giovedì 13 marzo 2008

Per Toutatis ...

...Era solito dire Asterix. L'unica cosa di cui lui e gli altri Galli avevano paura era che il cielo gli crollasse in testa. Quel che e' accaduto negli ultimi giorni in borsa sembra avvicinarsi pericolosamente al suddetto scenario.

Se il cielo stia per crollarci addosso lo lascerò decidere a voi, ma prima di concentrarci sugli ultimi avvenimenti un piccolo riassunto delle puntate precedenti, per chi se le era perse.

L'estate scorsa, a luglio, due fondi di investimento della Bear Sterns, una delle maggiori banche americane, falliscono miseramente dopo una serie di infelici speculazioni. Le cinque banche che avevano prestato loro il denaro, prendono ciò che la Bear Sterns aveva fornito come garanzia per i prestiti e cercano di rivenderlo sul mercato per recuperare parte delle perdite. Cos'erano queste famose garanzie?

Un bel mucchietto di CDO.

I CDO non sono altro che i mutui sottoscritti dalla gente, sminuzzati in tanti pezzettini, rimescolati insieme ai pezzettini di tanti altri mutui e rivenduti in tranche di diversa qualità e rischio, a vari investitori sotto forma di bond.

E' importante sapere che i CDO, che sono un tipo di derivati (il loro valore deriva dai mutui), non venivano scambiati sul mercato, ma tra due parti in una stanzetta buia (la pratica viene chiamata OTC: over the counter). In altri termini nessuna sapeva chi comprava, chi vendeva e quanto veniva scambiato. Quando le 5 banche d'improvviso provarono a vendere questi CDO avuti in garanzia sul mercato, scoprirono con terrore che nessuno li voleva comprare. Se un pezzo di carta che sia un derivato o altro non e' vendibile, significa semplicemente che non ha valore.

Era capitato che la bolla immobiliare americana aveva iniziato la sua inesorabile esplosione e i mutui su cui erano basati i CDO sempre più spesso finivano col non venire pagati, ciò allontanò anche il più temerario degli investitori.

Alla fine, per una volta, a ritrovarsi col cerino in mano, imbottiti di CDO senza valore furono le banche e vari fondi di investimento.

C'è una certa e piacevole giustizia in tutto questo. In fondo furono le banche a creare il problema, accordando mutui a gente che non poteva permetterseli solo perché pensavano che li avrebbero poi rivenduti a qualcun altro e che ogni eventuale perdita non le avrebbe riguardate.

A questo punto le banche bloccano tutto. Smettono di vendere CDO e creano entità fittizie (chiamate SIV e Conduits) in cui parcheggiare questi pezzi di carta in modo da non farli apparire in bilancio come perdite (la stessa pratica che adottò la Enron prima del fallimento).

Dato che nessuno sapeva chi ne aveva e quanti ne aveva in portafoglio, le banche cominciano a non fidarsi più una della altra e smisero di prestarsi denaro tra loro.

Boooom!!!

Blocco completo della circolazione monetaria. Il tasso interbancario (quello a cui le banche si prestano a vicenda denaro) salì alle stelle nottetempo.

Entrano a questo punto in gioco le banche centrali. Eseguono diverse iniezioni di capitali alle banche malmesse e annunciano numerosi piani per salvare l'intera baracca. Evito il tedioso elenco dei vari piani, anche perché ogni settimana ne veniva annunciato uno nuovo e potrei essermene perso qualcuno.

L'unico di cui parlerò perché riguarda direttamente gli avvenimenti degli ultimi giorni è il TAF (Term Auction Facility).

