mercoledì 16 aprile 2008

The Story so Far... (seconda parte)

Il sorgere della stagflazione portò alla ribalta le teorie economiche di Hayek che ne prevedevano la comparsa gettando nell'oblio la dottrina di Keynes. Proprio alle teorie di Hayek una politica che non sapeva come reagire si rivolse.


Seguendo una logica Keynesiana fino ad allora il compito che si prefiggevano gli stati era di aumentare i posti di lavoro fino ad arrivare idealmente alla piena occupazione e di incrementare progressivamente gli stipendi cioè il potere di acquisto dei lavoratori. Questo avrebbe prodotto un aumento dei consumi che avrebbe portato ad aumento della produzione che avrebbe incrementato i posti di lavoro disponibili.


Quando però gli economisti cercarono un colpevole per il fenomeno della stagflazione e dell'alta inflazione da cui era caratterizzata, lo trovarono proprio nella piena occupazione e nella rivendicazione dei lavoratori. Queste generavano un aumento degli stipendi a cui non corrispondeva un equivalente aumenta di produttività, il che produceva una spirale inflazionaria anche quando l'economia stagnava. In Italia come estremo esempio della cosa avevamo quella che viene chiamata la scala mobile. L'inflazione saliva, di conseguenza si aumentano automaticamente gli stipendi per adeguarli ad essa il che faceva aumentare ancora di più l'inflazione dato che era aumentato il denaro in circolazione, ma non la produzione. In Italia arrivammo a dei tassi di inflazione del 20%.


Individuato il nemico lo si attacco e combatté con tutti i mezzi.


Si smise di sostenere la piena occupazione, si combatterono i sindacati, si diluirono i posti di lavoro attraverso l'immigrazione e la delocalizzazione industriale, il precariato fece la sua comparsa mentre il valore calante degli stipendi e l'inflazione (che non scomparve di certo anche se calò) rese sempre più difficile mantenere una famiglia con un solo stipendio.


Il liberismo divenne la nuova religione.


Paul Volcker il capo della Federal Reserve dal canto suo in ambito monetario aumentò i tassi di interesse fino al 20% nel tentativo di contenere l'aumento dei prezzi. Ciò divenne un vero e proprio atto di strozzinaggio nei confronti dei paesi del terzo mondo che avevano contratto debiti quando i tassi erano molto inferiori e tra crisi energetica dovuta all'embargo petrolifero degli anni 70 e le manovre sui tassi della banca centrale americana si ritrovarono strangolati.


Molti di essi non si ripresero più.


Qualche anno dopo un altro Chicago boy, Margaret Thatcher, divenne primo ministro inglese andandosene in giro a sbandierare il libro di Hayek nelle riunioni del suo partito come fosse la bibbia e raccontando con occhi adoranti come esso le avesse cambiato la vita. Dall'altra parte dell'oceano le idee della Thatcher trovarono una sponda affidabile in Ronald Regan. Fecero entrambi un ottimo lavoro per promuovere il liberismo, deregolamentazioni nel reparto finanziario, concorrenza selvaggia nel mercato del lavoro e progressivo spostamento del sostegno dei governi dall'occupazione al reparto dei servizi borsistici e finanziari.


Gli anni 80 sono il periodo dell'esplosione degli Yuppies, degli andamenti borsistici raccontati al telegiornale, della crisi del 1987 e di quella delle Saving & Loans del 1989.


Giochetti da ragazzini. Il meglio doveva ancora arrivare.


L'unione sovietica crolla, il muro di Berlino si infrange. L'unica diga ideologica che opponeva nel bene e nel male, un qualche argine al liberismo selvaggio scompare. I politici nel resto del mondo che dipendevano da essa non sapendo più che pesci prendere, si trasformano e assimilano l'ideologia liberista.


Qualcuno sentendo parlare Bertinotti, Fassino o Veltroni potrebbe davvero credere che essi siano stati una volta dei comunisti sfegatati?


Il liberismo ha finalmente campo aperto e si scatena senza incontrare particolari resistenze. E' un liberismo diverso anche da quello di cui parlava Hayek: è la versione Friedmaniana del liberismo che alcuni chiameranno turbocapitalismo. Massimo controllo sugli stipendi della gente per impedire che l'inflazione salga (se ci fate caso ancora oggi Trichet il capo della BCE quando parla di inflazione si raccomanda al contenimento degli stipendi, ma non fa mai parola di tutto il denaro che crea il mercato bancario o quello che viene chiamato “il sistema bancario ombra” fatto di hedge fund, banche di investimento e di tutto il comparto dei derivati), abbattimento di tutti i controlli economici in nome dell'autoregolamentazione dei mercati, libera circolazione dei capitali in giro per il mondo, liberalizzazioni di ogni azienda pubblica, non importa quanto essa sia strategica ecc.


