Da un paio di giorni l'intero settore bancario sta rischiando l'infarto.
La linfa vitale, il sangue che sostiene l'intera economia è il denaro o credito, che dir si voglia, ed esso viene messo e pompato in circolo dalle banche. Perché il denaro circoli è fondamentale che le banche stesse siano disposte a prestarselo tra di loro ad un prezzo conveniente, cioé che l'interesse sui prestiti del settore interbancario sia contenuto.
L'indicatore fondamentale è quindi il tasso di interesse interbancario (Libor, Euribor ecc, il nome varia a seconda della zona di riferimento). Esso è balzato ieri dal 3,33% al 6,34%. Di fatto il costo dei prestiti che le banche fanno ad altre banche è raddoppiato in un giorno. Tenete conto che il tasso di interesse finale che viene richiesto a chiunque di noi vada a chiedere un prestito in banca dipende dal tasso interbancario.
Un aumento di quell'entità equivale ad un vero e proprio infarto per il sistema economico. Per reagire a questo piccolo inconveniente la Fed ha immesso 50 miliardi di liquidità ieri. Questo intervento segue quello di lunedì in cui la Fed ne fornì 70, di miliardi al settore bancario. La BCE e la Banca centrale giapponese hanno imitato l'esempio della loro collega americana immettendo rispettivamente 70 miliardi di euro e 24 miliardi di dollari.
L'origine di questi scompensi nell'ambiente bancario sono ovviamente da ricercare negli ultimi avvenimenti.
Il fallimento della Lehman ed il matrimonio forzato tra Bank of America e Merrill Lynch (si dice che la Fed abbia "convinto" BAC a compiere questa operazione nel timore che Merrill fosse la prossima a fallire).
Ogni banca ormai guarda le sue colleghe di traverso, pensando: "tu potresti essere la prossima". Risultato: se una banca vuole dei soldi in prestito da una sua collega (cosa perfettamente normale e che avviene giornalmente) lo deve pagare caro.
Ieri, intanto, l'intero sistema economico modiale ha rischiato di saltare per aria.
Ovviamente mi sto riferendo alla precaria situazione dell'AIG, la gigantesca compagnia di assicurazione che in seguito al declassamento del suo rating si è trovata costretta a recuperare capitali in tutta fretta. Capitali che le serviono da offrire come garanzia aggiuntiva nei confronti di tutti quei soggetti finanziari che hanno comprato da essa assicurazioni a copertura di una nutrita varietà di prodotti finanziari.
Se il tuo rating cala, la tua posizione risulta meno solida e quindi sei obbligato ad aumentare le garanzie in qualche maniera, il meccanismo è automatico.
Non avendo abbastanza soldi a disposizione per questa operazione l'AIG si è ritrovata con le spalle al muro. Dato che ha un esposizione complessiva di 1 trilione di dollari e che la maggior parte dei più importante istituti di Wall Street hanno comprato assicurazioni da essa, un suo fallimento avrebbe innescato un effetto domino dalle conseguenze devastanti.
Il fallimento sarebbe arrivato entro mercoledì senza un qualche intervento esterno.
Nel post di ieri avevo previsto che Bernanke (il capo della Fed) sarebbe intervenuto in qualche maniera.
Non poteva fare altrimenti. L'alternativa sarebbe stata l'armageddon economico. Ovviamente avevo ragione (era un previsione molto facile da fare). Il buon vecchio Benny Boy (Ben Bernanke) ha infatti deciso, di fornire all'AIG un prestito ponte da 85 miliardi di dollari, rimangiandosi quello che fece lunedì quando rifiutò di prestargliene 40.
Il problema si disse allora, era che la Fed regola e può intervenire sugli istituti bancari, ma non ha nulla a che vedere con le assicurazioni le quali dipendono da altre entità (anche se interpretando alla lettera la sezione 13 del Federal Reserve Act potrebbe prestar soldi pure ai pizzaioli). Entità che purtoppo non hanno alcuna possibilità di prestare denaro, come può fare invece una banca centrale.
Questa ridicola situazione è la conseguenza delle de-regolamentazioni nate negli anni 90 e poi proseguite fino ai giorni nostri, che hanno permesso ad entità che non ne avevano nessun titolo, di comportarsi come delle vere e proprie banche (assicurazioni, fondi di investimento ecc) creando quello che viene chiamato "sistema bancario ombra".
