E' trascorsa esattamente una settimana da quando ho pubblicato l'ultimo post. Vorrei rassicurare quei lettori che stavano iniziando a preoccuparsi. Non ho deciso di smettere di scrivere e non sono stato arrestato con l'accusa di essere troppo deprimente, atto che fortunatamente non è (ancora) reato. Semplicemente sono stato fuori città fino a Domenica sera, senza la possibilità di accedere ad un computer per il tempo sufficiente a scrivere un qualunque articolo.
Lunedì sono stato troppo impegnato a riprendermi dal viaggio per aggiornare il blog e martedì troppo assorbito dalle elezioni americane (cosa sia successo mercoledì non lo volete sapere).
Martedì dopo l'ingenuo tentativo di seguire in diretta l'andamento delle elezioni in una serata organizzata da Repubblica, deluso dalla pochezza delle argomentazioni dei giornalisti presenti e dal cattivo audio in sala, me ne sono tornato mestamente a casa a seguire in rete la nottata elettorale. Ho resistito eroicamente fino a quasi le 4 del mattino prima di crollare addormentato con in sottofondo la radio della BBC che continuava a trasmettere.
Ad un certo punto ci deve essere stato l'annuncio della vittoria di Obama, perché mi è parso di udire miliardi di voci unirsi in un unico sollevato sospiro che rimbalzando da un angolo all'altro della volta celeste deve aver trovato in qualche modo la via di casa mia e ricordo di aver pensato, ancora immerso nel sonno:
"Grazie al cielo!"
Non fraitendente. L'acqua dei fiumi non si trasformerà improvvisamente in miele, la manna non cadrà dal cielo ogni giorno dispari e gli storpi non guariranno miracolosamente. Gli USA rimangono l'impero che sono sempre stati dalla seconda guerra mondiale in avanti e come tale continueranno a comportarsi. Gli obbiettivi resteranno in linea di massima gli stessi, quella che cambierà sarà la strategia. Stiamo per passare da gente la cui strategia per affermare il controllo Statunitense sul mondo era quella del dominio ad ampio spettro, di guerre contemporanee su diversi fronti il cui obbiettivo era produrre il caos necessario, secondo l'ideologia neocon, ad instaurare regimi filo americani a gente per cui la guerra è una delle ultime soluzioni, non la prima e unica.
Li chiamano i realisti. Quella banda di individui che è ben rappresentata da politici come Zbigniew Brzezinski (consigliere di Obama). Un signore che non ha mai disapprovato gli obbiettivi ultimi della politica di Bush & Co, ma che ha sempre criticato il metodo applicato per raggiungerli affermando che esso avrebbe solo isolato l'America a livello internazionale e ne avrebbe consumato in maniera insensata le risorse, prime fra tutte quelle militari.
Di certo non è il cambiamento che molti vorrebbero, ma fidatevi, è un cambiamento significativo e di cui possiamo tutti rallegrarci.
Più importante è ciò che l'elezione di Obama segnala riguardo la popolazione americana. La voglia di cambiamento che si è imposta con prepotenza indica il riconoscimento del fallimento delle politiche passate, specialmente in campo economico. Il vecchio spettro del socialismo sembra essersi dileguato. Gli attacchi che Mc Cain continuava a scagliare come un disco rotto nei confronti di Obama accusandolo di essere uno che vuole "ridistibuire la ricchezza" non hanno fatto presa. Gli USA sono sempre stati uno stato socialista. Quella che incarnavano era la peggiore delle forme possibili di socialismo anche se sembravano non rendersene conto. Invece che prendere la ricchezza dalla collettività e ridistribuirla ai più poveri e deboli, la regalavano ai più ricchi, quelli già protetti in virtù della loro condizione economica.
Tutto si basava sulla teoria che i ricchi fossero gli intraprendenti, che fossero quegli imprenditori che avrebbero creato attività, innovato la tecnologia, assunto personale e che il denaro regalato ad essi sarebbe scivolato moltiplicato verso il basso. Un interessante leggenda nata dalle ceneri della stagflazione degli anni 70 e sostenuta dalle bolle degli anni 90 e 2000. Ora l'ideologia che è stata per 30 anni il cardine dell'economia USA è andata farsi benedire, spazzata via più che dai crolli in borsa, dallo spudorato aiuto economico che uno stato abitato da gente sempre più povera e indebitata, ha deciso di concedere ai banchieri, ai grandi industriali, ai fondi di investimento senza nulla chiedere in cambio. Ci voleva un evento del genere per far crollare il velo della menzogna e mostrare la falsità del Supply-side.
