lunedì 2 marzo 2009

740

E' lunedì mattina e la settimana per il sottoscritto ha deciso di iniziare nel più antipatico dei modi. Alle 4 di oggi per qualche strana ragione (magari un incubo che non ricordo) mi sono svegliato di soprassalto. Ho poi trascorso la decina di minuti seguenti a contare inutilmente le pecore nel disperato tentativo di riprendere sonno. Col passare del tempo mi sono dovuto rassegnare all'evidenza: sarei rimasto sveglio per tutto il resto della giornata (spero di non crollare nel pomeriggio). Già che c'ero, tanto per non annoiarmi in attesa di un orario decente, ho acceso il pc e mi son messo a leggere qualche news economica.

Come spesso capita, sono finito sulla pagina del Telegraph, il quotidiano Inglese e mi sono gettato sull'ultimo articolo di Ambrose Evans-Pritchard, preparandomi alla solita sfilza di previsioni pessimiste da novella Cassandra. Leggendo il pezzo però, mi sono reso conto rapidamente di avere di fronte qualcosa di diverso. Qualcosa che pareva scritto da un individuo in preda al panico. I toni usati nell'articolo risultano anomali anche per uno come Pritchard.

Il giornalista inglese apre il suo discorso, facendo un riassunto dei dati sulla produzione industriale nelle principali economie del mondo:

La produzione industriale sta collassando dappertutto con una velocità mai riscontrata prima. I dati disponibili per i mesi recenti sono, anno su anno: Taiwan (-43%), Ucraina (-34%), Giappone (-30%), Singapore (-29%), Ungheria (-23%), Svezia (-20%), Korea (-19%), Turchia (-18%), Russia (-16%), Spagna (-15%), Polonia (-15%), Brasile (-15%), Italia (-14%), Germania (-12%), Francia (-11%), USA (-10%) e Inghilterra (-9%). La Norvegia invece riporta un sorprendente (+4%). Che cosa bevono da quelle parti?

Cosa bevano in Norvegia onestamente lo ignoro. Un mio amico che lavora la però, mi ha riferito di dibattiti in parlamento che vertevano sul garantire ai cittadini del paese nordico una pensione dignitosa. L'importo di cui si discuteva era pari a 120000 euro l'anno (se state sgranando gli occhi avete avuto la mia stessa reazione). Questo solo per mettere in luce quanto quello della Norvegia costituisca un caso a particolare, perfino nella crisi attuale. I dati per le altre nazioni invece, sono terrificanti. Il declino supera di gran lunga quello riscontrato durante la grande depressione e la scorsa settimana a dare un ulteriore mazzata è stato diffuso il dato sulla contrazione dell'economia americana: -6,2% mentre gli analisti si aspettavano un -5%.

Secondo Pritchard l'unica cosa che fa apparire la situazione meno drammatica rispetto gli anni 30 è l'assenza di file per il cibo nelle grandi città. Una percezione aleatoria che potrebbe ribaltarsi completamente, una volta che gli effetti del crollo del commercio mondiale si riverseranno, verso settembre/ottobre, pienamente sull'economia reale, provocando un ondata di licenziamenti. Per scongiurare il peggio, Pritchard invoca l'intervento della Federal Reserve, che tramite l'acquisto di buoni del tesoro a lunga scadenza obblighi i tassi di interesse dei mutui a calare.

I rendimenti dei buoni del tesoro a lungo termine ed i tassi di interesse applicati ai mutui sono legati tra loro. Se calano i primi, generalmente calano anche i secondi. La FED ha la facoltà di acquistare buoni del tesoro, stampando denaro per l'occasione - in sostanza una forma di monetizzazione del debito. Maggiore risulta essere la domanda di buoni con un determinato termine, maggiore sarà il loro prezzo e meno elevato invece, il rendimento che dovranno promettere per attrarre investitori (e viceversa). Tramite questi acquisti quindi, la FED sarebbe in grado di influenzare i rendimenti verso il basso e di conseguenza ridurre anche l'importo dei mutui.

