venerdì 14 marzo 2008

Il Giappone o peggio?

Molti economisti prospettano per gli Stati Uniti e per l'economia di molti altri paesi un futuro “Giapponese” riferendosi all'esplosione della bolla immobiliare nel paese del sol levante dei primi anni novanta. La crisi di allora produsse una recessione che ancor oggi non si è esaurita in Giappone nonostante la banca centrale del paese BOJ (bank of Japan) sia arrivata a portare i tassi di interesse allo 0,15%. Considerate che un tasso di interesse così basso significa avere un tasso di interesse reale negativo. In altri termini la differenza tra tra il tasso di interesse e l'inflazione è una cifra con un bel segno meno davanti. Risparmiare non conviene, dato che i ritorni sui soldi messi da parte vengono divorati dall'inflazione. Un tasso di interesse reale negativo è uno dei fattori che si ritrovano storicamente nelle varie crisi economiche che si sono succede in tempi recenti.

Uno studio fatto da Carmen Reinhart dell'università del Maryland e Kenneth Rogoff di Harvard traccia i parallelismi tra l'attuale crisi economica negli Stati Uniti e altre 5 famose crisi:


Quella Giapponese del 1992

Quella Finlandese del 1991

Quella Svedese sempre nel 1991

Quella Norvegese del 1987

Quella Spagnola del 1977


Due parole su sulla crisi norvegese e i tassi di interesse negativi. Come si può vedere nel grafico qua sotto, i tassi di interesse rimasero negativi in Norvegia dal 1980 all'84. La crisi avvenne 4 anni dopo. Gli Stati Uniti han mantenuto i tassi di interesse negativi durante il 2002-2003 innescando la spaventosa bolla immobiliare che ora ci a distanza di 4-5 anni ci sta scoppiando in faccia (nel 2008 sono ritornati negativi).



Gli stessi elementi che resero possibili la crisi norvegese li ritroviamo in quella attuale ed in quella che coinvolse il Giappone.

Liberalizzazioni e deregolamentazioni che hanno aperto la strada al boom fittizzio

Politiche macro economiche pro cicliche

Crescita esponenziale dei prestiti effettuati dagli istituti di credito

Abbandono di politiche prudenti sui requisiti di capitale

Riduzione di ogni supervisione e controllo dagli organismi preposti

Dati gli elementi sopra detti che il tutto si esaurisca con una bella crisi economica non dovrebbe realmente sorprendere nessuno.
Venendo alle specifiche somiglianze tra il Giappone e gli Stati Uniti cosa ci dice lo studio di Reinhart e Rogoff:

In entrambi i casi si sono verificati degli spaventosi aumenti nel valore degli immobili nei 4 anni precedenti la crisi (in america l'aumento e stato più grande del doppio rispetto alla media di quello delle altre 5 crisi)

