L'unico evento significativo che io attendevo per oggi era lo svelamento da parte di Timoty Geithner, il ministro del tesoro USA, dei dettagli sul piano di intervento economico volto al salvataggio del settore bancario statunitense. Alle 11 di mattina, ora americana, come promesso Geithner è salito sul pulpito, ha aperto la bocca davanti a una lunga sfilza di microfoni e nei pochi minuti successivi è riuscito a rilasciare nell'etere una gigantesca nuvola di nulla. Tutto quello che ha detto si sapeva già. Ne aveva parlato ad esempio il New York Times in un articolo successivamente ripreso e commentato da svariati bloggers economici. Vi segnalo giusto i post di Mish e di Yves a questo riguardo. Proprio quest'ultima in chiusura del suo articolo citava una e-mail di Rober Radano.
In questa mail, Radano avanza una sua personale convinzione: non esisterebbe alcun piano.
Lunedì sera dei rappresentanti del tesoro si sono presentati davanti al comitato bancario del senato per illustrare il supposto piano, lo stesso che Geithner avrebbero dovuto poi svelare martedì, all'intero pianeta. Al comitato del senato non è stata mostrata nessuna bozza, proposta scritta o documento di qualsivoglia genere. Solo le stesse belle chiacchiere che il mondo ha potuto godersi oggi. Radano ne ha tratto le dovute conclusioni: "o per ragioni sconosciute non volevano informare il comitato delle loro intenzioni o un vero piano non esiste".
Le borse non sembrano aver apprezzato particolarmente il contenuto(?) del discorso di Geithner. Mentre scrivo Wall Street sta perdendo oltre il 4%.
Vediamo cosa ha detto esattamente Geithner:
Banche con oltre 100 miliardi di dollari in asset saranno obbligate a sottoporsi ad un "completo stress test" per verificarne la capacità di continuare ad erogare prestiti durante una fase di severo rallentamento. Il governo fornirà "capitale di supporto per gli istituti che ne hanno necessità". Geithner ha detto che gli investimenti del governo sono studiati per essere un "ponte verso i capitali privati", e ha aggiunto che le iniezioni governative (di capitali ndr) porteranno ad un maggior flusso di prestiti bancari di quanti non ve ne sarebbero in assenza di esse. Gli investimenti governativi operati tramite questo programma saranno posti in un entità separata - il Financial Stability Trust - che verrà creata per amministrare gli investimenti del governo negli istituti finanziari degli Stati Uniti.
Intanto, sarebbe molto interessante conoscere i dettagli su come gli "stress test" evocati da Geithner saranno eseguiti. Se una banca di grandi dimensioni fallisse il test e dovesse richiedere una cifra oltraggiosa di capitali che si fa? Le verrebbero regalati senza nulla chiedere in cambio come sembra essere intenzione di Geithner, si rispolvererebbero i giochini fatti con Citigroup e Bank of America inventandosi un ennesima garanzia statale su eventuali perdite future o semplicemente si lascerebbe perdere? Purtroppo, al momento "dettagli" sembra essere diventata una paraloccia o comunque un particolare di secondaria importanza. Dovremmo quindi attendere pazientemente che il ministero del tesoro USA decida cosa vuole fare (perché dubito che abbia preso una decisione definitiva) prima di poterci fare un idea più precisa. Al di là di questo, se dovessimo attenerci all'annuncio di oggi, l'intenzione sembra essere quella di ritornare alle infusioni di capitale senza nulla chiedere od ottenere in cambio.
Pratica che ha funzionato egregiamente in passato (ironia).
Come Geithner pensi di poter indurre le banche a erogare nuovamente del credito mentre l'economia continua a precipitare, mi sfugge completamente. Gli si regala del denaro e poi si spera come abbiamo fatto negli ultimi 18 mesi che gli istituti, per una qualche forma di riconoscenza accettino di correre rischi elargendo credito a destra e a manca?
Un altro caposaldo del piano di Geithner riguarda gli assets tossici:
Il governo, tramite FDIC e la Federal Reserve, in partnership con il settore privato, cercherà di far ripartire un mercato per i pericolanti assets legati al mercato immobiliare che al momento pesano sui bilanci delle banche. Geithner ha detto che il fondo misto, pubblico-privato, che userebbe fondi governativi per garantire del leverage al capitale privato, si occuperebbe di comperare inizialmente 500 miliardi in assets tossici, e potrebbe aumentare la sua spesa portandola a 1 trilione di dollari.