Il problema di Obama sarà quello di trovarsi a dover gestire un paese che ondeggia attorno bancarotta. Numerosi voci stanno spingendo nella direzione di un nuovo pacchetto di stimolo per le famiglie. L'effetto dell'ultimo pacchetto da 160 miliardi di dollari sotto forma di assegno personale (600 dollari a persona o 1200 a famiglia) si esaurì la scorsa estate anche se i vantaggi in termini economici furono estremamente limitati dato che la maggior parte della gente usò i 600 dollari per ripagare parte dei propri debiti piuttosto che per consumare.
Ora Martin Feldstein professore ad Harvard, che fu membro della vecchia amministrazione Regan, suggerisce che sarebbe necessario uno nuovo pacchetto di stimolo ben più ingente del precedente. Feldstein sul Washington Post afferma che sarebbe necessario un intervento di almeno 300 miliardi di dollari. Arthur Levitt ex capo della SEC consultato da alcuni leader democratici, gli ha fatto eco invocando l'impiego di una somma superiore ai 300 miliardi di dollari. Roubini ha poi rilanciato, davanti al comitato economico del congresso, indicando in 400 miliardi l'entità dell'intervento pubblico necessario a sostenere l'economia reale. Si sono poi uniti alla festa gli economisti della Goldman Sachs portando l'importo alla stratosferica cifra di 500 miliardi di dollari.
A tutti questi ha risposto Nancy Pelosi, democratica e presidente della Camera, in maniera simile a quella con cui io ho sempre risposto alle ricette Keynesiane avanzate da Roubini:
"Con che soldi di grazia?"
La Pelosi intervistata dalla KGO una radio di San Francisco ha dichiarato:
Un ammissione interessante. Cheney disse qualche anno fa che il deficit come avrebbe dimostrato a suo dire Regan, non conta nulla, cioè che gli USA sarebbero in grado di spendere tutti i soldi che vogliono fregandosene altamente dei propri debiti. Ora la Pelosi sembra contraddire questa ennesima fantasia a cui alcuni politici realmente credevano e ci fa sapere che gli Stati Uniti sono in mutande. Hanno impegnato troppi soldi nei vari salvataggi del sistema finanziario e non gli rimane più nulla da impegnare in politiche Keynesiane.
Secondo un articolo su Marketwatch il tesoro americano potrebbe essere costretto a vendere 1 trilione di buoni del tesoro per finanziare i vari interventi effettuati. Un aumento del 38% rispetto ai 724 miliardi dello scorso anno. Peccato che la stima di 1 trilione sia stata fatta prima della nazionalizzazione della Fannie Mae e della Freddie Mac. Conteggiando tutto quello che è successo da allora in poi è probabile che la somma finale, sarà più vicina ai 2 trilioni che non ad uno.
E come pensano di cavarsela gli USA?
Secondo un articolo su Bloomberg supplicando le altre nazioni perché comprino buoni del tesoro americani:
Jennifer Zuccarelli la portavoce del tesoro americano ha declinato qualunque commento riguardo alle dichiarazioni di Jianguang.
Il problema però rimane. Come convincere i paesi esteri ad investire massicciamente in buoni del tesoro americano mantenendo contemporaneamente bassi i loro rendimenti?
Uno dei maggiori problemi è che i paesi in questione avranno bisogno di denaro per sostenere la propria di economia nel mezzo della recessione che sta investendo tutto il mondo. Dopo il recente e assurdo taglio del tasso di interesse ad esempio, il Giappone ha deciso di imbastire anch'esso un pacchetto di stimolo da 260 miliardi di dollari, sotto forma di assegno da 600 dollari per famiglia, sgravi fiscali e la garanzia per i prestiti concessi alle piccole aziende. Se il Giappone sta impegnando le sue finanze in politiche Keynesiane in Cina sempre più gente storce il naso di fronte alle continue richieste di denaro che il loro maggior debitore continua ad avanzare.