Un declino nella crescita pro capite del PIL

Un deciso aumento del deficit della bilancia commerciale

Un aumento del debito pubblico

Un forte aumento dei valori azionari

I due professori non si sbilanciano in conclusioni sulla attuale situazione. Proverò a farlo io con quel po' che so.
Come finì la crisi in Giappone?.
Non si sa ancora, nel senso che non si e' mai veramente esaurita. Quel che accadde fu che le banche che avevano prestato montagne di soldi confidando nell'apprezzarsi del valore degli immobili si ritrovarono ad incassare enormi perdite (sia dai prestiti fatti a soggetti ormai insolventi, che dal calo degli indici azionari) quando la bolla immobiliare scoppiò.
Non volendo ammettere le perdite fecero finta di nulla. Si tennero tutto quello che potevano a bilancio con un valore fittizio, rifiutandosi di venderlo ad un reale valore di mercato nella speranza che la gente facesse finta di crederci. Ovviamente nessuno ci credette veramente . Se una cosa vale 10 non puoi pretendere di vendermela a 20. Non importa chi tu sia, nessuno comprerà a 20 una cosa che non può rivendere a più di 10.
Questo finì con ingessare il mercato del credito innescando una recessione che ancor oggi prosegue.
Qualcuno mi ha chiesto se la proposta del dottor Paul Craigs Roberts di congelare le perdite dei vari istituti bancari, impedendo che esse vengano messe a bilancio costringendo le banche a svendere i derivati e gli altri pezzi di carta di cui sono imbottite a un valore molto più basso di quello che si riteneva valessero, possa funzionare.
La prima cosa da dire è che non può funzionare. Come seconda cosa vorrei fare notare che la cosa sta già succedendo( e come volevasi dimostrare non sta funzionando).
Una perdita è una perdita, che tu faccia finta di nulla o che tu lo ammetta. Se una cosa che valeva 20 ora ne vale 10, io posso anche metterla a bilancio a 20, ma non riuscirò mai a venderla a quel valore.
Il mercato per quella carta è zero e tale resterà finché il valore non verrà riportato al livello reale di mercato. Tutti i vari soggetti economici conoscono questa situazione. Perché io dovrei comprare dei bond, dei derivati o altro emessi da istituti di cui non conosco bene la situazione finanziaria e che per quanto ne so potrebbero fallire da un momento all'altro? Perché una banca dovrebbe prestare nottetempo denaro ad un altra banca (cosa che succede normalmente) sapendo bene che i suoi bilanci sono "truccati"?
Ciò finisce col bloccare la circolazione del credito. Le banche invece di prestare denaro se lo tengono perché sanno di averle quelle perdite e sanno che esse resteranno, non potendo vendere i loro pezzi di carta svalutati. Sperare che la situazione si riprenda e che il mercato per certi strumenti finanziari ritorni magicamente senza che prima si faccia chiarezza sul valore degli stessi e sui bilanci di chi li possiede è una pura fantasia.
Semplicemente non può succedere.
Al limite si verificherà esattamente quello che capitò in Giappone. La fiducia della gente nelle banche e nell'economia scenderà a livello del suolo. I consumi interni caleranno drasticamente, i tassi di interesse si abbasseranno nella speranza di far riprendere l'economia e gli investimenti. Purtroppo anche se il costo del denaro diverrà molto basso la gente semplicemente non andrà in banca a chiedere prestiti avendo perso completamente ogni fiducia nel sistema. E' quello che Keynes definiva "pushing a string" (spingere una stringa).
Come se la son cavata i giapponesi?
Intanto il livello di risparmio delle famiglie era buono. Quello americano è addirittura negativo (in altri termini hanno più debiti che risparmi).
Secondo il Giappone era un paese con un ottima base industriale e un buon export. Puntarono proprio su quello svalutando progressivamente la loro moneta e abbassando i tassi di interesse a livelli mai visti prima.
L'attuale base industriale Statunitense invece è in via di estinzione. Delocalizzata in Cina ed India. Si prevede che tra qualche anno il più grande produttore di automobili sarà la Tata indiana. Le aziende automobilistiche americane sono al fallimento e anche quelle che avevano ritardato le delocalizzazioni come la chrysler stanno correndo ai ripari. Inoltre il contagio sta passando dal livello della manodopera a quello della progettazione con lo spostamento di ingegneri, progettisti, sviluppatori ecc.
Cosa esporteranno gli americani per risollevarsi?
Al momento stanno esportando della gran inflazione continuando a produrre liquidità sperando di tappare la falla generata dallo scoppio della crisi dei subprime. Il problema è che si tratta di una crisi di insolvenza. Non di liquidità. Anche se si potesse semplicemente stampare abbastanza denaro da regalare alle banche per coprire le perdite (e non si può) la cosa non funzionerebbe. Aumenterebbe solo l'inflazione monetaria. Le perdite rimarrebbero e qualcuno alla fine le pagherebbe.
L'operazione inflazionaria fallirà proprio perché è per sua natura impossibilitata a risolvere la situazione. I consumi interni sono il 70% del Pil americano. Gli stipendi sono anni che calano. I consumi son potuti aumentare solo grazie agli pseudo dollari creati da case che per la bolla sembravano aumentare di valore e dal fatto che la produzione si era spostata in cina dova la manodopera non costa nulla abassando il prezzo delle merci.
Se anche stampassero trilioni di dollari per coprire i buchi bancari gli stipendi in valore reale non aumenterebbero, perché la produzione non è aumentata. Aumenterebbe solo l'inflazione e finirebbe con distruggere lo stesso sistema bancario che i banchieri centrali stanno disperatamente cercando di salvare.
Puo finire solo in 3 modi questa crisi:

Se siamo molto fortunati con una lunghissima recessione come quella giapponese, senza per altro sapere quando mai si potrebbe eventualmente esaurire.

Con un bel crack stile '29 a forza di nascondere le perdite fino a che il mercato non perderà completamente la fiducia e tutti inizieranno a vendere, svendere e fallire.

Oppure possiamo dire la verità sui bilanci. Chi deve fallire fallisce, chi deve essere liquidato viene liquidato ci becchiamo alcuni anni di sofferenza pesante in cui tutto lo pseudo denaro finisce spurgato e i prezzi tornano in linea con gli stipendi, e ripristiniamo in fretta la fiducia nel sistema potendo poi sperare in un futuro recupero.

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