La discussione sul futuro dell'Europa sta cominciando a monopolizzare l'attenzione di un numero crescente di analisti e commentatori. Come si è già detto più volte in questo blog, il tutto nasce dalla traballante condizione del sistema bancario Europeo e dalla sua esposizione nei confronti delle repubbliche dell'ex unione sovietica.
Ieri i due principali listini Russi sono stati sospesi per eccesso di ribasso. L'evento si è verificato in seguito al repentino crollo del prezzo del greggio (il crude è sceso sotto quota 35 dollari al barile) e al peggioramento delle previsioni sul futuro economico del paese. Sempre ieri il governo polacco ha annunciato finalmente l'intenzione di intervenire a supporto della moneta locale. La cosa era nell'aria da tempo. A preoccupare le autorità polacche è l'indebitamento che il settore privato del paese negli ultimi anni ha contratto in valuta estera. Non tanto quello delle famiglie, le quali sebbene risultino esposte in questo senso, nel loro piccolo sono riuscite a conservare una qualche moderazione nel prendere denaro in prestito, quanto quello del comparto corporate. Le aziende polacche non sono state altrettanto prudenti è diverse sono a rischio di fallimento in caso di un ulteriore indebolimento dello zloty, la moneta polacca, che ieri è arrivata a toccare il minimo da 5 anni a questa parte nei confronti dell'euro.
Ciò che però, ha spaventato gli investitori di mezzo mondo ed ha prodotto il crollo delle borse Europee, colpendo con particolare violenza quella Austriaca (-8,62% ieri), è stato il rilascio da parte di Moody's (e successivamente di uno simile della Standard & Poor's) di un rapporto che annunciava un probabile futuro downgrading di quegli istituti bancari Europei che vantano un alta esposizione verso i malmessi paesi del blocco est. L'avvertimento di Moody's ha scatenato il panico, facendo fuggire gli investitori dalle borse del vecchio continente e dall'euro che è calato dell'1,5% nei confronti del dollaro.
La compromessa situazione Europea si sta riflettendo anche sul valore dell'oro. Martedì esso ha infranto più volte i massimi nei confronti dell'euro. Le ragioni di questi aumenti sono ben diverse da quelle che portarono il metallo giallo a toccare i 1030 dollari l'oncia durante la scorsa estate. Se all'epoca il suo valore salì di pari passo a quello delle altre materie prime, ora esso sembra essersi completamente sganciato conducendo una corsa tutta sua. In sostanza, la caccia all'oro non nascerebbe da bolle, speculazioni o dalla domanda di soggetti che davvero necessitano del metallo pregiato (gioiellieri o altro). Gli aumenti sarebbero il prodotto di un ondata di acquisti effettuati da investitori alla ricerca di un rifugio sicuro in un momento di grande incertezza economica, in cui la solidità dell'Europa e dell'euro, valuta che molti ritenevano essere un valida alternativa al dollaro, vengono messe seriamente in discussione. Essi di starebbero aggrappando all'oro come tanti naufraghi ad un salvagente.
Nel frattempo i politici dei paesi Europei che versano in condizioni peggiori stanno tentando di calmare gli animi in ogni maniera. Il ministro delle finanze Irlandese ha messo in guarda gli investitori dal trarre conclusione affrettate sulla solidità del paese in base al valore dei cds (il cui valore ha toccato i 386 punti base martedì, il più alto in Europa). Quello Spagnolo ha negato con veemenza che esista una qualunque possibilità che il suo paese dichiari default mentre il ministro del tesoro Greco ha affermato seccato, alcuni giorni fa, che gli ultimi aumenti richiesti dal mercato sul tasso di interesse pagato dai buoni del tesoro della Grecia sarebbero completamente ingiustificati.
Dichiarazioni che sembrano convincere pochi. La situazione pare essere abbastanza preoccupante da aver spinto finalmente un politico di grande importanza, come il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrueck a discuterne. Steinbrueck ha riconosciuto le difficoltà che attraversano alcuni dei 16 paesi dell'area Euro ed in particolar modo quelle dell'Irlanda che secondo lui "si troverebbe in una situazione molto difficile". Rompendo un tabù che nasce dallo stesso Trattato di Maastricht secondo il quale sarebbe proibito, come non manca mai di ricordare la BCE, ogni ipotesi di salvataggio di uno stato da parte del resto dell'unione, il ministro tedesco ha dichiarato che "nella realtà gli altri stati dovranno correre in soccorso di quelli che si troveranno ad incontrare delle difficoltà".
