giovedì 31 luglio 2008

What's Truth?

Come molti ricorderanno, il putiferio attorno alla Fannie Mae e Freddie Mac scoppiò sulla scia di un rapporto della Lehman Brothers, il quale stimava che le due GSE avrebbero dovuto recuperare capitali per 75 miliardi per arrivare ad avere un livello minimo di capitalizzazione.

Il rapporto della Lehman si basava sull'FAS 140 (Federal accounting standard) una nuova direttiva in materia di bilancio che avrebbe costretto le GSE e i maggiori istituti finanziari a rimettere sui loro libri contabili tutta una serie di strumenti (pieni zeppi di perdite) che tenevano parcheggiati fuori bilancio in "veicoli" costruiti appositamente.

Molti speravano che in base alle nuove regole di bilancio finalmente sarebbe stata fatta chiarezza sulla situazione contabile delle maggiori banche statunitensi. Dopo aver dato un occhiata al testo dell'FAS 140 iniziarono a circolare i primi dubbi. Un articolo su bloomberg la descrive così:

Sotto l'FASB 140, una delle regole che il consiglio sta considerando di cambiare, le entità possono rimanere fuori bilancio se le loro attività sono "significativamente limitate" e "completamente specificate" nei documenti legali che le hanno create.

Il testo è poco chiaro e non si sa ancora bene da che parte prenderlo, ne cosa si intenda con "significativamente limitate". Sembra la classica legge fatta apposta per essere fumosa ed arbitraria.

Per fortuna ci ha pensato l'FASB (Financial Accounting Standards Board) a risolvere il problema, garantendo sufficente tempo ai legali dei soggetti finanziari coinvolti, per arrivare ad una comprensione delle nuove regole. Originariamente le nuove direttive sui bilanci dovevano scattare dal 15 Novembre di quest'anno, ma è stato gentilmente deciso di rimandarle di un intero anno.

Le ragioni le spiega sempre Bloomberg:

Il Financial Accounting Standards Board ha rimandato una misura, osteggiata dalla Citigroup Inc. e dalle industrie delle securities, che avrebbe forzato le banche a portare a bilancio assets tenuti fuori da esso, come mutui e debiti sulle carte di credito.

L'FASB ha proposto che le compagnie mettessero i nuovi prodotti derivanti da una securizzazione direttamente a bilancio a partire dal nuovo anno fiscale che parte il 15 Novembre. I membri della Securities Industry and Financial Markets Association e l'American Securitization Forum si sono lamentate che questo cambiamento, che avrebbe coinvolto fino a 11 trilioni messi in entità fuori bilancio, potrebbero far apparire le compagnie, agli occhi dei regolatori e degli inevstitori, a corto di capitali. Le compagnie finanziarie hanno risposto che potrebbero (le nuove regole) peggiorare la crisi creditizia riducendo ulteriormente i prestiti e gli investimenti

Ancora una volta il problema è la verità. Il fatto che gli istituti bancari siano infarciti di perdite va bene, fin tanto che non si fa sapere in giro quanti debiti e quante perdite abbiano realmente riportato. Ovviamente, l'FASB come tutti i regolatori fin'ora, si è trovata daccordo con questa logica e si è associata al giochino di nascondere i problemi sotto il tappetto. L'applicazione delle nuove regole sarà rimandata di un anno.

Come fa una persona ad investire in un entità di cui non può nemmeno verificare la situazione finanziaria?

Solo un idiota investirebbe ad occhi chiusi fidandosi. La cosa ironica e che i signori che premono per nascondere la verità, sono gli stessi che si lamentando se la gente perde fiducia nel sistema finanziario e scappa a gambe levate dai mercati, oppure comincia direttamente a giocare al ribasso sui titoli bancari i quali avranno poi bisogno di un bello scudo anti-short per salvarsi.

Ovviamente tutto ciò non serve, riesce solo a prolungare l'agonia. E molto simile a ciò che successe alle banche giapponesi durante la crisi di fine anni 80. All'epoca gli economisti americani si scagliavano contro di esse e contro il governo del sol levante, per la sua linea di azione. "Dovete dire la verità" gridavano. Solo così si potrà ripristinare la fiducia sul mercato. Adesso molto educatamente, i giapponesi se la ridono sotto i baffi, mentre assistono al triste spettacolo che stanno dando la finanza e i regolatori americani.

Alla mia richiesta di verità, che si va ad unire a quella di diversi illustri economisti, di fatto la finanza Statunitense risponde come fece Jack Nicholson nella scena finale del film "codice d'onore" a Tom Cruise:

"La verità??? Voi non potete reggere la verità!!!!"

mercoledì 30 luglio 2008

Chiamiamola Disperazione

In questo post, avrei tanto voluto discutere del grafico qua sotto e di quel che rappresenta (siate ben rilassati prima di guardarlo), ma gli ultimi avvenimenti nel mondo bancario meritano la precedenza.

La notizia del momento è la manovra fatta dalla Merrill Lynch per cercare di aumentare la propria capitalizzazione.

Prima di parlarne più in dettaglio rivediamo un attimo le dichiarazioni fatte quest'anno da John Thain il CEO della Merrill:

  1. 1/25 "Non penso che siamo in affanno... siamo ben posizionati per lanciarci nel 2008"
  2. 4/3 "Siamo ben forniti di capitale per proseguire senza dover rivolgerci al mercato azionario"
  3. 4/10 Le riserve monetarie della Merrill "sono sufficenti per le previste esigenze future"
  4. 4/22 La Merrill recupera 9,5 miliardi di dollari emettendo nuovo debito e vendendo delle azioni preferenziali
  5. 5/7 "Non abbiamo intenzione di recuperare altro capitale"
  6. 7/18 "Non penso che vogliamo fare cose stupide. Siamo stati ben bilanciati nei termini di ciò che abbiamo venduto e ed il prezzo al quale lo abbiamo fatto. Non abbiamo liquidato roba ad ogni prezzo possibile"
  7. 7/28 La Merrill vende 8,5 miliardi di dollari sotto forma di azioni, scaricando dei CDO a 22 centesimi il dollaro
Se esistesse, Thain dovrebbe vincere il nobel alla bugia.

Il 17 Luglio Thain ha esposto i pessimi risultati per il secondo quarto, rassicurando comunque gli azionisti sullo stato della banca di investimento. La Merril ha venduto la sua quota (del 20%) di bloomberg per 4,4 miliardi di dollari riuscendo a limitare così le perdite per il secondo quarto a 4,6 miliardi. Come dissi nel mio vecchio post, la maggior parte delle perdite derivavano da tranche di CDO, super senior.

I CDO non sono altro che i mutui presi, spezzati, impachettati e venduti dalle banche ad altri sotto forma di obbligazioni. Queste obbligazioni venivano vendute in tranche di differente qualità. Le super senior erano quelle di qualità migliore, con un rating AAA, e naturalmente se le tenevano le banche nei loro portafogli invece di rivenderle. Fino all'anno scorso raccontavano che non fosse possibile che le super senior perdessero valore (senza portare nessuna prova empirica, storica, matematica o di altro genere a supporto di questa convinzione).

Il tempo ha dimostrato esattamente il contrario. Su 4,6 miliardi di perdite della Merrill nel secondo quarto, 3,5 dipendono da tranche super senior di CDO. Il 17 Luglio, durante l'esposizione del risultati della banca il valore delle sue azioni era di 30,73 dollari ad azione. Lunedì il titolo della Merrill ha chiuso a 24,33.

Nel mezzo il piano delle Merril annunciato appunto il 28 Luglio. Ecco come si è sviluppato il piano secondo il Wall Street Journal:

La più grande e singola azione intrapresa dalla Merrill lunedì, è stata la vendita di assets basati sui mutui ad una affiliata del fondo Lone Star. Questi assets avevano un valore facciale di 30,6 miliardi, e la Merril li teneva sui suoi libri contabili per un un valore di 11,1 miliardi alla fine di Giugno. Il Lone Star ha pagato per questi assets solo 6,7 miliardi di dollari, cioè 22 centesimi per ogni dollaro di valore facciale. La vendita ha ridotto la quantità di quel tipo di assets in possesso della Merrill di più della metà, portandola ad 8,8 miliardi da 19,9 miliardi.

Un articolo su Bloomberg mette in luce un altro particolare:

Merrill ha detto di aver venduto 30,6 miliardi in CDO ad un affiliata del fondo di investimento residente a Dallas, Lone Star, producendo una perdita tasse escluse di 4,4 miliardi. Merrill fornirà il finanziamento per circa il 75% del prezzo di acquisto, secondo l'annuncio.

Riassumendo:

Il CEO della Merrill va in giro durante l'annuncio dei risultati per il quarto a raccontare che nonostante le perdite va tutto bene e non hanno bisogno di altri capitali.

10 giorni dopo la Merrill vende una serie di CDO che sulla carta dovrebbero valere 30,6 miliardi. Ovviamente essendo un valore fittizzio senza nessuna attinenza con la realtà, il prezzo va abbassato e viene portato a 11,1 miliardi di dollari. Anche questo non basta per venderli evidentemente, fanno quindi uno sconto alla Lone Star e vendono tutto il pacco di CDO per 6,7 miliardi incassando una perdita netta di 4,4 miliardi.

Non è sufficiente. La Merrill deve finanziare il 75% dell'operazione con soldi suoi. In sostanza il 75% di quei 6,7 miliardi li sborsa la Merrill prestandoli alla Lone Star. La Lone Star alla fine del giro ha messo fuori solo 1,675 miliardi su un valore facciale iniziale di 30,6 miliardi, quindi il 5,583%.

WOW!!!

Questo è un ottimo indizio su quanto possano attualmente valere le tranche super senior di CDO. 22 centesimi ogni dollaro è un disastro e considerate che la svalutazione del 78% non tiene conto del finanziamento al 75% dato dalla Merrill.

Se pensavate che fosse finità qua la manovra della Merrill vi sbagliate. Sempre dall'articolo di Bloomberg:

Merrill Lynch & Co. ha detto che riporterà perdite record per 5,7 miliardi di dollari, tasse escluse, nel terzo quarto a causa di perdite addizionali nella vendita di collateralized debt obligations (CDO) e per la copertura di contratti con aziende assicuratrici di bond (le spesso citate monoline) inclusa la XL Capital Assurance.

L'azienda New Yorkese ha detto oggi in una dichiarazione che prevede di recuperare 8,5 miliardi tramite un offerta pubblica di azioni. Temasek Holdings, il fondo sovrano di singapore che è già uno dei maggiori investitore nella Merrill, comprerà 3,4 miliardi di azioni, ha detto la Merrill.

Qualcuno dei miei lettori avrà strabuzzato gli occhi leggendo le righe sopra. Un paio di post fa avevo parlato del sistema bancario e dei risultati che i diversi istituti avevano riportato nell'ultimo quarto. Venne fuori il nome del Temasek, collegato alla Merrill e ad una clausola chiamata "Rachet Provisions".

Questa clasuola esiste per compensare il Temansek da eventuali perdite che potrebbero derivargli da nuove emissioni di azioni da parte della Merrill. Il Temasek ha investito diversi miliardi nel corso degli ultimi mesi comprando azioni della Merrill. Per garantire il valore di questo investimento ha inserito una clausola che prevede, nel caso la Merrill provasse ad accumulare capitale emettendo nuove azioni (che andrebbero quindi a svalutare il valore di quelle in possesso del Temasek) che essa compensi il fondo di Singapore ripagandolo delle perdite.

