mercoledì 26 marzo 2008

What's new?

Spero che le vacanze pasquali siano state per tutti i miei pochi lettori una buona occasione per rilassarsi oltre che rimpinzarsi di cibo. Il mercato non è andato in ferie purtroppo (e ne avrebbe bisogno) e le news continuano a fioccare.


E' di ieri la notizia che le vendite immobiliari negli stati uniti sono cresciute da Gennaio a Febbraio del 2,9%. Numero a cui molti alla ricerca di buone notizie sembrano essersi attaccati disperatamente . Purtroppo le variazioni di questo tipo andrebbero misurato anno su anno e non stagionalmente di mese in mese. Anno su anno il calo delle vendite e pari al 23,8% mentre i prezzi delle case sono calati del 10,7% (pessimo segnale per quelli che credono ancora in una ripresa del mercato delle case), ma il mercato e i giornali sembrano aver preferito ignorare il dato per il momento. Anzi è ormai una settimana che tutto sembro girare in segno positivo per quel che riguarda la borsa.


Molti iniziano a chiedersi se la bufera sia passata, dopo il salvataggio della Bear ad opera della Fed
e l'innalzamento dell'offerta della JP Morgan da 2 a 10 dollari ad azione. Altri invece imputano ad un'ondata di short covering la recente risalita degli indici, e si sente sussurrare il nome del PPT.


Il PPT (Plunge Protection Team) altrimenti chiamato President's Working Group of Financial Markets è un entità creata da Regan nel lontano 1988 per assicurare la stabilità dei mercati. Ne fanno parte il capo della Fed Bernanke, Paulson il ministro del tesoro americano, il capo della SEC e il capo del CFTC (Commodity Future Trading Commission).


Poco si sa su come operi veramente il PPT. La leggenda vuole che esso giocando su un paniere limitato di future riesca ad influenzare la borsa impedendo crolli troppo repentini e manipolando attivamente il mercato. Spesso si possono notare movimenti sospetti nella prima mezz'ora di apertura di wall street e nelle durante le ultime due ore di contrattazione.


Questo frega tutti quelli che han giocato delle short costringendoli a comprare azioni per coprire le loro perdite. Una short è una scommessa che una determinata azione calerà in futuro. Se l'azione oggi vale 100, io posso venderla a qualcun altro senza possederla veramente impegnandomi a consegnarla entro un tempo concordato. Mi aspetto che nel frattempo quell'azione cali. Se succede davvero così, diciamo che l'azione arriva a 50, io la compro e la consegno intascandomi la differenza (100-50). Ovviamente se l'azione è salita per esempio a 150 io ci rimetterò la differenza.


Se qualche entità e veramente in grado di manipolare al rialzo gli indici, questo può costringere tutti quelli che hanno shortato delle azioni a comprarle subito, prima che salgano troppo, facendogli incassare perdite ingenti. Sulla legalità di una pratica del genere ci sarebbe da discutere a lungo, ma visto quel che è capitato con la Bear in cui la Fed (entità privata) si è fatta garante del salvataggio di una banca di investimento, mettendoci soldi del contribuente senza che il parlamento abbia potuto dire nulla a riguardo, direi che la legalità è l'ultima preoccupazione di tutti quanti.


A questo proposito Wolf sul financial times si scaglia contro la manovra della Fed e riflette che l'intervento a favore della Bear rappresenta la fine del libero mercato ed il punto di svolta verso un controlli più serrati. Per come la vedo io il libero mercato non è mai veramente esistito, piuttosto si trattava di un mercato regolato asimmetricamente in cui le entità bancarie e i fondi d'investimento avevano una libertà di azione negata a tutti gli altri. Libertà di cui hanno abusato portandoci tutti alla situazione attuale.


Ovviamente quando l'ondata di short covering si esaurirà il mercato è destinato a precipitare nuovamente, salvo eventuali interventi esterni.


Un altro dato molto interessante lo fornisce l'indice di fiducia dei consumatori americani. A marzo ha toccato i 64.5 punti ciò rappresenta un tracollo di 12 punti. Per dare un idea il valore è ormai pari a quello che si tocco durante la crisi petrolifera del 1973. L'indice che misura le aspettative degli americani è calato di 11 punti assestandosi a 47. Entrambi questi valori sono direttamente correlati al comportamento dei consumatori. Considerando che il PIL degli Stati Uniti dipende per il 70% dai consumi interni dubito che il futuro per gli indici azionari possa essere particolarmente roseo.



A questo proposito due parole su quello che viene chiamato PE (Price Earnings). Il PE o P/E rappresenta il rapporto tra il prezzo di un azione ed il suo ritorno annuale. Se il PE è basso significa che le azioni costano poco rispetto a quello che rendono ed é quindi il momento di comprarle. Molti in questo momento di crisi e di calo degli indici suggeriscono di comprare dato che le azioni costerebbero poco. Si dimenticano però di dire che insieme al valore delle azioni è drammaticamente calato anche il loro rendimento. In altri termini il PE è un valore ancora troppo alto perché si possa tranquillamente gridare: "comprate comprate". Le azioni sono sopravvalutate e sono destinate con tutta probabilità a futuri e consistenti cali insieme agli indici di borsa.

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