è a 101 invece che a 110 o 120). Questa operazione si chiama "short covering", la copertura delle short.

L'intervento dei regolatori inglesi e americani con il loro divieto di short, ha dato vita alla madre di tutte le short covering.

Dato l'andamento dei mercati, i vari fallimenti e tutto quello che è accaduto negli ultimi tempi, la diga si era rotta. Tutti stavano scommettendo al ribasso e tutti avevano posizioni aperte con delle short. Quando le short sono state proibite, tutti, sapendo che i titoli presumibilmente non sarebbero più scesi, almeno nel breve periodo, hanno dovuto correre ai ripari e riacquistare le azioni prese in prestito il prima possibile.

Questo artificiale corsa all'acquisto ha fatto schizzare in alto il valore di tutti i listini del pianeta.

Non fatevi ingannare. I problemi non sono affatto scomparsi e la fiducia non è tornata improvvisamente a regnare.

Un altra operazione accolta con salti di gioia è quella che prevede la costituzione di un nuovo RTC.

L'RTC era un entità creata durante la crisi delle Saving & Loans del 1989, il cui compito consisteva nel prendere possesso dei mutui e degli asset in possesso delle banche fallite, per poi liquidarli. Il mega fondo che il governo americano sta pensando di creare, avrebbe compiti simili. Dovrebbe comprare tutta quella montagna di titoli tossici in possesso delle banche per poi provarli a liquidare, vendendoli un po' alla volta sul mercato.

Come già detto non possono liquidarli direttamente le banche perché essi valgono dai 5 ai 22 centesimi il dollaro. La maggior parte delle banche fallirebbero se fossero costrette a venderli (come dire che esse sono di fatto fallite allo stato attuale). Così ci penserà il governo e quindi tutti i cittadini ad accollarsi le perdite dei poveri banchieri.

All'inizio si disse che l'RTC sarebbe costato 20 miliardi ai contribuenti, ma alla fine della crisi delle Saving & Loans il contò ammontò a 160 miliardi. Adesso vanno in giro a raccontare che il governo dovrebbe sborsare 500 miliardi per questo nuovo fondo.

Se ci credete davvero, ho una fontana in centro a Roma da vendervi.

Il costo ammonterà a 1-2 trilioni. Ovviamente per finanziare questa ennesima trovata il congresso degli Stati Uniti permetterà l'emissione di nuovi buoni del tesoro. Buoni che naturalmente dovranno comprare investitori stranieri.

I media cinesi la stanno prendendo così bene, questa crisi finanziaria, che hanno passato la settimana ad accusare gli USA di aver scatenato "armi di distruzione di massa finanziarie" sull'intero pianeta, permettendo alle banche di inscatolare i mutui e rivenderli come derivati.

Son proprio curioso di vedere quanto ancora continueranno a comprare debito pubblico americano, a forza di 500 miliardi qua e 500 miliardi là.

Se anche gli Stati Uniti riuscissero a frenare la crisi attuale prendendosi carico di tutte le perdite del sistema, potete stare certi che non saranno più loro a dominare sui mercati finanziari.

Ed anche gli esultanti operatori di borsa che hanno accolto aprendo bottiglie di champagne il sottile messaggio lanciato dagli USA ("accolleremo tutte le perdite ai nostri cittadini, non importa quanto elevate, e salveremo banchieri e speculatori") dovranno forse in futuro, ripensando a questi giorni, rammaricarsi per le soluzioni intraprese dai politici e dai regolatori.

mercoledì 17 settembre 2008

Uno spettro chiamato TED (defcon 4,7)

Mi sono sbagliato....e la cosa non mi piace affatto.

Non certo perché mi ritenga infallibile, semplicemente non riconosco più Wall Street. Negli ultimi tempi ogni volta che si verificava una crisi, scattava automaticamente l'intervento della Fed o del Tesoro Americano a sostegno dei mercati. Il giorno seguente, euforica per il salvataggio di turno, la borsa di New York saliva di qualche centinaio di punti.

Il rialzo durava qualche giorno, dopo di chè gli operatori resisi conto che il fondo non era ancora stato toccato, cominciavano a vendere facendo precipitare nuovamente la borsa.

Un film che si è ripetuto uguale a se stesso, intervento dopo intervento, salvataggio dopo salvataggio, per più di un anno.

Questa volta invece, a parte un anemico guadagno segnato dalla borsa nella giornata di ieri il mercato non ha neppure fatto finta di illudersi che il salvataggio dell'AIG avesse segnato il punto più basso dell'attuale crisi.