Il pagamento può anche avvenire in natura. Di quei famosi 3,4 miliardi in azioni che il Temasek dovrebbe acquistare 2,5 in realtà, sono azioni che la Merrill da al fondo come pagamento della "Rachet Provision". Su 8,5 miliardi in nuove azioni da vendere quindi, solo 6 sono quelli che la Merrill incasserà, a dimostrazione che la "Rachet Provision" rende il finanziamento un giochino estremamente costoso. Altre banche che hanno dovuto sottoscrivere clausole del genere sono la Citigroup e la WaMu.

Specialmente quest'ultima è in un bruttissimo stato e la "Rachet Provision" che dovrebbe pagare al TGP (un fondo texano) in caso di emissione di altre azioni, non fa che peggiorarne la condizione.

Come vogliamo chiamare tutta questa manovra della Merrill?

E' una mossa coraggiosa? Stanno finalmente iniziando a (s)vendere i CDO gettando un po' di chiarezza sul valore di certa robaccia che si tengono in pancia le banche?

Forse.

Io la chiamo disperazione.

Nessuna banca, in realtà, vorrebbe mai arrivare a questo punto. Se è dovuta scendere così in basso significa che la situazione è tutt'altro che rosea e come la Merrill, anche le altre sue colleghe sono infarcite di CDO. La tranche che ha venduto la Merrill inoltre è del 2005, il che fa presumere che tutte quelle del 2006 e della prima metà del 2007 debbano ancora uscire fuori.

Altra cosa particolarmente fastidiosa in tutta questa operazione sono state le tempistiche.

Davvero qualcuno crede che il 17 Luglio il CEO della Merrill non conoscesse la situazione della sua banca e non sapesse che avrebbe dovuto svendere assets e recuperare capitali?

Cosa dovrebbero dire i fessi che seguendo le rassicurazioni di Thain, hanno comprato le azioni della Merrill perdendo 6 dollari ad azione? Ed il capo della SEC che sembra essere sempre impegnato a dare la caccia agli shortisti dov'era?

Possibile che alla banche e ai banchieri sia concesso di fare qualunque porcheria?

E vorrebbero che la gente non perdesse la fiducia nel reparto bancario e azionario?

Ormai siamo alla farsa totale. Le regole vengono cambiate ogni tre per due e sempre e solo a favore di certi soggetti.

Qualche giorno prima di questi avvenimenti, la NAB (la National Australia Bank) ha dovuto incassare 830 milioni di perdite su una (s)vendita di CDO, perdendo circa il 90% del valore facciale, cioè a 10 centesimi al dollaro. Molti vedevano un collegamento tra l'operazione della NAB e quella della Merrill, ritenendo che la svendita di CDO della banca australiana avesse innescato quella fatta dalla Merrill.

Si è scoperto invece che è successo proprio il contrario.

Vi chiederete come sia possibile se la vendita di CDO della NAB è precedente a quella della Merrill.

Tutto dipende dal fatto che la NAB è pesantemente esposta nei famosi 19,9 miliardi di CDO (di cui una parte come abbiamo visto è stata (s)venduta) in possesso della Merrill, il che l'ha coinvolta direttamente in tutta l'operazione fatta dalla banca d'investimento Statunitense. In pratica la NAB sapeva in anticipo cosa avrebbe fatto la Merrill è ha agito preventivamente costretta dagli eventi svendendo i CDO in suo diretto possesso.

Questo spiegherebbe anche tutta una serie di movimenti azionari sospetti intorno alla Merrill nei giorni precedenti l'azione di lunedì. Sembrava che qualcuno sapesse già cosa sarebbe successo. Anche in questo caso il caro Mr Cox (il capo della SEC) non è pervenuto. Probabilmente stava girando per Wall Street con un aspirapolvere a tracolla a dar la caccia al fantasma di qualche shortista.

Ieri la borsa americana, straffatta con qualcosa di estremamente potente, ha chiuso in netto rialzo, il che è veramente interessante date le ripercussioni che potrebbe avere l'azione della Merrill.

Sul Financial Times, William Tarona, analista alla Goldman, dice che se la Citigroup adottasse lo stesso metro della Merrill nello svalutare i suoi 22,7 miliardi in CDO, riporterebbe 16,2 miliardi di perdite.

Dal Financial Times:

Mike Mayo, analista alla Deutsche Bank, dice che l'azione della Merrill, due settimane dopo che John Thain, il capo esecutivo, disse che non avevano bisogno di raccogliere altri capitali, “solleva problemi riguardo alla credibilità dell'industria (bancaria)”.

William Tanona, analista alla Goldman Sachs, ha detto che se la Citi dovesse valutare i suoi 22,7 miliardi di CDO al livello della Merrill ciò comporterebbe perdite per 16,2 miliardi. La Citi questo mese ha affermato che valuta i suoi CDO, circa 61 centesimi al dollaro. La Citi ha declinato ogni commento. Eppure, gente vicina alla compagnia dice che gran parte dei suoi CDO sono precedenti al 2005 – prima del prodursi dell'attuale crisi. In virtù di ciò, essi dicono che la Citi ritiente di poterli tranquillamente valutare all'attuale livello.

Inanzitutto chiederei a Mike Mayo di quale "credibilità" parla.

Ha ancora una credibilità, se ma l'ha avuta, il comparto bancario? E' un anno che non fa che snocciolare balle su balle. Ed insieme ad esso i famosi "regolatori": il capo della Fed, il ministro del tesoro americano, il capo dell'FDIC, il capo della SEC.

Non c'è ne uno che dica la verità.

I pochi che lo stanno facendo si sono prima licenziati e ridiventati privati cittadini, come l'ex governatore della federal reserve di St.Louis William Poole, che ha da poco fatto alcune scomode considerazioni sulla Fannie e la Freddie.

Per il resto la menzogna e l'arbitrarietà regnano sovrane.

Un ottimo esempio di questo è la giustificazione che da la Citi sulla sua valutazione di 61 centesimi al dollaro per i CDO che possiede. Ha una relativa importanza quando sono stati emessi i suddetti CDO se prima o dopo il 2005. Bisogna vedere quanto vengono valutati dal mercato, ed il mercato come anche la (s)vendita della Merrill dimostra, li valuta come carta igenica. Inoltre il boom immobiliare è scoppiato nel 2003 anche se ha raggiunto il picco nel 2005. Se questi CDO fossero buoni come va in giro a dire, la Citi li avrebbe già venduti a 61 centesimi al dollaro prima che la situazione possa peggiorare ulteriormente.

La verità e che la situazione si è gia deteriorata e quei CDO valgono 22 centesimi al dollaro se va bene.

Un articolo sul Times dice:

Sean Egan, dell'Egan Jones, ha definto la vendita (fatta dalla Merrill) un momento di demarcazione, le cui implicazioni potrebbero innescare ingenti ulteriori perdite sui CDO e relativi assets a livello globale. "Questo manda un segnale forte e chiaro che il problema coi CDO non è di liquidità, ma risiede nel valore degli assets sottostanti (i mutui)" ha detto.

Freddie Mac, rivelò alla fine di Marzo 32 miliardi in perdite in varie securities che definì "temporanee" e che non sono state conteggiate nei bilanci. Fannie Mae ha riportato 9 miliardi di simili perdite allo stesso tempo. Eppure, le perdite necessitano di essere maggiori di quanto stimato fin'ora, ha affermato Mr Egan, in parte perché il mercato dei CDO si è deteriorato significativamente da Marzo.

Egan sta dicendo che il problema non è tanto che manchi il denaro da investire in CDO, ma che essi costano troppo in proporzione al valore dei mutui su cui sono stati costruiti. Aggiungo che se dovessero venderli al valore vero di mercato le banche arriverebbero quasi a regalari, con perdite che in buona parte dei casi oscillerebbero tra l'80% e il 90%.

Così le banche se li sono tenuti a bilancio, sperando che la gente si dimenticasse di che roba si trattava o che il mercato immobiliare in seguito a qualche miracolo (o aiuto statale) si riprendesse, per poter poi rifilarglieli in futuro.

Peccato che il mercato immobiliare non si riprenderà prima del 2011-12 e che la gente scottata da precedenti esperienze, non voglia dimenticarsi che roba siano i CDO.

Aspettiamo pazientemente, quindi, altre inevitabili (s)vendite di CDO con ripercussioni pesantissime sull'intero comparto bancario (e sulle GSE). Quando arriveranno a 4-5 centesimi il dollaro magari ne comprerò qualcuno anchio.

Ho giusto bisogno di un po' di carta da parati.

lunedì 28 luglio 2008

I veri colpevoli

Dovremmo tutti ringraziare Sheila Bair, il capo dell'FDIC, l'ente federale che garantisce i conti correnti degli americani e rileva le banche in caso di fallimento. La gentile signora ha rivelato al mondo qual'è il vero problema alla radice degli ultimi fallimenti bancari: i bloggers.

In un discorso riportato dal San Francisco Business Time dice la Bair:

"I blog sono leggermente fuori controllo" ha detto Sheila Bair, chairman del Federal Deposit Insurance Corp., al San Francisco Business Times after in un discorso a San Francisco tenuto in settimana.

Questo per usare un eufemismo. In seguito alla presa di controllo della Indymac da parte dell' FDIC l'11 Luglio, blog molto seguiti hanno avanzato l'ipotesi di corse alla banca in alcune delle maggiori banche Californiane, sulla base di nient'altro che persone in fila davanti alla sede della propria filiale in attesa che essa aprisse o sulla base di consistenti movimenti di denaro depositato da un istituto all'altro.

L' FDIC prevede di prestare molta attenzione in futuro alla blogsfera.

"Siamo molto preoccupati sul ruolo che la copertura dei media e dei blog ha nel controllo della disinformazione. Quel che possiamo dire e che cercheremo di stare al di sopra di essa." ha detto Bair. "La disinformazione che si è diffusa nel week end ha alimentato la paura di molti correntisti".

Se ho capito bene, i bloggers avrebbero chiamato, file lunghissime davanti a certi istituti bancari e il ritiro o lo spostamento di ingenti depositi una: "corsa alla banca". Evidentemente negli ultimi tempi, mentre io ero distratto dal fallimento delle varie banche, è stato creato un nuovo termine per definire avvenimenti di questo genere, tipo: "razionalizzazione programmata dei depositi".

Il problema come al solito sembra essere la gente che dice la verità, non lo stato pietoso del comparto bancario.

Un altro sconfortante evento di cui la Bair non sembra darsi pace, è la massa di gente che è andata all'Indymac a prelevare i suoi risparmi, dopo che essa era ormai finita sotto il controllo dell'FDIC. Francamente non so quale famoso blog economico sia da colpevolizzare per questo. Tutti quelli che mi è capitato di leggere, facevano notare l'inutilità di prelevare denaro dall'istituto una volta che esso è finito sotto il controllo (e quindi con i conti garantiti) statale.

Ovviamente ogni prelievo viene fatto a danno del capitale dell'FDIC stessa erodendolo poco alla volta, si capisce quindi il fastidio dalla Bair, meno comprensibile è l'accusa ai bloggers. Il piano dell'FDIC, in risposta alla situazione, sembra essere di "cominciare a trasmettere annunci di pubblico servizio come parte di una campagna di informazione sul sistema nazionale di garanzia dei depositi".