Questa forma di "quantitative easing" anche detta "opzione nucleare" equivale allo stampare denaro a ruota libera. Una tattica molto pericolosa, che Bernanke ha più volte minacciato di usare (ne ho scritto in passato qui e qui) senza però ricorrervi veramente. Ad ogni annuncio fatto, seguiva un calo dei rendimenti. Gli investitori credendo alle parole pronunciate da Bernanke, compravano buoni del tesoro nella convinzione che in breve tempo il loro valore sarebbe aumentato grazie alla domanda da parte della FED. Domanda che non è mai arrivata.

Bernanke, in sostanza, ha cercato di produrre un calo dei rendimenti solo grazie alle parole e alla esplicita minaccia di utilizzare il potere della FED per eseguire certi acquisti. Alle parole però, non hanno mai fatto seguito i fatti e purtroppo per Ben, esiste un limite a quante volte qualcuno sia in grado di gridare "al lupo, al lupo" conservando una qualche credibilità. Ormai il mercato sembra aver mangiato la foglia. I rendimenti sui buoni a scadenza decennale sono saliti costantemente nelle ultime 8 settimane, salendo dal 2% al 3,04%. Nessuno crede più che il capo della FED darà seguito alle sue parole.

Inoltre, a giudicare dagli ultimi annunci, Bernanke stesso sembra aver abbandonato ogni ipotesi di quantitative easing che implichi l'acquisto di buoni a lungo termine, preferendo acquistare titoli delle due agenzie Fannie Mae e Freddie Mac. Una forma di "quantitative easing" considerata meno dirompente dal mercato.

Per spiegare questo cambio di direzione Pritchard chiama in causa gli stati esteri.

Il giornalista del Telegraph sembra nutrire la convinzione che qualcuno, a cui gli USA sono costretti a rendere conto - come la Cina - abbia dissuaso "gentilmente" gli Stati Uniti dallo stampare denaro con cui acquistare il proprio debito. Pritchard esorta l'America a non chinare la testa di fronte alle minacce di altre nazioni, ricordando come essa detenga ancora un potere egemonico. Potere che dovrebbe usare senza timore, andando per la propria strada - monetizzando cioè il debito - ed intimando in caso di obiezioni, ritorsioni sia di tipo economico sia di tipo militare/strategico.

Al di la di discorsi di tipo militare e ritorsioni varie, la cosa che preoccupa dell'articolo di Pritchard, conoscendo un po' il personaggio, è come neppure lui sembri essere convinto che l'idea di acquistare buoni a lunga scadenza possa servire veramente. Sembra proporla come misura disperata ed estrema unicamente perché non vedrebbe altra via d'uscita.

Della serie: persa per persa, proviamole tutte.

Sono contrario alle forme di monetizzazione del debito, per il semplice motivo che non hanno mai funzionato in passato. Nel caso migliore esse finiscono col rivelarsi inefficaci, nel caso peggiore portano alla distruzione della moneta via iper inflazione o ad antipatiche conseguenze come dislocazioni sul mercato dei buoni del tesoro. Queste sono le ragioni per cui ritengo che Bernanke - salvo minacce che ignoriamo - non si sia ancora sognato di percorre quel tipo di strada.

Nel caso la FED cominciasse veramente a monetizzare, tenete a mente che si tratterebbe dell'ultima spiaggia. Una manovra dettata dalla disperazione con tutta probabilità approvata dai grandi acquirenti esteri di buoni del tesoro (dato che in caso contrario rischieremmo di sentire il botto prodotto dal mercato dei bot USA fin qua).

Il titolo di questo post però, non riguarda il tono spaventato dell'articolo di Pritchard.

Con 740 non intendo riferirmi a qualche modulo fiscale italiano, bensì al livello di supporto dello S&P 500, l'indice principale - perché raggruppa più titoli rispetto al Dow - di Wall Street. Supporto che venerdì pomeriggio è stato infranto. Ero intenzionato a scrivere qualcosa a riguardo nel week-end, ma Alessandro mi ha preceduto. Vi invito quindi a leggere il suo post, sulle considerazioni generali che si possono trarre dal livello che i principali indici di Wall Street hanno toccato in chiusura di settimana.