Gli anni 90 sono un periodo in cui le crisi si susseguono incessanti, a distanza di pochi anni una dall'altra, minacciando ogni volta l'integrità stessa del sistema. Greenspan a seguito della crisi delle Saving & Loans e della vittoria sull'inflazione conseguita ad altissimo prezzo da Paul Volcker il suo predecessore, inizia ad abbassare progressivamente i tassi di interesse per rilanciare l'economia.


Nei primi anni 90 scoppia l'economia dei paesi scandinavi. Un anno prima era scoppiata quella Giapponese. Entrambi come conseguenze di bolle speculative. Il congresso sotto la presidenza Clinton cede alle lobby bancarie e annulla il Glass & Steagall Act, ultimo residuo delle regolamentazioni del comparto bancario degli anni 30, che istituiva una netta separazione tra banche commerciali adibite a conservare i depositi della gente e banche di investimento che non dovendo conservare i risparmi della popolazione potevano speculare liberamente in borsa (come la recentemente defunta Bear Stearns).


Decaduta questa legge tutte le banche poterono fare quello che volevano. Questo generò molte delle “innovazioni” finanziarie (derivati di vario tipo ad esempio) di cui si dibatte animatamente nella crisi attuale e senza le quali come ebbe a dire Greenspan, le banche che avevano smesso di erogare prestiti dopo le crisi dei primi anni 90 non avrebbero esteso crediti alle aziende, anche se la banca centrale avesse abbassato i tassi di interesse.


Arrivarono poi la crisi asiatica del 1997 e quella dell' LTCM nel 1998 celebre fondo di investimento diretto da alcuni premi nobel per l'economia. In ognuno di questi casi l'intero sistema rischiò il collasso e dovettero intervenire i banchieri centrali per salvare la situazione. Il mondo euforicamente inebriato dalla bolla speculativa della New Economy non si preoccupò particolarmente di questi segnali.


Quella della new economy come tutte le bolle inflattive sostenute e generate da un eccessiva espansione del credito, all'inizio del 2001 scoppio fragorosamente. Tantissimi piccoli investitori che avevano creduto al mantra propagandato dalle tv di tutto il pianeta su quante rendesse investire in borsa, finirono bruciati perdendo i risparmi di una vita. Come al solito i grandi e furbi investitori erano scappati per tempo, scaricando pezzi di carta senza valore al “parco buoi” formato dalla popolazione illusa dai media, poco prima che la bolla esplodesse.


Il più classico dei “pump & dump” (gonfia e scarica).


Come illustrato nel post precedente quando scoppia una bolla del genere o si accetta che i valori delle merci e azioni crollino per tornare a prezzi più in linea con l'economia reale e di conseguenza si accetta una distruzione di denaro fittizio, il fallimento dei soggetti più deboli e indebitati e il crollo borsistico (in sostanza una dolorosa recessione), oppure si inflaziona ulteriormente e in maniera più massiccia la moneta, in modo da sostenere il valore artificiale dei beni generando inevitabilmente altre bolle economiche che andranno a sostituire quella appena esplosa.


Greenspan (che io informalmente chiamo “il mastro alchimista”) optò per la seconda strada. Tagliò il costo del denaro di 11 volte in anno portandolo all'1%. Un tasso di interesse reale (la differenza tra il tasso di interesse e quello dell'inflazione) negativo che produsse la più grande orgia finanziaria dal dopoguerra in avanti. I nuovi strumenti che Greenspan lodava per aver facilitato la circolazione del denaro vennero adottati comunemente e divennero essi stessi un poderoso strumento a favore degli speculatori. Nel 2001 secondo la banca dei regolamenti internazionali con sede in svizzera, l'ammontare totale dei derivati OTC (quelli non scambiati in borsa, ma al di fuori di essa, privatamente tra singole parti) valeva 100 trilioni di dollari (un trilione sono 1000 miliardi). Nel 2007 la cifra è salita a 516 trilioni. A paragone il PIL dell'intero pianeta viene stimato dall'FMI (il fondo monetario internazionale) in 65 trilioni (64903,263 miliardi per essere esatti).


Pensate veramente che possa esistere una montagna di pezzi di carta che valga 8 volte il PIL dell'intero pianeta?


Ovviamente non esistono, si tratta di un valore fittizio che quando si arriverà alla resa dei conti sparirà come una bolla di sapone, lasciando intorno solo devastazione. E' quella che viene chiamata la “bomba dei derivati”, strumenti che Warren Buffet definisce "armi di distruzione finanziaria di massa".