Tradotto, è necessario fare propaganda perché la gente non si faccia prendere dal panico e non debbano scattare "delle razionalizzazioni programmate dei depositi". Il problema non è tanto la gente che preleva denaro dalla fallita Indymac (quindi dall'FDIC che controlla attualmente la banca), ma che la sfiducia si diffonda colpendo i depositi di altri istituti traballanti. L'articolo del San Francisco BT, tanto per non fare disinformazione e non generare panico fa qualche nome:

Molti stanno osservano come faranno alcune delle maggiori banche a gestire le preoccupazioni sul settore dei mutui e dei prestiti, tra esse laWashington Mutual (NYSE: WM), la Wachovia (NYSE: WB) e, la residente a Cleveland, National City (NYSE: NCC).

"Sono tempi di sfida per un buon numero di istituti grandi e piccoli" ha detto la Bair. "Abbiamo lavorato con essi come principali regolatori. Essi hanno accumulato molti capitali, stanno aumentando le riserve per gestire eventuali perdite sui prestiti. Stanno facendo tutto ciò che è necessario."

"Esiste il capitale necessario per assorbire le perdite" ha aggiunto. "Alcuni avranno qualche quarto negativo, ma sono in generale ben solventi, ed in buona salute e attraverseranno tranquillamente questo periodo."

Grazie alla Bair sappiamo che la WaMu, la Wachovia e la NCC stanno bene. Hanno solo qualche problema transitorio.

Perché non dovremmo fidarci del capo dell'FDIC?

Hank Paulson, il ministro del tesoro americano, ancora solo qualche giorno fa diceva che bisogna permettere anche a grossi soggetti di fallire e che la linea del governo è basata su una politica del dollaro forte.

Tra poco significativi alti e bassi, Il dollaro continua ad agonizzare e tanto per rafforzarlo e dimostrare che bisogna lasciar fallire i grandi istituti, sono state pressochè nazionalizzate la Fannie Mae e la Freddie Mac.

Grazie per la presa per il culo Hank!

Bernanke non è da meno, dichiarando a giorni alterni che il peggio della crisi sul credito è passata (per poi fare momentaneamente marcia indietro appena qualcosa di grosso succede) e facendo di tutto per non dover pronunciare il termine recessione (si chiama "rallentamento" ormai). Per il capo della Fed la crisi era circoscritta ai subprime, la bolla immobiliare non era una bolla (non è ancora chiaro come dovrebbero essere chiamate le bolle), ed il mercato si sarebbe ripreso nella seconda metà dell'anno.

O è un totale cretino o ci prende per il culo (un po' tutte è due, ma sopratutto la seconda).

E' da un anno che gli ambienti economici legati al governo raccontano balle.

Dovremmo forse credere al capo dell'FDIC sulla salute della WaMu, la Wachovia la NCC e le altre malmesse banche? Dovremmo credere a una persona che ha tutto l'interesse a rassicurare i cittadini americani, anche contro il loro stesso interesse?

Anche se qualcuno volesse davvero crederle, chiedetevi: quante volte nell'ultimo anno questi signori hanno azzeccato una previsione o una analisi?

Fossero anche in buona fede, starei bene alla larga dai loro consigli.

Intanto, venerdì, sono fallite un altro paio di banche, anche se considerato che entrambe appartengono alla stessa holding, First National Bank Holding Company, in un certo senso è come se ne fosse fallita una sola. Anche in questo caso è dovuta intervenire l'FDIC e rilevare il controllo degli istituti. La First National Bank of Nevada aveva 3,4 miliardi di dollari in assets e 3,0 miliardi in depositi, il che rende il fallimento relativamente grande considerando i dati storici, ma nulla paragonato alla Indymac con i suoi 32 miliardi di asset.

La First Heritage Bank of Newport Beach, invece era relativamente piccola, con sole tre filiali, 254 milioni in asset e 233 in depositi. L'FDIC ha detto che i due fallimenti costeranno al suo fondo di garanzia circa 862 milioni di dollari. I depositi delle due banche sono stati venduti alla Mutual of Omaha Bank che li garantirà, limitando così le perdite.

Come al solito gli uomini dell'FDIC sono intervenuti venerdì notte, a mercati chiusi, e vestiti come dei Man in black, nella più rigorosa segretezza si sono impossessati del controllo delle due banche. In questo interessante articolo potete leggere quali sono le procedure dell'FDIC e che sistemi adottino i suoi membri per non far trapelare la loro presenza, in modo da non innescare il panico nei correntisti.

Come il non prenotare alberghi nella città in cui la banca da rilevare è fallita, ma in un paese vicino. L'usare la carta di credito personale e non quella aziendale. Presentarsi come dipendenti di una compagnia di assicurazione. Spesso le cose vanno comunque male, come quando il proprietario dell'Hotel in cui avevano prenotato affisse un banner per dare il benvenuto agli uomini dell'FDIC o quando dovettero recuperare un ipnotista per cercare di far ricordare ad un smemorato dipendente bancario il codice della cassaforte.

Alcuni economisti, nonostante i vari fallimenti bancari, traggono conforto dal paragone con la crisi delle Saving & Loans del 1989 durante la quale il numero di fallimenti superò di gran lungo l'attuale. Un interessante commento, di un certamente cattivo blogger, in questa discussione evidenzia come ciò non tenga conto del peso che gli attuali fallimenti scaricano sull'FDIC.

Ad esempio, a seguito del fallimento della dell' FNB/Nevada e la First Heritage, l'FDIC ha mantenuto il 94% degli assets totali delle due banche. Inoltre fino ad ora l'FDIC non è stata in grado di vendere il ramo dei servizi finanaziari della Indymac, e non ha annunciato nessuna (s)vendita del portafoglio della defunta banca. L'FDIC si è ingoiata per il momento il 100% degli assets del secondo fallimento bancario, per dimensioni, della storia americana.

Anche se il numero di fallimento è inferiore rispetto all'89, esistono pochi istituti in grado di riassorbire gli asset delle banche fallite.

Nel grafico sotto si può vedere cos'è successo al comparto bancario, nel periodo intorno al 1990.

La suddetta discussione, parte da un articolo di Roger Ehrenberg, in cui viene suggerito alle banche di dire la verità sulla propria condizione e costruire quelle che Ehrenberg chiama "cattive banche", dei veicoli creati appositamente come entità separate dalle "buone banche", gli istitui originari, in cui questi ultimi possono scaricare tutti i titoli svalutati, attualmente parcheggiati fuori bilancio, prezzarli a livello di mercato e provare poi a rivenderli. Un po' come sta cercando di fare la Citigroup con i famosi 500 miliardi in assets che ha intenzione di (s)vendere nei prossimi 3 anni tramite una apposita "cattiva banca".

Come fa notare Yves Smith il gestore del blog in cui si svolge le discussione, un azione del genere ed un improvviso prezzamento di tutti i quei titoli a livello di mercato, farebbe venire un infarto al sistema bancario e ad ogni possibile investitore, allontanando i capitali anche dalle "buone banche".

Ehrenberg cita come esempio, il salvataggio del sistema bancario scandinavo nei primi anni 80, in cui gran parte del comparto subì pesanti svalutazioni e ricapitalizzazioni a spese dei contribuenti. L'operazione funzionò dice Ehrenberg grazie a una ripresa economica stimolata da una modifica del tasso di cambio monetario, cosa che secondo lui gli Stati Uniti non possono permettersi (non possono tagliare ulteriormente in tassi).

Un dato interessante che fornisce Ehrenberg riguarda la disoccupazione durante la crisi scandinava. Se gli Stati Uniti seguissero l'esempio, nordico e uguagliassero la condizione raggiunta dal paese scandinavo meno toccato dalla crisi di allora e venissero considerate le stime più ottimiste sulle perdite dell'epoca, si ritroverebbero con una disoccupazione al 10% (quasi il doppio di quella attuale).

Una strada politicamente inacettabile.

Anche se interessante, alla fine di tutta la discussione non viene raggiunta o avanzata una vera soluzione.

La verità è che una soluzione non esiste. Il prezzo di tutto il fallimento qualcuno lo deve pagare, prima o poi. Bisogna solo decidere chi ne pagherà il prezzo e quando. La scelta è di natura prettamente politica ed i politici stanno prendendo tempo, scaricando il costo sui contribuenti che non hanno speculato in questi anni o non si sono indebitati per comprarsi case che sapevano essere al di la della loro portata.

Anche chi pensava di esserne al di fuori paga.

Cosa centri questo col "libero mercato" di cui ancora tutti parlano, resta da capire.

In un libero mercato, la verità è saluta con gioa e non evitata come una malattia infettiva. I bloggers sarebbero lodati per aver messo in guardia la gente e consigliato di ritirare dai conti correnti cifre che superano i limiti assicurati dall'FDIC, mentre i Cramer i Kudlow e i Bove che dai loro scranni televisi han consigliato a più riprese i risparmiatori di investire perchè "il fondo era stato ormai toccato" dovrebbero essere messi alla berlina.

L'articolo su nakedcapitalism si chiude con il commento di un blogger:

La Fed e il Tesoro han cercato di convincere il mercato azionario a sobbarcarsi il brutale costo della contrazione del credito, attraverso vaste emissioni di azioni. La loro retorica benigna e l'accomodante politica monetaria erano progettate per eccitare lo spirito animale dell'investitore azionario in modo che esso risolvesse i problemi del sistema finanziario. Il mercato si è fatto saggio riguardo a questa scommessa (della Fed) in Giugno, ed ha fatto precipitare il prezzo delle azioni ad un livello al quale nessuna compagnia finanziaria è disposta ad emettere altre azioni. Esse stanno cercando invece, di ridurre la loro esposizione.

Il mercato azionario sta a tutti gli effetti dicendo ai regolatori e ai politici che è tempo che altri soggetti del sistema economico sostengano una parte del peso della contrazione nel mercato creditizio. Gli azionisti hanno già dato abbastanza. E' tempo che anche i debitori facciano la loro parte.

La prossima fase della crisi è la fase della tolleranza. I regolatori gireranno lo sguardo evitando di prestare attenzione a cose come il tasso di capitalizzazione, etc, nel tentativo di incentivare le banche a prestare denaro.

Nel frattempo, non abbiamo neppure iniziato a vedere il reale impatto della contrazione (creditizia) sull'economia (al di fuori del mercato immobiliare). Siamo alla fine del primo inning di quella partita.

Commento senz'altro rassicurante. Se è vero che gli azionisti hanno pagato un caro prezzo, anche i contribuenti e i cittadini stangolati dalla morsa di un dollaro sempre più debole e quindi un costo della vita in salita, non hanno ricevuto nessuno sconto.

Non vedo come gente indebitata fino al collo possa pagare il prezzo del fallimento del sistema finanziario, come suggerisce il commento. Come si dice: "non si può cavare sangue da una rapa".

I prossimi a pagare saranno probabimente i possessori di obbligazioni, man mano che i fallimenti si diffonderanno. Gli azionisti se sono furbi si terranno alla larga dal mercato finanziario e il cerino spento, come al solito resterà nelle mani dei contribuenti che pagheranno il prezzo del fallimento con la debolezza della propria moneta e la crescita della disoccupazione.