"Fornendo i finanziamenti che i mercati non sono ora in grado di assicurare, aiuteremo a far partire un mercato per gli assets basati sull'immobiliare che sono il centro della crisi attuale" ha detto Geithner. "Il nostro obbiettivo è di usare capitali privati e managers privati, per cercare di fornire al mercato un meccanismo per la valutazione degli assets." Ha aggiunto che la struttura di questo programma e ancora allo studio.
Esiste un termine per definire una persona che continua ad adottare la stessa strategia, volta dopo volta, sperando che prima o poi essa porti a un esito differente da quello ottenuto nei vari tentativi precedenti. Sono di buon umore, quindi eviterò di scrivere esplicitamente la definizione in questione. Quello che sembra voler adottare Geithner è lo stesso approccio che tanto a cuore stava al vecchio Paulson. L'ex ministro del tesoro Hank Paulson provò più di una volta a far comperare a qualcuno la spazzatura in pancia alle banche americane. Ci provò prima con l'MLEC un fondo che doveva essere creato con capitali propri dai maggiori istituti bancari USA. In esso le varie banche avrebbero potuto scaricare con comodo tutti i titoli tossici, cambiandogli nome, per poi attendere speranzose che gli investitori privati, obnubilati dalla fumosità dell'operazione e dimentichi della reale natura di questi assest, si accalcassero numerosi davanti alle porte dell' MLEC con l'intenzione di acquistarne grandi quantità.
L'idea risultò talmente ridicola agli occhi stessi delle banche che l'MLEC non vide mai la luce. Paulson ci riprovò quasi un anno dopo con il TARP. Se risultava ridicolo pensare che i privati potessero comperare degli assets tossici, perché non lasciare che ci pensasse lo stato? Lo scoglio su cui si infransero le belle speranze di Paulson fu il prezzo. Quando denaro avrebbe dovuto scucire il governo USA per questi assets tossici? Se si fosse trattato di poco denaro le banche non ne avrebbero tratto sufficiente giovamento, se fosse stato troppo, la spesa sarebbe apparsa agli occhi dell'opinione pubblica e del mondo politico come ingiustificabile. Alla fine, non riuscendo a districare questo nodo, Paulson si dovette rassegnare, limitandosi a regalare più di 350 miliardi al settore bancario.
Ora Geithner ci riprova. Siamo all'MLEC 3.0 come lo chiama qualcuno. Il problema come al solito è che le banche non vogliono vendere gli assets tossici a prezzi di mercato perché ci perderebbero troppi soldi (e molte sono già sostanzialmente insolventi). I privati ovviamente non li vogliono acquistare a prezzi superiori a quelli di mercato. La conclusione che il mondo politico (quantomeno Geithner e Paulson) ne ha tratto è stata: "il mercato sbaglia nel valutare questi assets". E per convincerlo del suo errore, Geithner vorrebbe concedere tramite soldi pubblici ad alcuni selezionati privati, abbastanza leverage per speculare su questi assets tossici, nella relativa certezza che eventuali perdite se le ingoierebbe lo stato.
Nella mente di Geithner, di fronte ai lauti guadagni che questi selezionati soggetti incasserebbero, il resto del mercato, dopo essersi rosicchiato le mani, si lancerebbe anch'esso nell'acquisto dei suddetti asset, facendone lievitare istantaneamente il valore. Si compirebbe quindi il miracolo. A fronte di una limitata spesa e garanzia da parte dello stato si verrebbe a creare un mercato per la spazzatura. Tutto ad uso e consumo delle banche che finalmente potrebbero fare le pulizie di primavera liberando i propri bilanci.
Se buona parte della responsabilità nella creazione della crisi attuale è attribuibile all'eccessivo leverage utilizzato per speculare su assets dal dubbio valore, davvero può essere sensato proporre altro leverage e altra speculazione?
Francamente, penso che Geithner avrebbe bisogno di un analista e non del genere finanziario. Aspetto ardentemente che finisca di studiare la struttura di questo nuovo programma. Ci sarà da divertirsi, sempre che non si arrenda come ha fatto Paulson prima di lui e sui medesimi ostacoli.
L'ultimo sostanziale intervento che Geithner ha annunciato riguarda il credito al consumo:
Il governo userà all'incirca 1 trilione di dollari per supportare i prestiti ai consumatori e alle piccole imprese attraverso un espansione del Term Asset-Backed Securities Loan Facility (TALF). Ci sarà un aumento nella porzione di prestiti garantiti dallo Small Business Administration e una contemporanea velocizzazione del processo di approvazione (dei prestiti ndr).
