martedì 17 marzo 2009

Opzione Nucleare

Da qualche giorno è terminato l'incontro dei ministri delle finanze dei G20,anche se sarebbe più corretto dire G22 dato che sia Spagna che i Paesi Bassi sono stati eccezionalmente invitati in virtù della loro rilevanza economica. Tutti speravano che la riunione avrebbe gettato un po' di luce sulla via che i "grandi" del mondo intendono imboccare per condurci fuori dall'oscuro tunnel della crisi economica. Purtroppo ancora una volta i grandi ci hanno regalato una delusione. L'intero meeting si è ridotto a qualche mangiata, poche discussioni e nessuna reale conclusione.

Cercando qualche articolo a caldo sull'evento, ho dovuto constatare con disappunto, come una parte della stampa italiana trovasse più interessante il ritardo di Tremonti alla foto di gruppo con gli altri ministri presenti all'incontro rispetto al contenuto della riunione stessa. Non che le dichiarazioni uscite dal G20 siano particolarmente avvincenti, ma di certo leggermente più importanti di un Tremonti che si sofferma a parlare con un collega dimenticando di mettersi in posa.

Il numero uno dell'OCSE a margine dell'incontro, ha fatto una banale ma sempre benvenuta dichiarazione riportata da un articolo su reuters:

Per usare le parole del numero uno dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), Angel Gurria, "non esiste l''apriti sesamo', non si tratta di tirar fuori conigli dal cappello."

Che stia finalmente penetrando il concetto che non esistano formule magiche è senz'altro positivo. Magari la smetteremo di comportarci come se dovesse giungere a salvarci un miracolo improvviso. Questa almeno è sempre stata la mia speranza. Speranza che si è infranta brutalmente 10 righe più sotto:

Ciò che forse oggi conta di più, dicono gli economisti, sono due cose: l'impegno congiunto a fare tutto il possibile per salvare l'economia mondiale e i piani di combattimento di Washington contro gli attivi tossici da cui la crisi è partita e con i quali continuerà ad alimentarsi fino a quando resteranno nei bilanci delle banche.

"Restiamo appesi alla speranza che gli Usa trovino finalmente la ricetta magica per riportare la fiducia nel settore finanziario e che lo facciano presto", dice Marco Annunziata, chief economist di UniCredit a Londra.

In sintesi, i mercati finanziari in cui la bufera è iniziata cercano soluzioni facili e veloci per una situazione complicata

Sembra che per certi banchieri l'opzione miracolosa resti quella principale ed il miracolo in questione lo dovrebbe compiere niente meno che Timoty Geithner, il ministro del tesoro USA. Un tizio che quando appare in pubblico emana la stessa aurea di sicurezza di uno studente che non ha fatto i compiti. Tanta è la fiducia che ispira Geithner nei suoi ascoltatori che l'ultimo discorso ufficiale sull'economia USA fu tenuto a sorpresa da Obama. Uno dei suoi soliti discorsi: ispirato, affascinante e generico. Un discorso da campagna elettorale (qualcuno dovrebbe avvisare Obama che ha già vinto le elezioni) in cui furono sciorinati una lunga sfilza di generici propositi su cambiamento, miglioramento, grandezza della società americana e bla bla bla e al termine del quale Obama, scendendo dal pulpito strinse la mano a tutti tranne Geithner. Evidentemente non deve aver apprezzato particolarmente l'inadeguatezza del suo ministro del tesoro.

Per fortuna non dovremo aspettare molto per scoprire che coniglio nasconda nel cilindro il vecchio Tim. Qualche giorno fa il tesoro USA ha dichiarato che questa sarà finalmente la settimana buona. Nei prossimi giorni dovrebbero essere svelati i dettagli dell'ingegnoso piano che secondo Geithner risanerà i bilanci degli istituti bancari, ma qualcosa è già trapelato:

Il governo fornirà ulteriori dettagli sul piano di partnership pubblico/privato di Geithner, volto a rimuovere gli assets tossici dai bilanci delle banche, verso la fine della settimana, ha detto un ufficiale anziano del dipartimento del tesoro. L'ufficiale ha detto che il Tesoro è intenzionato a rilasciare abbastanza informazioni nel corso della settimana da permettere ai potenziali partecipanti di giudicare meglio la proposta. In base alle informazioni attualmente note, il piano dovrebbe fornire leverage a capitali pubblici e privati per comperare assets grazie a dei finanziamenti governativi. I fondi inizialmente disponibili dovrebbero provenire da ciò che rimane dei 700 miliardi del fondo di salvataggio (il TARP ndr), ma un provvedimento inserito nel piano fiscale di Obama per il 2010 consentirebbe di richiedere all'incirca 750 miliardi in nuovi fondi. Neel Kashkari, amministratore ad interim del fondo da 700 miliardi, ha detto ai legislatori la scorsa settimana che gli investitori privati sono pronti ad investire in asset basati su mutui in sofferenza a patto che abbiano accesso ai finanziamenti. Senza nessuna forma di finanziamento disponibile, essi potrebbero permettersi unicamente di pagare prezzi troppo bassi perché siano accettati dalle banche.

Gira e rigira siamo sempre là. Se i privati non vogliono comprare a 100 e le banche non vogliono vendere a 20 i soldi per colmare la differenza li metterà lo stato. In parte pagando i privati perché offrano di più ed in parte pagando le banche perché riducano il prezzo di vendita.

Se questa è davvero l'architrave di tutto il progetto, quello che Geithner tirerà fuori dal cilindro sarà un coniglio flaccido, obeso e malaticcio. Una malattia che si potrebbe rivelare infettiva contagiando anche l'Europa.

La questione degli assets tossici è stata indicata come il problema fondamentale da risolvere in una dichiarazione di intenti in 7 punti rilasciata durante il G20. Nel documento vengono inoltre, indicati come fondamentali gli stimoli fiscali e viene ribadita l'intenzione di rendere più trasparenti i libri contabili rivedendo le regole di bilancio e combattendo la pratica degli assets fuori bilancio. Come questi propositi possano sposarsi con il preannunciato svuotamento del mark to market non è dato sapere.

Il G20 si è scagliato anche contro le agenzie di rating, proponendo che in futuro il loro operato sia supervisionato da un organismo internazionale. Come e quando ciò dovrebbe avvenire, rimangono risposte non pervenute. Che le agenzie di rating vadano riformate non vi è ombra di dubbio. Mi chiedo però, perché sia così difficile andare alla radice del problema e rimuovere il peccato originale: quel conflitto di interessi che nasce dall'essere pagati dagli stessi soggetti a cui si concede il rating. Esiste una piccola agenzia, l'Egan Jones che agisce in maniera opposta, facendosi pagare dagli investitori desiderosi di conoscere il rating delle varie società. Guarda caso, essa aveva indicato i principali mali da cui era afflitta l'economia ben prima che questa crisi esplodesse. Una volta anche le altre agenzie operavano in maniera simile, negli anni 50 sarebbero inorridite tutte all'idea di accettare soldi dalle aziende a cui assegnavano il rating, poi durante gli anni 70 tutto cambiò.

Forse un po' di passata saggezza non farebbe male quando si intendono affrontare certe riforme.

Il punto però, che ha sollevato maggiore interesse tra quelli elencati nel documento del G20, riguarda l'intenzione da parte dei paesi partecipanti di raddoppiare i fondi monetari a disposizione dell'FMI, quasi esauriti per colpa degli aiuti finanziari concessi a una pletora di nazioni in difficoltà. Vengono proposti 250 miliardi di dollari per rimpinguare le casse dell'FMI, operazione che eleverebbe il totale a disposizione del fondo a 500 miliardi, ma gli USA obbiettano riguardo l'entità della cifra: troppo esigua secondo loro. Vorrebbero che essa fosse inalzata ad un totale di 750 miliardi di dollari.