State molto attenti alle dichiarazioni dei regolatori o dei gestori del mercato. Hanno tutto l'interesse a mentire. Arriverei quasi a consigliare di fare l'esatto contrario di quello che suggeriscono i vari Paulson, Bernanke e Bair....

...ma ovviamente, si tratta solo del suggerimento di un cattivo blogger.

mercoledì 23 luglio 2008

Intanto nella quinta dimensione...

Immagino che quasi tutti i miei lettori sappiano cosa fosse "ai confini della realtà". Era una vecchia trasmissione televisiva composta da episodi di mezz'ora, in cui succedevano cose bizzarre ed inquietanti, impossibili nella realtà quotidiana. Il programma ha avuto diversi epigoni "come un salto nel buio" o il più recente "oltre i limiti", che si occupava principalmente di fantascienza.

Dopo averci pensato un po' su, ho deciso che si era fatta ormai ineludibile la necessità di una definizione chiara ed univoca che identificasse l'attuale sistema bancario.

Quindi da oggi in poi, quando mi riferirò ad esso parlerò di quinta dimensione.

La quinta dimensione è una zona in cui lo spazio e il tempo fanno quel cavolo che gli pare ed in cui la maggior parte delle parole perde di significato, quando non ne assume uno completamente contrario a quello che avrebbe nella normale realtà.

Un esempio di questo peculiare fenomeno è il termine "adeguatamente capitalizzata", che nella quinta dimensione significa "completamente in mutande".

Nella quinta dimensione la Fannie Mae e La Freddie Mac sono adeguatamente capitalizzate.

Un altra banca "adeguatamente capitalizzata" è la WaMu come ha affermato il suo capo esecutivo Kerry Killinger. Essa ha riportato nel secondo quarto una perdita complessiva pari a 3,3 miliardi di dollari. La sua unità mutui ha perso 1,35 miliardi, la parte retail ha riportato perdite per 2,04 miliardi. Inoltre 175 milioni sono scomparsi mangiati dal settore delle carte di credito, mentre i profitti della parte bancaria tradizionale sono calati del 29%.

Killinger afferma di non prevedere nessun aumento di capitale in futuro, vista "l'adeguata capitalizzazione" della banca, sufficiente a far fronte alle perdite previste.

Moody's abituata alla fisica distorta della quinta dimensione ha capito bene il senso delle dichiarazioni del managment della WaMu, ed ha annunciato la possibilità di abbassare il rating della banca a livello di junk.

Tre mesi fa la WaMu fece un accordo con la TPG, sigla che raggruppa alcuni noti investitori, in cui la TPG stessa, si impegnava a comprare 7 miliardi in azioni della WaMu al prezzo di 8,75 dollari l'una, cioè con uno sconto del 33%.

Con l'aumentare delle perdite del titolo è scattata una clausola del contratto, sottoscritto con la WaMu, che rende più costoso per la banca recuperare capitale sul mercato o anche essere venduta. Se la WaMu viene venduta per meno di 8,75 ad azione o prova a recuperare più di 500 milioni di dollari di capitale (vendendo nuove azioni) deve compensare la TPG per la differenza.

Quindi aumentare la capitalizzazione per la WaMu è diventato un processo estremamente costoso, grazie ad un accordo completamente demente. Rispettando le regole della quinta dimensione quindi, quando Killinger dice: "non abbiamo bisogno di aumenti di capitale" intende dire: "non possiamo permetterci aumenti di capitale".

Perché vi impratichiate un po' nel linguaggio della quinta dimensione, ecco cosa penso della situazione della suddetta banca, in quintodimensionese:

La WaMu è viva e vegeta.

Immagino vi ricordiate tutti della Indymac, la principale Saving & Loans (cassa di risparmio) americana, fallita recentemente con grande clamore. Fuori dagli sportelli della Indymac si sono formate lunghe code di correntisti preoccupati per i propri risparmi, in attesa che arrivasse il rispettivo turno di essere serviti e poter ritirare il denaro dal proprio conto. Dato che la banca una volta fallita è stata rilevata dall'FDIC, l'ente federale preposto a questo compito e che garantisce i conti correnti fino a 100000 dollari, non aveva nessun senso fare la coda. Invece molti spaventati hanno ritirato tutto, per poi andarlo a depositare alla WaMu.

La WaMu ha inizialmente rifiutato di accettare assegni della Indymac. Dopo varie proteste ha però dovuto cedere. Accetterà gli assegni, ma i clienti dovranno aspettare 8 settimane, per completare le pratiche.

Spero di non essere il solo a cogliere l'ironia della situazione. C'e' gente che preleva denaro da una banca fallita e sotto controllo federale, i cui conti quindi sono garantiti dallo stato, per andarli a depositare in una banca che tra 8 settimane potrebbe non esistere più, col rischio di dover poi magari ripetere nuovamente tutta l'operazione.

Questo ed altro nella quinta dimensione.

La JP Morgan una delle 4 banche di investimento sopravvissute negli USA, che a Marzo grazie all'intervento finanziario della Fed si comprò per un tozzo di pane le spoglie della Bear Sterns, ha annunciato la scorsa settimana i risultati del secondo quarto.

Il guadagno netto è stato di 2 miliardi nel secondo quarto, cioè 54 dollari ad azione, un calo del 53% rispetto ad un anno prima. Le perdite relative a posizioni aperte sul mercato dei mutui e dei prestiti ad effetto leva sono state di 1,1 miliardi e altri 504 milioni di perdite derivano dall'acquisto della Bear Sterns.

Gli analisti si aspettavano un risultato di 44 dollari ad azione, per cui a seguito dell'annuncio dei risultati il titolo è risalito. Nella quinta dimensione tutto ciò che è superiore ad un ecatombe, diciamo un semplice bagno di sangue, è un segnale d'acquisto.

Durante l'annuncio dei risultati della JP Morgan si è verificato però, un fatto molto inusuale. Dimon, il CEO della banca è uscito per un attimo dalla dimensione bancaria per tornare nel mondo in cui tutti noi viviamo ed ha affermato affranto che la situazione dei prime sembra essere terribile:

“I prime sembrano terribili" ha detto rispondendo alle domande degli analisti. “Siamo molto spiacenti, ma non c'è nient'altro che possiamo aggiungere". Dimon ha suggerito che le perdite sul bilancio della JP Morgan relative ai prime potrebbero triplicare nel prossimo futuro, man mano che il caos sul mercato del credito si sposta dai subprime, agli Alt-A e ai Jumbo.

I prime dovrebbero essere i mutui più solidi e sicuri dati a gente in grado di restituire il debito contratto, mentre i subprime venivano esplicitamente dati a gente insolvente e gli Alt-A a gente con una certificazione minima e spesso truffaldina sulla propria condizione finanziaria.

L'infezione adesso sta colpendo particolarmente gli Alt-A, i mutui intermedi ed i Jumbo quelli per somme superiori ai 417000 dollari. Dalle parole di Dimon sembra che stiano cominciando anche le sofferenze sui prime. Tempo fa, saltò fuori che la Countrywide (il più grande emettitore statunitense di mutui prima di fallire ed essere comprato da Bank of America) aveva spacciato come prime, dei mutui che in sostanza erano dei subprime e li aveva poi rivenduti alle GSE (Fannie e Freddie).

Quanti prime sono in realtà dei subprime?

Sembra che avremo presto la risposta.

Sempre riguardo a Bank of America anch'essa ha annunciato i risultati per l'ultimo quarto. Come per la Jp Morgan le perdite sono state meno del previsto, un calo del 41% dall'anno precedente, per un valore di 72 centesimi ad azione, mentre gli analisti si aspettavano 54 centesimi. Gli investitori hanno esultato ed il titolo è cresciuto del 10%. Bank of America ha detto che la Countrywide le farà riportare dei guadagni quest'anno e che il risparmio sui costi sarà maggiore rispetto ai 670 milioni previsti a Gennaio.

La Countrywide fallì perché indebitata fino al collo e venne comprata per 4 miliardi da Bank of America (BAC). Come cavolo fa Countrywide a garantire un guadagno a BAC?

Semplice: BAC ha detto che potrebbe non garantire i 38,1 miliardi di debiti di Countrywide, raggelando gli investitori ormai sicuri di essere coperti da BAC. Standard & Poor's che aveva annunciato l'intenzione di elevare il rating di Countrywide, ha fatto repentinamente marcia indietro abbassandolo a livello di junk.

Questo quel che si dice del piano della BAC per Countrywide:

"I banchieri che sono stati istruiti da funzionari della BAC hanno detto che il CEO, Ken Lewis intende mantenere la disastrata compagnia "a distanza di bancarotta" fondendo CFC (Countrywide) con un nuovo veicolo, indicato come Red Oak Merger Corp nel piano di fusione e che la BAC non intende consolidare l'entità risultante o accollarsi la responsabilità per i debiti della CFC".

Insomma, anche se la BAC ha comprato la CFC, i debiti di questi ultima sono un problema di chi ne possiede i bond.

Il commento generale è stato: "Ma si può davvero fare una cosa simile???"

La risposta sembra essere: "Certamente...nella quinta dimensione".

Passiamo ora alla Wachovia.

Essa lunedì, ha annunciato l'intenzione di non fornire più mutui attraverso dei brokers. Durante la follia della bolla immobiliare, le banche avevano sub appaltato a terzi (brokers) la concessione dei mutui e la verifica della solidità finanziaria dei richiedenti. Ovviamente più mutui i brokers concedevano e più essi venivano pagati, incentivando tutta una serie di pratiche deleterie come concedere mutui a gente senza garanzie. Successivamente le banche predevano i mutui concessi dai brokers, li impacchettavano in tanti derivati (CDO) e li rivendevano.

Ora la Wachovia quarta banca per grandezza degli USA, ha rinunciato a vendere lotti di mutui attraverso i broker. Le motivazioni di questa mossa sono in quintodimensionese, prestate quindi attenzione:

Pensiamo che sia importante concentrarci su clienti che abbiano una relazione diretta con la banca, ed in aree geografiche dove la Wachovia ha delle sedi" ha detto Don Vecchiarello portavoce della banca. "Sulla base di questo abbiamo deciso, di interrompere la vendita di mutui attraverso i canali all'ingrosso dal 25 Luglio."

La Wachovia martedi ha rilasciato anch'essa i risultati per il secondo quarto. Essi rivelano una perdita netta di 8,9 miliardi di dollari, cioè una perdita di 4,20 dollari per azione. L'entità terribile della perdita è dovuta in larga misura a un pagamento una tantum di 6,1 miliardi avvenuto a seguito di non meglio specificate "svalutazioni di asset". Senza contare l'una tantum, la perdita ammonta a 2,67 miliardi, cioè 1,27 dollari ad azione. Gli analisti si aspettavano una perdita di 0,78 dollari per azione. Per far fronte al pessimo risultato i dividendi sono stati tagliati dai 37,5 cents ad azione e portati a 5 cents ad azione.

Risultato?

Sono due giorni che il titolo sale. Non chiedetemi perché. Dipenderà forse dal taglio dei dividendi o dall'annuncio del licenziamento di 6,350 unità.

L'unica cosa posso affermare così su due piedi é: La Wachovia scoppia di salute.