Nel momento in cui scrivo il Dow perde il 3,08% e lo S&P 500 il 3,60%.

Pessimo segnale.

Anche i più ottimisti, quelli che ad ogni fallimento ed ogni crisi gridavano "il peggio è passato" sembrano non crederci più.

L'indicatore a cui tutti stanno prestando preoccupata attenzione è il TED.

Esso misura lo spread (la differenza) tra il tasso interbancario a tre mesi (il LIBOR) e i buoni del tesoro con scadenza a tre mesi. In una condizione di mercato normale non dovrebbe esistere grande differenza tra essi (lo spread risulterebbe quindi basso). Questo perché normalmente ogni banca dovrebbe considerare le proprie colleghe, solide quasi quanto il governo degli Stati Uniti, portando di conseguenza il tasso interbancario ad avvicinarsi al rendimento dei buoni del tesoro.

Gli ultimi traumatici avvenimenti del mercato, il fallimento della Lehman, il salvataggio in extremis dell'AIG e il congelamento del fondo comune Reserve Primary Fund, hanno fatto salire il LIBOR a tre mesi di 19 punti portandolo al 3,06%, il valore massimo toccato dal 29 Settembre 1999.

Contemporanemente il rendimento dei buoni del tesoro a tre mesi è crollato allo 0,233% il livello più basso dal 1954. Ciò si è verificato perchè gli investitori stanno letteralmente abbandonando la borsa rifugiandosi, per l'appunto, nei buoni del tesoro a tre mesi, strumento ritenuto solido ed essere il più vicino al denaro liquido.

Il rendimento dei buoni del Tesoro si muove in maniera opposta al loro prezzo. Più gente vuole i buoni è più il loro prezzo è alto (classica domanda/offerta). Questo però, significa anche che il rendimento cala, dato che vista la grande domanda il governo non ha bisogno di promettere alti rendimenti per poterli vendere. Ovviamente se la domanda è bassa succede esattamente il contrario. I buoni sono economici e devono promettere alti rendimenti per invogliare gli investitori ad acquistarli.

Quello che sta succedendo ai buoni del tesoro è un inequivocabile segnale di panico da parte di chi investe.

Quello che sta succendo al LIBOR invece, riflette l'incertezza delle banche che non si fidano più l'una dell'altra e aspettano terrorizzate di scoprire quale sarà la prossima di loro a dichiarare bancarotta.

Mettendo insieme questi due fattori non è sorprendente che il TED stia salendo alla stelle e che le borse stiano precipitando, anche perché l'effetto di tutto ciò è pesantemente deflattivo. Una marea di denaro viene ritirata per essere prestata al governo mentre contemporaneamente le banche si rifiutano di far circolare denaro fresco.

Chi deve finanziarsi non sa più dove sbattere la testa.

L'HBOS il maggior emettitore di mutui inglese, ad esempio, è uno di quei soggetti che sta venendo stritolato dalla morsa monetaria. Il suo titolo ha perso oggi il 52% a causa delle voci su sue presunte difficoltà nell'avere accesso a denaro liquido. Il titolo è poi risalito dopo che qualcuno ha fatto trapelare di trattative esitenti con il Lloyds TSB Group in vista di una possibile acquisizione.

Altri segnali estremamente preoccupanti vengono dalla borsa Russa. Le contrattazioni sono state bloccate indefinitamente oggi, dopo un calo del 10% che va a sommarsi al meno 17% di ieri. Il denaro sta scappando a gambe levate dalla Russia. Si parla di 35 miliardi di dollari dalla fine della guerra in Georgia. Per rifinanziare le banche del paese il governo di Mosca ha immesso ieri 20 miliardi nel circuito interbancario. Evidentemente non sono stati sufficienti dato che oggi in un estremo tentativo di invertire l'andamento della borsa ha rincarato la dose, prestando direttamente alle 3 maggiori banche Russe 44 miliardi di dollari.

Dall'altra parte dell'atlantico intanto, la sorte della Washington Mutual sta per compiersi. La più grande Saving & Loans (cassa di risparmio) degli USA ha i giorni contati. Benny Boy sta contattando frenticamente i maggiori istituti bancari in circolazione, chiedendo gentilmente se sarebbero disposti a comprarsi la moribonda WaMu. Vedremo come andrà finire: se ci aspetterà un altro Friday Bankruptcy di quelli indimenticabili come quello appena trascorso o se la WaMu resisterà un altra settimana e nel caso essa venga venduta che cavolo dovrà promettere al compratore la Fed.