Un sistema parallelo che non risponde a nessuno e non potrebbe in teoria essere salvato da nessuno, ma dovrebbe invece, come dissero nel corso degli anni i suoi difensori, rispondere alle regole del mercato.
Ed il mercato ha decretato il fallimento dell'AIG.
Dato che essa garantisce 441 miliardi di dollari in investimenti a rendimento fisso detenuti da banche e altri soggetti finanziari, però, il suo fallimento non era conteplabile.
Dall'articolo di Bloomberg:
Rischio sistemico.
La parolina magica che aleggia sulle labbra di Benny Boy ogni volta che salva un suo compagno di merende. La giustificazione ultima di ogni roccambolesca operazione eseguita in barba a tutte le regole del mercato.
Per cui: al diavolo la coerenza, che ormai è l'ultimo dei problemi di Bernanke e prestiamo pure 85 miliardi all'AIG.
In cambio di questi soldi la Fed ha ricevuto l'80% dell'istituto di assicurazione. Di fatto l'AIG è stata nazionalizzata. Non esiste un altra maniera per descrivere la situazione.
Sempre dall'articolo di Bloomberg, riguardo ai termini dell'accordo:
Non male.
Il prestito ponte servirà in realtà a dare tempo all'AIG di vendere il vendibile. Sistemare coi soldi recuperati i suoi conti traballati, ridurre la sua esposizione e se non proprio fallire, ridursi drasticamente, fino a diventare un soggetto economico secondario.
Riguardo a questo il comunicato stampa della Fed è un pò più preciso di bloomberg:
Come dire che l'AIG è in liquidazione. Ovviamente gli azionisti sono rimasti fregati da questo accordo, dato che ormai essa, è di fatto di proprietà governativa.
Riguardo alle conseguenze di tutta questa operazione citerò Karl Denninger (potete vedervi qua il suo video se capite l'inglese).
In sostanza Denninger afferma che la Fed, ha di fatto messo un bel bersaglio luminoso sulla schiena di ogni istituto finanziario, pronto per essere centrato dagli shortisti.
Gli shortisti sono quei signori che scommettono al ribasso su un titolo in borsa e ne deprimono il valore. Adesso i fondi di investimento possono dare tranquillamente la caccia a chi è esposto sui cds come l'AIG e shortarne pesantemente i titoli.
I cds sono quei contratti di assicurazione contro, generalmente, il fallimento di azienda o di una serie di titoli (obbligazioni normalmente) che tanti soggetti finanziari hanno emesso negli ultimi anni. Sono delle vere e proprie assicurazioni, ma non sono mai stati ufficialmente classificati così, perché ciò avrebbe comportato una regolamentazione più stringente (la stessa adottata per le assicurazioni).
Durante il boom finanziario, sostenuto dalla bolla immobiliare, nessuno voleva regole stringenti. Anzi, nessuno voleva regole.
Se i fondi di investimento si mettono a shortare e quindi a far calare di valore le azioni di una di queste aziende esposte sui cds, quest'ultima entrerà nella stessa pressa che ha schiacciato l'AIG. Il suo rating calerà ed essa sarà costretta a trovare soldi aggiuntivi, da fornire come garanzia che è solvibile ed in grado di pagare le assicurazioni che ha emesso (tutti i cds). Purtroppo non riuscirà a farlo dato che nessuno sul mercato sarà disposto a finanziarla se non a dei costi terribilmente alti. Dovrà perciò, correre a chiedere aiuto a Benny Boy (Ben Bernanke).
"Fai un prestito anche a me Ben" dirà. "Se fallisco anche l'intero mercato verrà giù".
E Ben interverrà facendo pagare ai cittadini americani il guadagno degli shortisti, che potranno così tranquillamente concentrarsi sul prossimo bersaglio, tanto finché ci pensa la Fed a pagare, il mercato anche se traballante resterà in piedi.
Il giochino è diventato troppo conveniente. Talmente tanto che sembrano esserne consapevoli anche i regolatori visto che stanno pensando di ripristinare lo scudo anti naked short (un tipo particolare di scommesse al ribasso, fatte allo scoperto) imbastito in tutta fretta questa estate.
Non servirà a molto, dato che esistono altri modi per scommettere sul calo di un titolo.