Secondo Roubini la Cina sarebbe in rotta di collisione con un "hard landing" (un atterraggio duro). Roubini stima che circa l'80% del PIL del paese orientale dipenda dall'export e dagli investimenti che sulla produzione di merci per l'export vanno a scaricarsi. Dato il calo della domanda internazionale di merci la Cina rischia di arrestare la sua crescita portandola dal 9% attuale al 5%-6%. Tenete conto che vista la dinamica demografica ed economica del paese una crescita intorno al 5%-6%, che per noi sarebbe favolosa, per la Cina significa recessione. Sotto il 5% ... beh, si entra nella zona in cui la tenuta del paese stesso comincia ad essere in discussione.
Se Roubini avesse ragione non sarà affatto scontato che gli USA riusciranno a trovare abbastanza denaro sul mercato per coprire il loro fabbisogno. Di certo non se continueranno ad avanzare proposte dementi come quella illustrata da Paul Jackson, che rivela come il tesoro si proponga di spendere 441 miliardi di dollari sostituendosi per 3 anni come pagatore a quei cittadini che hanno dichiarato default sul mutuo per la prima casa. L'intervento si basa sulla previsione che entro 5 anni il mercato della casa migliorerà e che le persone che si servono di questi sussidi saranno un grado oltre che di pagare il proprio mutuo, di restituire i soldi che il governo gli ha elergito in quei 3 anni.
In sostanza il governo per 3 anni pagherebbe l'affitto a gente che non si può più permettere il mutuo nella speranza che il mercato della casa migliori. Come fa giustamente notare Jackson, a questo punto tanto vale che tutti dichiarino default, si facciano pagare 3 anni di affitto risparmiando soldi e una volta terminato il periodo di sussidio salutino con un bel marameo il tesoro USA dichiarando fallimento.
Quando sento cose del genere comincio a sperare che arrivino i Visitor e si divorino i genii che partoriscono certe trovate.
Oggi la banca centrale inglese ha tagliato il tasso di interesse dell'1,5% portandolo al 3% il livello più basso dal 1955. La BCE lo ha tagliato dello 0,5% potandolo al 3,25%. Le borse Europe sembrano non essersene accorte per il momento e restano pesantemente in rosso.
Francamente hanno ottimi motivi per esserlo. Praticamente ogni brandello di news che leggo è negativo. Fare un elenco sarebbe improponibile, mi limiterò a segnalare un paio di notizie.
Gli ordinativi delle fabbriche tedesche a settembre sono precipitati dell'8% dal mese precedente. Scomponendo il dato si vede che gli ordinativi domestici sono calati del 4,3% mentre quelli esteri dell'11,4%. Il calo riflette una condizione generale Europa estremamente preoccupante. I paesi dell'est verso cui si dirigeva buona parte dell'export tedesco sono al collasso. Se anche la locomotiva d'Europa si sta bloccando vi lascio immaginare come possano stare gli altri stati Europei (se ne riparlerà in un prossimo post).
Il dato sui cittadini USA che richiedono l'assegno di disoccupazione ha toccato il valore massimo da 25 anni aumentando di 122000 unità e molti si aspettano che i prossimi dati sul tasso di disoccupazione saranno i peggiori da cinque anni a questa parte.
I capi della GM dicono che i prossimi 100 giorni saranno critici per il futuro della casa automibilistica e premono a Washington per avere aiuto economico, facendo presente quali conseguenze devastanti produrrebbe il fallimento della GM. Di certo sarebbe la festa dei CDS, che sono stati emessi per un ammontare di 1000 miliardi sulla azienda di Detroit. Chi aveva emesso cds sulla Glitnir una delle banche islandesi fallite, ha dovuto pagare il 100% del valore che aveva assicurato e fra un po' dovranno essere effettuate le transazioni sui CDS della Kaupthing la più grande banca islandese, ma già si annunciano come un bagno di sangue.
