Non avete letto male le cifre, si parla di 500 miliardi. Solo qualche settimana fa l'FMI parlò di perdite totali dovuti alla crisi scatenata sul mercato dei derivati dallo scoppio della bolla immobiliare americana intorno al trilione di dollari. Ora solo la Citi dice di dover ragranellare 500 miliardi. Questo dopo essersi fatta prestare decine di miliardi dai fondi sovrani di investimento e dopo aver emesso nuove azioni per cercare di tamponare le perdite che dallo scorso luglio ammontano a circa 40 miliardi. Il piano prevede anche il licenziamento di 13200 dipendenti. Grazie a queste azioni combinate e ad una supposta crescita del mercato in alcuni settori bancari come quello delle transazioni finanziarie prevede che le sue azioni renderanno tra il 16% e il 18% nei prossimi 3 anni.
La cosa non convince molti. Oltre alla Whitney tra gli scettici Mike Mayo un analista della Deutsche Bank che prevede che Citigroup debba trovare a breve almeno altri 5 miliardi in riserve e che probabilmente dovrà vendere pezzi importanti del suo impero come la Banamex una banca messicana acquisita da Citi nel 2001, prima della fine dell'anno.
Come nota personale era un po' che dicevo che Citigroup era cotta. Anche peggio stanno altre banche come la Lehman che ha potuto millantare un bilancio positivo solo usando trucchetti di contabilità come il “fair value”, cioè ha preso tutti i derivati che avevano perduto valore e se li è messi a pieno valore nel bilancio potendo andare in giro a raccontare di aver avuto un risultato positivo.
La Citi sembra essere una delle prime banche ad aver preso seriamente le minacce della SEC e del piano di Draghi. Entrambi pressavano le banche perché ammettessero finalmente tutte le perdite terminando il patetico e dannoso gioco a rimpiattino, a cui da un anno assistiamo, in cui si cerca di nascondere tutta la polvere sotto il tappeto.
Benvenuta verità! Ci sei mancata!
Speriamo solo che tu non vada via subito
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