Greenspan come capo della Federal Reserve aveva il potere di abbassare il costo del denaro fino ai minimi storici, quello che gli mancava era la possibilità di convincere la gente a chiedere denaro in prestito e di persuadere le banche a prestarlo.


Il primo di questi problemi venne risolto da anni di condizionamenti e un economia già incentrata sul fare debiti, in cui il contante sembrava il residuato di un epoca passata. Gli americani i cui stipendi (tra alti e bassi) erano in costante calo dagli anni 70 in avanti, non ebbero problemi a chiedere prestiti per combattere il caro vita e per lanciarsi nelle spese più bizzarre. Si buttarono principalmente sul mercato immobiliare. Questo fece salire i prezzi alle stelle, spingendo i costruttori a chiedere ulteriori prestiti per costruire nuove abitazioni che venivano vendute subito. Si generò una bolla in cui il valore delle case sembrava non dovesse mai calare. La gente vide l'abitazione come un investimento, da comprare nell'attesa che salisse di valore per poi rivenderla in futuro. Questa follia produsse una gigantesca creazione di denaro da parte del reparto bancario che reinflazionò l'economia salvandola dal crollo del 2001.


Missione compiuta mister Greenspan.


A tutti quelli che pensano che investire in abitazioni sia una mossa intelligente, faccio presente che il prezzo di un abitazione non può storicamente superare di molto il livello retributivo della gente, dato che altrimenti non ci sarebbe abbastanza gente in grado di comprarsi una casa. In altri termini le abitazione tendono ad apprezzarsi allo stesso tasso dell'inflazione reale.
Un abitazione ha costi fissi, sia in manutenzione per tenerla in ordine, sia in tasse di vario genere. Inoltre a meno che essa non venga acquistata ad un prezzo basso ristrutturata e poi rivenduta, non c'è valore aggiunto. Si compra un qualcosa il cui valore intrinseco quando lo si pretende poi di rivendere non è cambiato.


Se si verifica quello che è successo negli Stati Uniti e in diversi stati europei, in cui la gente compra una casa per poi aspettare che salga di valore e rivenderla tale e quale si tratta di UNA FOTTUTA BOLLA!


Perdonatemi il grassetto, ma ho dovuto sorbirmi fior di economisti negli ultimi anni che in tv spiegavamo come e perché non si trattasse di una bolla.


“E' un nuovo paradigma!” dicevano.


No, era la solita vecchia storia che si ripete da molti secoli. Cambia solo il nome non la sostanza.


Se non era stato un grosso problema convincere il consumatore medio a chiedere in prestito soldi a tassi irrisori, come convincere le banche a prestarli a una popolazione progressivamente sempre più impoverita e senza garanzie solide da presentare? Vennero in aiuto i famosi derivati. I banchieri si dissero: “ se noi prendiamo i debiti contratti dalla popolazione impossibilitata a presentare garanzie valide, lo tagliuzziamo, ne rimescoliamo i vari pezzi, assieme a tanti altri brandelli di simili debiti, gli cambiamo nome e li rivendiamo come obbligazioni poi il rischio se lo accollerà il fesso che si comprerà queste ultime”.


Stupefacente no? La rivendita del debito. Da quanti secoli si fa questo giochino? Han reso il tutto solo più fumoso.


L'unico problema era convincere il “fesso” che acquistare le suddette obbligazioni fosse un grande investimento. In loro aiuto arrivarono le agenzie di rating che mentendo spudoratamente certificarono questi pezzi di carta col un rating AAA pari a quello del governo degli Stati Uniti. Un rating del genere è come dichiarare: “questa roba non può fallire” e dato che comprendere realmente la composizione di questi derivati, cioè come i debiti sono rimescolati e impacchettati, è un impresa possibile solo a pochi illuminati, tutti si fidarono delle agenzie di rating.


Una mossa che si rivelerà geniale......

lunedì 14 aprile 2008

The Story so Far... (prima parte)

Questa è una storia potrebbe cominciare tanto, tanto tempo fa con l'affermarsi dell'oro come bene principale di scambio. Oppure potrebbe partire dal fallimento dei banchieri fiorentini nel 1346 o con l'istituzione della prima banca centrale nel 1694 in Inghilterra. Potrei parlare della crisi economica del 1907 negli Stati Uniti che condusse all'istituzione della Federal Reserve nel 1913 o degli accordi di Parigi del 1915. Ognuno di questi argomenti meriterebbe di essere approfondito e raccontato nel dettaglio. Ognuno di essi e legato in qualche maniera alla situazione economica attuale, ma dato che una narrazione esaustiva richiederebbe la scrittura di un libro mi limiterò a partire dal 1 luglio del 1944 data in cui, in una piccola città del New Hampshire chiamata Bretton Woods, i maggiori economisti e politici del mondo si riunirono proveniendo da 44 differenti paesi per ridefinire il sistema economico mondiale.