Normalmente quando una banca ha problemi di liquidità può rivolgersi alla banca centrale e attraverso quella che viene chiamata “finestra di sconto” farsi prestare a breve termine del denaro fresco per le sue esigenze. Anche durante il blocco di liquidità che segui il collasso dei derivati venne istituita. Il problema è, che una banca che si rivolga alla finestra di sconto è come se dichiarasse pubblicamente di essere nei pasticci. Inoltre spesso, la finestra di sconto ha dei tassi di interesse punitivi per scoraggiare che le banche rischino troppo per poi doversi trovare costrette a rivolgercisi. Per queste ragioni nessuna banca si azzardò a farsi avanti e a chiedere prestiti.

Venne quindi messo in campo il TAF.

Si tratta di un asta di denaro mensile indetta dalla Federal Reserve. Il prestito non e' più a breve termine come per la finestra di sconto, ma a 28 e 35 giorni. Come garanzia per il prestito la Fed accetta CDO e altra cartaccia simile ed il tasso di interesse sul prestito è altamente favorevole. Quello che però convinse le banche a rivolgercisi fu il fatto che l'asta è completamente anonima. Possono quindi prendere denaro in prestito ad ottime condizione senza dover far sapere a nessuno quando ne chiedono.

Il TAF inizialmente doveva essere di 20 miliardi di dollari al mese. Venne poi quasi istantaneamente aumentato a 30, poi a 50 e qualche giorno fa è stato portato a 100. Cosa ci dice questo sulla situazione reale delle varie banche? Chi può davvero pensare che la situazione stia migliorando quando l'entità dei prestiti della Fed non fa altro che aumentare?

La Fed attraverso il TAF ha iniettato in tutto 200 miliardi di dollari nel sistema bancario, denaro che non chiederà indietro chissà per quanto (se mai lo farà), in cambio di un mucchio di carta straccia. Si stima che la cifra equivalga all'incirca al 10% dell'intero sistema bancario americano. In pratica, dato che la Fed non può richiedere indietro il pagamento dei prestiti fatti senza provocare fallimenti a catena delle banche e come se gli istituti bancari americani fossero semi nazionalizzati. Una nazionalizzazione truffaldina e mascherata.

Verrebbe da sperare che provvedimenti così drastici sortiscano perlomeno un qualche effetto positivo.

Invece no!

Martedì la Fed ha dovuto istituire in tutta fretta un altra Facilty chiamata TSLF (Term Securities Lending Facility) e tramite essa ha iniettato, a quelle che vengono chiamati Primary Dealers (i principali istituti bancari americani) 200 miliardi sotto forma di buoni del tesoro.

Avete letto bene 200 miliardi in un solo giorno. In cambio di questi buoni del tesoro americani ha ricevuto la solita cartaccia invendibile (CDO ed affini). Anche in questo caso il prestito non è a breve termine, ma a 28 giorni.

Contrariamente a quanto molti credono non e' avvenuta nessuna creazione di denaro. E' avvenuto semplicemente uno scambio (quello che chiamano Swap) tra pezzi di carta liquidi (cioè vendibili in cambio di denaro) e pezzi di carta invendibili che mantengono solo un valore nominale. Anche questo ulteriore prestito verrà ovviamente rinnovato dalla Fed finché necessario e non sarà richiesto alle banche di restituirlo.

Perché questa manovra di emergenza viene da chiedersi? Non bastava il TAF?

E' successo che mentre i Primary Dealers e le varie banche chiudevano i bilanci per il primo quarto si sono accorte di aver registrato fortissime perdite specialmente nel mercato dei CDO (che continuano a perdere valore). Per recuperare denaro hanno lanciato una serie di margin call cioè hanno chiesto denaro indietro ai soggetti a cui l'avevano prestato. Tra questi, tutta una serie di fondi di investimento che si sono trovati con l'acqua alla gola e han venduto i CDO che ancora mantenevano qualche valore, quelli garantiti dalle GSE.

Le GSE (Fannie Mae, Freddie mac, Ginnie Mae) sono agenzie semi governative americane che ricomprano mutui dalle banche. Essendo supportate in parte dal governo americano vengono considerate particolarmente affidabili.