Sopresa finale, i cds (i famosi derivati che funzionano come un assicurazione) sui buoni del tesoro sono saliti di 4 punti base raggiungendo i 30 punti base. All'inizio della crisi del credito scoppiata a luglio del 2007 erano a 2 punti base.

In sostanza quei cds misurano la solidità del debito pubblico americano. Secondo i numeri esso è considerato, dopo i salvataggi dalla Bear, dell'AIG, delle GSE e degli 87 miliardi dati alla Jp Morgan (come garanzia per il presito effettuato da quest'ultima alla Lehman), peggiore di quello dell'Austria della Finlandia o della Svezia i cui cds costano meno della metà di quelli Statunitensi (costa meno assicurarsi da un loro possibile fallimento).

Si stanno avvicinando inoltre le scadenze di fine anno, periodo in cui le banche normalmente hanno bisogno di grandi quantità di denaro, non fosse altro che per mostrare una parvenza di bilanci in ordine.

La spinta sui mercati invece è marcatamente deflazionaria.

Sono molto curioso di vedere quale coniglio tirerà fuori dal capello Benny Boy, per cercare di calmare le acque.

Se continua così non escluderei un taglio inaspettato dei tassi, seppure Benny abbia chiarito ieri come la sua vera preoccupazione sia improvvisamente diventata l'inflazione.

Quando il problema era l'inflazione si preoccupava per una possibile deflazione.

Ora che invece è la deflazione il problema si preoccupa dell'inflazione.

Ottimo tempismo Ben.

Provaci ancora Benny Boy (defcon 4,5)

Da un paio di giorni l'intero settore bancario sta rischiando l'infarto.

La linfa vitale, il sangue che sostiene l'intera economia è il denaro o credito, che dir si voglia, ed esso viene messo e pompato in circolo dalle banche. Perché il denaro circoli è fondamentale che le banche stesse siano disposte a prestarselo tra di loro ad un prezzo conveniente, cioé che l'interesse sui prestiti del settore interbancario sia contenuto.

L'indicatore fondamentale è quindi il tasso di interesse interbancario (Libor, Euribor ecc, il nome varia a seconda della zona di riferimento). Esso è balzato ieri dal 3,33% al 6,34%. Di fatto il costo dei prestiti che le banche fanno ad altre banche è raddoppiato in un giorno. Tenete conto che il tasso di interesse finale che viene richiesto a chiunque di noi vada a chiedere un prestito in banca dipende dal tasso interbancario.

Un aumento di quell'entità equivale ad un vero e proprio infarto per il sistema economico. Per reagire a questo piccolo inconveniente la Fed ha immesso 50 miliardi di liquidità ieri. Questo intervento segue quello di lunedì in cui la Fed ne fornì 70, di miliardi al settore bancario. La BCE e la Banca centrale giapponese hanno imitato l'esempio della loro collega americana immettendo rispettivamente 70 miliardi di euro e 24 miliardi di dollari.

L'origine di questi scompensi nell'ambiente bancario sono ovviamente da ricercare negli ultimi avvenimenti.

Il fallimento della Lehman ed il matrimonio forzato tra Bank of America e Merrill Lynch (si dice che la Fed abbia "convinto" BAC a compiere questa operazione nel timore che Merrill fosse la prossima a fallire).

Ogni banca ormai guarda le sue colleghe di traverso, pensando: "tu potresti essere la prossima". Risultato: se una banca vuole dei soldi in prestito da una sua collega (cosa perfettamente normale e che avviene giornalmente) lo deve pagare caro.

Ieri, intanto, l'intero sistema economico modiale ha rischiato di saltare per aria.

Ovviamente mi sto riferendo alla precaria situazione dell'AIG, la gigantesca compagnia di assicurazione che in seguito al declassamento del suo rating si è trovata costretta a recuperare capitali in tutta fretta. Capitali che le serviono da offrire come garanzia aggiuntiva nei confronti di tutti quei soggetti finanziari che hanno comprato da essa assicurazioni a copertura di una nutrita varietà di prodotti finanziari.

Se il tuo rating cala, la tua posizione risulta meno solida e quindi sei obbligato ad aumentare le garanzie in qualche maniera, il meccanismo è automatico.