Il consiglio di Denninger è di vendere qualunque cosa abbia a che vedere con istituti esposti sui cds. Specialmente oggi in cui prevede (e mi trova daccordo) che Wall Street salirà di qualche centinaio di punti.
Torniamo per un attimo a parlare della Lehman.
Molti pensavano che a parte un intervento sulle facility della Fed, per aumentare la liquidità disponibile e rendere il fallimento della Lehman il più ordinato possibile, la Fed non fosse intervenuta. Secondo la Cnbc invece, la Federal Reserve avrebbe garantito un prestito da 87 miliardi fornito dalla JP Morgan alla Lehman in modo che essa potesse morire placidamente, senza provocare grossi scossoni.
Tutto come previsto. Solo "piccoli" scossoni si sono verificati.
Ad esempio, uno dei più vecchi e grandi fondi comuni degli Usa ha congelato la possibilità di ritirare i propri soldi da parte degli investitori, a seguito di una perdita di 785 milioni di dollari prodotta dal fallimento della Lehman.
Chissà che sarebbe accaduto senza l'intervento della Fed.
85 miliardi qua, 87 miliardi la, il salvataggio delle GSE.
Non basta ancora.
L'agonia sui mercati continua e continueranno parimenti, anche gli interventi di Benny Boy e degli altri regolatori, quali che possano essere le conseguenze a lungo termine di queste interferenze.
Tanto ormai, qualunque sia il tuo problema economico, come dice il video qua sotto: "You've got the Fed" (c'è sempre la Fed).
La linfa vitale, il sangue che sostiene l'intera economia è il denaro o credito, che dir si voglia, ed esso viene messo e pompato in circolo dalle banche. Perché il denaro circoli è fondamentale che le banche stesse siano disposte a prestarselo tra di loro ad un prezzo conveniente, cioé che l'interesse sui prestiti del settore interbancario sia contenuto.
L'indicatore fondamentale è quindi il tasso di interesse interbancario (Libor, Euribor ecc, il nome varia a seconda della zona di riferimento). Esso è balzato ieri dal 3,33% al 6,34%. Di fatto il costo dei prestiti che le banche fanno ad altre banche è raddoppiato in un giorno. Tenete conto che il tasso di interesse finale che viene richiesto a chiunque di noi vada a chiedere un prestito in banca dipende dal tasso interbancario.
Un aumento di quell'entità equivale ad un vero e proprio infarto per il sistema economico. Per reagire a questo piccolo inconveniente la Fed ha immesso 50 miliardi di liquidità ieri. Questo intervento segue quello di lunedì in cui la Fed ne fornì 70, di miliardi al settore bancario. La BCE e la Banca centrale giapponese hanno imitato l'esempio della loro collega americana immettendo rispettivamente 70 miliardi di euro e 24 miliardi di dollari.
L'origine di questi scompensi nell'ambiente bancario sono ovviamente da ricercare negli ultimi avvenimenti.
Il fallimento della Lehman ed il matrimonio forzato tra Bank of America e Merrill Lynch (si dice che la Fed abbia "convinto" BAC a compiere questa operazione nel timore che Merrill fosse la prossima a fallire).
Ogni banca ormai guarda le sue colleghe di traverso, pensando: "tu potresti essere la prossima". Risultato: se una banca vuole dei soldi in prestito da una sua collega (cosa perfettamente normale e che avviene giornalmente) lo deve pagare caro.
Ieri, intanto, l'intero sistema economico modiale ha rischiato di saltare per aria.
Ovviamente mi sto riferendo alla precaria situazione dell'AIG, la gigantesca compagnia di assicurazione che in seguito al declassamento del suo rating si è trovata costretta a recuperare capitali in tutta fretta. Capitali che le serviono da offrire come garanzia aggiuntiva nei confronti di tutti quei soggetti finanziari che hanno comprato da essa assicurazioni a copertura di una nutrita varietà di prodotti finanziari.
Se il tuo rating cala, la tua posizione risulta meno solida e quindi sei obbligato ad aumentare le garanzie in qualche maniera, il meccanismo è automatico.
Non avendo abbastanza soldi a disposizione per questa operazione l'AIG si è ritrovata con le spalle al muro. Dato che ha un esposizione complessiva di 1 trilione di dollari e che la maggior parte dei più importante istituti di Wall Street hanno comprato assicurazioni da essa, un suo fallimento avrebbe innescato un effetto domino dalle conseguenze devastanti.