L'unica cosa che mi sento di aggiungere, riguarda l'importanza del valore di supporto a 740.

Con supporto si intende un punto in cui l'andamento di un indice al ribasso inverte la rotta e prende a salire. Quando invece è l'andamento al rialzo di un indice a fermarsi ed invertire direzione si parla di resistenza. Più un supporto od una resistenza vengono testati senza essere infranti - cioè senza che l'indice continui scendere o salire senza invertire direzione - e più divengono un punto di riferimento fondamentale. Il grafico sotto preso dalla wikipedia inglese illustra in maniera più chiara il concetto:


Quelle che vengono chiamate trend lines e che probabilmente avrete visto spesso, sono linee che uniscono due o più supporti o due o più resistenze.


In linea teorica, ci si potrebbe aspettare che quando un indice si avvicina al livello della trend line di supporto sia vicino ad invertire direzione e cominciare a salire mentre viceversa che in prossimità della trend line di resistenza esso tenderà a scendere. Le due linee in questo senso, formerebbero un intervallo all'interno del quale il valore dell'indice si muoverebbe. Un investitore potrebbe quindi regolare i tempi d'acquisto e di vendita sulla base di queste considerazioni (comprare vicino al supporto e vendere dalle parti delle resistenza). Nella pratica invece, può succedere di tutto all'andamento di un indice. I fattori da tenere in considerazione sono molteplici e vanno al di la di banali discorsi su supporti e resistenze. In un periodo turbolento come questo poi, ogni supporto lascia il tempo che trova. Essi assumono un valore di carattere prettamente psicologico.

Il valore di 740 sullo S&P 500 nello specifico, rappresentava quella barriera che aveva retto al tracollo dei listini durante lo scorso Ottobre/Novembre, ed era arrivato col tempo a simboleggiare un limite che molti speravano si dimostrasse invalicabile. Rueters riportava venerdì:

Sebbene i segnali siano contraddittori, l'indice dello S&P 500 a 740 è estremamente importante, ha detto Larry McMillan, presidente del McMillan Analisys Corp, in una nota ai clienti. "Molti persone lo tengono d'occhio. Se verrà infranto, sembra che si auto avvererà la previsione di una serie di vendite torrenziali che travolgeranno il mercato" ha detto.

In soldoni, sotto 740 - e venerdì lo S&P 500 ha chiuso a 735 - il mercato naviga in acque sconosciute prive di riferimenti solidi. Non significa necessariamente che assisteremo ad un ecatombe in borsa nel corso di questa settimana, ma di certo la possibilità esiste. Secondo Philippe Gijsels analista strategica alla Fortis, ciò che ha impedito fino ad ora, la completa capitolazione dei mercati è stata l'assenza di un evento shockante:

"Dovremmo vedere un indice crollare del 7% o l'8% all'interno di una giornata di contrattazione, con grandi volumi coinvolti e poi proseguire ad un livello piatto durante il resto della giornata, man mano che altri acquirenti arrivano" ha detto Philippe Gijsels, analista strategica alla Fortis di Brussels.

"Quello che invece stiamo vivendo è la tortura cinese della goccia d'acqua, senza che vi sia un vero repulisti. I governi e le banche centrali tendono ad osservare i mercati e dare solo brevi lampi di speranza, non abbastanza per riportare i mercati in alto, ma sufficienti ad impedire che essi crollino"

Quindi, perché i mercati capitolino, dovrebbero essere colpiti da un grande e negativo evento, e sarebbe poi necessario un miglioramento generale della situazione perché si verifichi un successivo recupero.

"Avremmo bisogno di assistere ad un evento che mandi in shock tutti quanti -- il fallimento di una grande banca USA, o di un paese dell'Europa" ha detto Mark Bon, fund manager al Canada Life.

Vedremo se questa settimana, il semplice cedimento del supporto a 740 sullo S&P sarà sufficiente a far capitolare i mercati o se dovremo aspettare un evento traumatico in futuro. Qualunque sia il caso, non riesco a immaginare nel breve periodo un significativo recupero dei listini.