Dei fondi richiesti 100 miliardi verrebbero versati dal Giappone mentre altri 100 arriverebbero dall'Unione Europea. Rimarrebbero scoperti 50 miliardi che non si sa bene da dove possano arrivare. Il solito Yu Yongding che sembra essere ormai diventato il portavoce dell'establishment economico Cinese si è detto scettico sulla possibilità che il presidente cinese decida di contribuire all'aumento dei fondi per l'FMI:

Se lo fara' - dice Yu al China Daily - sembrera' che i poveri stiano aiutando i ricchi". Secondo Yu, che dirige L'Istituto di economia e politica mondiale e L'Accademia cinese di politiche sociali, l'opinione pubblica cinese non sara' d'accordo con lui, anche perche' alcuni stati europei hanno pregiudizi anti-cinesi.

Al G20, Europa e USA hanno dichiarato che l'FMI e banca mondiale debbano essere riformati in modo da riflettere meglio la rilevanza economica di realtà come quella Cinese. Un segnale di apertura che potrebbe far dimenticare al presidente Hu Jintao, il fastidio che nutrono i suoi concittadini nei confronti dei paesi occidentali, accusati di aver prodotto la crisi attuale e di essere alla perenne caccia di denaro con cui sostenere il proprio decadente sistema economico.

In una situazione internazionale simile, ci si potrebbe chiedere dove gli USA pensino di poter recuperare 250 miliardi di dollari aggiuntivi per portare il totale del denaro a disposizione dell'FMI a 750 miliardi di dollari.

A questo risponde un articolo del Telegraph: l'FMI si limiterebbe a stamparli.

Simon Johnson, ex capo economista dell'FMI ha detto: "Il principio dietro questo è che tutti quanti riceveranno dei dollari bonus senza che la Federal Reserve li debba stampare, tutti quanti li ricevono.

"L'obbiettivo è di creare una valanga monetaria. Però, se tutti dovessero uscire e spendere questo denaro ciò potrebbe rivelarsi estremamente inflazionario"


In sostanza si invoca il ricorso ad una specie di super valuta transnazionale l'Sdr (special drawing rights). Oggi perfino il Cremlino ne ha parlato:

Il Cremlino propone che il G20 chieda al fondo monetario internazionale (Fmi) di esaminare la possibilità di istituire una valuta di riserva sovranazionale, che potrebbe essere emessa da istituzioni finanziarie internazionali. Lo si legge nel sito della presidenza russa.

"Sembra opportuno considerare il ruolo del Fmi in questo processo e stabilire le possibilità e le necessità dell' adozione di misure che consentano il riconoscimento di Sdrs -asset di riserva internazionali del Fmi - come valuta di 'super riserva' da parte di tutta la comunità mondiale", è scritto nel sito del Cremlino.

Secondo Joseph Stiglitz, premio nobel per l'economia, gli Sdr potrebbero rappresentare il preludio alla nascita di una valuta mondiale. Vennero creati per rimpiazzare l'oro come valuta di scambio internazionale. Dato che la quantità di oro in circolazione aumenta molto lentamente, mentre la dimensione delle economie coinvolte nell'FMI aumenta con una rapidità superiore, fu introdotta una forma di "oro di carta" l'Sdr per compensare questa differenza. La caratteristica principale di un oro fatto di carta è proprio il poter essere stampato a piacimento.

L'Sdr rappresenta un credito che le nazioni con surplus commerciale possono vantare nei confronti di nazioni con dei deficit. Invece di gestire queste differenze usando dell'oro, logisticamente costoso e complicato da spostare, si è preferito usare un pezzo di carta. Il valore unitario dell'Sdr è basato su un paniere di monete: euro, sterline, dollari e yen (sul sito dell'FMI vengono riportati i vari cambi).

In sostanza, dopo che gli USA, L'Inghilterra, il Giappone e la Svizzera si sono messi a stampare denaro...pardon, a giocare al "quantitative easing", anche l'FMI sta per unirsi alla partita con l'intenzione di inondarci con nuovi pezzi di carta.

Stampare denaro viene anche definito "opzione nucleare". Un opzione che sta per essere sperimentata in maniera inedita (se escludiamo alcuni limitati precedenti) e su scala sovranazionale, con conseguenze difficilmente prevedibili.

