giovedì 30 ottobre 2008

Provaci ancora Ben

Come tutti avevano già dato per scontato oggi il vecchio Ben ha deciso di tagliare i tasso di interesse dello 0,5% portandolo all'1%. Venerdì la banca centrale Giapponese probabilmente taglierà il proprio tasso di interesse portandolo allo 0,25% dallo 0,5% attuale. Trinchet ha già detto che alla prossima riunione della BCE anche il tasso Europeo verrà abbassato ed in Inghilterra Charles Goodhart, membro fondatore del comitato per le politiche monetarie della banca centrale inglese, ha suggerito che potrebbe rivelarsi necessario portare il tasso di interesse allo 0% (da che esiste la banca centrale inglese, 1694, il tasso di interesse non è mai sceso sotto il 2%).

Si preannuncia una vera e propria orgia di tagli.

I paesi in via di sviluppo invece, nel tentativo di frenare la fuga di capitali i tassi li stanno alzando, come l'Ungheria che ha aumentato il tasso di interesse del 3% portandolo all'11,5% la scorsa settimana. Il paese dell'est Europa ha appena accettato un pacchetto di salvataggio da parte dell'FMI, con la collaborazione dell'Unione Europea e della Banca Mondiale per un ammontare complessivo di 20 miliardi di euro. l'Islanda ha portato il tasso di interesse al 18% aumentandolo di un modico 6% nottetempo. La manovra islandese viene descritta come inaspettata dalla maggior parte della stampa, ma corre voce che sia stato l'FMI ad obbligare l'isoletta del nord a questo improvviso aumento ottenendolo come contropartita del prestito da 2 miliardi di dollari da esso erogato.

Questa voce sta spaventando diversi paesi che potrebbero avere presto bisogno di prestiti da parte dell'FMI. La Turchia ad esempio, benché si trovi in una situazione economica sempre più precaria ha dichiarato di non aver bisogno di aiuti o di ingerenze esterne. Più o meno quello che diceva il Pakistan prima di essere costretto a capitolare e a rivolgersi a testa china al fondo monetario internazionale. Secondo la Germania il Pakistan deve ottenere un prestito entro la settimana se si vuole impedire che la situazione nel paese collassi.

Alla fine, tra una manovra e l'altra, l'FMI si è trovato ad aver impegnato più di un quarto dei 200 miliardi di dollari a sua disposizione aprendo un dibattito tra i paesi membri su come fare per rimpinguare la cassa del fondo. Gordon Brown, il primo ministro inglese ha dichiarato che devono essere gli stati che partecipano al fondo ad aprire il portafoglio. Sarkozy si è mostrato d'accordo ed i due, uniti, hanno tirato in ballo la Cina e gli stati del Golfo Persico invitandoli a partecipare impegnando più soldi.

Intorno a questo problema sta girando anche un altra e più preoccupante idea. Viene definita "opzione nucleare". In sostanza l'FMI potrebbe decidere di mettersi semplicemente a stampare denaro, trasformandosi in una sorta di banca centrale mondiale. Ad esempio l'FMI stesso ha il potere di emettere delle obbligazioni con rating AAA e recuperare così capitali sul mercato. Anche se questa opzione non è mai stata adottata in passato la gravità della situazione attuale potrebbe richiedere un eccezione.

Oggi intanto è stata annunciata dal Fondo Monetario Internazionale, la creazione dell'ennesima facility, l'SLF (Short-Term Liquidity Facility), il cui compito sarà quello di fornire prestiti a breve termine a paesi che possiedano un economia solida, ma che momentaneamente si ritrovino con dei problemi di liquidità. Il caso ad esempio della Corea del Sud e del Brasile. Ogni paese potrà ottenere prestiti per un importo pari a 500 volte la propria quota di partecipazione nell'FMI stesso.

La creazione dell'SLF sembra proprio rispondere alle paure di ingerenza che nutrono diversi stati. In sostanza l'FMI garantisce che chi si rivolgerà alla nuova facility non si vedrà avanzare richieste di adeguare la propria economia conformandola alle condizioni che normalmente il Fondo Monetario Internazionale impone, mentre nei confronti di quelle economie che il fondo ritiene abbiano bisogno di aggiustamenti strutturali esso adotterà le solite strategie: prestiti in cambio di riforme.

Anche la FED oggi è intervenuta sul mercato internazionale, istituendo delle swap line con la banca centrale Messicana, Brasiliana, Sud Coreana e di Singapore in modo che esse possano emettere direttamente dollari per un importo di 30 miliardi l'una e soddisfare la crescente domanda interna di valuta americana.