La vendita di obbligazioni basate sui debiti delle carte di credito (debito re-impacchettato e rivenduto come accadeva coi mutui) ad ottobre si è letteralmente azzerato gettando nella disperazione le grande aziende come Visa e American Express che adesso sono costrette a tenersi in pancia i debiti (non sia mai) invece di rivenderli sul mercato. Il risultato è che improvvisamente la stanno smettendo di tirare dietro a chiunque carte di credito e di concedere prestiti a destra e manca. Le varie aziende del settore si sono ritrovate di colpo obbligate a mettere sempre più capitale da parte in previsione di perdite future derivanti da mancati pagamenti. A ciò si unisce la drastica diminuzione dei consumi sopratutto sui beni con costo superiore ai 1000 dollari e quindi una riduzione nell'utilizzo delle carte di credito.
Dulcis in fundo Richard Fisher il capo della Federal Reserve di Dallas ha dichiarato che entro l'inzio del prossimo anno gli asset presenti nel bilancio della FED potrebbero arrivare alla cifra assurda di 3 trilioni di dollari salendo dagli attuali 1,97 trilioni, un aumento in circa 7 settimane di più di un trilione. Oltre due terzi degli assets che la FED ha nel suo bilancio sono pura e semplice spazzatura, come i cdo, che la FED ha avuto in garanzia dalle banche in cambio di denaro vero e di buoni del tesoro.
Lance Lewis su Minaville si chiede come abbia intenzione di fare la FED ad espandere il suo bilancio di un trilione in così breve tempo e se deciderà di farlo comprando direttamente buoni del tesoro o stampando semplicemente il denaro necessario. Ovviamente se dovranno scegliere percorreranno la prima strada, che, anche se meno inflazionaria rispetto la seconda, risulta essere anch'essa una forma di monetizzazione del debito.
Obama una volta insediatosi alla casa bianca al posto dello stupido ubriacone che la occupa attualmente, avrà il difficilissimo compito di gestire un paese sempre più alla canna del gas con un deficit spaventoso e pochi margini per finanziarsi sul mercato tramite l'emissione di nuovo debito.
Non posso che augurare tutta la fortuna di questo mondo al nuovo presidente di quello stato in mutande chiamato USA.
Il cielo sa di quanta ne avrà bisogno.
Lunedì sono stato troppo impegnato a riprendermi dal viaggio per aggiornare il blog e martedì troppo assorbito dalle elezioni americane (cosa sia successo mercoledì non lo volete sapere).
Martedì dopo l'ingenuo tentativo di seguire in diretta l'andamento delle elezioni in una serata organizzata da Repubblica, deluso dalla pochezza delle argomentazioni dei giornalisti presenti e dal cattivo audio in sala, me ne sono tornato mestamente a casa a seguire in rete la nottata elettorale. Ho resistito eroicamente fino a quasi le 4 del mattino prima di crollare addormentato con in sottofondo la radio della BBC che continuava a trasmettere.
Ad un certo punto ci deve essere stato l'annuncio della vittoria di Obama, perché mi è parso di udire miliardi di voci unirsi in un unico sollevato sospiro che rimbalzando da un angolo all'altro della volta celeste deve aver trovato in qualche modo la via di casa mia e ricordo di aver pensato, ancora immerso nel sonno:
"Grazie al cielo!"
Non fraitendente. L'acqua dei fiumi non si trasformerà improvvisamente in miele, la manna non cadrà dal cielo ogni giorno dispari e gli storpi non guariranno miracolosamente. Gli USA rimangono l'impero che sono sempre stati dalla seconda guerra mondiale in avanti e come tale continueranno a comportarsi. Gli obbiettivi resteranno in linea di massima gli stessi, quella che cambierà sarà la strategia. Stiamo per passare da gente la cui strategia per affermare il controllo Statunitense sul mondo era quella del dominio ad ampio spettro, di guerre contemporanee su diversi fronti il cui obbiettivo era produrre il caos necessario, secondo l'ideologia neocon, ad instaurare regimi filo americani a gente per cui la guerra è una delle ultime soluzioni, non la prima e unica.
Li chiamano i realisti. Quella banda di individui che è ben rappresentata da politici come Zbigniew Brzezinski (consigliere di Obama). Un signore che non ha mai disapprovato gli obbiettivi ultimi della politica di Bush & Co, ma che ha sempre criticato il metodo applicato per raggiungerli affermando che esso avrebbe solo isolato l'America a livello internazionale e ne avrebbe consumato in maniera insensata le risorse, prime fra tutte quelle militari.