Due piani vennero presentati a questo scopo. Il primo dal capo della delegazione inglese un tale John Mayanard Keynes il secondo dal capo della delegazione americana Harry Dexter White. Il piano di Keynes prevedeva una camera di compensazione a cui avrebbero dovuto partecipare tutti i paesi membri con quote che dipendevano dal valore commerciale dei suddetti paesi ,calcolati però sulla media degli ultimi 3 anni e la compensazione sarebbe avvenuta tra i debiti e i crediti attraverso una moneta creata appositamente per lo scopo il Bancor. Il piano di Keynes non era molto favorevole ai paesi creditori, mentre tendeva ad aiutare quelli debitori con lo scopo evidente di raggiungere una certo equilibrio economico tra i vari soggetti.


Ovviamente in quel momento il pezzo da 90 era rappresentato dagli Stati Uniti, che stavano uscendo dalla seconda guerra mondiale come il paese creditore per eccellenza. Sotto pressione della delegazione americana il piano di Keynes venne rigettato e venne implementato quello di White. Dal 1944 al 15 agosto del 1971 il piano di White uscito dagli accordi di Bretton Woods resse.


Che cosa prevedeva?


In soldoni gli Stati Uniti diventarono la banca centrale del mondo. Il dollaro venne imposto come moneta di riferimento dell'intera economia mondiale. Dietro di esso resisteva ancora l'oro del quale gli Usa si impegnavano a mantenere ingenti riserve. In base ad esse stampavano dollari al valore di cambio fisso di 1/35 di oncia per dollaro, cioè gli stati (ma solo essi, i comuni cittadini non potevano più farlo da decenni) potevano rivolgersi al tesoro americano e convertire 35 dollari di carta per un oncia d'oro. Tutti gli altri paesi promisero che avrebbero ancorato al valore del dollaro la loro moneta istituendo così un sistema di cambi fisso, in cui le monete non erano libere di fluttuare.


Bisogna sapere che all'epoca era comune svalutare competitivamente la propria moneta come fa la cina oggi ad esempio, ma la pratica venne progressivamente considerata deleteria sia per l'equilibrio economico e politico globale sia per le distorsioni che generava all'interno dei paesi che ne facevano ricorso.


Bretton Woods crollò quando in seguito alle spese per la guerra in Vietnam e ad una politica economica allegra gli Stati Uniti barando (come sempre succede con le banche in regime di gold standard del resto) stamparono più dollari di quanto oro avessero a disposizione. Storicamente le banche han sempre stampato cartamoneta, all'incirca per 10 volte il valore dell'oro che detenevano, ma l'america superò ogni precedente. Si stima che a Fort Knox (la cui situazione attuale rimane sconosciuta dato che neanche il congresso americano ha il potere di sapere quando oro rimanga in quei forzieri) gli Usa conservassero 200000 tonnellate di oro, ma che giunsero a stampare dollari per l'equivalente di 75000000 di tonnellate.


Una volta che gli altri stati si resero conto della truffa, a partire dalla Francia di De Gaulle, cominciarono a prendere tutti i dollari che gli capitavano per le mani e a chiederne la conversione in oro, finché Nixon nel 1971 non fu costretto ad annunciare pubblicamente il fallimento tecnico dell'America e a considerare decaduti gli accordi di Bretton Woods.


Pochi anni dopo gli accordi di Bretton Woods, nel 1946, Keynes morì. Qualche anno dopo anche le sue teorie in fatto di economia iniziarono a cadere in disgrazia. Come sempre accade quando una teoria viene assunta a religione e applicata in maniera costante e acritica essa dimostrò tutti i suoi limiti. Senza ritenermi un esperto di Keynes la sua frase più celebre “nel lungo periodo saremo tutti morti” racchiude consapevolmente o meno il fatto che non si può abusare di una certa medicina in maniera continuativa senza che questo generi delle sgradevoli conseguenze, ma che essa andrebbe somministrata per i brevi e necessari periodi.


La conseguenza venne chiamata stagflazione, il cancro che aggredi l'economia durante gli anni 70.


In pratica si tratta di un periodo di stagnazione economica che secondo la teoria Keynesiana dovrebbe condurre ad un abbassamento dei prezzi, ma che invece si caratterizza per una marcata inflazione. Con la comparsa della stagflazione la stella di Keynes si affievolì progressivamente, mentre prese a brillare quella di Friedrich von Hayek.


