martedì 31 marzo 2009

Il G-nulla

Le previsioni meteo preannunciano un simpatica settimana fatta di pioggia e vento. Una volta si sarebbe liquidato il tutto appellandosi a qualche vecchio detto tipo: "Marzo pazzerello...". Verrebbe quasi da augurarsi che le cose fossero così semplici. Purtroppo, l'andamento climatico attuale sembra indicare qualcosa di più costante di una semplice pazzia transitoria. Se i miei amici dall'Olanda e dalla Finlandia arrivano a sfottermi perché li splende il sole - anche se fa leggermente più freddo – qualche cosa deve essere cambiata.

Ogni peggioramento climatico, in ogni caso, impallidisce di fronte ai cambiamenti avvenuti in ambito economico ed allo stesso modo il mio personale disgusto nei confronti dell'incessante pioggia, sembra sparire se paragonato alla repulsione che nutro verso certe banche e certi banchieri.

L'inchiostro versato per redigere il piano di Geithner non si è ancora asciugato che già Citigroup e Bank of America hanno iniziato a sfruttare uno dei numerosi stratagemmi che esso mette gentilmente a loro disposizione. Entrambe le banche si sono date alla caccia di spazzatura - CDO nello specifico - arrivando a contendersela per cifre superiori al prezzo di mercato, prezzo che attualmente si aggira sui 30 centesimi per ogni dollaro di valore facciale (a prezzi ragionevoli un mercato esiste anche per la spazzatura sebbene Geithner & Co dicano il contrario). La strategia fa perno sulla convinzione che in futuro i due colossi bancari riusciranno a scaricare sulle spalle del contribuente, tramite PPIP (Public-Private Investment Program), la suddetta spazzatura a una cifra superiore rispetto a quella d'acquisto.

Un bel guadagno netto per le banche che servirà magari a ricapitalizzarle in parte, ma non è certamente quello che il ministro del tesoro USA, almeno a parole, intendeva ottenere tramite il suo piano.

Si avvicina inoltre la chiusura del primo quarto. Evento che potrebbe anche riservare alcune sorprese.

I CEO dei principali istituti bancari statunitensi, Jamie Dimon della JP Morgan, Ken Lewis di Bank of America insieme a Vikram Pandit presidente della Citigroup rivelarono poco tempo fa che le banche da essi gestite, durante i primi due mesi dell'anno avevano incassato dei profitti. La notizia aveva fatto intravedere la luce a più di un investitore e aveva rilanciato i valori azionari del settore finanziario. Un ritorno all'attivo poteva essere il segnale che una lenta ripresa dell'economia fosse in atto. Musica per le orecchie di chi investe in borsa.

A gelare le aspettative ci hanno pensato gli stessi 3 individui, dichiarando lo scorso venerdì in maniera sincronizzata (neanche si mettessero d'accordo), che durante il mese di Marzo vi sarebbe stato un aggravamento del mercato, con relativo calo dei ricavi.

Mentre tutti si chiedevano perplessi a che gioco stessero giocando i suddetti CEO, un post sul blog di Zero Hedge ha gettato un po' di luce sulla natura dei profitti incassati da Citi, JP Morgan e BofA durante Gennaio e Febbraio. A quanto pare, essi sarebbero merito esclusivo dell'AIG che chiudendo una serie di posizioni ancora aperte su strumenti derivati (CDS) avrebbe incassato consapevolmente ingenti perdite - facendo affidamento sul supporto statale per tappare eventuali buchi - a favore di una serie di banche che hanno potuto così, favoleggiare in giro su un imprevisto ritorno dei profitti.

Non è certo una sorpresa scoprire che l'AIG venga usata per incanalare denaro verso le banche di mezzo mondo - Goldman Sachs in testa. A tutta la blogsfera del settore economico non è sfuggito il gioco di offuscamento portato avanti dall'amministrazione USA, volto a suscitare l'indignazione della popolazione nei confronti dei 160 milioni di bonus intascati dai manager dell'ex colosso assicurativo e facendo allo stesso tempo, passare sotto silenzio i regali miliardari fatti dal governo USA, attraverso l'AIG stessa alle principali banche. Il fatto che Obama, Geithner e perfino Bernanke, siano un giorno si e uno no in televisione la dice lunga sulla strategia mediatica che l'amministrazione del presidente americano sta adottando.