Torniamo per un attimo all'accordo tra TPG e WaMu. La clausola che protegge la TPG da perdite dovute ad ulteriori diluizioni delle azioni (cioè l'emissione di nuove azioni) che possiedono a seguito di un tentativo da parte di WaMu di recuperare del capitale, viene chiamata "Rachet Provisons".

In altri termini io investitore ti do dei soldi in cambio delle tue azioni, ma se tu fai direttamente qualcosa che ne fa calare il valore, mi devi compensare per le perdite che registro.

Le banche sono schiave degli usurai.

E' senz'altro ironico, ma nella quinta dimensione tanta è la fame di capitali che la pratica è diventata frequente. Oltre alla WaMu altre due banche hanno sottoscritto accordi del genere. Una è la Merril Lynch che ha ragranellato 12,8 miliardi da Temasek il fondo sovrano di investimento di Singapore e 6,6 miliardi da un gruppo che comprende il Mizuho Financial Group e la Kuwait Investment Authorit. L'altra ad essere caduta nel rachet è la Citigroup che sta disperatamente cercando di vendere 500 miliardi in asset di varia natura (quasi tutta robaccia) per recuperare denaro.

La Merrill ha riportato nel secondo quarto una perdita netta di 4,6 miliardi, cioè 4,95 dollari per azione. La maggior parte delle perdite, 3,5 miliardi derivano da tranche di CDO super-senior (i CDO di qualità migliore che si tenevano le banche), e da aumenti di garanzie dovute ad aggiustamenti di valore di una serie di titoli (il cui valore è calato) per 2,9 miliardi di dollari. Metà della cifra è relativa ad aggiustamenti su CDO super-senior.

In sostanza la Merrill era esposta verso delle Monoline come Ambac e MBIA ed ha dovuto mettere da parte del denaro per compensare la perdita di valore dei titoli da esse assicurati (come i CDO) in conseguenza dell'abbassamento del rating delle due agenzie (Ambac e MBIA).

Per cercare di ragranellare qualche soldo la Merrill ha venduto la sua quota in bloomberg e si mormora che avrà presto bisogno di un ingente aumento di capitale, ma come già detto incombe lo spettro della "Rachet Provisons".

Anche Citigroup ha riportato 2,5 miliardi di perdite, cioè 54 centesimi di perdita per azione, ma aspettandosi di peggio, anche in questo caso gli investitori hanno reagito positivamente alla notizia ed in seguito all'annuncio il dollaro si è rafforzato momentaneamente.

La Citigroup sta continuando la sua strategia di tagli e vendite nel tentativo di fare cassa. Si è recentemente liberata della sua sezione tedesca di retail, prevedendo un risparmio a regime di 4 miliardi ed ha venduto CitiCapital, Diners Club International e CitiStreet transactions. Anche in questo caso, come per la Merrill, la banca non sembra intenzionata per il momento ad emettere nuove azioni.

Qualche giorno fa avevo descritto la manovra adottata dalla SEC (l'organo di controllo della borsa americana) per impedire le "naked short", le scommesse scoperte al ribasso, sul valore dei titoli quotati.

Ovviamente non sono state impedite le naked short su tutti i titoli in borsa, quello sarebbe stato almeno equo, se non proprio ragionevole. Nella quinta dimensione potete bene immaginare come venga interpretato il termine "equo". I titoli protetti da queste vendite al ribasso sono solo 19 e appartengono quasi tutti a banche o istituti finanziari:

BNP Paribas Securities Corp
Bank of America Corp
Barclays PLC
Citigroup Inc
Credit Suisse Group
Daiwa Securities Group Inc
Deutsche Bank Group AG
Allianz SE
Goldman Sachs Group Inc
Royal Bank ADS
HSBC Holdings Plc ADS
JPMorgan Chase & Co
Lehman Brothers Holdings Inc
Merrill Lynch & Co Inc
Mizuho Financial Group Inc
Morgan Stanley
UBS AG
Freddie Mac
Fannie Mae

Gli istituti riportati nell'elenco qua sopra hanno un campo di forza che li protegge, dai cattivi ribassisti che stavano facendo precipitare il valore di tutto il comparto bancario.

Quindi nessuno può shortare allo scoperto quelle 19 aziende?

Se fosse così sarebbe quasi "equo". Ormai avrete capito l'antifona. Ecco l'elenco di quelli che sono chiamati "market maker" e che nonostante lo scudo antishort eretto dalla SEC, posso continuare nella pratica delle naked short sui 19 nomi riportati sopra:

BNP Paribas Securities Corp
Bank of America Corp
Barclays PLC
Citigroup Inc
Credit Suisse Group
Daiwa Securities Group Inc
Deutsche Bank Group AG
Allianz SE
Goldman Sachs Group Inc
Royal Bank ADS
HSBC Holdings Plc ADS
JPMorgan Chase & Co
Lehman Brothers Holdings Inc
Merrill Lynch & Co Inc
Mizuho Financial Group Inc
Morgan Stanley
UBS AG

Come potete notare in nomi delle due liste quasi si sovrappongono. La Merrill e la Citigroup sono entrambe protette contro le naked short e sono entrambe esonerate dal divieto di fare delle naked short. Si possono shortare a vicenda in un incestuoso rapporto speculativo.

Tanto per fare una citazione poco colta, vien voglia di gridare:

"This is Madness!!!"

No, è sempre la solita e ormai vecchia quinta dimensione.

In realtà tutta la manovra della SEC sulle short non serve a far risalire (se non momentaneamente) il valore dei titoli, serve solo a consegnare il controllo del mercato su certe short a un numero limitato di soggetti.

Nel mondo normale verrebbe chiamata manipolazione del mercato, nella quinta dimensione si chiama "lotta alla speculazione".

Henry Paulson, il ministro del tesoro americano, martedì ha affermato per l'ennesima volta che i fondamentali dell'economia statunitense sono forti e che il sistema bancario è solido.

Mmmhhh.

Per chi avesse dei dubbi, se ciò che dice Paulson fosse vero, non si affannerebbe a ripeterlo ossessivamente ogni qualvolta si viene a trovare a meno di 5 metri da un giornalista o una telecamera.

Ne sarebbero consapevoli tutti senza bisogno di tante chiacchere.

Per completare il giretto nella quinta dimensione, parliamo un po' di mammeta e sorreta, i due parenti che non sapevamo di avere, ma che resteranno con noi a lungo: Fannie Mae e Freddie Mac.

Sempre Paulson, sta premendo il congresso degli Stati Uniti perché approvi la Housing Bailout Bill, una legge volta a cercare di tamponare il tracollo sul mercato immobiliare e il cui costo si dice supererà i 300 miliardi. La legge è stata modificata all'ultimo momento per aggiungerci un piano per il salvataggio delle due GSE. Si stima che questo piano costerà 25 miliardi.

25 miliardi per raddrizzare due colossi con un esposizione di 5200 miliardi?

Anche il New York Times arriva a chiedersi come cavolo abbiano fatto a calcolare quella cifra.

Ve lo posso dire io grazie alla mia esperienza sulla quinta dimensione. Si prendono 6 dadi a 6 facce e li si mettono tutti in un bussolotto. Si agita per bene il bussolotto e si tirano i dadi. Si sommano i 6 valori risultanti e ualà: ecco pronta una bella stima.

Anche qualcun altro la pensa come me. Dal NYT:

Il senatore Jim DeMint, Republicano della Sud Carolina, dice che i legislatori sono in linea di massima daccordo con il piano di salvataggio, ma ha aggiunto che ha dei dubbi sulla stima di 25 miliardi. "Tutti quanti sanno che è solo una fantasiosa supposizione" ha detto Mr. DeMint. “O non spenderemo nulla o spenderemo una cifra molto più alta di quella di cui stiamo parlando".

Dove andranno mai a prendere gli USA i 300 miliardi per la nuova legge, senza contare i costi aggiuntivi dovuti al salvataggio delle GSE?

Si parla di aumentare il limite del debito pubblico di 800 miliardi.

Se non ricordo male, i limiti ad esso, vennero inizialmente imposti da Clinton nel tentativo di tenere il debito sotto controllo. All'epoca il debito pubblico americano era la metà di quello attuale. Viene da chiedersi che senso abbia la farsa del limite, se ogni volta che ne hanno necessità ( mediamente una volta l'anno) lo aumentano.

Come ha reagito il mercato dei buoni del tesoro, a tutte le manovre intorno a Fannie e Freddie lo potete vedere nel grafico sotto preso da market-ticker.denninger.net


Il punto più basso indicato dalla freccia segnala il momento in cui si è cominciato a parlare di salvataggio delle GSE. Quella linea che sale su, su, verso l'infinito e oltre, rappresenta l'aumento del rendimento nei buoni del tesoro a 10 anni.

In pratica gli investitori non si fidano tanto di uno Stato che ha promesso di salvare due mostri che hanno in due un esposizione pari a più della metà del suo debito pubblico. Sanno che se anche esse verranno salvate, l'operazione verrà fatta a costo di una maggiore inflazione e pretendono rendimenti più alti sui prestiti che garantiscono al governo degli Stati Uniti.

Terminerò questa lunga descrizione del mondo alternativo in cui vivono i banchieri e certi finanzieri, cercando di riassumere il punto della situazione.

Esistono circa 6,84 trilioni di dollari in depositi nelle banche degli Stati Uniti. Di questi, 2,60 trilioni non sono assicurati. Per la cifra restante esiste l'FDIC, con a disposizione 53 miliardi in capitale a garanzia di eventuali fallimenti. Si stima che solo il fallimento dell'Indymac, possa arrivare a prosciugare fino a 8 miliardi dai conti dell'FDIC.

Il denaro liquido a disposizione del sistema bancario americano per coprire i famosi 6,84 trilioni è pari a 273,7 miliardi di dollari. Il resto del denaro è finito in mutui di varia natura, obbligazioni delle GSE, parcheggiato in perdite fuori bilancio (in SIV e veicoli di vario genere), trasformati in CDO e CDS, prestati per delle LBO (leverage buy out), ecc.

Nella quinta dimensione il sistema bancario ha "qualche" problema, ma niente di grave.

Non si può neppure affermare con certezza che siamo in recessione.

Adesso chiudete gli occhi, fate un bel respiro e tornate finalmente nel mondo normale.

E mi raccomando, non dimenticate: prima di parlare di "libero mercato" assicuratevi di essere nella quinta dimensione.

Nel mondo reale non esiste nulla del genere.

Peggio dei peggiori

Se gli Stati Uniti epicentro della crisi che ha colpito la finanza mondiale, non se la passano bene, la condizione dell'economia europea sembra essere uscita direttamente da un film horror.

Il sempre ottimista Pritchard fa un breve riassunto della situazione sul Telegraph, dichiarando che l'economia mondiale si trova nel suo punto di massima criticità. L'economia dell'eurozona crolla più velocemente di quella americana. Mentre all'FMI sembrano essersi bevuti completamente il cervello e rivedono le stime annuali dell'economia mondiale in crescita dal 3,7% al 4,1% relegando in una nota la "possibilità di una recessione mondiale", il livello di stress del mercato del credito europeo, espresso dall'Euribor e dall'indice sui bond dell'iTraxx supera quello presente nel mercato USA.