Non avendo abbastanza soldi a disposizione per questa operazione l'AIG si è ritrovata con le spalle al muro. Dato che ha un esposizione complessiva di 1 trilione di dollari e che la maggior parte dei più importante istituti di Wall Street hanno comprato assicurazioni da essa, un suo fallimento avrebbe innescato un effetto domino dalle conseguenze devastanti.

Il fallimento sarebbe arrivato entro mercoledì senza un qualche intervento esterno.

Nel post di ieri avevo previsto che Bernanke (il capo della Fed) sarebbe intervenuto in qualche maniera.

Non poteva fare altrimenti. L'alternativa sarebbe stata l'armageddon economico. Ovviamente avevo ragione (era un previsione molto facile da fare). Il buon vecchio Benny Boy (Ben Bernanke) ha infatti deciso, di fornire all'AIG un prestito ponte da 85 miliardi di dollari, rimangiandosi quello che fece lunedì quando rifiutò di prestargliene 40.

Il problema si disse allora, era che la Fed regola e può intervenire sugli istituti bancari, ma non ha nulla a che vedere con le assicurazioni le quali dipendono da altre entità (anche se interpretando alla lettera la sezione 13 del Federal Reserve Act potrebbe prestar soldi pure ai pizzaioli). Entità che purtoppo non hanno alcuna possibilità di prestare denaro, come può fare invece una banca centrale.

Questa ridicola situazione è la conseguenza delle de-regolamentazioni nate negli anni 90 e poi proseguite fino ai giorni nostri, che hanno permesso ad entità che non ne avevano nessun titolo, di comportarsi come delle vere e proprie banche (assicurazioni, fondi di investimento ecc) creando quello che viene chiamato "sistema bancario ombra".

Un sistema parallelo che non risponde a nessuno e non potrebbe in teoria essere salvato da nessuno, ma dovrebbe invece, come dissero nel corso degli anni i suoi difensori, rispondere alle regole del mercato.

Ed il mercato ha decretato il fallimento dell'AIG.

Dato che essa garantisce 441 miliardi di dollari in investimenti a rendimento fisso detenuti da banche e altri soggetti finanziari, però, il suo fallimento non era conteplabile.

Dall'articolo di Bloomberg:

"E' stato un enorme sollievo" ha detto David Havens, analista del credito per la UBS AG di Stamford, Connecticut. "Nessuno sa realmente cosa avrebbe significato per il mercato se le fosse stato concesso di fallire, ma c'era un enorme rischio sistemico. Il problema è che nessuno può dire quanto grave sarebbe potuto essere"

Rischio sistemico.

La parolina magica che aleggia sulle labbra di Benny Boy ogni volta che salva un suo compagno di merende. La giustificazione ultima di ogni roccambolesca operazione eseguita in barba a tutte le regole del mercato.

Per cui: al diavolo la coerenza, che ormai è l'ultimo dei problemi di Bernanke e prestiamo pure 85 miliardi all'AIG.

In cambio di questi soldi la Fed ha ricevuto l'80% dell'istituto di assicurazione. Di fatto l'AIG è stata nazionalizzata. Non esiste un altra maniera per descrivere la situazione.

Sempre dall'articolo di Bloomberg, riguardo ai termini dell'accordo:

Il prestito della Fed Reserve non richiede vendita degli asset o la liquidazione della compagnia, anche se questi saranno i modi in cui è più probabile che l'AIG ripagherà la Fed, hanno detto dei dipendenti della banca centrale sotto condizione di anonimità. Gli interessi si baseranno sul tasso interbancario Londinese a tre mesi (LIBOR) più un 8,5%.

La Fed non fa previsioni sul fatto che l'AIG possa essere più piccola, non esistente o simile alla sua forma attuale alla scadenza del prestito, hanno detto membri dello staff (della Fed).

Intanto si può affermare che questo prestito costerà caro all'AIG. Il Libor a tre mesi è al 2,81% a cui va aggiunto un bel 8,5%.

Non male.

Il prestito ponte servirà in realtà a dare tempo all'AIG di vendere il vendibile. Sistemare coi soldi recuperati i suoi conti traballati, ridurre la sua esposizione e se non proprio fallire, ridursi drasticamente, fino a diventare un soggetto economico secondario.

Riguardo a questo il comunicato stampa della Fed è un pò più preciso di bloomberg:

L'interesse dei contribuenti sono protetti dalle condizioni fondamentali del prestito. Il prestito è garantito da tutti gli asset dell'AIG e dalle sue principali sussidiarie non regolate. Questi asset includono le azioni di tutte le sussidiarie regolate. Il prestito ci aspettiamo venga ripagato dai ricavi della vendita degli asset dell'AIG. Il governo degli USA riceverà il 79,9% delle azioni dell'AIG ed avrà il potere di veto sui pagamenti dei dividendi sulle azioni comuni e preferenziali.