Sembra quasi cercare di convincere e rassicurare la gente a parole, più che con azioni concrete.

Concretezza di cui si sente forte necessità e che personalmente spero di vedere materializzarsi al G20.

Come si può intuire dal titolo di questo post, le mie speranze e le mie previsioni non coincidono assolutamente. Willem Buiter in un recente articolo intitolato: "G20, non aspettatevi nulla, sperate per il meglio e preparatevi per il peggio" avanza una serie di suggerimenti che il G20 farebbe bene a prendere in esame.

Buiter chiede un impegno deciso al mantenimento di liberi scambi internazionali senza che siano imposte restrizioni di alcun genere, consiglia di aumentare di 10 volte i fondi a disposizione dell'FMI tramite l'emissione di SDRs e sopratutto si augura che venga finalmente riconosciuto da tutti il collasso di quel sistema finanziario globale che è cresciuto in maniera abnorme dal 1980 in avanti. Un sistema che non può essere riparato con dei cerotti applicati in maniera grossolana, ma che avrebbe bisogno di riforme profonde e globali.

Buiter avanza alcune idee sul tipo di riforme da adottare. Tutte abbastanza ragionevoli ed ovvie se vogliamo. Così ovvie che verrebbe da sperare fossero all'ordine del giorno del G20.

Eppure, non sembra essere solo Buiter a sentire una pungente puzza di nulla provenire dalla riunione di Londra (i cui lavori partiranno domani). Anche il presidente francese Sarkozy sembra possedere un olfatto sufficientemente allenato:


Se il G20 sara' di basso profilo, mi alzo e me ne vado". La minaccia arriva dal presidente francese Nicolas Sarkozy che secondo alcuni quotidiani inglesi sarebbe pronto anche a boicottare il G20 che iniziera' domani a Londra se non si raggiungeranno obiettivi precisi.
"La Francia - spiega una fonte vicina all'Eliseo - non accettera' un G20 con tante parole e pochi fatti"

Anche il primo ministro inglese, Gordon Brown, nei giorni scorsi aveva subdorando un vertice inconcludente arrivando a suggerire che venisse messo in agenda un ulteriore incontro del G20 durante l'anno in corso. La sfiducia di Brown, nasce forse dall'aver visto trapelare la sua bozza per il comunicato finale del G20, bozza che Brown stesso, auspicava sarebbe stata successivamente firmata da tutti partecipanti alla chiusura dei lavori. Nel documento in questione è contenuto l'impegno a contribuire al rilancio dell'economia globale tramite uno stimolo fiscale congiunto di 2 trilioni di dollari. Una misura che sembra inquadrarsi pienamente con il proposito, che secondo alcuni nutrirebbe Brown, di annunciare il 22 Aprile un ennesimo pacchetto di stimolo per l'economia Britannica. Stimolo a cui si era in precedenza opposto Mervin King il capo della banca centrale inglese quando affermò che le finanze del paese non consentissero più interventi simili.

Della stessa opinione di King sono sempre state anche Germania e Francia. Entrambi i paesi si sono numerose volte opposti a degli interventi di stimolo coordinati. Non si capisce bene come Brown pensi o pensasse, di riuscire a convincere le due nazioni a contribuire ai sopra citati, 2 trilioni di dollari.

Qualunque strada abbiano in mente di percorrere il leader dei G20 sarà il caso che si sbrighino ad imboccarla.

L'economia non sta certo ad aspettarli e continua il suo inesorabile deterioramento. I dati provenienti dai paesi esportatori sono un incubo. La contrazione delle esportazioni Giapponesi ha toccato un senza precedenti -49% a Febbraio rispetto l'anno precedente, gli ordinativi esteri dell'industria Tedesca son crollati del 37%. Secondo l'OCSE in Italia quest'anno l'export crollerà del 15,9% ed il PIL del 4,3% alla faccia delle nostro governo che solo un mesetto fa si lamentava con confidustria per una previsione sul PIL di -2,5% (poi riveduta qualche giorno fa e portata al -3,5%). La disoccupazione italiana toccherà, secondo le previsioni OCSE, il 9,7% nel 2009 ed i consumi dei privati segneranno un -3%. Il governo Spagnolo ha appena salvato la sua prima banca, la Cassa di Risparmio di Castilla-La Mancha, concedendole un finanziamento di 9 miliardi. Sebbene si tratti di un istituto di dimensioni ridotte il precedente e tutt'altro che rassicurante. Il rating dell'Irlanda ieri è stato tagliato dalla Standard & Poors, scendendo da AAA ad AA+ e si prevede che il PIL dell'ex tigre celtica subirà una contrazione del 6,5% nel corso dell'anno.