4 commenti:

mensa andrea ha detto...

ohh... finalmente una buona notizia.
è da un anno che sostengo che per uscire da questa crisi, una delle condizioni è affrancarsi dalla servitù verso il dollaro, con l'adozione di una "moneta" mondiale fatta dal paniere delle principali monete.
già ottobre '08 una serie di premi nobel l'avevano messa in conto come punto di discussione, poi inopinatamente abbandonato.
forse sarebbe il caso, però di ricordare ai signori, che gli aderenti a tale paniere, dovrebbero smettere di stampare denaro in proprio, ma obbligatoriamente rivolgersi al fmi come prestatore di ultima istanza in caso di necessità.
per il resto, ancora calma piatta in attesa che il tutto si risolva da se perchè i sistemi bancari sono ancora troppo forti, e i governi troppo poveri.
inoltre, una idea su quale modello economico dovrebbe operare il miracolo, buio assoluto, se non un generico "l'economia riparta".... ma per dove, perdio.
dobbiamo pensare che l'uscita della crisi debba proprio solo essere fondata su un consumismo inutile, alimentato da un credito tanto ampio quanto irresponsabile?? perchè c'è qualcuno che sa dire a chi dovrebbero esser date le merci che riempiono invendute i magazzini dei produttori, quando i consumatori hanno minori risorse, e il credito ha mostrato chiaramente a tutti i suoi limiti, ovvero che i debiti prima o poi vanno pagati ??
nessuno che accenni a modelli economici, nessuno che parli di vincoli finanziari alle leve assurde cui erano giunti molti istituti bancari. boh, io vedo sempre più una accozzaglia di personaggi espertissimi di crisi passate ma con fantasia a 0.

mensa andrea ha detto...

ah... scusa Stand, mi ero dimenticato di ringraziarti per il solito bel riepilogo.
grazie di cuore.

Unknown ha detto...

E' ufficiale --- la FED aziona le presse

Che la oro-mania cominci!

http://www.reuters.com/article/businessNews/idUSTRE52H5YE20090318?feedType=RSS&feedName=businessNews

mensa andrea ha detto...