Il fallimento sarebbe arrivato entro mercoledì senza un qualche intervento esterno.
Nel post di ieri avevo previsto che Bernanke (il capo della Fed) sarebbe intervenuto in qualche maniera.
Non poteva fare altrimenti. L'alternativa sarebbe stata l'armageddon economico. Ovviamente avevo ragione (era un previsione molto facile da fare). Il buon vecchio Benny Boy (Ben Bernanke) ha infatti deciso, di fornire all'AIG un prestito ponte da 85 miliardi di dollari, rimangiandosi quello che fece lunedì quando rifiutò di prestargliene 40.
Il problema si disse allora, era che la Fed regola e può intervenire sugli istituti bancari, ma non ha nulla a che vedere con le assicurazioni le quali dipendono da altre entità (anche se interpretando alla lettera la sezione 13 del Federal Reserve Act potrebbe prestar soldi pure ai pizzaioli). Entità che purtoppo non hanno alcuna possibilità di prestare denaro, come può fare invece una banca centrale.
Questa ridicola situazione è la conseguenza delle de-regolamentazioni nate negli anni 90 e poi proseguite fino ai giorni nostri, che hanno permesso ad entità che non ne avevano nessun titolo, di comportarsi come delle vere e proprie banche (assicurazioni, fondi di investimento ecc) creando quello che viene chiamato "sistema bancario ombra".
Un sistema parallelo che non risponde a nessuno e non potrebbe in teoria essere salvato da nessuno, ma dovrebbe invece, come dissero nel corso degli anni i suoi difensori, rispondere alle regole del mercato.
Ed il mercato ha decretato il fallimento dell'AIG.
Dato che essa garantisce 441 miliardi di dollari in investimenti a rendimento fisso detenuti da banche e altri soggetti finanziari, però, il suo fallimento non era conteplabile.
Dall'articolo di Bloomberg:
"E' stato un enorme sollievo" ha detto David Havens, analista del credito per la UBS AG di Stamford, Connecticut. "Nessuno sa realmente cosa avrebbe significato per il mercato se le fosse stato concesso di fallire, ma c'era un enorme rischio sistemico. Il problema è che nessuno può dire quanto grave sarebbe potuto essere"
Rischio sistemico.
La parolina magica che aleggia sulle labbra di Benny Boy ogni volta che salva un suo compagno di merende. La giustificazione ultima di ogni roccambolesca operazione eseguita in barba a tutte le regole del mercato.
Per cui: al diavolo la coerenza, che ormai è l'ultimo dei problemi di Bernanke e prestiamo pure 85 miliardi all'AIG.
In cambio di questi soldi la Fed ha ricevuto l'80% dell'istituto di assicurazione. Di fatto l'AIG è stata nazionalizzata. Non esiste un altra maniera per descrivere la situazione.
Sempre dall'articolo di Bloomberg, riguardo ai termini dell'accordo:
Intanto si può affermare che questo prestito costerà caro all'AIG. Il Libor a tre mesi è al 2,81% a cui va aggiunto un bel 8,5%.Il prestito della Fed Reserve non richiede vendita degli asset o la liquidazione della compagnia, anche se questi saranno i modi in cui è più probabile che l'AIG ripagherà la Fed, hanno detto dei dipendenti della banca centrale sotto condizione di anonimità. Gli interessi si baseranno sul tasso interbancario Londinese a tre mesi (LIBOR) più un 8,5%.
La Fed non fa previsioni sul fatto che l'AIG possa essere più piccola, non esistente o simile alla sua forma attuale alla scadenza del prestito, hanno detto membri dello staff (della Fed).
Non male.
Il prestito ponte servirà in realtà a dare tempo all'AIG di vendere il vendibile. Sistemare coi soldi recuperati i suoi conti traballati, ridurre la sua esposizione e se non proprio fallire, ridursi drasticamente, fino a diventare un soggetto economico secondario.
Riguardo a questo il comunicato stampa della Fed è un pò più preciso di bloomberg:
L'interesse dei contribuenti sono protetti dalle condizioni fondamentali del prestito. Il prestito è garantito da tutti gli asset dell'AIG e dalle sue principali sussidiarie non regolate. Questi asset includono le azioni di tutte le sussidiarie regolate. Il prestito ci aspettiamo venga ripagato dai ricavi della vendita degli asset dell'AIG. Il governo degli USA riceverà il 79,9% delle azioni dell'AIG ed avrà il potere di veto sui pagamenti dei dividendi sulle azioni comuni e preferenziali.