A tutti questi fattori che di certo hanno aumentato la liquidità complessiva nel sistema, si sono aggiunti gli interventi monetari delle banche centrali, prima fra tutte quella Giapponese che ha cercato di contenere il rialzo dello yen in ogni modo e, come rivela un articolo su Bloomberg, l'effetto ottenuto all'apertura della facility istituita dalla FED per l'acquisto di commercial paper (debito a breve termine emesso dalle aziende). Essa ha prodotto un aumento di 10 volte nella vendita di cp, portando l'ammontare venduto lunedì a 67,8 miliardi di dollari contro una media di 6,7 miliardi della settimana prima. Questo ha ridato un po' di fiato alle aziende, anche se per ora l'unico vero compratore rimane la FED.

La risposta delle borse a questa serie di interventi è stata un euforica cavalcata al rialzo che ha spinto diversi analisti a dichiarare che finalmente sia stato raggiunto il fondo. Ora il mercato può cominciare la sua trionfale risalita, raccontano.

Francamente non capisco di che fondo stiano parlando. Anche senza considerare tutti gli interventi a sostegno della borsa, solo un numero come quello fatto dalla Porsche con la Volskwagen è in grado di produrre un rialzo artificiale dei listini. Ho passato una mattinata a chiedermi cosa stesse succedendo al dax (l'indice tedesco) che potesse giustificare un suo aumento percentuale in doppia cifra mentre il resto dei listini Europei ondeggiavano tra il 2% e il 3%. Poi si è scoperto che la Porsche aveva accumulato segretamente quote della VW arrivando ad aumentare la sua partecipazione fino al 75%. La notizia ha gettato nel totale scompiglio diversi Hedge Funds che avevano shortato (scommesso al ribasso) il titolo Volskwagen, puntando sul fatto che le aziende automobilistiche sono tra le più colpite dalla crisi attuale, come dimostrano gli orrendi dati di vendita. La manovra della Porsche ha prodotto il rafforzamento del titolo Volskwagen e questo ha costretto gli Hedge Funds, in un ondata di panico, a comperare improvvisamente ed in massa azioni VW per coprire le loro shorts (short covering), ma dato che il 75% delle azioni era in mano alla Porsche e un altro 2o% di proprietà dello stato della Bassa Sassonia, rimaneva solo poco più del 5% di azioni disponibile sul mercato.

Il risultato è stato un aumento, negli ultimi due giorni, del titolo VW di un 80% al giorno, facendolo passare da 210 euro a più di 1000 euro.

Una bella trappola fatta scattare nei confronti degli Hedge Funds probabilmente con l'approvazione del governo tedesco che non ha mai nutrito grande amore per quelli che definì un branco di locuste. In un altro paese sarebbe stato illegale per un azienda accumulare tutte quelle quote in segreto senza dover lanciare un opa, in Germania invece è tutto perfettamente legale. Il dax che per un quarto dipende dal titolo VW è letteralmente volato.

Si dice che molti fondi, la stessa Goldman, la Morgan Stanley e la Societe Generale siano usciti massacrati da questa scommessa e si siano gettati poi sul mercato americano a comperare per rifarsi delle perdite, scatenando ulteriori short covering. Ovviamente gli ultimi rialzi non dipendono unicamente da questo avvenimento, ma quello che è accaduto con l'operazione intorno alla VW è un ottima dimostrazione del clima di volatilità che si respira in borsa.

Anche ad un analisi superficiale mi pare evidente che non esistano elementi strutturali in grado di giustificare il ritornello degli analisti sul fatto che saremmo arrivati al fondo. Durante l'ultima recessione seguita allo scoppio della new economy Wall Street perse metà del suo valore. All'epoca i consumi della popolazione non si ridussero in maniera significativa. Attualmente la crisi non si è limitata a colpire il comparto finanziario: è l'intera popolazione ad essere costretta a ripagare i suoi debiti e a ridurre drasticamente i consumi. Wall Street, ha per ora perso solo il 40% dall'ultimo picco, troppo poco perché sia credibile l'uscita dal tunnel. Per quella occorreranno anni se tutto va bene e se i governanti e i banchieri centrali la smetteranno con certe trovate.

Un taglio dei tassi americani all'1% lo abbiamo già visto tutti, così come un tasso di interesse giapponese prossimo allo 0%. L'ultima volta ci hanno regalato la bolla immobiliare ed il carry trade. Questa volta non si scorgono bolle in giro da gonfiare a parte quella sui buoni del tesoro americani ed aspettate che scoppi quella, poi si che ci sarà da ridire. Con un deficit che il prossimo anno supererà i 2 trilioni di dollari il tesoro americano dovrà fare i salti mortali per non dichiarare bancarotta. Secondo Bloomberg il tesoro sta pensando di re-introdurre i buoni a scadenza triennale e di vendere più bot a lungo termine per sopperire alla necessità di finanziamento.

Pagare debiti facendo ancora più debiti non ha mai funzionato granché, per cui probabilmente gli Stati Uniti cercheranno di diminuire l'entità dei loro debiti svalutando il dollaro.

Un film già visto.

