mercoledì 6 agosto 2008

Tenuti per le palle

Un articolo di bloomberg ha creato un certo scalpore tra i bloggers economici. In esso di racconta della chiaccherata avvenuta il 12 luglio tra Daniel Mudd, il CEO della Fannie Mae, ed il ministro del tesoro americano Hank Paulson. Paulson comunica a Mudd, in anteprima, la decisione di concedere alle 2 GSE (Freddi e Fannie) una linea di credito illimitata tramite la Federal Reserve e l'impegno del governo a comprare debito delle due agenzie per ricapitalizzarle in caso di necessità.

Fin qua niente di nuovo, tutti fatti risaputi. Più interessante sono state le ragioni dietro la manovra di Paulson. Dice Bloomberg:

Preoccupazioni riguardo la salute finanziaria della più grande compagnia americana di mutui hanno portato, nella scorsa settimana, i costi della Fannie Mae per finanziarsi, al livello più alto da Marzo e le sue azioni sono crollate del 45% al New York Stock Exchange. Investitori in Asia, il maggior detentore straniero tra i 3 trilioni totali di bond emessi dalla Fannie Mae, hanno chiesto al Tesoro di sostenere la GSE e la sua più piccola collega, Freddie Mac, hanno affermato 3 persone a conoscenza del dialogo.

Gli investitori asiatici erano tra i più importanti gruppi da rassicurare perché le banche centrali, le istituzioni finanziarie e i fondi di quella regione possiedono 800 miliardi dei 5,2 trilioni di debito della Fannie Mae e Freddie Mac, secondo i dati redatti dal Tesoro. I pezzi grossi americani erano preoccupati che vendite da parte asiatica avrebbero spinto i tassi di interesse in alto (sui bond delle GSE ndr), han detto alcuni, rifiutando di rivelare la loro identità, data la natura confidenziale della discussione.

Aggiunge Mudd intervistato su Paulson:

"Conosce bene i mercati, ha visto questo film altre volte in passato" ha detto Mudd. La decisione di permettere la Fannie e la Freddie di prendere soldi direttamente dalla finestra di sconto della Fed aveva l'obiettivo di "mandare un messaggio ai mercati che non si trattava di un operazione temporanea, ma che quelle misure volte a ricostruire la fiducia sarebbe state attive immediatamente, prima che Tokyo aprisse la domenica notte".

In sostanza nell'articolo viene detto nero su bianco, che gli investitori asiatici hanno minacciato il tesoro americano.

O esso di prendeva carico del problema delle GSE, oppure avrebbero smesso di finanziare gli Stati Uniti. Paulson ha dovuto agire di conseguenza senza aspettare che il congresso decidesse quale fosse la stategia migliore. Quando la scorsa settimana il congresso ha deliberato è stato deciso di alzare il tetto per il debito pubblico di 800 miliardi. Quegli 800 miliardi, prelevabili in caso di necessità, servono ovviamente come riserva da sfruttare per salvare e ricapitalizzare le due GSE. La cifra coincide con la quantità di debito della Fannie e della Freddie detenuto nei mercati asiatici (di cui 400 miliardi solo in Cina).

Difficile dire se si tratti di una coincidenza o di un segnale preciso.

La notizia ha fatto imbestialire diversi bloggers. In sostanza non sono daccordo a vedere usato il denaro dei contribuenti americani, per salvare i paesi asiatici da un investimento andato male. Tecnicamente hanno ragione i bloggers. Le GSE erano aziende private e chiunque abbia comprato il loro debito doveva sapere di poter correre il rischio di un loro eventuale fallimento e quindi di perdere tutto.

In pratica, però, Paulson non poteva agire altrimenti.

La ragione per cui tutti questi paesi hanno acquistato il debito delle GSE e che il governo americano implicitamente garantiva le due agenzie. Ed il governo non ha mai fatto nulla di convincente per smentire questa credenza. Anzi delle due ha fatto esattamente il contrario. Del resto l'unica maniera che avevano le GSE per garantire mutui a prezzi contenuti, dipendeva dal fatto che esse potevano vendere il loro debito promettendo su di esso rendimenti limitati. Questo perchè potevano raccontare di avere alle spalle il governo degli USA e che quindi i loro bond era solidi come i buoni del tesoro americani. Se la cavavano pagando un 1% in più di rendimento rispetto ai bot governativi.

Se si toglie alle GSE questa fonte di finanziamento a buon mercato, l'intero sistema immobiliare crolla repentinamente.

Se Paulson non fosse intervenuto, la crisi immobiliare che sta corrodendo gli Stati Uniti si sarebbe improvvisamente infiammata, facendo precipitare la situazione. Ed è palese che il governo sta tentando disperatamente di impedire lo squagliamento del mercato edilizio. Non perché sia interessato al destino dei poveracci che hanno contratto dei mutui impagabili, ma perché ogni mutuo che non viene pagato è una perdita che una banca deve incassare.

Quello che conta è far sopravvivere il mercato bancario.

Tra le righe dell'articolo di bloomberg inoltre, viene fatto capire che senza l'operazione di salvataggio delle GSE, l'ondata di vendite avrebbe potuto debordare e finire col colpire anche il debito pubblico americano. Tutti sapevano che le GSE erano informalmente garantite dal governo. Se il governo non le avesse sostenute sarebbe stato come dichiarare che gli USA non si curano di onorare i propri debiti.

Le conseguenze per le vendite di buoni del tesoro americano avrebbero potuto essere devastanti.

Le GSE andavano fatte fallire o come consigliato da molti, ristrutturate a spese dei detentori di bond e di azioni. Non è giusto accollare a tutti quelli che non hanno nulla a che vedere con queste due aziende private e non hanno speculato durante il boom immobiliare, il costo del loro fallimento. In questo sono sostanzialmente daccordo con i vari bloggers.

Però, consiglierei loro ugualmente, di mettersi l'anima in pace. Gli USA non si possono permettere, sia politicamente che economicamente, di non sostenere la Fannie e la Freddie e di non onorare il loro debito. Le conseguenze sarebbe orribili per un economia in estremo affanno come quella americana. Nessun politico rischierebbe di essere ricordato come il responsabile di un evento simile (come ha dimostrato il passaggio a grande maggioranza della Housing Bill). Gli Stati Uniti pagheranno quello che devono ai paesi asiatici, non spetta più all'america prendere quella decisione.

Per una volta, sono gli USA ad essere tenuti per le palle.

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