Anche per la maggior parte degli economisti l'eventualità di uno sfaldamento dell'area euro non sembra sia neppure da prendere in considerazione. Dall'articolo di Bloomberg:
Le dichiarazioni di Steinbrueck sembrano andare in questa direzione e rappresentano il primo piccolo indizio sulla strada che la Germania ha intenzione di imboccare, per affrontare la spinosa questione di un eventuale salvataggio degli stati che in Europa, versano in gravi condizioni finanziarie. I tedeschi parrebbero quindi manifestare la disponibilità a pagare un certo prezzo per il mantenimento della stabilità dell'intera Unione ed alcune timide indicazioni in questo senso starebbero cominciando a provenire anche dalla Francia.
Intenzioni a parte, molte domande rimangono senza risposta. Quanto il salvataggio dell'est Europa e di stati come Irlanda, Spagna, Grecia arriveranno a costare? E quanto Francia e Germania potranno realisticamente permettersi di sborsare a questo scopo?
Tutte domande a cui probabilmente verrà data risposta molto presto, se la situazione non migliorerà in maniera significativa.
Ieri i due principali listini Russi sono stati sospesi per eccesso di ribasso. L'evento si è verificato in seguito al repentino crollo del prezzo del greggio (il crude è sceso sotto quota 35 dollari al barile) e al peggioramento delle previsioni sul futuro economico del paese. Sempre ieri il governo polacco ha annunciato finalmente l'intenzione di intervenire a supporto della moneta locale. La cosa era nell'aria da tempo. A preoccupare le autorità polacche è l'indebitamento che il settore privato del paese negli ultimi anni ha contratto in valuta estera. Non tanto quello delle famiglie, le quali sebbene risultino esposte in questo senso, nel loro piccolo sono riuscite a conservare una qualche moderazione nel prendere denaro in prestito, quanto quello del comparto corporate. Le aziende polacche non sono state altrettanto prudenti è diverse sono a rischio di fallimento in caso di un ulteriore indebolimento dello zloty, la moneta polacca, che ieri è arrivata a toccare il minimo da 5 anni a questa parte nei confronti dell'euro.
Ciò che però, ha spaventato gli investitori di mezzo mondo ed ha prodotto il crollo delle borse Europee, colpendo con particolare violenza quella Austriaca (-8,62% ieri), è stato il rilascio da parte di Moody's (e successivamente di uno simile della Standard & Poor's) di un rapporto che annunciava un probabile futuro downgrading di quegli istituti bancari Europei che vantano un alta esposizione verso i malmessi paesi del blocco est. L'avvertimento di Moody's ha scatenato il panico, facendo fuggire gli investitori dalle borse del vecchio continente e dall'euro che è calato dell'1,5% nei confronti del dollaro.
La compromessa situazione Europea si sta riflettendo anche sul valore dell'oro. Martedì esso ha infranto più volte i massimi nei confronti dell'euro. Le ragioni di questi aumenti sono ben diverse da quelle che portarono il metallo giallo a toccare i 1030 dollari l'oncia durante la scorsa estate. Se all'epoca il suo valore salì di pari passo a quello delle altre materie prime, ora esso sembra essersi completamente sganciato conducendo una corsa tutta sua. In sostanza, la caccia all'oro non nascerebbe da bolle, speculazioni o dalla domanda di soggetti che davvero necessitano del metallo pregiato (gioiellieri o altro). Gli aumenti sarebbero il prodotto di un ondata di acquisti effettuati da investitori alla ricerca di un rifugio sicuro in un momento di grande incertezza economica, in cui la solidità dell'Europa e dell'euro, valuta che molti ritenevano essere un valida alternativa al dollaro, vengono messe seriamente in discussione. Essi di starebbero aggrappando all'oro come tanti naufraghi ad un salvagente.
Nel frattempo i politici dei paesi Europei che versano in condizioni peggiori stanno tentando di calmare gli animi in ogni maniera. Il ministro delle finanze Irlandese ha messo in guarda gli investitori dal trarre conclusione affrettate sulla solidità del paese in base al valore dei cds (il cui valore ha toccato i 386 punti base martedì, il più alto in Europa). Quello Spagnolo ha negato con veemenza che esista una qualunque possibilità che il suo paese dichiari default mentre il ministro del tesoro Greco ha affermato seccato, alcuni giorni fa, che gli ultimi aumenti richiesti dal mercato sul tasso di interesse pagato dai buoni del tesoro della Grecia sarebbero completamente ingiustificati.