Non credo che gli attuali tagli ai tassi produrranno effetti sostanziali se non qualche breve rialzo dei listini. Non riusciranno a re-inflazionare il mercato creando altre bolle, perchè non è rimasto più nessuno su cui basarle. Il massimo che gli USA potranno fare sarà cercare di monetizzare il debito, distruggendo lentamente nel processo la loro l'economia. C'è chi, come gli analisti politici di Europe 2020, prevede che nell'estate del 2009 gli USA smetteranno semplicemente di ripagare il proprio debito. Francamente ne dubito. Resto dell'idea che monetizzeranno, il risultato finale dell'operazione è lo stesso, ma richiede più tempo raggiungerlo.

Non illudetevi quindi. Questo ultimo valzer di interventi riuscirà solo a peggiorare ulteriormente la situazione. Tagliare i tassi in questa maniera equivale a cercare di curare un alcolizzato fornendogli altro alcool.

La solita sceneggiatura che si ripete, con il solito finale. Alla lunga o moriremo o ci dovremo disintossicare.

Riguardo ai rialzi degli indici di borsa: se ne riparla tra 2-3 settimane.

4 commenti:

A ha detto...

Stand, eccellente post, condivido quasi tutto.

L'unico punto sul quale ti inviterei a riflettere è la possibilità che gli US tentino di ridurre il debito pubblico tramite la monetizzazione del debito. Questa ipotesi è un'idea largamente diffusa, ma non ho mai sentito un solo modello logico per cui sia di fatto possibile, a parte lanciarsi in una spirale di iper-inflazione e poi ripudiare il dollaro. Ne ho discusso spesso nei commenti al blog di Roubini e alla fine anche il Prof. ha dato una eccellente spiegazione del perché la monetizzazione non può funzionare in un post:

http://www.rgemonitor.com/roubini-monitor/254148

In un post precedente Roubini prevedeva che l'unico modo per gli US per ripagare il debito era una colossale fire-sale di beni (debt to equity swap):

http://www.rgemonitor.com/roubini-monitor/253111

Stand ha detto...

Ciao Alessandro.

Sul fatto che la monetizzazione del debito non funzioni siamo perfettamente d'accordo.Da l'illusione di sistemare le cose per un po' e poi si finisce come dici giustamente in una situazione di iper inflazione finché tutto alla fine non salta per aria.

Quello che dico è che normalmente risulta politicamente più accettabile. Dichiarare default è un passo molto duro per un politico, sopratutto uno americano. La monetizzazione invece distrugge la situazione più lentamente fornendo un po' di tempo per cercare di trovare una via d'uscita. La via d'uscita naturalmente non c'è. Alla fine o lasci che l'iper inflazione ti distrugga o dichiari fallimento.

Oppure ipotesi più inquietante cerchi di "far saltar il tavolo da gioco", una strada che porterebbe pericolosamente vicino ad un'altra guerra mondiale, ma che gli USA hanno i mezzi per percorrere.

Leggerò con interesse i post di Roubini che hai linkato, ricordo per l'appunto come in un suo vecchio articolo su "inflazione contro deflazione" non ritenesse probabile che Bernanke e compagnia avrebbero percorso la via inflattiva e della svalutazione.

Al momento semplicemente, non riesco ad essere così fiducioso sulla loro intelligenza.

A ha detto...

Stand: "La monetizzazione invece distrugge la situazione più lentamente fornendo un po' di tempo per cercare di trovare una via d'uscita."

Con l'attuale struttura del debito pubblico americano sempre più sbilanciata verso la breve e brevissima durata qualsiasi tentativo di monetizzazione è sostanzialmente inutile e d'altra parte metterebbe immediatamente in serio pericolo il mercato dei bond di lunga durata. È questo il motivo per cui fin'ora a dispetto del soprannome di Bernanke le rotative della FED sono rimaste sostanzialmente immobili (Per lo meno fino a qualche settimana fa quando la FED ha cominciato a pagare gli interessi sulle riserve e tutti i parametri della base monetaria sono impazziti).

Con questo non dico che non possano tentarla, ma semplicemente che non servità a guadagnare tempo rispetto al default diretto, perché una volta innescata la spirale di monetizzazione del debito procede tipo reazione a catena.

Stand: "Al momento semplicemente, non riesco ad essere così fiducioso sulla loro intelligenza."

Questa è per me la preoccupazione più grande. È evidente che nessuno tra politici e banchieri centrali ha idea di quello che sta facendo, sono semplicemente nel panico e quel che è peggio devono fare vedere che "stanno facendo qualcosa". E ogni "cosa" che fanno porta conseguenze inattese sempre più distruttive (beh! inattese da loro).

Dopo le iniziative degli ultimi due mesi nessuno scenario è fuori discussione.

A ha detto...

Ok, Mervyn King governatore della banca d'Inghilterra è l'unica eccezione, non solo sembra comprendere la crisi, ma ha avuto addirittura il coraggio di dire in pubblico già da tempo di preparasi per tempi duri. E le nazionalizzazioni inglesi sono state quelle vagamente più sensate.