Austriaco di nascita, Hayek aveva vissuto la sua giovinezza durante uno dei più terribili periodi di inflazione della storia (la repubblica di Waimar e l'iper inflazione austriaca degli anni 20), vedendo coi suoi occhi le conseguenze a cui essa può condurre. In quei tempi era solito riunirsi per discutere di economia in piccolo caffè viennese alla presenza di un altro importante esponente di quella che verrà poi conosciuta come la scuola Austriaca di economia: Ludwig von Mises. Nel 47 si racconta che per resistere alla imperante teoria Keynesiana venne organizzata in Svizzera a Mont Perlin una conferenza a cui parteciparono 39 celebri economisti. Tanto per nominarne alcuni Hayek, Mises, Popper e un giovane Milton Friedman. Ancora oggi il caffè in Svizzera in cui essi si riunirono e da cui si racconta Mises se ne andò furioso dopo aver dato a tutti del socialista, mantiene l'arredamento dell'epoca.


I frutti di questo incontro matureranno poi nel corso del resto del secolo.


Lungi dall'essere socialista la teoria economica di Hayek è invece molto simile a quella imperante tutt'ora. Liberismo ed individualismo sfrenato, libero mercato come forza dominante dell'economia con la minima interferenza possibile da parte degli stati e spiegazione del ciclo economico che imputa ad espansioni artificiali del credito grazie ai bassi tassi di interesse le fasi di boom economico.


Ovviamente questa offerta eccessiva di denaro dovuta ai tassi bassi genera inflazione. Inizialmente essa di concentra in alcuni settori dato che gli investitori come un branco di buoi si gettano tutti sugli stessi beni (sono quelle che vengono chiamate bolle economiche) e si verificano anche pessime allocazioni di denaro cioè avendone tanto a disposizione esso viene investito in progetti assurdi e dai ritorni improbabili solo perché il clima di euforia e di prezzi crescenti da l'illusione di un mercato robusto.


Successivamente se non viene frenata con l'aumento dei tassi di interesse, l'inflazione finisce col diffondersi a tutti i beni esistenti sul mercato erodendo e dissanguando poco alla volta la gente comune, i lavoratori di cui è costituito un paese e sui quali una vera economia si basa.


Le strade per risolvere la situazione sono due.


Un aumento dei tassi che produce una diminuzione del denaro circolante, il che di conseguenza tende a sgonfiare le varie bolle rendendole non più economicamente convenienti. Chi ha dei crediti inizia a pretendere che gli vengano ripagati i soldi che gli spettano dato che il denaro in giro scarseggia.


Chi ha dei debiti si ritrova preso nella morsa di valori azionari e dei beni calanti e di debiti che devono essere saldati immediatamente. Se la spirale deflattiva di distruzione monetaria non si ferma, si arriva a quel che accadde nel 29, in cui la capacità produttiva americana era solida, ma il denaro in circolazione era sparito mangiato dalle speculazioni e dai crolli della borsa. Senza di esso la gente non poteva spendere e comprare , mantenendo così in funzione il comparto produttivo.


Il disastro.


La soluzione inventata da Keynes all'epoca fu di mettere in qualche maniera e soldi nelle mani della gente. A costo di farli assumere dal governo e impiegarli per scavare buche e poi riempirle, per poi scavarle di nuovo. Scherzando propose anche di riempire di denaro delle bottiglie e nasconderle in giro per la nazione e indire una gigantesca caccia al tesoro.


Il problema grosso è che allora esisteva il gold standard anche per i singoli cittadini. Le banche dovevano avere dell'oro nelle loro riserve per poter stampare una quantità equivalente di denaro che poi poteva essere convertita nuovamente in oro qual'ora una persona fosse andata in banca a richiederlo. La moneta non poteva essere stampata a ruota libera. La cosa venne risolta da Roosvelt nel 33 quando requisì l'oro di tutti i cittadini americani e gli regalò tanti pezzettini di carta come rimpiazzo. In ultima analisi però fu la seconda guerra mondiale e le spese di guerra finanziate dai paesi partecipanti a cui gli Stati Uniti vendevano i loro prodotti a farli uscire dal periodo di crisi.


Il secondo modo di combattere una spirale deflattiva è aumentando l'inflazione, cercando di monetizzare le perdite, in altri termini creando abbastanza denaro da permettere ai debitori di pagare i lori debiti. Questa creazione di denaro svaluta l'entità del debito facendo contemporaneamente precipitare il valore della moneta e generando un iper inflazione. E' quello che accade in Germania negli anni 20 durante la repubblica di Waimar altrimenti detta l'economia della cariola, dato che la cariola era diventata il portafoglio medio tanto velocemente perdeva di valore il denaro. L'iper inflazione potrà magari salvare gli speculatori, ma per la popolazione è devastante e alla fine porta alla completa distruzione della moneta.