Come era prevedibile si stanno verificando le prime rivolte anche all'intero di alcuni dei paesi dell'area euro ritenuti più stabili:


A Grenoble il direttore del personale e altri tre manager della “Caterpillar” sono stati sequestrati e tenuti prigionieri dagli operai dell’azienda. La multinazionale americana vuole licenziare 733 persone su 2.500 addetti, perché le vendite sono calate del 55%. Ovviamente, il licenziamento del personale è la prima e più facile soluzione alla crisi.
I sequestratori non sono delinquenti o terroristi. Benoit Nicolas, delegato sindacale della Cgt, la più grande organizzazione dei lavoratori francesi, equivalente della nostra Cgil, ha dichiarato che li tratterranno finché non si sarà aperta una trattativa.


Oltre ai manager in procinto di “razionalizzare” le attività delle aziende , un altro ambito bersaglio per la popolazione frustata, sembrano essere diventati i banchieri. Fred Goodwin ex capo della Royal Bank of Scotland, posizione che ha lasciato intascandosi una liquidazione milionaria dopo aver condotto l'istituto al fallimento e aver costretto il governo di sua maestà a una nazionalizzazione frettolosa, si è visto assaltare l'abitazione da un gruppo di cittadini inferociti che dopo aver infierito a suon di sassi contro le vetrate dell'edificio hanno terminato il proprio sfogo facendo a pezzi l'automobile di Goodwin. Dopo questo avvenimento ed in vista di eventuali proteste per il G20 è stato suggerito a tutti i dipendenti dell'RBS di recarsi a lavoro in abiti dimessi, in modo che non corressero il rischio di essere scambiati per dei banchieri.

Ai manager delle principali banche svizzere invece è stato imposto di non abbandonare il paese elvetico, neppure per viaggi di lavoro. Il timore è che una volta sbarcati all'estero essi possano essere prelevati dalle autorità locali e interrogati successivamente in merito a possibili evasioni fiscali agevolate dagli istituti per cui lavorano. Il precedente screzio tra USA e UBS e le ripetute minacce lanciate dall'Europa contro i paradisi fiscali stanno lasciando il segno. Tra le mete proibite vi sono USA, Germania e Francia.

Si sente insomma, un vago odore da 1870, anno in cui i banchieri vennero inseguiti e cacciati da una popolazione che ne pretendeva l'impiccagione.

E se troppi stati, non sembrano aver ancora deciso di intervenire in maniera netta in ambito economico, le principali banche centrali si sono dimostrate ben più attive. Alla festa chiamata QE, stanno per unirsi anche due delle ultime superstiti: la banca centrale Europea e quella Canadese.

La BCE preoccupata dagli ultimi dati sull'economia ha fatto capire, tramite il suo vice presidente Lucas Papademos, che potrebbe lanciarsi in misure di quantitative easing arrivando ad acquistare sul mercato secondario bond di diverse società (quali non è dato sapere). Ad essa ha fatto eco la banca centrale canadese ventilando anch'essa il ricorso al QE. Sembra che dopo lo zirp (tasso di interesse 0) globale stiamo finalmente arrivando al quantitative easing globale.

Le banche centrali dunque, si stanno tutte muovendo e nella medesima direzione.

Purtroppo quella odierna non è una crisi che possa essere risolta per via monetaria o indebitando gli stati in modo che l'aumento della spesa pubblica vada a compensare il calo della domanda aggregata.

Durante il G20, le principali nazioni del pianeta hanno la possibilità di gettare le basi per un sistema economico che sia un minimo più ragionevole di quello attuale, abbandonando una volta per tutte l'illusione che la situazione possa in breve tempo tornare ad essere quella di 2 anni fa. Il che significa anche cominciare a ridefinire i ruoli consumatore/produttore degli USA e della Cina.