Anche se i banchieri alla BCE continuano ad essere terrorizzati da un spirale prezzi-stipendi simile a quella degli anni 70, l'inflazione core, cioè quella in cui non vengono compresi gli aumenti nel prezzo degli alimentari e dell'energia è scesa dall'1,9% all'1,8%, a dimostrazione che la spinta generale è deflazionaria e solo la combinazione derivata dall'indebolimento del dollaro e la speculazione borsistica fa aumentare il costo della vita.

Pritchard afferma che la fuga generalizzata dal dollaro prevista da alcuni non si verificherà e questo non certo per meriti USA, ma a causa della debolezza del resto dell'economia mondiale, debolezza che si sta rivelando in tutta la sua crudezza.

Il Guardian cita il professore David Blanchflower, il quale afferma che gli attuali dati sulla disoccupazione in Gran Bretagna sono solo la punta dell'icberg e prevede un aumento della disoccupazione dall'attuale 5,2% al 7% o più. Blanchfloweril stima che la condizione inglese sia peggiore di quella Statunitense dove la federal reserve ha tagliato aggressivamente i tassi di interesse ed esorta la banca centrale inglese a seguire l'esempio della sua collega d'oltre oceano prima che sia troppo tardi.

Francamente non vedo che benefici possa portare un taglio dei tassi a questo punto. Il problema è che non esiste una via "monetaria" per uscire dall'attuale crisi. Le dichiarazioni di Blanchfloweril fanno eco a quelle di Allister Darling che discutendo della problematica situazione economica inglese, ha detto che non si può chiedere di più in termini di tasse ai cittadini ai cittadini (anche perchè con un indebitamento pari al 179% del reddito disponibile cosa vuoi chiedere) per pagare i servizi essenziali, che verrano comunque tagliati.

La soluzione di Darling sembra essere quella di modificare le regole fiscali, le quali impongono che i debiti fatti dal governo non possano superare il 40% del Pil, per permettere allo stato di indebitarsi maggiormente. I debiti contratti dalla Gran Bretagna hanno avuto un balzo da Aprile in avanti. Nei 3 mesi che vanno da Aprile a Giugno i debiti contratti sono ammontati a 24,7 miliardi di sterline, la cifra più alta mai riscontrata dal 1946, cioè da quanto si è cominciato a registrare dati a riguardo. Un aumento di due terzi rispetto ai 14,7 miliardi di debiti contratti durante lo stesso periodo l'anno precedente.

Solo in Giugno lo stato si è fatto prestare 9,2 miliardi di sterline, 3 miliardi in più rispetto a Giugno dello scorso anno, un aumento di quasi il 50% un altro record storico. Il ministro ombra delle finanze inglese commenta la situazione del primo ministro Gordon Brown:

"Brown mise in gioco la sua credibilità proprio sulle regole fiscali". "Le finanze pubbliche sono un completo caos e le regole vengono eluse. E' come dare ad un prigioniero le chiavi della sua stessa cella."

L'Inghilterra è in grossi guai ed avendo negli ultimi 15 anni distrutto completamente i risparmi della sua popolazione incentivando invece il debito, si ritrovano senza la rete di salvataggio che avevano i paesi scandinavi ed il Giappone durante le crisi degli anni 89-90. Non può aumentare le tasse perchè tanto i sui cittadini non potrebbero pagarle e non può ridurre le spese oltre un certo limite senza aumentare significativamente la disoccupazione e rischiare la protesta generale.

Soluzione?

Più debito pubblico e tassi più bassi.

Soluzioni che servono solo a prendere tempo, ma non risolvono il problema alla radice. Se uno dei maggiori problemi è la popolazione troppo indebitata e la mancanza di risparmio, tagliare i tassi servirà solo a disincentivare ulteriormente i risparmi ed in ogni caso, una volta che il trucchetto di rivendere i debiti della gente impacchettandoli in derivati è saltato, sulla base di quali garanzie le banche dovrebbero prestare soldi a gente che ha debiti per il 179% del reddito disponibile?

In Spagna intanto continua il bagno di sangue. Il paese è precipitato nella peggiore crisi economica dal regime di Franco. La BNP Paribas avverte:

"L'economia è chiusa in un angolo. Alcuni dei costruttori di immobili finiranno a gambe all'aria, la situazione è chiara. Oltre il 10% dell'economia dipende dal mercato immobiliare. A paragone, negli USA si parla di un 6%-7% durante il picco della bolla. L'aggiustamento che si verificherà sarà enorme".

A dimostrazione della veridicità delle previsioni della BNP qualche giorno fa la Martinsa-Fadesa, colosso dell'immobiliare, è crollata in borsa perdendo il 50% in 2 giorni, dopo aver annunciato la richiesta di entrare in amministrazione controllata. In sostanza è fallita. Gravata da un debito di 5,2 miliardi di euro si è trovata nell'impossibilità di rifinanziarlo. Questa rappresenta la più grande bancarotta che si sia mai registrata in Spagna nel settore immobiliare.

L'associazione di costruttori APCE allarmata, annuncia che il settore è crollato del 15% da Settembre dello scorso anno. Nella Castiglia, dove allegro (si fa per dire) scorrazzava Don Chischiotte, il 69% delle case costruite negli ultimi 3 anni risultano invendute. La Deutsche Bank dice che la crisi immobiliare è peggiore del collasso dei primi anni 90. Prevede che il prezzo reale degli immobili crolli del 35% entro il 2011, man mano che le case invendute stimate in 700000 verrano smaltite sul mercato.

Zapatero se la prende con la BCE, accusandola di tenere i tassi troppo alti, strangolando così i proprietari di casa Spagnoli che al 98% hanno sottoscritto mutui a tasso variabile collegati all'euribor, aumentato di 145 punti base dallo scorso Agosto.

In un anno i disoccupati sono aumentati di 425000 unità, portando l'indice di disoccupazione al 9,9%.

Ammetto di non sapere come vengono redatte le statistiche sulla disoccupazione in Spagna, ma basandomi sull'esperienza che ho riguardo al metodo Italiano, Inglese, Americano presumo che usino i medesimi trucchetti per aggiustare i numeri (non contare chi non cerca attivamente lavoro, chi non lo cerca per determinati periodi di tempo, fare delle stime irrealistiche sulla creazione di nuove attività ecc).

La mia reazione al dato è: 9,9%???????????

E non siamo neppure al picco dell'attuale crisi economica. Se dovessi dare una stima direi che ci troviamo ad un terzo del cammino.

O gli Spagnoli nelle loro stime sono più onesti rispetto al resto del mondo o sono messi davvero male.

La situazione Italiana è penosa, anche se possiamo dire di stare ancora meglio della Spagna. A farci compagnia c'e' la Grecia, la cui produzione industriale, come quella Italiana, è crollata del 6,6% dallo scorso anno. Il Portogallo sta solo leggermente meglio registrando un bel meno 6,2%. Globalmente la produzione industriale del blocco europeo è arretrata del 1,9% in Maggio. Da Berlino avvertono che anche l'inossidabile Germania prevede un calo della produzione dell'1,5% nel secondo quarto, colpa del precipitare delle esportazioni.

Un declino mensile di questo livello, non si riscontrava in Europa dalla crisi sui cambi del 1992. Il Telegraph riporta pressioni Italiane in Europa volte a lanciare una specie di "New Deal" basato sull'avvio di una serie di opere pubbliche infrastrutturali, nel tentativo di rilanciare l'economia.

Quali sarebbero queste opere non viene specificato. Probabilmente perchè anche il governo italiano non ne ha la più pallida idea. Se l'esperienza insegna, sarà il solito "dateci i soldi che poi il modo di spenderli lo troviamo". Del resto ci sono ancora alcune zone d'italia libere dal cemento. Poverine, si sentiranno escluse, una bella colata non si nega a nessuno.

L'idea per finanziare il tutto e aggirare il limite del 3% di deficit imposto dalla UE è di usare l'European Investment Bank (EIB) e far emettere ad essa dei bond la cui vendita dovrebbe finanziare le opere in questione.

Vedremo se l'Europa accetterà di accollarsi una parte dei debiti rappresentata dai suddetti bond, per finanziare palazzoni di cemento in Italia ed in qualche altro paese Europeo bisognoso di assistenza.

Il risultato finale di questo film dell'orrore chiamato "economia Europea" avverte la RBS (Royal Bank of Scotland) rischia di essere un "reverse decoupling" un "inversione dello sganciamento", in cui l'Europa invece di seguire l'andamento Americano lo supera precipitando ad una velocità maggiore. Diversi analisti come Bill Gross della Pimco (sul quale è meglio che non dica nulla, anche perchè richiederebbe un intero post e non se lo merita), affermano che non esiste nessuna giustificazione per quel 25-30% di apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro. Alla BNP hanno dichiarato di essere pessimisti sulla situazione futura della valuta europea prevedendo prossimi ribassi.

Altri consigliano prudenza e ribattono che l'effetto del pacchetto di stimolo del governo americano, costituito da un assegno di 600 dollari arrivato via posta ad ogni cittadino, si esaurirà alla fine di Agosto e l'economia Statunitense aumenterà la velocità della sua caduta.

Insomma, una gara in retromarcia. Chi arriverà per primo alla partenza?

Dopo aver parlato di "reverse decoupling" Jacques Cailloux, dell'RBS aggiunge riferendosi all'Europa:

"C'e' una perdita di velocità in tutta la zona. Non possiamo escludere una recessione."

Ammetto ormai di non sapere più quale sia la definizione di recessione, ma se nonostante gli ultimi dati siamo ancora solo a rischio di recessione, penso che la definzione sia una cosa tipo:

"Immaginate che un enorme metorite colpisca in sequenza la borsa di New York, Londra, Madrid, Parigi, Berlino, Bombay, Shangai, Tokyo polverizzando nel tragitto tra una borsa e l'altra il 30% delle abitazioni dei rispettivi paesi e il 10% delle industrie."

Ecco, in quel caso forse potremmo parlare di recessione.

giovedì 17 luglio 2008

Who panic first, panic best!

Il titolo si riferisce ad un detto americano che gira tra gli economisti. Il senso é: se proprio dovete farvi prendere dal panico, siate almeno tra i primi. Se aspettate troppo rischiate di trovarvi a correre verso l'uscita insieme ad un enorme massa di gente e finire incastrati insieme ad essi sulla porta che da verso la salvezza economica, come hanno scoperto molti dei correntisti dell'Indymac.

Quelli che alle prime voci di insolvenza della banca si sono diretti verso gli sportelli per ritirare i propri risparmi, lasciando nei propri libretti non più di 100000 dollari, la cifra massima assicurata dal governo federale degli Stati Uniti, hanno salvaguardato la propria stabilità economica. Quelli troppo pigri per farlo o che ingenuamente hanno creduto alle rassicurazioni dei dirigenti dell'istituto si sono trovati a perdere ingenti somme, se non a vedere distrutti i risparmi di una vita.

Deve essere una sensazione orribile.

Si comprende bene come mai si siano rischiati dei tafferugli di fronte alla sede della Indymac, quando qualcuno ha cercato di saltare la fila di persone in attesa da ore, che preoccupate si erano recate sul posto per avere informazioni precise sulla condizione del proprio conto e per ritirare tutti i soldi che potevano.