Nessuna delle due strade è indolore. Questo perché non esiste un sistema per risolvere una ecessiva espansione inflattiva senza che qualcuno alla fine paghi il prezzo. Ed il prezzo è storicamente dimostrabile, finisce sempre per essere pagato dalla popolazione.


Hayek in ogni caso non venne preso in grossa considerazione dal mondo accademico, l'unica università che accetto di concedergli una cattedra per l'insegnamento fu quella di Chicago. Essa divenne un vero laboratorio di teorie economiche e produsse uno stuolo di economisti che vennero poi conosciuti come Chicago Boys, il più famoso dei quali rimane a tutt'oggi Milton Friedman.


Ma come precedentemente detto ad un certo punto entra in gioco la stagflazione è con essa arrivò la rivincita di Hayek....


martedì 8 aprile 2008

Se mentire fosse un crimine...

...Le carceri sarebbe piene di analisti economici.


In un vecchio post avevo parlato del PE. Termine che sta ad indicare il rapporto tra il costo di un azione e il suo rendimento annuale. Più il valore del PE è basso e più le azioni sono economiche rispetto al rendimento che promettono, quando questo si verifica si presume perciò che il momento sia propizio per investire in azioni.


A riprova che a Bubble Landia sembra che la realtà non si sia ancora fatta strada, nonostante i problemi del reparto bancario, i default crescenti delle famiglie e il calo drammatico nei consumi, Blomberg in un articolo illustra le stime degli analisti sui guadagni previsti per gli indici azionari nel 2008. Ancora oggi questi bugiardi matricolati (e ripeto bugiardi perché semplicemente non è possibile credere a certe cose) prevedono che questo sarà il miglior anno della storia per quel che riguarda la borsa americana. Le compagnie dello Standard & Poor's 500 dovrebbero totalizzare un guadagno del 10,7%. Se non avessi smesso di trovare divertenti certe uscite qualche anno fa creperei letteralmente dal ridere.


Farei presente a questi bugiardi che vorrebbero convincerei frotte di investitori creduloni che lo SPX 500 nel primo quarto di quest'anno è calato di quasi il 10%. Sempre Blomberg in un altro articolo cita l'economista Charles R Morris che si va ad aggiungere a una nutrita schiera di altri illustri personaggi, tra cui mi limito a citare Nuriel Roubini e Martin Wolf, nel calcolare l'ammontare delle perdite innescate dalla crisi dei subprime ad un trilione di dollari (più del PIL dell'intera Russia).


Wow non si parlava di 600 miliardi solo la settimana scorsa, quando la Goldman rivide al rialzo le sue previsioni?


Ancora ricordo all'inizio di questa crisi, l'anno scorso, tutti che parlavano in tono rassicurante di qualche decina di miliardi di perdite, una cinquantina se proprio fosse andata male. Poi storcendo il naso han dovuto alzare le previsioni attorno ai 100 milioni e da li in poi non si è mai fermato il rialzo. Sono pronto a scommettere che tra qualche settimana la cifra sarà nuovamente lievitata.


Certe stime non sembrano però pervenire a Bubble Landia e la solita frotta di bugiardi ancora fantastica di incredibili guadagni. Anche con le perdite di questi mesi le raccomandazioni degli analisti a comprare o a mantenere azioni americani sono salite alla percentuale spaventosa del 94.5%. Dato che le stime sui futuri guadagni sono così alte la E del rapporto P/E risulta elevata portando di conseguenza il rapporto a un valore molto basso. A ciò naturalmente contribuisce anche il drastico calo nelle quotazioni azionarie.


Risultato? Il mitologico PE ha un valore estremamente basso e come già detto la cosa viene spacciata come un segnale inequivocabile che sia il momento di comprare azioni e che ormai si sia toccato il fondo.


Volete sapere quando è il momento di comprare? Quando i bugiardi di Bubble Landia inizieranno a suggerire a tutti di vendere.