Dichiarazioni che sembrano convincere pochi. La situazione pare essere abbastanza preoccupante da aver spinto finalmente un politico di grande importanza, come il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrueck a discuterne. Steinbrueck ha riconosciuto le difficoltà che attraversano alcuni dei 16 paesi dell'area Euro ed in particolar modo quelle dell'Irlanda che secondo lui "si troverebbe in una situazione molto difficile". Rompendo un tabù che nasce dallo stesso Trattato di Maastricht secondo il quale sarebbe proibito, come non manca mai di ricordare la BCE, ogni ipotesi di salvataggio di uno stato da parte del resto dell'unione, il ministro tedesco ha dichiarato che "nella realtà gli altri stati dovranno correre in soccorso di quelli che si troveranno ad incontrare delle difficoltà".
Anche per la maggior parte degli economisti l'eventualità di uno sfaldamento dell'area euro non sembra sia neppure da prendere in considerazione. Dall'articolo di Bloomberg:
"Ci sarà necessariamente qualche tipo di pacchetto di supporto per alcune delle economie minori per evitare tensioni e speculazioni su un possibile smembramento" ha detto Ken Wattret, economista di vecchio corso alla BNP Paribas SA di Londra. "I grandi governi nazionali diranno: questo non è un nostro problema. Ma quando i nodi verranno al pettine dovranno fornire un qualche tipo di supporto finanziario"Secondo Juergen Michels, un economista al Citigroup Inc. di Londra "Gli stati membri stanno lavorando duramente ad un preventivo "salvataggio di fatto" per cercare di evitare di testare la regola del "nessun salvataggio" imposta da Maastricht.
Le dichiarazioni di Steinbrueck sembrano andare in questa direzione e rappresentano il primo piccolo indizio sulla strada che la Germania ha intenzione di imboccare, per affrontare la spinosa questione di un eventuale salvataggio degli stati che in Europa, versano in gravi condizioni finanziarie. I tedeschi parrebbero quindi manifestare la disponibilità a pagare un certo prezzo per il mantenimento della stabilità dell'intera Unione ed alcune timide indicazioni in questo senso starebbero cominciando a provenire anche dalla Francia.
Intenzioni a parte, molte domande rimangono senza risposta. Quanto il salvataggio dell'est Europa e di stati come Irlanda, Spagna, Grecia arriveranno a costare? E quanto Francia e Germania potranno realisticamente permettersi di sborsare a questo scopo?
Tutte domande a cui probabilmente verrà data risposta molto presto, se la situazione non migliorerà in maniera significativa.
9 commenti:
Stò seguendo con particolare attenzione la situazione cambi Zloty/Euro; ma non avendo le basilari conoscenze da cui poter prevedere il trend futuro volevo chiedere se, allo stato attuale, è prevedibile che a breve lo Zloty sfondi quota 5 oppure se le voci del governo Polacco avranno l'effetto di calmierare gli scambi provocandone la discesa
che Steinbrueck mi abbia letto o sentito ?
non più tardi di ieri sera la mettevo come ipotesi rispondendo a Davide sul post precedente.
che in germania e francia stiano valutando seriamente il costo , per loro, di uno sfaldamento dell'euro, mi pare corretto, il risultato dipende molto dalla distanza della prospettiva che considerano, cioè se a 1 anno o a 5 anni, e soprattutto se un salvataggio mascherato non li uccida.
penso che propenderanno per l'emissione di bond decennali targati EU, che potrebbero avere un rating appena inferiore a quello tedesco, e con i quali finanziare per un anno i più disastrati.
scusa... per Umberto, non per Davide
Blog fantastico! Vorrei averlo scoperto prima...
Ora mi spulcio i post passati.
Ciao Andrea,
anche io penso che essi faranno un calcolo di costi e benefici ma i governi francesi e tedeschi dovranno fare i conti anche con l'opinione pubblica. Dando per scontato (e non lo e' affatto) che Germania o Francia abbiamo la forza per salvare l'Est Europa come potranno convincere i contribuenti, gia' spossati dalla crisi che sta per colpirli, di dare centinaia di miliardi di Euro ai Paesi dell'Est anziche' di usarli per aumentare la domanda interna? Con un crollo del pil nel 2009 del 6-9% come sara' in Europa e con un forte calo delle entrate tributarie il rischio di vedere attuare politiche protezionistiche e' sempre piu' forte. Il ritornare alla propria moneta nazionale per Germania e Francia sara' proprio questo. In ogni caso, paradossalmetne, penso che saranno proprio gli USA con la Cina gli Stati che alla fine di tutto ne risulteranno rafforzati e vincenti mentre un'Europa sempre piu' vecchia, divisa, con le sue politiche corporative si ritrovera' senza la forza necessaria per poter reagire adeguatamente a quanto sta succedendo.