mi scuso per la lunghezza dello scritto, ma visto l'argomento non mi è stato possibile abbreviarlo.
Ho letto l’ultima intervista a Noriel Roubini, e, benché affascinato dalla sua estrema chiarezza sono molto perplesso sulla sua visione “politica”.
Quello che traspare da tale intervista è una visione “congelata” sul modello economico ante crisi, come se anche per lui fosse inevitabile, direi scontato, che l’unico modello economico/sociale sia quello nel quale stiamo vivendo, anzi più precisamente, abbiamo vissuto sino all’anno scorso.
Tutto il suo discorso è incentrato quindi sul come far ripartire il credito, come far ripartire la crescita del PIL, come far ripartire i consumi, ammettendo che comunque le azioni da fare per ottenere questo bel risultato saranno molto dolorose, e aggiuntive rispetto a quanto già sofferto oggi ….
Non solo dovremo abituarci a molta gente che perderà il lavoro, ma l’aumento del debito degli stati, ricadrà sui loro cittadini, caricandoli ulteriormente di tasse per avere meno servizi.
Adesso, dato che io non sono d’accordo che questo sia un “inevitabile destino”, vorrei partire dalla origine della crisi, per sviluppare il pensiero su dove vorrei che si arrivasse.
Come scriveva bene, alcuni giorni fa qualcuno, la teoria dei “cicli” economici, che si sviluppano in quattro fasi, sono diventati una costante storica, e non sto a ripeterla.
Quel che vorrei mettere in discussione è il fatto che sui debba continuare a viverli acriticamente.
Nella fase della crescita, le banche hanno una parte fondamentale da assolvere, cioè quella di creare l’illusione che si possa disporre di risorse (ricchezza, denaro) senza prima doverle risparmiare, senza cioè doversi privare a priori di una parte di quanto guadagnato.
Attenzione che non è solo una illusione. Il credito c’è, anche a buon prezzo, disponibile. Chi chiede credito ha fiducia nel sistema bancario, e il sistema bancario guadagna prestando denaro che non ha, ma che può garantirne il valore.
Il fatto di poter acquistare un bene oggi, chiedendo un prestito, anziché dopo un tempo passato a risparmiare, mano a mano che tale filosofia si insinua e poi prevale nella testa della gente, accelera i consumi. Che poi i debiti vadano pagati, oltretutto maggiorati, non cambia l’attrazione che tale sistema esercita sugli individui in modo via via maggiore. E non solo sugli individui, ma anche sulle società.
Molto importante notare che il sistema bancario può solo imprestare denaro SE QUALCUNO lo richiede, e, altro fattore importante è che più soldi impresta e più guadagna. Il suo interesse sarà quindi fare in modo di imprestare sempre più denaro. Ecco quindi come il ciclo di crescita si autoalimenta:
la crescita da fiducia, ci si indebita, si acquista, questo spinge la produzione a produrre di più e più cose nuove, che aumentano i desideri, spingono a indebitarsi per soddisfarli subito, ecc…
tale ciclo inizia a rallentare quando le persone indebitate, dovendo restituire i prestiti, si trovano con sempre minore ricchezza disponibile.
Un fattore estremamente importante, è da notare, è la pubblicità che spinge con messaggi più o meno inconsci, a desiderare sempre più e sempre nuove cose.
Ma quando le risorse calano, per effetto sia dell’aumento dei prezzi (inflazione), sia dell’impegno finanziario costituita dalla riduzione del reddito disponibile, allora i prezzi tendono prima a stabilizzarsi, poi a diminuire. E si entra nelle fasi negative.
Quando si è conclusa l’ultima fase di crescita spinta dalla “new economy” si è avuto il trauma dell’11 settembre.
Far proseguire l’economia verso le sue naturali fasi negative, era quasi dare soddisfazione al terrorismo, pertanto si forzò un altro ciclo inondando letteralmente i mercati di liquidità.
Ma questo ebbe anche due importanti corollari.
Non potendo elevare all’infinito la leva finanziaria, le banche ricorsero ad un espediente per poter continuare ad allargare il credito. Impacchettarono i crediti in certificati smerciabili e li vendettero sul mercato cedendo quindi ad altri il rischio connesso all’eventuale non restituzione del prestito.
Tali titoli si fregiarono fraudolentemente di candide triple A, finendo così di esser riacquistati dalle banche ma immessi nel capitale di garanzia raggiungendo il paradosso di garantire crediti con altri crediti.
Questo però non bastò, ci si misero pure i CDS con i quali si poteva assicurare anche ciò che NON si possiede, e diventando così una stimolazione per la delinquenza.
Titoli quindi incerti, finiti nel capitale di garanzia, dal valore ancora più incerto, e dal rischio ignoto.
Le banche moltiplicavano così i loro utili, disseminando il mercato delle famose “salsicce avvelenate”.
Ma anche questo, come tutte le illusioni di aver trovato la cornucopia della ricchezza rallentò poi si fermò.
La gente si trovo indebitata a livelli insostenibili, e quindi il gioco si fermò.