Un buon primo passo potrebbe essere quello di sistemare una volta per tutte il sistema bancario arrivando a creare banche più piccole e meglio regolamentate in modo che non rappresentino un significativo rischio sistemico. Tornando a separare le funzioni delle banche di investimento da quelle delle banche commerciali. Ricapitalizzando gli istituti in maniera decente, facendo pagare il prezzo a chi se lo merita - azionisti e obbligazionisti. Sistemando una volta per tutte l'infernale mercato dei derivati OTC, in particolar modo quello dei CDS.

Purtroppo non penso che succederà nulla di tutto ciò a Londra. Come Simon Johnson, ex capo economista dell'FMI ha scritto su The Atlantic in uno splendido articolo, gli USA sono prigionieri di un oligarchia composta da banchieri e finanzieri. Ogni intervento del governo andrà a vantaggio di questi ultimi indipendentemente da quale possa essere l'interesse generale. Un film che Johnson ha visto più volte durante la sua permanenza all'FMI. Di solito gli interpreti, erano paesi in via di sviluppo o nazioni con dei deficit democratici come Russia ed Argentina. Durante ognuno di questi casi, gli USA erano lì, a premere perché le oligarchie venissero scavalcate e sacrificate, in modo che si potessero applicare con efficacia quelle riforme necessarie ad una ripresa del paese.

Risulta ironico constatare come siano proprio gli USA ora, a comportarsi come quelle nazioni che hanno passato intere decadi a criticare.

E' evidente che Geithner non voglia danneggiare l'oligarchia bancaria ne rischiare di far pagare il giusto prezzo agli obbligazionisti delle banche, tra cui una miriade di fondi pensione già traballanti. Il ministro del tesoro USA ha recentemente dichiarato che i naked CDS (cds emessi senza che sia dimostrata da parte dell'acquirente la reale intenzione di assicurare un obbligazione) non andrebbero proibiti.

Ad onor del vero, Geithner ha quantomeno ammesso che andrebbe controllata la solvibilità di chi emette CDS, in modo da ridurre il rischio che essi vengano venduti in quantità industriale, da società che non potranno mai pagarli in caso di problemi. L'intenzione di fondo però resta immutata: non essere troppo duri nei confronti dell'establishment finanziario.

Una scelta che trovo scellerata.

Finché non si deciderà che è venuta l'ora che certe oligarchie paghino per le proprie colpe non usciremo veramente dal casino in cui ci troviamo immersi. Quest'ora non sembra essere ancor giunta. Per questa ragione sono pronto a scommettere che il G20 di domani si rivelerà ancora una volta, una riunione fatta di nulla.

9 commenti:

mensa andrea ha detto...

bellissimo scritto, Stand, che ci dice una volta di più, se ancora serviva, come siamo marionette nelle mani dell'oligarchia bancaria.
alla faccia della democrazia, delle elezioni, dei parlamenti e dei governi ... il potere è in mano a chi gestisce i soldi.
ho scoperto un'altro fenomeno estremamente interessante che sta andando in onda di questi tempi ben descritto da :
http://ac-finanza.investireoggi.it/spread-bidoffer-nelle-quotazioni-dei-bond-439.html#comment-18212
grazie ancora per il tuo mirabile lavoro di raccolta informazioni.

urbano rattazzi ha detto...

complimenti a parte per tutti i post chiari e puntuali, ora che si è chiuso il G20 sarei curioso di conoscere le tue valutazioni, visto che più voci l'hanno dichiarato un buon risultato di mediazione tra Cina/Usa e Europa (Francia-Germania... Italia).
Nel frattempo leggo che comunque le borse salgono grazie all'abolizione del mark-to-market.
Allora, commenti?

mensa andrea ha detto...

non è un commento richiesto, il mio, ma resta una opinione.
a parole hanno annunciato misure più severe su tutta la finanza internazionale, con i fatti, almeno gli USA hanno subito smentito quanto asserito, soprattutto mostrando di andare per la loro gradita strada nonostante gli impegni ???? presi.

maat ha detto...

io credo ke questo G 20 si è fatto solo x dare ottimismo mediatico.