Come dire che l'AIG è in liquidazione. Ovviamente gli azionisti sono rimasti fregati da questo accordo, dato che ormai essa, è di fatto di proprietà governativa.
Riguardo alle conseguenze di tutta questa operazione citerò Karl Denninger (potete vedervi qua il suo video se capite l'inglese).
In sostanza Denninger afferma che la Fed, ha di fatto messo un bel bersaglio luminoso sulla schiena di ogni istituto finanziario, pronto per essere centrato dagli shortisti.
Gli shortisti sono quei signori che scommettono al ribasso su un titolo in borsa e ne deprimono il valore. Adesso i fondi di investimento possono dare tranquillamente la caccia a chi è esposto sui cds come l'AIG e shortarne pesantemente i titoli.
I cds sono quei contratti di assicurazione contro, generalmente, il fallimento di azienda o di una serie di titoli (obbligazioni normalmente) che tanti soggetti finanziari hanno emesso negli ultimi anni. Sono delle vere e proprie assicurazioni, ma non sono mai stati ufficialmente classificati così, perché ciò avrebbe comportato una regolamentazione più stringente (la stessa adottata per le assicurazioni).
Durante il boom finanziario, sostenuto dalla bolla immobiliare, nessuno voleva regole stringenti. Anzi, nessuno voleva regole.
Se i fondi di investimento si mettono a shortare e quindi a far calare di valore le azioni di una di queste aziende esposte sui cds, quest'ultima entrerà nella stessa pressa che ha schiacciato l'AIG. Il suo rating calerà ed essa sarà costretta a trovare soldi aggiuntivi, da fornire come garanzia che è solvibile ed in grado di pagare le assicurazioni che ha emesso (tutti i cds). Purtroppo non riuscirà a farlo dato che nessuno sul mercato sarà disposto a finanziarla se non a dei costi terribilmente alti. Dovrà perciò, correre a chiedere aiuto a Benny Boy (Ben Bernanke).
"Fai un prestito anche a me Ben" dirà. "Se fallisco anche l'intero mercato verrà giù".
E Ben interverrà facendo pagare ai cittadini americani il guadagno degli shortisti, che potranno così tranquillamente concentrarsi sul prossimo bersaglio, tanto finché ci pensa la Fed a pagare, il mercato anche se traballante resterà in piedi.
Il giochino è diventato troppo conveniente. Talmente tanto che sembrano esserne consapevoli anche i regolatori visto che stanno pensando di ripristinare lo scudo anti naked short (un tipo particolare di scommesse al ribasso, fatte allo scoperto) imbastito in tutta fretta questa estate.
Non servirà a molto, dato che esistono altri modi per scommettere sul calo di un titolo.
Il consiglio di Denninger è di vendere qualunque cosa abbia a che vedere con istituti esposti sui cds. Specialmente oggi in cui prevede (e mi trova daccordo) che Wall Street salirà di qualche centinaio di punti.
Torniamo per un attimo a parlare della Lehman.
Molti pensavano che a parte un intervento sulle facility della Fed, per aumentare la liquidità disponibile e rendere il fallimento della Lehman il più ordinato possibile, la Fed non fosse intervenuta. Secondo la Cnbc invece, la Federal Reserve avrebbe garantito un prestito da 87 miliardi fornito dalla JP Morgan alla Lehman in modo che essa potesse morire placidamente, senza provocare grossi scossoni.
Tutto come previsto. Solo "piccoli" scossoni si sono verificati.
Ad esempio, uno dei più vecchi e grandi fondi comuni degli Usa ha congelato la possibilità di ritirare i propri soldi da parte degli investitori, a seguito di una perdita di 785 milioni di dollari prodotta dal fallimento della Lehman.
Chissà che sarebbe accaduto senza l'intervento della Fed.
85 miliardi qua, 87 miliardi la, il salvataggio delle GSE.
Non basta ancora.
L'agonia sui mercati continua e continueranno parimenti, anche gli interventi di Benny Boy e degli altri regolatori, quali che possano essere le conseguenze a lungo termine di queste interferenze.
Tanto ormai, qualunque sia il tuo problema economico, come dice il video qua sotto: "You've got the Fed" (c'è sempre la Fed).
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