Sul Blog economico Market Ticker viene indicato un metodo molto facile per non rimanere scottati e sapere quando investire e quando scappare. Si prende un indice come lo Standard and Poor's 500 investendo nello SPY, per esempio, altrimenti detto Spider, un fondo che replica i movimenti dell'indice. Si prendono i movimenti medi dell'indice nelle 20 settimane e li si confrontano con i movimenti che ha avuto nelle 50 settimane. Quando la curva delle 20 settimane incrocia e oltrepassa quella delle 50 per più dell'1% si è in un fase di rialzo del mercato. Quando la curva delle 20 settimane incrocia al ribasso quella delle 50 per più del 1% è il momento di vendere o di investire in buoni del tesoro. Il sistema è di una banalità sconcertante e si è rivelato esatto negli ultimi 20 anni. Ovviamente è un indicatore utile per chi non specula, ma investe a lungo termine e ha interesse a non ritrovarsi in mutande. Come tutti gli indicatori di questo genere potrebbe fallire domani, ma se mi chiedete cosa mi dia più fiducia tra questo sistema e l'affidarmi a dei bugiardi matricolati che vivono di commissioni e hanno tutto l'interesse nel farmi spendere dei soldi, beh.....la risposta è ovvia.


Lasciano da parte i bugiardi, quei pochi che si ostinano a dire la verità e per i quali il fatto che si stia attraversando una recessione è un fatto platealmente evidente si sono lanciati in un accesa discussione sulla forma che avrà la suddetta recessione. I più ottimisti scommettono in una classica forma a V un declino rapido e doloroso e un altrettanto rapida risalita. Roubini propende per una forma ad U, quindi con una fase stagnate prolungata che si trascini fino alla seconda metà del 2009.


Confronta i problemi principali dell'attuale crisi con le ultime recessioni come quella de 2002 che è durata circa 8 mesi (forma a V) facendo notare che allora in crisi era entrato il comparto aziendale che rappresentava circa il 10% del PIL mentre adesso sono i consumatori americani che rappresentano il 70% del PIL ed i danni si sono sparsi da li in tutti gli altri comparti come un infezione fino ad arrivare a contagiare perfino le banche.


I pessimisti parlano di W (montagne russe) o della temutissima L (fase di stagnazione di durata indefinita) giapponese.


Come ebbi a dire in altro post se siamo fortunati finirà come è finita con l'esplosione della bolla immobiliare giapponese, ma forse sono solo un po' troppo pessimista.


mercoledì 2 aprile 2008

Tutto bene a Bubble Landia

Sono successe diverse cose interessanti a BubbleLandia in questi giorni. A dimostrazione che l'intervento della Fed a supporto della Bear & Stearns è fondamentalmente illegale ed incostituzionale è dovuto intervenire il tesoro americano dichiarando formalmente in una nota di essere stato avvertito dell'intervento e di averlo approvato, offrendo piena garanzia per il prestito di 30 miliardi concesso dalla Fed alla JP Morgan. Tutto sulle spalle del resto della popolazione americana (come volevasi dimostrare), senza che l'appropriazione di fondi sia mai stata votata dal parlamento l'unico organo con il potere (ufficialmente) di autorizzare un operazione del genere.


Altro fatto che sta suscitando un certo scalpore è il sempre crescente numero di gente negli Stati Uniti che ricorre ai food stamps per riuscire a mangiare. La cifra ha toccato il suo massimo storico da quando il programma venne introdotto negli anni sessanta. I food stamps sono dei buoni pasto rilasciati dal governo americano per aiutare i più poveri e bisognosi. Una volta si trattava di pezzetto di carta rilasciati mensilmente ora si è passati a una tessera simile a una carta di credito che è possibile ricaricare. Gli stati più colpiti sono il Michigan in cui una persona su otto deve ricorrere ai food stamps e l'Ohio in cui la percentuale è di uno ogni dieci. Globalmente si è arrivati a 28 milioni di persone quasi il 10% degli abitanti degli interi Stati Uniti.


Ma non c'è di che preoccuparsi come dice Bush si tratta di un rallentamento dell'economia non si può ancora parlare di recessione.


Le banche nel frattempo continuano ad arrancare. L'UBS svizzera dopo aver ottenuto un iniezione di 19 miliardi lo scorso anno da fondi sovrano amici, ha dovuto dichiarare un perdita di 19 miliardi in questo quarto. Immagino la gioia dei fondi che hanno visto volatilizzare l'intero prestito concesso. La cifra però che molti fanno ritengono più significativa e la perdita al netto del valore azionario: 12 miliardi su un valore a bilancio di circa 36. E' un terzo del valore complessivo delle sue azioni.


L'UBS Dichiara che intende raggranellare 15 miliardi dai vari azionisti della banca per sopperire alle perdite. Vedremo quanto gli azionisti in questione saranno contenti e disponibili.