6 commenti:

mensa andrea ha detto...

sono le 19 e s&p 500 è sotto quota 708.
io non sono un graficista, normalmente cerco di guardare parametri più "solidi", ma capisco l'effetto psicologico che può avere una puntata così repentina verso il basso.
ottimi tutti gli spunti che elenchi e sostieni, ma io continuo a domandarmi:" reggerà il dollaro"?
intanto mi sto preparando a trasferire i miei risparmi in lingotti d'oro (bullionvault.it), visto che la mia fiducia è anche ai minimi per cosa riguarda l'euro.
grazie comunque, sempre bello leggerti.

+zero ha detto...

Bullionvault?
Sei sicuro di rivedere i tuoi soldi??
Mai essere troppo sicuri.

mensa andrea ha detto...

x +zero
io ho fatto un po di ricerche ma su di loro non ho trovato niente di negativo....
se sai qualcosa per cui dovrei dubitare, ti prego di farmelo sapere, mi trovi a : a.mensa@tiscali.it
grazie e scusa stand ma non ho altro mezzo per comunicare con questo signore.

+zero ha detto...

non ho certezze, quindi la scelta è solo tua. Ciao.

Unknown ha detto...

Non conosco Bullionvault, ma non comprerei MAI oro senza riceverlo fisicamente.
Il sito http://www.marketskeptics.com/ (secondo me un ottimo blog) riporta parecchie analisi recenti sull'oro (ricercare i post con "Gold") e sui fornitori di servizi di acquisto e immagazzinamento di oro, e giunge alla conclusione che il rischio di default di molti di questi è altissimo.
In altre parole, OK a oro posseduto fisicamente e azioni di miniere d'oro (attenti però alla loro posizione sul COMEX), ma NO a ETF sull'oro, certificati GLD e oro stivato presso il venditore.

mensa andrea ha detto...

Per Stand
Oggi S&P500 è a 681 che rispetto all’ormai dimenticato 740 è circa un 10% sotto.
Nulla di sconvolgente è accaduto, se si tralascia la nazionalizzazione di Lloyd, che d’altronde interessa la GB, e marginalmente l’europa.
Per cui siamo allo stillicidio, ovvero forse più propriamente, all’assenza di idee.
Paura tanta, riscontri pochi, notizie sempre più fumose.
E nessuno che, molto inc….to si rivolga ad economisti, governanti, e banchieri centrali, con una richiesta perentoria, chiara, e decisa del tipo:
“state cercando di salvare COSA ?”.
In parole più esplicite :”non abbiamo ancora sentito nemmeno un abbozzo di come dovrebbe funzionare il sistema finanziario DOPO, oppure pensate che vada bene così? Dobbiamo chiedere sacrifici per ritirare in piedi un sistema destinato a regalarci una prossima crisi, magari peggiore di questa ?”
Sono mesi, che si parla di crisi, di incapacità di intervenire, di piani iniziati, modificati, abbandonati, riesumati, ma senza uno straccio di proposta su COME si vorrebbe che la finanza funzionasse DOPO.
È ovvio che se non si sa dove andare, ogni azione appare come il passo di un cieco senza bastone, un brancolare nel buio senza ne direzione ne meta, solo un muoversi, per non dimostrare quanto ognuno ormai ha capito, e cioè che ci troviamo in territorio sconosciuto, guidati da persone che non hanno uno straccio di idea sul dove andare e soprattutto sul cosa fare.
Io credo che tale stillicidio continuerà finchè non si sveglierà un qualcuno che con una certa logica illustri un PROGETTO che non sia il semplice ricalco di quanto ci ha portato a questo disastro.
Ma sembra che oltre a non capire una mazza, non abbiano nemmeno quel po’ di fantasia per immaginare qualcosa di diverso, troppo impegnati a studiare il passato, troppo legati a concetti teoricamente ineccepibili ma praticamente disastrosi. Forse anziché agli economisti varrebbe la pena di provare a rivolgersi agli psicologi, almeno loro i comportamenti umani li conoscono.