Di certo non è il cambiamento che molti vorrebbero, ma fidatevi, è un cambiamento significativo e di cui possiamo tutti rallegrarci.
Più importante è ciò che l'elezione di Obama segnala riguardo la popolazione americana. La voglia di cambiamento che si è imposta con prepotenza indica il riconoscimento del fallimento delle politiche passate, specialmente in campo economico. Il vecchio spettro del socialismo sembra essersi dileguato. Gli attacchi che Mc Cain continuava a scagliare come un disco rotto nei confronti di Obama accusandolo di essere uno che vuole "ridistibuire la ricchezza" non hanno fatto presa. Gli USA sono sempre stati uno stato socialista. Quella che incarnavano era la peggiore delle forme possibili di socialismo anche se sembravano non rendersene conto. Invece che prendere la ricchezza dalla collettività e ridistribuirla ai più poveri e deboli, la regalavano ai più ricchi, quelli già protetti in virtù della loro condizione economica.
Tutto si basava sulla teoria che i ricchi fossero gli intraprendenti, che fossero quegli imprenditori che avrebbero creato attività, innovato la tecnologia, assunto personale e che il denaro regalato ad essi sarebbe scivolato moltiplicato verso il basso. Un interessante leggenda nata dalle ceneri della stagflazione degli anni 70 e sostenuta dalle bolle degli anni 90 e 2000. Ora l'ideologia che è stata per 30 anni il cardine dell'economia USA è andata farsi benedire, spazzata via più che dai crolli in borsa, dallo spudorato aiuto economico che uno stato abitato da gente sempre più povera e indebitata, ha deciso di concedere ai banchieri, ai grandi industriali, ai fondi di investimento senza nulla chiedere in cambio. Ci voleva un evento del genere per far crollare il velo della menzogna e mostrare la falsità del Supply-side.
Il problema di Obama sarà quello di trovarsi a dover gestire un paese che ondeggia attorno bancarotta. Numerosi voci stanno spingendo nella direzione di un nuovo pacchetto di stimolo per le famiglie. L'effetto dell'ultimo pacchetto da 160 miliardi di dollari sotto forma di assegno personale (600 dollari a persona o 1200 a famiglia) si esaurì la scorsa estate anche se i vantaggi in termini economici furono estremamente limitati dato che la maggior parte della gente usò i 600 dollari per ripagare parte dei propri debiti piuttosto che per consumare.
Ora Martin Feldstein professore ad Harvard, che fu membro della vecchia amministrazione Regan, suggerisce che sarebbe necessario uno nuovo pacchetto di stimolo ben più ingente del precedente. Feldstein sul Washington Post afferma che sarebbe necessario un intervento di almeno 300 miliardi di dollari. Arthur Levitt ex capo della SEC consultato da alcuni leader democratici, gli ha fatto eco invocando l'impiego di una somma superiore ai 300 miliardi di dollari. Roubini ha poi rilanciato, davanti al comitato economico del congresso, indicando in 400 miliardi l'entità dell'intervento pubblico necessario a sostenere l'economia reale. Si sono poi uniti alla festa gli economisti della Goldman Sachs portando l'importo alla stratosferica cifra di 500 miliardi di dollari.
A tutti questi ha risposto Nancy Pelosi, democratica e presidente della Camera, in maniera simile a quella con cui io ho sempre risposto alle ricette Keynesiane avanzate da Roubini:
"Con che soldi di grazia?"
La Pelosi intervistata dalla KGO una radio di San Francisco ha dichiarato:
"Molti economisti ci hanno detto che abbiamo bisogno di un piano da 300 miliardi'. "Non ce lo possiamo semplicemente permettere" ha aggiunto "stiamo ragionando su qualcosa che sia dalle parti del centinaio di miliardi.''
Un ammissione interessante. Cheney disse qualche anno fa che il deficit come avrebbe dimostrato a suo dire Regan, non conta nulla, cioè che gli USA sarebbero in grado di spendere tutti i soldi che vogliono fregandosene altamente dei propri debiti. Ora la Pelosi sembra contraddire questa ennesima fantasia a cui alcuni politici realmente credevano e ci fa sapere che gli Stati Uniti sono in mutande. Hanno impegnato troppi soldi nei vari salvataggi del sistema finanziario e non gli rimane più nulla da impegnare in politiche Keynesiane.