Se il fatto che il governo estenda prestiti alle piccole imprese è discutile, l'idea di estendere credito ai consumatori non ha semplicemente senso. Con l'economia che sta tubando con il termine Depressione vogliamo veramente che la gente continui a indebitarsi per consumare? Che ne dite di cominciare a spendere soldi realmente disponibili invece di continuare a vampirizzare il futuro a forza di debiti? Magari Geithner troverebbe il concetto bizzarro, ma un tentativo in questo direzione sarebbe anche ora di farlo.
Il ministro del tesoro USA ha anche accennato alla questione dei mutui:
Geithner ha anche promesso un "esaustivo piano" che affronti la crisi dei mutui abbassando l'entità delle rate ed il tasso di interesse. Ha detto che i dettagli su questo progetto verranno sviluppati nelle prossime settimane.Anche qua nulla di nuovo e nulla di particolarmente preciso. I tentativi fatti dalla precedente amministrazione per consentire alla gente di rinegoziare i mutui o di abbassarne gli importi non si sono rivelati particolarmente efficaci. O le banche non accettavano la rinegoziazione o i richiedenti non possedevano i requisiti necessari per ottenerne una con o senza il supporto statale. Solo una piccola parte dei bisognosi è stata in grado di giovarsi dell'assistenza statale su questo versante. Non abbastanza da incidere significativamente sul problema.
I tassi di interesse sarebbero in teoria campo d'azione della banca centrale, ma ormai dovrebbe essere chiaro che non esiste più nessuna indipendenza tra essa ed il governo. Negli ultimi tempi i tassi di interesse a lungo termine, ai quali sono legati buona parte dei mutui, sono aumentanti in maniera netta. Bernanke ha minacciato più volte negli ultimi mesi, di acquistare buoni a lunga scadenza, senza però mai farlo concretamente. Il tentativo era di riuscire a mantenere i tassi bassi a forza di chiacchiere. Ultimamente sembra che il mercato abbia fiutato il bluff. Non vuole più storielle, vuole azioni. Se la Fed non comincerà, ed in fretta, ad acquistare dei buoni a lungo termine, i tassi di interesse saranno destinati inevitabilmente a salire, impattando sul costo dei nuovi mutui.
Sarebbe forse ora di cambiarla.
6 commenti:
Ouch!
http://www.youtube.com/watch?v=pD8viQ_DhS4
io credo che da questo pseudo-piano, emerga chiaro che:
1) il sistema bancario non ha nessuna voglia di assumersi le proprie responsabilità per cosa riguarda l'assurdo eccesso di finanziamento messo in atto fino al 2007, che ha generato la sensazione di una enorme disponibilità di risorse, che realmente non c'era.
2) per remunerare questa enorme disponibilità fittizia, tale disponibilità è stata usata nei modi più beceri (dal punto di vista della sicurezza del ritorno), dai sub-prime, al credito ai privati (che tra l'altro non si è ancora deciso a mostrare i buchi), credito alla speculazione sulle materie prime (crollato miseramente come un castello di sabbia), in compenso ha generato premi favolosi ai banchieri.
3) la FED, alla quale spettava il controllo su quanto stavano facendo le banche, si è amorevolmente disinteressata, salvo poi minacciare tuoni e fulmini, nel caso che il gioco non riprendesse spontaneamente, continuando a incasinarsi sempre più, sulla stessa strada.
ha sparato le sue cartucce, e minaccia di usare chissà quali armi (che non dice quali sono per non facilitare il nemico), che per ora tiene, sempre che le abbia, in magazzino.
pare abbia detto al tesoro "io ho fatto, vai avanti tu che a me vien da ridere....".
4) il tesoroche dovrebbe dettare le regole, essendo senza risorse è ampiamente ricattato dal sistema bancario.
l'unica cosa seria che potrebbe fare il tesoro sarebbe agire sulla leva fiscale, nei confronti di alti redditi e soprattutto grossi capitali (che non abbetterebbero i già precari consumi), per svincolarsi dal guinzaglio del sistema bancario, ma ovviamente è politicamente improponibile.
pertanto l'unica politica fattibile è quella degli annunci, sperando che prima o poi, grazie a non si sa bene quali virtù, l'economia si curi da sola.
"in buone mani" ???? verrebbe da chiedere di provare ad usare i piedi...
Il piano Geithner, innanzitutto non mi sembra un piano, troppo poco dettagliato, poi non mi sembra affronti minimamente il problema alla radice.
Come penso di aver già scritto, il problema è nato da un eccesso di capitali raccolti in poche mani.