Nel frattempo ancora non si è capito che diavolo vuole fare il governo degli Stati Uniti con Fannie e Freddie. Tra gli economisti in rete il dibattito su come comportarsi è più che mai acceso. Il Wall street Journal dice in un articolo:

Ci si attende che la stima redatta dal Congressional Budget Office riguardo il costo che la proposta del Tesoro avrebbe sul bilancio federale si aggiri intorno a diverse decine di miliardi, secondo persone familiari con la situazione. Questa stima dovrebbe riflettere la probabilità che un investimento in azione possa essere fatto dal governo federale e che inoltre la linea di credito possa essere usata.

Un pò fumoso, ma praticamente parla della possibilità che il governo compri azioni delle 2 GSE per ricapitalizzarle. Riguardo alle decine di miliardi, ribatto: balle!

Centinaia più probabilmente.

Anzi secondo la S&P, come rivela bloomberg , il salvataggio delle 2 agenzie si mangerebbe il 10% del Pil americano contro un 3% che sarebbe il costo del salvataggio di tutti i broker messi insieme (si tratta di banche di investimento come la Lehman la Goldam Sachs e la defunta Bear Stearns). Il Pil americano si aggira sui 14 trilioni, stiamo quindi parlando di un costo netto di 1400 miliardi.

L'articolo di blomberg parla delle possibili ramificazioni di un salvataggio di questo tipo, facendo presente che l'impatto sui conti pubblici potrebbe essere tale da fare perdere il rating attuale (AAA) agli Stati Uniti e cita come precedente, il declassamento del Giappone avvenuto nel 1998 in seguito al tentativo del paese del Sol Levante di salvare le proprie banche da 77 trilioni di yen (579 miliardi di dollari) di prestiti problematici che avevano concesso.

Osservando i mercati i primi segnali di uno scenario di questo tipo si cominciano a scorgere. I CDS (i contratti derivati che assicurano dal rischio di fallimento di un azienda o di uno stato) sul debito americano si sono fatti estremamente più costosi. Essi sono aumentati passando dai 2 punti base di spread ai 22 punti base. Tenete conto che 2 punti base sono storicamente il valore normale per questo tipo di contratti sul debito pubblico americano.

Insomma non è il debito delle GSE che viene considerato più solido in seguito all'intervento del governo americano, ma invece è il debito degli Stati Uniti che si sta degradando e rischia di avvicinarsi al livello di quello della Fannie e della Freddie. Le conseguenze ovviamente rischiano di essere una fuga generalizzata dai buoni del tesoro americani, da parte degli investitori stranieri.

Un allarme in questo senso è stato lanciato dalla Merril Lynch, come riferisce il sempre solare Pritchard sul Telegraph. La famosa e malmessa banca ha esplicitamente affermato che gli USA rischiano nel giro di pochi mesi, una crisi per mancanza di finanziamenti stranieri a causa del salvataggio delle GSE.

Dal Telegraph:

Brian Bethune, il capo finanziario al Global Insight, ha detto che il tesoro americano ha due o tre giorni a disposizione per mettere del denaro vero a sostegno del piano di salvataggio per la Fannie e la Freddie, in caso contrario si troverà di fronte una pericolosa crisi che potrebbe precipitare in maniera incontrollabile.

"Questo non è il tempo per i politici di sottovalutare ancora una volta il rischio sistemico per il sistema finanziario e gli enormi danni che questo potrebbe infliggere all'economia. Spregiudicate e aggressive azioni sono necessarie e lo sono ora" ha affermato.

Non sono sicuro che che Bernanke e Paulson sappiano realmente cosa fare. Tutto farebbe pensare a una nazionalizzazione mascherata, una zombificazione, come illustrato nei precedenti post. Buona parte degli economisti, almeno quelli per cui il termine mercato riveste ancora un qualche significato sembrano concordare che sarebbe più ragionevole e onesto un piano che prevedesse una ristrutturazione delle due agenzie, in linea con quanto proposto da Roubini e illustrato in un precedente post.

Il problema è che mettere le due GSE in amministrazione controllata per ristrutturarle, presenta alcuni problemi legislativi. Quella che chiamano conservatorship, cioè l'amministrazione controllata in cui vengono poste di solito le banche, prevede un massimo di 45 giorni per la ristrutturazione dell'istituto che vi è sottoposto. Oltre a non essere delle banche, e quindi non si capisce bene se una conservatorship potrebbe essere applicato loro, sfido chiunque a ristrutturare 2 mostri del genere in 45 giorni.

Il chapter 11, legge che si applica alle aziende per ristrutturale, parimenti non si sa se potrebbe essere utilizzato per le GSE (che non son ne banche, ne aziende in senso classico) e comunque fornisce una spazio di manovra molto più limitato rispetto ad una conservatorship e quasi certamente insufficiente. Se si volesse realmente ristrutturare le GSE come invocano in molti, bisognerebbe creare delle leggi ad hoc. Altro che due o tre giorni.

Il problema però probabilmente è più accademico che altro. Tutto sembra propendere per una zombificazione. A riguardo ritengo emblematiche le parole del senatore Jim Bunnig, che in parlamento ha accusato esplicitamente la Fed di rappresentare "il rischio del sistema", di avere creato negli anni la situazione attuale e ha dichiarato che si opporrà ad ogni nazionalizzazione delle GSE anche se dovesse arrivare a fare il filibustiere (nel parlamento americano quando un senatore prende la parola non ci sono limiti di tempo, finchè esso sta in piedi e parla nessuno lo può bloccare. Fare il filibustiere significa parlare dei fatti propri, del tempo o leggere un libro finchè si resiste in piedi, in modo da bloccare così l'avanzamento di una legge il più possibile. Una gara di resistenza).

Sempre dal Telegraph:

All'incirca 1,5 trillioni di dollari del debito AAA della Fannie e della Freddie - e di altre GSE - risiede attualmente in mani straniere. La grande incognita è quando la pazienza degli stranieri si esaurirà e le perdite cominceranno ad accumularsi facendo precipitare il dollaro.

Hiroshi Watanabe, il capo regolatore del Giappone, ha scosso i mercati ieri quando ha incitato le banche giapponesi e le compagnie assicuratrici a trattare il debito delle agenzie americane con cautela. Questi due tipi di istituzioni detengono 56 miliardi di questi bond. La Mitsubishi UFJ detiene 3 miliardi di dollari. La Nippon Life 2,5 miliardi.

Ma la parte del leone la fanno le banche centrali di Cina, Russia e dei paesi produttori di petrolio. Questi paesi possono facilmente scatenare una fuga dal dollaro dato il clima attuale e mettere gli Stati Uniti in ginocchio, se decidessero che questo rientra nei loro interessi strategici.

Non posso fare a meno di sghignazzare immaginando come si potrebbero svolgere in futuro gli incontri diplomatici su questioni di una certa criticità strategica, come i missili in polonia che gli Stati Uniti vogliono impiantare contro il volere russo, con il delegato americano in ginocchio dedito ad una pratica molto in voga tra le ministre italiane e il delegato russo che annuisce soddisfatto.

Continua l'articolo del Telegraph facendo presente che con tutta probabilità ci sarà una fuga graduale dal dollaro che aumenterà progressivamente la sofferenza americana, ma senza scatenare il fuggi fuggi generalizzato dalla valuta verde.

Ieri in borsa i titoli delle GSE e quelli bancari sono risaliti bruscamente fino a toccare guadagni del 30%. E' difficile dire se si tratta di un rimbalzo tecnico o cosa possa esserci dietro di preciso. Gli ultimi dati sull'economia sono orrendi. L'inflazione è salita dell'1,1% nell'ultimo mese, un aumento simile non si vedeva dal 1982 e i nuovi dati sul mercato immobiliare, riportano un ulteriore deteriorarsi della situazione.

Una possibile spiegazione potrebbero essere le nuove regole imposte dalla SEC per chi gioca al ribasso sui titoli bancari. Gli shortisti sono quegli individui che scommettono su un futuro ribasso di un titolo azionario. Vendono le azioni al prezzo attuale (diciamo 100) prendendole in "prestito" da qualcun altro, ma spesso senza possederle minimamente e promettendo di consegnarle in futuro all'acquirente, nella convinzione che esse scenderanno di valore nel frattempo. Se esse calano di prezzo, (diciamo arrivano ad 80) le ricomprano e le consegnano intascandosi la differenza (20 in questo caso). Le regole nuove imposte dalla SEC impediscono le naked short, ciò la vendita di azioni con non si possiedono nella speranza che scendano di valore. Per poter shortare un azione con le nuove regole è necessario pre-acquistarle (farsele "prestare"appunto) anticipando quindi una parte del denaro subito.

Queste regole hanno l'obbiettivo di limitare le scommesse al ribasso sui principali soggetti finanziari (scommesse che abbassano il valore delle azioni) a cominciare da Fannie e Freddie. La SEC si è mossa dietro richiesta di Bernanke che affermò quanto fosse fondamentale sostenere il valore delle azioni e dei bond delle GSE in modo da aumentare la loro capitalizzazione e da sostenere il mercato immobiliare.

La SEC è scattata subito sull'attenti ed ha provveduto, anche se l'intervento di emergenza non potrà durare più di 45 giorni in tutto (almeno così dicono per il momento). Insomma il problema è chi scommette che il titolo di istituti decotti scenderà, non il fatto che essi siano decotti.

Ed il giochino di inganni e bugie continua!

Da notare come sia stato tempestivo l'intervento della SEC in questo caso, mentre la speculazione sui Future che fa aumentare insensatamente il prezzo del cibo, del petrolio e delle materie prime sembra proprio impossibile da bloccare a sentire i banchieri centrali (forse perchè sono proprio le banche e i grandi soggetti finanziari a speculare?).

Questo l'elenco degli istituti protetti dalle nuove regole:

BNP Paribas Securities Corp
Bank of America Corp
Barclays PLC
Citigroup Inc
Credit Suisse Group
Daiwa Securities Group Inc
Deutsche Bank Group AG
Allianz SE
Goldman Sachs Group Inc
Royal Bank ADS
HSBC Holdings Plc ADS
JPMorgan Chase & Co
Lehman Brothers Holdings Inc
Merrill Lynch & Co Inc
Mizuho Financial Group Inc
Morgan Stanley
UBS AG
Freddie Mac
Fannie Mae

Viene da chiedersi: e la Washington Mutual che fine ha fatto? La Wachovia, la Bank United, National City Corporation?

Sono state ormai date per morte (chi segue il blog sa quanto male siano ridotte) e la loro carcassa è stata regalata come contentino agli shortisti?

Tutta la manovra della SEC puzza di un odore preciso.

Quello della Disperazione.

Non servirà a nulla questa manovra. Neppure se riuscisse a far risalire momentaneamente i valori azionari per i famosi 45 giorni (cosa di cui dubito),dato che la condizione di molti quegli istituti è talmente compromessa da non poter suscitare nessuna fiducia nel lungo periodo.

Unica nota positiva è stato il calo del prezzo del barile sceso a 135 dollari dal record storico di 146. La nota negativa è che il calo sembra essere avvenuto perché la nozione che l'economia planetaria sia in recessione pare stia cominciando lentamente a farsi strada anche nel cervello del più smaliziato speculatore.

Recessione = minore consumo di petrolio.

Anche sul mercato dei future (salvo casini inenarrabili come un attacco all'iran) vedremo probabilmente una fuga verso l'uscita ed anche in questo caso come sempre:

Who panic first, panic best!

martedì 15 luglio 2008

Adoro i piani ben riusciti...

