giovedì 20 marzo 2008

La fine degli Hedge Funds

Uno degli argomenti caldi discusso ultimamente dagli economisti riguarda il futuro degli Hedge funds. Lo spunto arriva da un articolo di Martin Wolf sul financial times. E' interessante constatare come Wolf si sorprenda per l'estrema esposizione dei suddetti fondi, grazie all'effetto leva. Cita ad esempio il fondo del gruppo Carlyle che per ogni dollaro reale ne aveva 31 in debiti e che una settimana fa implose tra lo stupore generale.


Un altro fatto che pare oltraggiare il bene amato economista è il fatto che la maggior parte dei dirigenti di Hedge funds se ne vadano in pensione o in ferie imbottiti di denaro indipendentemente dalla performance del fondo che amministrano. L'impressione che ne viene fuori è che Wolf abbia trascorso gli ultimi 10 anni ibernato in ghiacciaio. Probabilmente a causa del riscaldamento globale è riuscito finalmente a liberarsi ed a tornare nel mondo "civile" e con sua sorpresa si è reso conto che più potere e ricchezza uno possiede e più è improbabile che paghi per i suoi errori.


Tardiva indignazione a parte l'articolo di Wolf si concentra su alcune questioni interessanti. Utilizza il complicato esempio di un fondo con 100 milioni di capitale che giocando sul sicuro e in condizioni ottimali in cui nessuno menta riesce a portare a casa nel 90% dei casi un profitto del 15% il primo anno. Ogni anno che passa però le probabilità che qualcosa vada storto ed il fondo fallisca aumentano, con una probabilità del 60% che ciò accada entro 5 anni.


Ne conclude che l'evento avverso eventualmente accadrà, in altri termini chi investe nel suddetto fondo sta pagando qualcuno che con tutta probabilità gli farà perdere dei soldi. Secondo non esiste un modo sicuro per sapere se chi gestisce il fondo è una persona che sa il fatto suo o semplicemente qualcuno fortunato, specialmente in un clima di aumenti azionari generalizzati e bolle economiche. Ultimo antipatico fattore è che per come sono strutturati i ritorni dei vari manager, gli interessi di essi e degli investitori del fondo non coincidono. E' nell'interesse del manager far si che il fondo abbia dei ritorni alti, anche se questo significa alla lunga accollarsi eccessivi rischi. E' quel che accade con effetti leva troppo elevati i cui effetti nocivi si stanno rivelando ultimamente. Il manager ha intascato cifre a 6 zeri negli anni in cui tutto è andato bene mentre il cerino spento è rimasto nelle mani degli investitori.


Ultimamente però i ricavi azionari languono, e le banche che avevano prestato soldi a questi fondi a causa dei problemi di solvenza con cui si ritrovano iniziano a pretendere la restituzione del denaro. Questo costringe i fondi a liquidare parte dei loro asset e ha ridurre drasticamente l'effetto leva.


Qua sta il punto.


Senza un effetto leva pronunciato 30 o 40:1, ma ridotto a dei più sobri 3, 4:1 i fondi non sono più convenienti. Iniziano a perdere di senso perché difficilmente potranno offrire ritorni superiori ai buoni del tesoro una volta conteggiato il 2% standard di commissione e il 20% su ogni guadagno sopra l'obbiettivo stabilito (modello 2 20 viene chiamato). Aggiungendoci la paura e la mancanza di fiducia che inizia a serpeggiare tra gli investitori dati i recenti fallimenti a catena, la stessa sopravvivenza dei fondi è in seria discussione. Va notato che quasi metà del volume degli scambi in borsa avviene tramite essi e sono sempre i movimenti di denaro scatenati dai fondi ad aver incendiato il valore delle commodities. Una loro progressiva scomparsa produrrà il gelo tra le materie prime e rimarranno scottati quelli che pensano che esse continueranno a crescere come negli ultimi tempi, indipendentemente da tutti i tagli della Fed.



E' esattamente da questo scenario che mettono in guardia gli strateghi della Citigroup in un articolo in cui evidenziano la distruzione di tutta la cartaccia supportata dall'effetto leva e in cui consigliano di scappare da nazioni e fondi troppo esposti in questa maniera.


Intanto la fiducia nel mercato e finita sotto i tacchi. Il rendimento dei buoni del tesoro a 3 mesi e sceso sotto il livello di quello giapponese a 0,56%. Significa che gli investitori scappano dalla borsa e comprano buoni del tesoro a breve scadenza che rappresentano la cosa più vicina al denaro liquido incuranti del basso ritorno (0,56% significa a tutti gli effetti che ci stanno rimettendo soldi una volta che si considera l'erosione dovuta all'inflazione).
Nel grafico sotto si può notare il precipitare dei rendimenti dall'estate del 2007 ad oggi



Mentre il TED indice che misura la fiducia delle stesse banche nel sistema bancario sale alle stelle, dimostrando che neppure i vari istituti si fidano uno dell'altro.
Un nota conclusiva la faccio sull'inflazione negli Stati Uniti. Gli ultimi dati parlano di un inflazione al 4% mentre la truffaldina core inflation (l'inflazione depurata degli aumenti dell'energia e del cibo) è al 2,3%. Uno di questi giorni probabilmente pubblicherò un posto in cui spiegherò in che maniera assurda e con quali trucchi viene calcolata l'inflazione in america. Per il momento mi limito a dire che con il passare degli anni ogni governo che si è succeduto ha inventato nuovi trucchi per mascherare l'aumento dei prezzi (anche perché il pagamenti della social security sono legati all'inflazione).
Nel grafico sotto si può notare a che livello sarebbe ora l'inflazione calcolata con i parametri degli anni ottanta


Mentire sull'inflazione, ha reali conseguenze sulla politica economica di un paese. La più ovvia è che illude i banchieri centrali che si possano tagliare ulteriormente i tassi senza generare problemi particolari. Aumentare ulteriormente un inflazione già alta, può generare in qualcuno la speranza che ciò forzi la gente a prendere i soldi e a spendere sostenendo così l'economia. Purtroppo quando si hanno più debiti che altro, l'inflazione invece di aiutare l'economia rischia di ucciderla definitivamente.

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