Secondo un articolo su Marketwatch il tesoro americano potrebbe essere costretto a vendere 1 trilione di buoni del tesoro per finanziare i vari interventi effettuati. Un aumento del 38% rispetto ai 724 miliardi dello scorso anno. Peccato che la stima di 1 trilione sia stata fatta prima della nazionalizzazione della Fannie Mae e della Freddie Mac. Conteggiando tutto quello che è successo da allora in poi è probabile che la somma finale, sarà più vicina ai 2 trilioni che non ad uno.
E come pensano di cavarsela gli USA?
Secondo un articolo su Bloomberg supplicando le altre nazioni perché comprino buoni del tesoro americani:
"Il ministro del tesoro americano sta cercando di convincere altri stati, compresi Cina e Giappone, a comprare i suoi buoni del tesoro" ha detto Shen Jianguang, un economista residente ad Hong Kong membro della China International Capital Corp il più grande sotto scrittore di azioni della nazione. "Questa è la prima volta che un paese sviluppato ha bisogno di aiuto da parte dei paesi in via di sviluppo per uscire da una crisi."
Jennifer Zuccarelli la portavoce del tesoro americano ha declinato qualunque commento riguardo alle dichiarazioni di Jianguang.
Il problema però rimane. Come convincere i paesi esteri ad investire massicciamente in buoni del tesoro americano mantenendo contemporaneamente bassi i loro rendimenti?
Uno dei maggiori problemi è che i paesi in questione avranno bisogno di denaro per sostenere la propria di economia nel mezzo della recessione che sta investendo tutto il mondo. Dopo il recente e assurdo taglio del tasso di interesse ad esempio, il Giappone ha deciso di imbastire anch'esso un pacchetto di stimolo da 260 miliardi di dollari, sotto forma di assegno da 600 dollari per famiglia, sgravi fiscali e la garanzia per i prestiti concessi alle piccole aziende. Se il Giappone sta impegnando le sue finanze in politiche Keynesiane in Cina sempre più gente storce il naso di fronte alle continue richieste di denaro che il loro maggior debitore continua ad avanzare.
Secondo Roubini la Cina sarebbe in rotta di collisione con un "hard landing" (un atterraggio duro). Roubini stima che circa l'80% del PIL del paese orientale dipenda dall'export e dagli investimenti che sulla produzione di merci per l'export vanno a scaricarsi. Dato il calo della domanda internazionale di merci la Cina rischia di arrestare la sua crescita portandola dal 9% attuale al 5%-6%. Tenete conto che vista la dinamica demografica ed economica del paese una crescita intorno al 5%-6%, che per noi sarebbe favolosa, per la Cina significa recessione. Sotto il 5% ... beh, si entra nella zona in cui la tenuta del paese stesso comincia ad essere in discussione.
Se Roubini avesse ragione non sarà affatto scontato che gli USA riusciranno a trovare abbastanza denaro sul mercato per coprire il loro fabbisogno. Di certo non se continueranno ad avanzare proposte dementi come quella illustrata da Paul Jackson, che rivela come il tesoro si proponga di spendere 441 miliardi di dollari sostituendosi per 3 anni come pagatore a quei cittadini che hanno dichiarato default sul mutuo per la prima casa. L'intervento si basa sulla previsione che entro 5 anni il mercato della casa migliorerà e che le persone che si servono di questi sussidi saranno un grado oltre che di pagare il proprio mutuo, di restituire i soldi che il governo gli ha elergito in quei 3 anni.
In sostanza il governo per 3 anni pagherebbe l'affitto a gente che non si può più permettere il mutuo nella speranza che il mercato della casa migliori. Come fa giustamente notare Jackson, a questo punto tanto vale che tutti dichiarino default, si facciano pagare 3 anni di affitto risparmiando soldi e una volta terminato il periodo di sussidio salutino con un bel marameo il tesoro USA dichiarando fallimento.
Quando sento cose del genere comincio a sperare che arrivino i Visitor e si divorino i genii che partoriscono certe trovate.