Nel frattempo la Lehman ha annunciato che venderà 3 miliardi in nuove azioni per rimpolpare i suoi esausti bilanci. Verrebbe da pensare che gli investitori si siano tenuti alla larga dalla cosa, invece sembra che la mossa sia stata talmente apprezzata da far aumentare l'offerta iniziale a 4 miliardi. In realtà l'offerta è rivolta solo a investitori istituzionali e non al piccolo investitore e viene reputata un espediente per ripagare alcuni importanti clienti dato che le azioni vengono diluite e cedute ad un prezzo di favore di 37 dollari.


Tutto bene a Bubble Landia.


I mercati hanno reagito in maniera positiva alle news. Le cose van talmente bene che come ci fa sapere un articolo del Telegraph la Fed sta studiando un piano di nazionalizzazione del reparto bancario come quello operato nei paesi scandinavi nei primi anni 90. Contrariamente a quello che avvenne con la crisi giapponese i paesi nordici riuscirono efficacemente a risolvere i loro problemi senza trascinarli per 17 e più anni. Nazionalizzarono le banche, azzerarono il valore delle azioni licenziarono con ignominia i manager che avevano condotto alla crisi. Alcune banche vennero fuse e le altre riportate lentamente in vita. Un piano del genere richiede però il pungo di ferro con gli azionisti e i buffoni che han gestito l'economia fino ad oggi.


Onestamente non riesco ad immaginarmi un piano del genere imposto da Bernanke e Paulson.


Reputo più credibile la proposta avanzata allo Stability Financial Forum a Roma lo scorso venerdì presieduto da Mario Draghi. Il Financial Times riporta che è stato proposto che i maggiori istituti finalmente dichiarino pubblicamente la situazione dei lori bilanci mostrando il valori di tutti i vari tipi di securities di cui sono imbottite e i modelli che hanno utilizzato per calcolarne il valore.


Sarebbe anche ora aggiungo io.


Una proposta che ha un minimo di senso per una volta, ma che rivela un risvolto interessante che in molti sospettavano. Le autorità di controllo del sistema bancario e dei mercati non hanno mai avuto la più pallida idea della situazione dei bilanci delle banche, ne peraltro mi pare siano mai state particolarmente interessate alla cosa. I discorsi degli ultimi giorni sul dare più potere di controllo alla Fed ed estenderli anche a banche di investimento come la Bear e la Lehman se analizzata è risibile.


In pratica la Fed in cui si vorrebbe accentrare tutti poteri sottraendone una parte alla SEC, avrebbe un potere di controllo grandissimo, se decidesse di utilizzarlo. I controlli però non sarebbero automatici. In definitiva se la Fed sentisse puzza di bruciato potrebbe andare a verificare e agire di conseguenza utilizzando potenti strumenti, ma non è tenuta a controllare lo stato dell'arrosto durante la cottura.


Se c'è una cosa che gli ultimi avvenimenti dovrebbero averci insegnato e che affidare il controllo delle banche ad altri banchieri non è una buona idea. Ma guarda caso i banchieri stessi non sembrano essere sfavorevoli a questa possibilità, preoccupati che vengano richiesti controlli realmente rigorosi dal congresso americano.



E proprio il congresso sembra che abbia finalmente deciso di gettare un po' di denaro anche ai tutti quelli con dei mutui in difficoltà e in maniera inaspettata ha annunciato una conferenza per mercoledì. Il piano dice il New York Times prevederebbe 200 milioni per espandere il servizio di consulenza per tutti quelli che rischiano di perdere la casa, 10 miliardi in obbligazioni esentasse alle amministrazioni locali con cui rifinanziare i mutui subprime, 4 miliardi concessi sempre ai governi locali per comprare case svendute all'asta e 15000 dollari di esenzione fiscale a chiunque compri una delle suddette case svendute o una casa nuova rimasta invenduta.


Dando un occhiata veloce ai numeri in questione mi viene da dire “Bruscolini” come si usa dire a Bologna. Qualche centinaio di miliardi contro una contrazione stimata in diversi trilioni.


Sono in molti a nutrire dubbi in questo piano. Sia per l'importo degli aiuti sia per il fatto che non è ancora chiaro chi potrà realmente beneficiarne. Probabilmente troppo pochi (bisogna comunque dimostrare reali garanzie e la possibilità di ripagare i prestiti di favore) per poter avere un reale impatto sulla situazione attuale.


Se guardaste un po' di Tv americana (specialmente Fox e CNBC) però vi rendereste conto che il futuro viene ancora presentato come roseo. La crisi immobiliare sta per arrivare al fondo (quando in realtà a fronte di prezzi inflazionati del 30% si è avuta una contrazione di circa la metà) e la Fed e il governo salveranno Wall Street quindi perché preoccuparsi. Comprate e investite tutti.


Anche oggi tutto bene a Bubble Landia.