...Era solito dire il vecchio hannibal, quello col sigaro in bocca, non quello innamorato della carne umana.

Perché una piano riesca è necessario che un piano esista. Per l'A-team il piano era sempre lo stesso: corrazzare qualche veicolo e mitra in mano sparare a tutto ciò che si muoveva. Dato che funzionava ogni volta, in effetti non esisteva la necessità di cambiarlo.

Nel caso, dell'evento che oggi compare sulle prime pagine di tutti in giornali, cioè la reazione del governo americano alla situazione disastrata della Fannie Mae e della Freddie Mac, non si capisce bene quale sia il piano.

Perché di piano e del fallimento di quest' ultimo tutti i commentatori parlano.

Vediamo se ho capito bene: il piano sarebbe stato, vendere 3 miliardi di dollari in titoli delle 2 GSE nella prima mattinata, convincendo una serie di grossi soggetti a comprarseli dietro la promessa che non avrebbero subito perdite da questo investimento.

Aprire la finestra di sconto della Fed anche alle GSE in modo che esse potessero prendere in prestito denaro a breve termine in caso di necessità.

Per finire, abbiamo la dichiarazione di Paulson su una sua richiesta al congresso dell'autorità, per acquistare un illimitato ammontare di azioni e titoli delle due agenzie.

Come ho scritto nell'ultimo post al massimo questa si può definire una zombificazione delle 2 agenzie. Al contrario dei piani dell'A-team questo, se piano vogliamo definirlo, ha già dimostrato più volte nell'ultimo anno di non funzionare granchè come evidenziano i continui fallimenti e le mai scomparse sofferenze delle banche americane.

Inoltre la finestra di sconto della Fed è stata ribattezzata "il bacio della morte". Il TAF (le aste di denaro bisettimanali indette dalla Fed per finanziare le banche) di cui ho spesso parlato in passato è stato creato perché la finestra di sconto era diventata inutilizzabile. Oltre a fornire prestiti a breve, l'identità dei richiedenti è pubblica. Rivolgersi alla finestra di sconto è come dichiarare pubblicamente di avere dei problemi di bilancio e rischiare di far scappare azionisti e correntisti. Il TAF infatti è completamente anonimo.

Onestamente mi sfugge l'utilità di aprire la finestra di sconto alle GSE. Sembra una manovra puramente cosmetica, così come la vendita dei 3 miliardi di titoli. Un patetico tentativo di ripristinare la fiducia sul mercato.

Come hanno reagito i mercati?

All'apertura delle borse europee i titoli delle GSE hanno guadagnato spinti dall'acquisto dei suddetti 3 miliardi di titoli. Appena metabolizzata la vendita però, i titoli delle GSE sono precipitati nell'abisso per poi riprendersi stentatamente alla fine.

La Fannie ha chiuso a Wall Street con un -5,07% e la Freddie con un -8,26%.

Un piano ben riuscito Mr Paulson non c'è che dire.

Ancora peggio è ciò che è successo al resto del comparto bancario. Sembra che finalmente anche gli investitori più stupidamente ottimisti comincino a rendersi conto di quanto sia precaria la situazione. Riporto di seguito un breve elenco dei caduti:

WM (Washington Mutual) - 34,75%
WB (Wachovia) - 14,73%
BKUNA (Bank United) -14,29%
LEH (Lehman Brothers) -14,07%
MER (Merril Lynch) -6,27%
NCC (National City) -14,71%

E potrei continuare per mezza pagina con il sanguinoso elenco.

Oltre alla situazione delle GSE ci si è messa un analisi di Gerard Cassidy della RBC Capital Markets, che a Febbraio dichiarò che nei prossimi tre anni stimava sarebbero fallite 150 banche, sopratutto piccole e medie. Ora, anche a seguito del fallimento della Indymac, la stima è stata rivista al rialzo ed è arrivata a toccare le 300 unità.

I nomi delle 300 banche prossime al fallimento non sono stati fatti, ma se siete proprio a caccia di indizi, date un occhiata a cosa hanno fatto le azioni dei vari istituti ieri in borsa. Girano esplicitamente i nomi di National City il cui titolo ieri è stato sospeso e di Washington Mutual come prossime morti eccellenti.

Un articolo su bloomberg inoltre mette in luce la situazione dei titoli fuori bilancio della Citygroup. Si è scoperto che in aggiunta ai 2,2 trilioni di dollari in titoli messi a bilancio, di cui qualche tempo fa annunciò l'intenzione di vendere 400 miliardi, la City possiede ancora 1,1 trilione di dollari fuori bilancio che dovrà ingoiarsi. Considerato che stiamo parlando di CDO e altri pezzetti di carta invendibili, tremano le ginocchia al pensiero di quante perdite possano essere nascoste tra quel trilione di dollari.

L'FDIC l'ente governativo che si occupa di rilevare le banche fallite ha a disposizione 52,8 miliardi per operare. Esso stima che solo l'Indymac potrebbe costargli tra i 4 e gli 8 milardi. Non mi pare che abbia le spalle abbastanza grosse da sostenere il fallimento di 300 istituti, tra cui alcuni di quelli grandi.

Messo tutto insieme non sorprende il pessimismo che impera nei mercati ,anche stamattina. Il dollaro è precipitato comprensibilmente nei confronti dell'euro e il petrolio non accenna a calare di prezzo.

Sono molto curioso di vedere come reagiranno alla situazione Bernanke e Paulson. Se la smetteranno con i giri di parole e le due GSE verrano nazionalizzate una volta per tutte o verranno spezzate in un serie di aziende di dimensioni minori come suggeriscono alcuni.

Quello che posso dire, è che non nutro la minima fiducia nei piani partoribili da queste due menti eccelse.

domenica 13 luglio 2008

Zombification

Zombification è il termine usato ormai per identificare la condizione in cui si trovano le banche americane e diverse banche europee.

Infarcite di debiti non sono state fatte fallire, ma vengono mantenute artificialmente in vita da un continuo flusso di denaro che gli viene fornito dalle banche centrali. Attenzione, non si tratta di denaro regalato, perché non è possibile nel sistema economico attuale fare un operazione del genere, si tratta di prestiti. L'unica maniera per "regalare" denaro alle banche sarebbe quello di nazionalizzarle e tappare i buchi di bilancio con denaro pubblico.

I prestiti forniti alle banche hanno una scadenza mensile, ma vengono rinnovati ad ogni scadenza, in altri termini quando si tratta di ripagare i debiti con la banca centrale i vari istituti che resterebbero in mutande se fossero costretti ad aprire il portafogli per davvero, semplicemente chiedono altri prestiti e in quantità maggiore di quelli precedentemente erogati in modo da saldare i debiti passati.

Un pò come quegli individui che pagano i debiti su una carta di credito usando un altra carta di credito.

Le banche sono a tutti gli effetti dei morti viventi.

I buchi di bilancio restano li, ma ad esse non viene concessa la possibilità di morire.

E' quello che si intende dire quando si afferma che una banca centrale può risolvere un problema di liquidità delle banche, ma non di insolvenza. Non possono regalare denaro, ma possono prestarne in continuazione sperando che le banche lo usino in maniera oculata e in qualche modo riescano tramite investimenti a ripianare i propri libri contabili.

Come ho detto diverse volte non potendo più prestare denaro ad una popolazione indebitata fino al collo, le banche si sono messe a speculare sul prezzo del cibo, dell'energia e delle materie prime. I banchieri centrali ben consapevoli della cosa si guardano bene dall'impedirglielo nella speranza che riescano in fretta a migliorare la loro situazione finanziaria togliendogli le castagne dal fuoco.

Adesso siamo passati ad un livello superiore di zombificazione, fino ad ora inedito.

E' arrivato il momento della Fannie Mae e della Freddie Mac.

Come detto diverse volte le due GSE sono talmente grandi da non poter essere lasciate fallire, perché sarebbe la fine del sistema finanziario così come lo conosciamo.

Una articolo del times rivela quale sembra essere la strada che Bernanke ha intenzione di percorrere per salvare le due agenzie. "Regalargli" 15 miliardi di dollari per tamponare la situazione, ricevendo in cambio delle preferred stock. Cioè delle nuove azioni emesse per l'occasione che andranno quindi a diluire ulteriormente il già ben misero valore del titolo delle GSE.

Oltre a questo la Fed aprirebbe la finestra di sconto normalmente riservata alle banche, anche alla Fannie e alla Freddie. Attraverso di essa le GSE potrebbero continuare ad ottenere dei flussi regolari di liquidità.

In pratica le GSE verrebbero implicitamente nazionalizzate.

La solita farsa. Non vogliono nazionalizzarle veramente, ma non possono lasciarle fallire per cui continueranno a fornire loro un continuo flusso di denaro trasformandole in zombi e dichiarando surrettiziamente :"ci siamo noi governo degli Stati Uniti dietro ad esse, non preoccupatevi, i vostri soldi non scompariranno". (a meno che non siate azionisti)

Roubini ha pubblicato un articolo molto interessante a riguardo, sconsigliando vivamente una operazione di questo genere. Fa notare come in generale le GSE abbiamo in pancia mutui e titoli di qualità decente e stima che limitandosi a ristrutturare la situazione delle due agenzie le perdite ammonterebbero al 5% dei 5 trilioni di titoli che esse possiedono.

Le agenzie potrebbero restare solventi ed in vita a fronte di una limitata perdita.

Si parla quindi di 250 miliardi (anche se personalmete penso che Roubini sia un pò troppo ottimista nelle sue stime). A paragone, i detentori dei bond Argenti hanno riportato una perdita del 75%. Inoltre i titoli delle due GSE offrivano rendimenti dell'1% superiori a quello dei titoli del tesoro americano. Quell'1% era il rendimento che andava a coprire il rischio di un possibile fallimento delle GSE. Insomma, chi ha investito pensando che aveva a che fare con titoli assimilabili ai buoni del tesoro Statunitensi, ha preso un granchio e doveva essere consapevole che si poteva verificare un fallimento.

Una zombificazione della Fannie e della Freddie significherebbe per il tesoro americano spendere inutilmente quell'1% in più rispetto ai titoli di stato, si parla quindi di 50 miliardi. Tanto vale nazionalizzarle senza tanta ipocrisia, dire esplicitamente che le GSE appartengono al governo e quindi i titoli che emettono devono avere gli stessi rendimenti dei bot governativi, risparmiano perciò i suddetti 50 miliardi.

Purtroppo un operazione del genere risulta intollerabile a livello politico. Ad uno stato che ha già un debito pubblico che supera i 9 trilioni di dollari andrebbero ad aggiungersi 5 trilioni in più da garantire. Uno scenario inattuabile politicamente, specialmente in un anno di elezioni.

Perché quindi non zombificarle, rimandando il problema, (perché la zombificazione non è una soluzione), lasciando che se ne occupi il poveraccio che riceverà la carica di presidente dopo le elezioni di Novembre?

Tipica mossa da politici dei giorni d'oggi.

Il secondo quarto si sta per chiudere è gia trapelano le stime delle perdite per il settore bancario. Ho gia parlato dei 2,8 miliardi di perdite stimate della Wachovia. Si dice che la Citigroup riporterà 8 miliardi di perdite e la Merrill Lynch 4 miliardi.

Altro che terroristi islamici e jihadisti, se continua così il prossimo presidente degli USA si dovrà difendere dai morti viventi.