L'ondata di vendite ha fatto crollare ulteriormente il valore dei CDO facendo scattare da parte delle banche altre margin call. Si è generato un circolo vizioso di vendite e margin call che ha portato la differenza tra il rendimento dei CDO e il buoni del tesoro americano a salire fino a 10 volte il normale.

La cosa ridicola è che le banche durante tutta la crisi, cioè dallo scorso luglio, non han fatto che giocare al ribasso sui buoni del tesoro, scommettendo su una loro perdita di valore e giocare lunghi cioè scommettere al rialzo sui CDO.

Come spiegato sopra si è verificato tutto il contrario. I buoni del tesoro sono aumentati di valore mentre i CDO si stima abbiano perso fino al 75% del loro valore.

I vari tagli del tasso di interesse eseguiti in questi mesi della Fed non han fatto altro che far salire il valore dei buoni del tesoro. Questo era un effetto ovvio, noto anche a gente con conoscenze molto limitate in materia economica. Che le maggiori banche non ci arrivino e che la Fed non dia qualche suggerimento a riguardo a queste volpi, lascia completamente sgomenti.

Siamo nelle mani di un branco di apprendisti stregoni. L'iniezione dei 200 miliardi in buoni in definitiva è servita principalmente a ridurre la forbice tra rendimento dei buoni del tesoro e quello dei CDO, oltre che ha fornire di liquidità le banche. La repentinità dell'operazione dipende dal fatto che alcuni Primary Dealers stavano letteralmente per fallire. Non si sa bene quali siano queste banche sull'orlo del tracollo, ma girano insistentemente i nomi di Bear Sterns (ormai in mutande) e Lehman Brothers (che ha annunciato il licenziamento del 5% dei suoi operatori).

Ora facendo due conti 200 miliardi forniti dalla Fed via TAF e altri 200 via TSLF fanno in tutto 400 miliardi. Senza contare quelli iniettati attraverso altre strade. Il portfolio complessivo della Fed comprendente sia le securities (buoni del tesoro) che i prestiti è di 832 miliardi.

Ne ha usati più della metà. Quante munizioni da sparare rimangono ancora alla Federal reserve?

Sia dal versante delle iniezioni di liquidità che da quello del taglio dei tassi i colpi a disposizione stanno per esaurirsi. La situazione nel frattempo è peggiorata invece di migliorare.

Diversi fondi sono sull'orlo del collasso e impediscono ai loro sottoscrittori di ritirare il denaro investito, la situazione bancaria è estremamente precaria, le municipalizzate americane non riescono più a vendere bond grazie ai quali finanziavano le loro spese a causa della mancanza di fiducia degli investitori in questi strumenti.

In tutto gli interventi della Fed non coprono neanche il 5% di quella che si pensa essere la quantità dei titoli della finanza strutturata. Concordo con quel che disse un economista sull'ultima trovata del TSLF : “equivale a mettere un cerotto su una giugulare tagliata”.

Per ripristinare la fiducia nel mercato sarebbe necessario che i vari istituti dichiarassero esplicitamente tutte le perdite in bilancio, invece di continuare a nasconderle con trucchetti che in altri tempi avrebbe condotto in galera i loro ideatori. Se ciò avvenisse però, l'intero mercato precipiterebbe nell'abisso e tutti i finanzieri da sbarco e i vari speculatori incasserebbero pesantissime perdite.

Non sia mai, per carità. Che la speculazioni continui.

Salviamo gli speculatori, socializziamo le perdite delle banche scaricandole sugli stati e sulla gente comune. Il problema è che non funzionerà, non può funzionare e non sta funzionando. La quantità delle perdite è troppo elevate per essere tappata da un qualsiasi governo o banca centrale.

Il cielo sta cadendo? Se lo chiede a me, è già caduto da tempo. Stiamo solo aspettando (ancora poco) che la maggior parte della gente se ne renda conto.




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