Oggi la banca centrale inglese ha tagliato il tasso di interesse dell'1,5% portandolo al 3% il livello più basso dal 1955. La BCE lo ha tagliato dello 0,5% potandolo al 3,25%. Le borse Europe sembrano non essersene accorte per il momento e restano pesantemente in rosso.
Francamente hanno ottimi motivi per esserlo. Praticamente ogni brandello di news che leggo è negativo. Fare un elenco sarebbe improponibile, mi limiterò a segnalare un paio di notizie.
Gli ordinativi delle fabbriche tedesche a settembre sono precipitati dell'8% dal mese precedente. Scomponendo il dato si vede che gli ordinativi domestici sono calati del 4,3% mentre quelli esteri dell'11,4%. Il calo riflette una condizione generale Europa estremamente preoccupante. I paesi dell'est verso cui si dirigeva buona parte dell'export tedesco sono al collasso. Se anche la locomotiva d'Europa si sta bloccando vi lascio immaginare come possano stare gli altri stati Europei (se ne riparlerà in un prossimo post).
Il dato sui cittadini USA che richiedono l'assegno di disoccupazione ha toccato il valore massimo da 25 anni aumentando di 122000 unità e molti si aspettano che i prossimi dati sul tasso di disoccupazione saranno i peggiori da cinque anni a questa parte.
I capi della GM dicono che i prossimi 100 giorni saranno critici per il futuro della casa automibilistica e premono a Washington per avere aiuto economico, facendo presente quali conseguenze devastanti produrrebbe il fallimento della GM. Di certo sarebbe la festa dei CDS, che sono stati emessi per un ammontare di 1000 miliardi sulla azienda di Detroit. Chi aveva emesso cds sulla Glitnir una delle banche islandesi fallite, ha dovuto pagare il 100% del valore che aveva assicurato e fra un po' dovranno essere effettuate le transazioni sui CDS della Kaupthing la più grande banca islandese, ma già si annunciano come un bagno di sangue.
La vendita di obbligazioni basate sui debiti delle carte di credito (debito re-impacchettato e rivenduto come accadeva coi mutui) ad ottobre si è letteralmente azzerato gettando nella disperazione le grande aziende come Visa e American Express che adesso sono costrette a tenersi in pancia i debiti (non sia mai) invece di rivenderli sul mercato. Il risultato è che improvvisamente la stanno smettendo di tirare dietro a chiunque carte di credito e di concedere prestiti a destra e manca. Le varie aziende del settore si sono ritrovate di colpo obbligate a mettere sempre più capitale da parte in previsione di perdite future derivanti da mancati pagamenti. A ciò si unisce la drastica diminuzione dei consumi sopratutto sui beni con costo superiore ai 1000 dollari e quindi una riduzione nell'utilizzo delle carte di credito.
Dulcis in fundo Richard Fisher il capo della Federal Reserve di Dallas ha dichiarato che entro l'inzio del prossimo anno gli asset presenti nel bilancio della FED potrebbero arrivare alla cifra assurda di 3 trilioni di dollari salendo dagli attuali 1,97 trilioni, un aumento in circa 7 settimane di più di un trilione. Oltre due terzi degli assets che la FED ha nel suo bilancio sono pura e semplice spazzatura, come i cdo, che la FED ha avuto in garanzia dalle banche in cambio di denaro vero e di buoni del tesoro.
Lance Lewis su Minaville si chiede come abbia intenzione di fare la FED ad espandere il suo bilancio di un trilione in così breve tempo e se deciderà di farlo comprando direttamente buoni del tesoro o stampando semplicemente il denaro necessario. Ovviamente se dovranno scegliere percorreranno la prima strada, che, anche se meno inflazionaria rispetto la seconda, risulta essere anch'essa una forma di monetizzazione del debito.
Obama una volta insediatosi alla casa bianca al posto dello stupido ubriacone che la occupa attualmente, avrà il difficilissimo compito di gestire un paese sempre più alla canna del gas con un deficit spaventoso e pochi margini per finanziarsi sul mercato tramite l'emissione di nuovo debito.
Non posso che augurare tutta la fortuna di questo mondo al nuovo presidente di quello stato in mutande chiamato USA.
Il cielo sa di quanta ne avrà bisogno.
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