sono convinto ke gli USA continueranno a fare quello ke vogliono con regolamentazione hedge f., bad bank,e finanza creativa....
anke se c'è l'accordo per controlli + severi

gli europei si dicono disposti a dare 500 md di $.
ma voglio vedere se tireranno fuori soldi veri ...
o se faranno finta visto ke nessuno vuole indebitarsi

i cinesi si impegnano a parole a sostenere il $....
e intanto fanno accordi con tutti gli orientali sud america e africa
con la loro moneta .(alternativa al$ come moneta di scambio mondiale)

svizzeri lux. lich. monaco e altri paradisi fiscali si dicono indignati x essere stati inseriti in varie lite grigio ,nere.

insomma secondo me tutto resta come prima , ma intanto si è venduto un po di ottimismo ke è servito al popolino

mensa andrea ha detto...

e figurati se il tremonti non si allineava subito.....
è di poche ore la dichiarazione del nostro che anche le banche europee devono abbandonare il mark to market per non perdere competitività con quelle d'oltre oceano...
se erano necessarie altre prove sulla effettiva volontà di fare sul serio.....

Stand ha detto...

Sul G20 se riesco scrivo qualcosa domani, ma per riassumere si è trattato dell'ennesima riunione piena di buoni propositi e poca sostanza.

L'annuncio più significativo ha riguardato l'aumento dei fondi all'FMI anche se non è ben chiaro chi li dovrebbe sborsare. Gran parte dei fondi in questione era già stata precedentemente promessa/allocata ed è stata riconteggiata per arrivare al totale di 1,1 trilioni. Quindi l'intervento è in realtà qualcosa di più limitato rispetto a quanto annunciato.

Allo stesso modo i 5 trilioni che i paesi del G20 si sono impegnati (a parole) a stanziare entro la fine del 2010 conteggiano gli stimolo già erogati (se non ho letto male il comunicato).

Sulla regolamentazione dei mercati e sulla guerra ai paradisi fiscali sono state fatte assicurazioni, ma l'impressione è che si sia trattato di un contentino concesso a Francia e Germania. La lista dell'OCSE che gira in queste ore sui paradisi fiscali esiste da decadi senza che nessuno abbia provveduto in merito.

L'applicazione di norme stringenti verrà demandata ad una nuova struttura che dovrebbe sostituire l'FSF (Financial and Stability Forum) presieduto da Draghi ed avere poteri maggiori a livello internazionale, ma anche in questo caso si tratta di misure la cui adozione/implementazione viene rimandata a data da destinarsi.

Sul commercio internazionale e le barriere commerciali, di nuovo vi è stato l'impegno (a parole) di non ricorrere a misure protezioniste come la svalutazione competitiva. Detto dalla capitale di uno stato che ha fatto colare a picco il valore della sua moneta il comunicato suona sottilmente ironico.

Nel caso venissero comunque innalzate barriere commerciali, i paesi membri si impegnano a segnalare la questione al WTO. In sostanza quello che è sempre successo da che esiste il WTO in avanti. Nulla di nuovo o diverso dal normale.

Non penso che il bilancio finale del G20 possa essere ritenuto esaltante. La favoleggiata riuscita del meeting è in gran parte un paravento mediatico usato per rassicurare tutti quanti (intendiamoci, poteva andare molto peggio).

Che poi Tremonti sia già li a voler copiare gli USA nel redigere i bilanci a piacimento penso non sorprenda nessuno. Del resto è sempre stato un grande sostenitore della "creatività" in economia e cosa ci può essere di più creativo che un bilancio inventato?

mensa andrea ha detto...

Leggo la statistica aggiornata da “il sole 24 ore” riguardo al reddito dichiarato:
“Il 35% dei contribuenti italiani dichiara un reddito Irpef inferiore a 10.000 euro. I più ricchi del Paese, (che dichiarano oltre 100.000 euro) sono lo 0,9% del totale. Mentre solo il 2% degli italiani dichiara più di 70.000 euro. La fascia di reddito più consistente è quella tra i 10.000 e i 40.000 euro (58,4%). Il 51% dell'Irpef è pagata dunque dal 10% dei contribuenti con i redditi più alti.”
Ora, 10.000 euro lordi sono meno di 8500 netti che diviso per 12 sono circa 700 al mese.
Una persona con simile reddito ha problemi a vivere per tutto il mese, pertanto non avrà risorse da mettere in spese particolari come cambiare l’auto o acquistarne una nuova, o mettersi a ristrutturare la casa se ce l’ha, o l’appartamento.
Gli incentivi, messi in opera non sono quindi rivolti a queste persone, che però saranno chiamate, pagando le tasse, a ripianare i debiti contratti dallo stato per elargire tali incentivi.
Come modo per peggiorare la condizione di coloro che già soffrono, mi pare non sia male.

mensa andrea ha detto...

scusate, dimenticavo.... sempre a voler prendere per buoni i dati forniti.
non metto in dubbio che al fisco risultino così, metto in dubbio che rispecchino la realtà.

mensa andrea ha detto...