Questo ha portato tali capitali verso gli hedge found, nella ricerca di una remunerazione alta, anche a rischio alto, visto che non erano ricchezze indispensabili per vivere.
Capitali di rischio riversatisi sull’economia hanno iniziato a gonfiare dei valori (bolle). Quella della new economy prima, quella immobiliare poi.
Tale bolla ha trasformato un bene, che normalmente dovrebbe essere un costo, l’abitazione, in un investimento, dato che il suo valore cresceva più dell’inflazione, spinto dal continuo afflusso di capitali.
A partecipare al gioco, cominciarono a interessarsi tutti, si sentivano scemi a non partecipare ad un gioco tanto semplice quanto remunerativo. Le risorse vennero trovate tramite le banche, che aumentando a dismisura i leveraggi, prestarono soldi a destra e manca, entrando anch’esse nel bengodi del ciclo di boom finanziario. Non sembrava vero di poter chiedere alti interessi, date le poche garanzie (secondo i normali parametri) e considerare l’investimento praticamente sicuro.
Che non fossero poi così sicuri, lo dimostra il fatto che tali crediti, vennero impacchettati dalle banche in salsicce, cui, complici le società di rating apposero delle luccicanti triple A.
Quello che venne chiamato “condivisione del rischio” in effetti fu una condivisione delle perdite, nel momento che, come tutti i fenomeni che non si autoalimentano, nel momento in cui l’andamento assume una curva esponenziale, non resse.
Ci si trovò quindi con banche che avevano fornito finanziamenti con leveraggi assurdi, garantiti da capitali propri dal valore incerto ma in crollo verticale, privati indebitati oltre la possibilità di rimborso, e fondi, ai quali si cominciavano a chiedere rimborsi, che non sapevano cosa vendere, per recuperare liquidità, senza assestare perdite enormi ai loro capitali “investiti”.
In questa situazione, la prima cosa che cercarono di fare le banche, è stato recuperare al massimo i crediti, ovviamente da chi poteva rimborsarli, ma togliendo così finanziamento alle uniche entità sane, bloccare concessione di credito e quindi cercare a tutti i costi di recuperare un minimo di solidità nella composizione del proprio capitale.
Debitori sostanzialmente sani, quindi, hanno cercato di separare la propria sorte da quella dei debitori destinati al fallimento, spingendo a restituire debiti, diminuire cioè l’indebitamento, sollecitati in questa azione dalle banche (non dare cioè la sensazione di poter diventare insolventi a breve), mentre gli unici che si affannano a richiedere finanziamenti, sono proprio quelli a cui sani criteri di valutazione, impedirebbero di concederli.
Se l’economia, sospinta dall’indebitamento, deve ritrovare un suo equilibrio, tale equilibrio sarà a livelli di consumi più bassi di quelli raggiunti prima.
Se non si vuole un completo avvitamento dell’economia, bisognerà distribuire più reddito a coloro che stanno rinunciando a cose essenziali.
Il credito dovrà essere erogato, dopo che il capitale di garanzia delle banche sarà ritornato a livelli tali da garantire il leveraggio, ridotto anch’esso a livelli più gestibili, ma solo per investimenti produttivi (e non finanziari), e con una buona possibilità di esser restituiti.
Le banche dovranno dimagrire un bel po’ per non pesare eccessivamente sul sistema produttivo ridimensionato al punto da coprire bisogni effettivi e non immaginari.
Per questo sostengo che l’unica strada è la nazionalizzazione parziale o totale delle banche primarie, con una gestione graduale dei fallimenti di quelle meno importanti.
Il tesoro dovrà recuperare ricchezza effettiva da distribuire ai meno abbienti, ma non a debito, ma prelevandola dove c’è e cioè dove si è incrementata in modo spropositato in questi ultimi anni.
Il credito, eventualmente concesso con l’avallo statale, concesso solo alle attività produttive che riescono a piazzare i loro prodotti.
Nulla di tutto questo pare nelle intenzioni di Geithner, pertanto penso che il suo piano non otterrà risultati, ma sarà solo un annuncio d’attesa che le cose si risolvano da sole.
Auguri.
Stand: "Qualunque sia la confezione di cioccolatini da cui vengono estratti i ministri del tesoro USA, la mia impressione è che essa sia scaduta ormai da parecchio tempo."
Il problema è la marca dei cioccolatini: "Premiata ditta eredi Kaynes"
x Alessandro
la mia impressione è che, finito il cioccolato abbiano impacchettato qualcos'altro, sempre dello stesso colore, ma....
Posta un commento