Il virus che determina l’accelerazione del ciclo di crescita verso il suo esaurimento è proprio la concessione del credito. Esso è sponsorizzato dal sistema bancario in due direzioni. La prima verso il consumatore che abbrevia sempre più il tempo di attesa verso nuovi prodotti, indebitandosi e saltando così la fase del risparmio. La seconda verso il sistema produttivo, in quanto la crescente domanda richiede aumenti di produzioni non finanziabili dai ricavi precedenti, pertanto realizzabili solo con l’indebitamento. Notare che anche in questo caso, l’indebitamento abbassa il profitto della produzione a favore del sistema bancario, fino a che si produce solo più per far guadagnare le banche mediante gli interessi sui debiti.
Notare pure che come effetto collaterale dell’immissione di “disponibilità” sul mercato porta a fenomeni inflattivi, e sovente non generalizzati ma concentrati su una categoria o poche categorie di beni. Le azioni, e in particolare quelle della new economy, scoppiata quella bolla, partì quella dell’immobiliare, vedremo quale sarà la prossima.
Il fatto che l’inflazione si concentri su poche categorie di beni è propedeutico ancora al sistema bancario, in quanto l’inflazione è un male per i creditori. Comunque, per prevenire il pericolo inflazione, ormai le banche puntano molto o su crediti a breve scadenza oppure su crediti indicizzati.
Visto che il male che accorcia la vita della fase positiva dei cicli positivi è proprio il credito, uno dei modi per combattere la morte precoce di tali fasi, sarebbe proprio di limitare il credito, condizionandolo ad una percentuale non superiore al 50% del necessario. In tale modo si forzerebbe il risparmio, raffreddando la crescita, e diluendo tale crescita nel tempo, con il vantaggio collaterale di non sovraccaricare mai il debitore di eccessivi interessi.
Ma l’arma maggiore sarebbe quella di raffreddare le aspettative ed i desideri dei consumatori.
Appurato che ormai il necessario per la sopravvivenza è quasi generalmente acquisito e che i nuovi prodotti che costituiscono i nuovi mercati, non sono indispensabili, andrebbe controllata la pubblicità, vero veicolo per stimolare i consumi.
Secondo me la pubblicità dovrebbe essere solo più informativa. Significa che un prodotto andrebbe mostrato solo ed esclusivamente elencando le sue caratteristiche reali, e per un tempo limitato, sufficiente a farne conoscere l’esistenza ai potenziali consumatori.
Andrebbe abolita invece ogni forma di convincimento subliminare. Se io mostro un uomo cui si accostano donne provocanti e vogliose, e faccio intendere che quello è il risultato di un certo profumo, non stò descrivendo il profumo, ma sto suggerendo che l’uso di quel profumo rende l’uomo attraente. Se mostro una bella ragazza ad accarezzare una certa auto, suggerisco in modo subliminare che chi possiede quell’auto avrà successo con le ragazze, ecc….
Ecco questo tipo di pubblicità, peraltro anche ingannevole, andrebbe assolutamente vietata, ammettendo solo quella che descrive il prodotto, senza riferimenti ne espliciti ne impliciti alle possibili e ipotetiche conseguenze che tale prodotto potrebbe avere.
Quindi riduzione degli stimoli verso nuovi “desideri”.
Credito, pubblicità, quindi e infine lavoro.
Nel settore lavoro comincerei col vietare ogni attività retribuita superata l’età pensionabile.
Come una persona può accedere alla pensione deve smettere ogni attività retribuita. Questo non vuol dire “ogni attività” ma vuol dire ogni attività con scopo di lucro.
L’esperienza di una persona che desideri continuare l’attività la deve fare come “affiancamento” di persone responsabili di tali attività, come supervisore, consulente, maestro, ma non più come responsabile e non più dietro alcuna forma di compenso.
Mentre abbiamo giovani bloccati nelle fasce basse della responsabilità aziendale troviamo settantenni o anche ottantenni nelle funzioni dirigenziali. Questo invecchiamento delle alte cariche è un grosso freno sia all’innovazione, sia alla fantasia verso nuove soluzioni. Una adeguata istruzione può essere un freno più che sufficiente al ripetere errori del passato, ma gli errori del passato non devono condizionare al provare dei cambiamenti. Ricordo che i miglioramenti sono solo ed esclusivo frutto del cambiamento. Anche gli errori. Ma se escludiamo gli errori passati come cultura del passato, restano quelli frutto di ipotesi o prove errate. Io sono disposto a correre il rischio di qualche errore, peraltro correggibile nel momento in cui ci si accorga di esso, pur di aprire anche alla possibilità di miglioramenti.
Limitando la possibilità di investire proficuamente, dopo averli generati, surplus eccessivi di “guadagno”, ecco che potrebbe esser più facile orientare i miglioramenti produttivi verso una diminuzione dell’impegno lavorativo, anziché un compenso del capitale, puntando così a privilegiare l’aspetto umano rispetto all’aspetto di soggetto economico dell’uomo.
Utopia ? beh potremmo anche esser “costretti” a prendere in considerazione un simile modello per uscire da questa crisi verso un modello “diverso” che non ricalchi sempre e solo l’esperienza disastrosa del passato.