Come dire che l'AIG è in liquidazione. Ovviamente gli azionisti sono rimasti fregati da questo accordo, dato che ormai essa, è di fatto di proprietà governativa.

Riguardo alle conseguenze di tutta questa operazione citerò Karl Denninger (potete vedervi qua il suo video se capite l'inglese).

In sostanza Denninger afferma che la Fed, ha di fatto messo un bel bersaglio luminoso sulla schiena di ogni istituto finanziario, pronto per essere centrato dagli shortisti.

Gli shortisti sono quei signori che scommettono al ribasso su un titolo in borsa e ne deprimono il valore. Adesso i fondi di investimento possono dare tranquillamente la caccia a chi è esposto sui cds come l'AIG e shortarne pesantemente i titoli.

I cds sono quei contratti di assicurazione contro, generalmente, il fallimento di azienda o di una serie di titoli (obbligazioni normalmente) che tanti soggetti finanziari hanno emesso negli ultimi anni. Sono delle vere e proprie assicurazioni, ma non sono mai stati ufficialmente classificati così, perché ciò avrebbe comportato una regolamentazione più stringente (la stessa adottata per le assicurazioni).

Durante il boom finanziario, sostenuto dalla bolla immobiliare, nessuno voleva regole stringenti. Anzi, nessuno voleva regole.

Se i fondi di investimento si mettono a shortare e quindi a far calare di valore le azioni di una di queste aziende esposte sui cds, quest'ultima entrerà nella stessa pressa che ha schiacciato l'AIG. Il suo rating calerà ed essa sarà costretta a trovare soldi aggiuntivi, da fornire come garanzia che è solvibile ed in grado di pagare le assicurazioni che ha emesso (tutti i cds). Purtroppo non riuscirà a farlo dato che nessuno sul mercato sarà disposto a finanziarla se non a dei costi terribilmente alti. Dovrà perciò, correre a chiedere aiuto a Benny Boy (Ben Bernanke).

"Fai un prestito anche a me Ben" dirà. "Se fallisco anche l'intero mercato verrà giù".

E Ben interverrà facendo pagare ai cittadini americani il guadagno degli shortisti, che potranno così tranquillamente concentrarsi sul prossimo bersaglio, tanto finché ci pensa la Fed a pagare, il mercato anche se traballante resterà in piedi.

Il giochino è diventato troppo conveniente. Talmente tanto che sembrano esserne consapevoli anche i regolatori visto che stanno pensando di ripristinare lo scudo anti naked short (un tipo particolare di scommesse al ribasso, fatte allo scoperto) imbastito in tutta fretta questa estate.

Non servirà a molto, dato che esistono altri modi per scommettere sul calo di un titolo.

Il consiglio di Denninger è di vendere qualunque cosa abbia a che vedere con istituti esposti sui cds. Specialmente oggi in cui prevede (e mi trova daccordo) che Wall Street salirà di qualche centinaio di punti.

Torniamo per un attimo a parlare della Lehman.

Molti pensavano che a parte un intervento sulle facility della Fed, per aumentare la liquidità disponibile e rendere il fallimento della Lehman il più ordinato possibile, la Fed non fosse intervenuta. Secondo la Cnbc invece, la Federal Reserve avrebbe garantito un prestito da 87 miliardi fornito dalla JP Morgan alla Lehman in modo che essa potesse morire placidamente, senza provocare grossi scossoni.

Tutto come previsto. Solo "piccoli" scossoni si sono verificati.

Ad esempio, uno dei più vecchi e grandi fondi comuni degli Usa ha congelato la possibilità di ritirare i propri soldi da parte degli investitori, a seguito di una perdita di 785 milioni di dollari prodotta dal fallimento della Lehman.

Chissà che sarebbe accaduto senza l'intervento della Fed.

85 miliardi qua, 87 miliardi la, il salvataggio delle GSE.

Non basta ancora.

L'agonia sui mercati continua e continueranno parimenti, anche gli interventi di Benny Boy e degli altri regolatori, quali che possano essere le conseguenze a lungo termine di queste interferenze.

Tanto ormai, qualunque sia il tuo problema economico, come dice il video qua sotto: "You've got the Fed" (c'è sempre la Fed).