Ciao
Umberto
x umberto.
tutto può darsi, io resto dell'opinione che senza un cambiamento drastico del comportamentoe delle abitudini degli americani, alla fine risulterà ancora l'europa la più sana.
la complementarietà USA-cina ha funzionato fin'ora ma non credo che possa andare avanti all'infinito, e, quanto accumulato dagli USA è già un fardello enorme e non ancora intaccato da un reale cambio d'indirizzo. vivere a credito si può, ma non per sempre.
è dalla 2° WW che hanno trovato alternativamente nazioni da sfruttare, ma questa, la cina, è l'ultima, poi non ce ne sono più e quindi devono pensare di cominciare a consumare solo per quanto producono. ma per ora non ci pensano nemmeno.
Ciao Davide,
non sono un esperto del mercato valutario. Direi però che ci troviamo in piena terra di nessuno, nel senso che potrebbe succedere di tutto. Dal punto di vista puramente logico la forza di uno stato tende a riflettersi sul valore della sua valuta è viceversa (salvo pesanti interventi da parte della banca centrale come in Cina). In questo senso mi aspetterei un ulteriore calo dello zloty in futuro data la situazione del blocco est, anche rispetto ad un euro che appare indebolirsi.
Ieri l'UBS ha rilasciato un rapporto in cui si afferma che la situazione di alcuni grandi paesi dell'est - Russia e Polonia ad esempio - sarebbe meno grave di quel che si racconta in giro. Le argomentazioni usate dall'UBS sono però poco convincenti ed appaiono come un tentativo di calmare gli investitori.
Detto questo organizzazioni come l'UE e l'FMI stanno ventilando, un giorno si e uno no, interventi a supporto dell'est Europa. Anche se interventi del genere mi infondo poca fiducia non si sa mai come potrebbero venire interpretati dal mercato. Ora come ora in queste questioni la politica riveste un ruolo altrettanto importante dell'economia (questo per dire che esistono grandi variabili il cui effetto è difficilmente prevedibile).
x Andrea
Anche se se ne sta discutendo l'ipotesi di arrivare a dei bond dell'Unione è vista come l'ultima spiaggia, nel senso che si tratterebbe della formalizzazione di una "clausola di salvataggio" cosa che la Germania vorrebbe evitare. L'idea di un piano preventivo di salvataggio, sembra prevedere interventi simili all'emissione di debito comune, ma senza nessun impegno formale di lunga data. Una delle proposte ad esempio prevede l'utilizzo dell'EIB (European Investment Bank) per l'acquisto diretto del debito degli stati in difficoltà.
Se dovessimo arrivare davvero ad istituire dei bond dell'Unione significherebbe che i tedeschi hanno gettato la spugna completamente.
x stand
sicuramente sei tu il più esperto, quello che mi frulla in testa è una raccolta di fondi a lunga scadenza (garantita, perchè potrebbero stampare euro ma non si saprebbe poi come e quando verrebbero recuperati)
per fare "prestiti" ai disastrati a breve 1-3 anni massimo.
perchè debiti a lunga per coprire prestiti a breve ?
a parte il fatto che potrebbero esser rimborsati prima della scadenza, ma soprattutto per creare una "riserva" europea, indipendente dai singoli stati.
questa la riterrei importante per dare una "sensazione" di stabilità maggiore (verso l'esterno) oltre ad un mezzo di manovra "europeo".
x stand
sicuramente sei tu il più esperto, quello che mi frulla in testa è una raccolta di fondi a lunga scadenza (garantita, perchè potrebbero stampare euro ma non si saprebbe poi come e quando verrebbero recuperati)
per fare "prestiti" ai disastrati a breve 1-3 anni massimo.
perchè debiti a lunga per coprire prestiti a breve ?
a parte il fatto che potrebbero esser rimborsati prima della scadenza, ma soprattutto per creare una "riserva" europea, indipendente dai singoli stati.
questa la riterrei importante per dare una "sensazione" di stabilità maggiore (verso l'esterno) oltre ad un mezzo di manovra "europeo".
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