Vediamo se ho capito bene il nuovo gioco inventato dalla finanza (banche in primis).
Tanta liquidità spinge a distribuire soldi a destra e a manca, dimenticando o comunque ignorando i criteri di valutazione del rischio, ma intascando abbondanti commissioni.
Accortisi di aver corso troppi rischi, tali crediti vengono divisi, sminuzzati, impacchettati, tanto che non si possa più fare un collegamento diretto tra i titoli stessi e chi è il responsabile che li ha emessi, e diventano le famose salsicce avvelenate.
Intervengono le società di rating, cointeressate nel business, che etichettano quei certificati con candide triple A, dando modo alle banche stesse di acquistarle, metterle a capitale, e quindi aumentare la loro possibilità di continuare a prestare a destra e manca, e continuare ad intascare commissioni.
Poi il gioco rallenta, e dato che nessuno è scemo, di botto si ferma, fotografando la situazione ma evitando di farsi scaricare addosso titoli poco raccomandabili dai concorrenti/complici. A ognuno il suo!
Fanno l’inventario e si accorgono, bontà loro, di essersi messi in casa molta più immondizia del sopportabile, e quindi cominciano a strillare chiedendo soccorso allo stato, con velate minacce di ricatto, in quanto tra tanti titoli ci sono anche quelli del tesoro. Se sono costretto a vendere per salvarmi, prima di tutto vendo quelli, inondando il mercato e abbattendo la loro appetibilità.
Gli stati cedono, cominciano a iniettare liquidità nelle banche per ridar loro un minimo di margine operativo.
Interessante il gioco del “libero mercato” che è in effetti una pantomina di quello che le parole significano.
Un mercato fatto da operatori perfettamente in sintonia (non voglio esser cattivo pensando ad un accordo di cartello), che decidano che sotto ad una certa percentuale di perdita, certi titoli non si vendono, provoca una immediata crisi del mercato, anzi, un azzeramento del mercato, un non esistente mercato, pertanto impossibile determinare il valore di simili titoli.
Questo fatto, peraltro reale anche se perfettamente voluto, è usato come ulteriore scusa per invocare aiuti di stato.
Della serie “io avrei dei valori da vendere, ma non essendoci mercato, non esistono nemmeno compratori, ma ho bisogno di soldi, e non posso fallire perché ho tanti titoli di stato in pancia, e sono tanto, tanto grande, troppo grande per fallire!”
Se lo stato non avesse avuto la coda di paglia della necessità continua di finanziare il proprio debito, avrebbe risposto “beh, prova a metterli all’asta, e vedi che cosa riesci a incassare, ma soprattutto fatti carico delle perdite che così devi contabilizzare. Se poi dovrai fallire, pazienza, ci saranno altre banche che prenderanno il tuo posto”. Ma per le ragioni dette sopra lo stato sotto ricatto, e gestito da personale legato a triplo filo col sistema bancario, invece cede e soccorre, nell’unico modo che può farlo.
Offre garanzie sulla bontà dei titoli “tossici” ed a quel punto il mercato si riapre per incanto, i titoli vengono scambiati al 30% del loro valore, ed anzi, le stesse banche creano delle società apposta per raccoglierli.
Se i debitori pagheranno, avranno guadagnato il 70%, se non pagheranno il 70 % di perdita lo rifonderà lo stato. E dove prenderà i soldi lo stato ? indebitandosi ulteriormente.
Poi tanto ci penseranno i contribuenti a saldare il conto.
Notare come, dove fino ad un attimo prima il mercato era fermo, congelato, sia bastato che lo stato fornisse garanzia per farlo ripartire allegro e rigoglioso.
Di fronte a questo spettacolo provo un gran senso di disgusto e rivolta.
Una gran voglia di eliminare, anche fisicamente se necessario, banchieri, ministri, e consulenti al seguito.
Ma forse non ho capito qualcosa, forse mi sono sbagliato …. Chissà!