venerdì 26 settembre 2008

Un barlume di ribellione

Come avevo previsto l'enorme pressione esercitata dall'opinione pubblica sui politici americani sta dando i primi risultati. Dopo una giornata in cui si rincorsero insistenti voci che davano ormai per certa l'approvazione del piano (che piano non è) voluto dal ministro del tesoro Paulson, ieri in serata Bush e amici, hanno dovuto ingoiare il fallimento delle trattative in corso.

Diversi politici si sono dichiarati contrari al piano, primo fra tutti il senatore Richard Shelby dell'Alabama, il più importante membro repubblicano del comitato bancario del senato. Forte di un appello firmato da più di 200 illustri economisti compattamente contrari al piano di Paulson, Shelby ha dichiarato di non concordare sulla linea tenuta dal governo e ha suggerito che sarebbe meglio adottare un piano alternativo (anche se non ha specificato quale).

Un altro duro colpo alla credibilità del duo Hank e Ben, è poi giunto dal presidente della Federal Reserve di Dallas, Richard Fisher che ha messo in guardia sulle conseguenze che la proposta governativa per il salvataggio di Wall Street potrebbe avere, dichiarando che essa finirebbe con lo "sprofondare gli Stati Uniti in un abisso fiscale".

Sorprendentemente si sta formando un fronte di protesta all'interno dello stesso partito repubblicano, mentre i democratici sembrano essere disposti ad accettare il piano con tutta una serie di modifiche che lo miglioravano solo in minima parte.

Lo dirò ancora una volta: il piano proposto da Paulson è una porcheria.

Indipendentemente dal costo finale, non riuscirà a salvare il sistema bancario, può al massimo avvantaggiare un certo numero di grandi soggetti.

Esso non affronta i problemi che sono alla base dell'attuale crisi.

Non fa nulla per far si che le banche dichiarino quanta spazzatura hanno nei loro bilanci, in modo che tutti finalmente conoscano la verità e si possa ricominciare a ricostruire la fiducia. Chi deve fallire fallirà o verrà comprato da altre banche. Chi non può fallire verrà nazionalizzato ed il valore delle relative azioni azzerato.

Il piano non nomina neanche lontanamente il mercato dei derivati OTC, cioè quelli scambiati fuori dal mercato e quindi in maniera incontrollabile. Altro che short, speculando con i cds si possono manipolare i mercati in maniera molto più efficente ed eludendo ogni controllo. Qualche giorno fa Christopher Cox di fronte al comitato bancario del senato ha affermato che, udite udite, i cds andrebbero regolati dall'autorità federale. Se non fosse che Cox è l'attuale capo della SEC e lo è stato negli ultimi 3 anni, verrebbe quasi voglia di fargli un applauso.

Complimenti Mr Cox!

E' semplicemente stato necessario che l'economia planetaria si squagliasse perché le venisse in mente che strumenti non regolati per un valore nozionale di 62000 miliardi di dollari potrebbero essere pericolosi. Fino a qualche giorno tutto bene, ora improvvisamente ha scoperto che aveva ragione Buffett a definire i derivati "armi di distruzione finanziaria di massa" e neppure è riuscito ad essere il primo la testa di Cox ad avanzare suggerimenti in questo senso, ci aveva già pensato giorni prima il governatore Paterson di New York proponendo di adottare nei confronti dei cds le stesse leggi esistenti per le assicurazioni.

Altra bestialità avvenuta sotto la supervisione di Cox e con il suo bene placido fu l'abbattimento dei limiti di esposizione per le 5, ormai scomparse, banche di investimento, limite che era fissato in un rapporto di 1:12 (un dollaro reale, in cassa, per ogni 12 di debito). Grazie all'intervento della testa di Cox, le banche di investimento hanno potuto raggiungere esposizioni di 1:30 - 1:40. Con livelli simili, finché il mercato sale si fanno un sacco di soldi, ma basta una piccola inversione perché si formi una valanga di perdite in grado di travolge tutto.

In che maniera il piano di Paulson affronta la questione dell'eccessiva esposizione del sistema bancario??

Semplicemente si scorda di farlo. Le banche facciano quello che vogliono che tanto ci pensa mamma stato a tappare tutti i loro debiti.

Per fortuna la battaglia attorno al piano è ancora aperta ed i cittadini americani stanno tutti da una parte.

Intanto sul mercato del credito si sta sviluppando un vero e proprio incubo. Le banche hanno smesso completamente di prestarsi i soldi tra loro. Le banche centrali in risposta, specialmente quelle asiatiche, hanno inondato il mondo di liquidità per impedire che la circolazione del credito crollasse troppo, ma il loro intervento sembra non sortire più grandi effetti. Anzi, qualcuno suggerisce addirittura che ormai l'effetto dei suddetti interventi stia cominciando ad essere controproducente. Le banche non si fidano delle proprie colleghe, ma hanno capito che tanto ci pensano i banchieri centrali a fornire tutto il denaro necessario.

Scelgono quindi di risparmiarsi un sacco di grattacapi e di attaccarsi direttamente alla mammella delle banche centrali per ottenere liquidità, bloccando di fatto il mercato interbancario.

Secondo David K. Levine, un economista della Washington University in St. Louis, parte dello stress che sta avvolgendo il mercato del credito è voluto. Levine uno studioso di limiti della liquidità e teoria dei giochi dice:

"Sospetto che parte di quello che appare essere un blocco del mercato dei prestiti, sia in realtà una manovra strategica da parte dei grossi soggetti finanziari che beneficerebbero dall'approvazione del piano di salvataggio governativo"

In sostanza secondo Levine è in atto una azione coordinata per forzare la mano al congresso in modo che esso approvi il piano di Paulson, piano che costituisce un regalo senza precedenti al mondo bancario. Il tutto si accorderebbe bene con le argomentazioni ricattatorie avanzate da Bernanke e il ministro del tesoro stesso nei confronti dei politici americani: o approvate il nostro progetto o gli Stati Uniti falliranno.

Ieri sera invece è fallita la WaMu.

Era ora aggiungo. La sua patetica agonia aveva ormai raggiunto livelli inimmaginabili. Vedere una banca che si trascina su se stessa, strisciando stancamente, nel disperato tentativo di non soccombere, aveva perso ogni fascino dopo qualche minuto. L'FDIC è intervenuta come al solito per rilevare la banca fallita, ma per sua fortuna e per la gioia del suo sempre più striminzito bilancio è riuscita a vendere buona parte di quel che restava della WaMu alla JP Morgan. Quest'ultima pagherà 1,9 miliardi di dollari per papparsi tutti i depositi, le filiali e i prestiti della WaMu. Un affarone anche contando i 30 miliardi di perdite che JP Morgan prevede di dover incassare sui 176 miliardi di asset basati sui mutui che erano in possesso della WaMu stessa.

La cosa curiosa è che per una volta il fallimento non è avvenuto di Venerdì.

Quale terribile evento si sarà verificato che impedisse di attendere un altro giorno per poter agire come al solito nel week end a mercati chiusi?

I più sospettosi puntano il dito anche in questo caso in direzione della casa bianca, dove si svolge il difficile dibattito intorno al piano di Paulson. Un altro fallimento bancario potrebbe invogliare i politici a cedere alle richieste della amministrazione Bush.

Altro fatterello che la stampa sembra ansiosa di ignorare, riguarda quel che si è verificato durante l'ultima seduta ONU. Praticamente i membri di tutti i paesi che hanno preso la parola hanno esplicitamente accusato gli USA di essere gli artefici dell'attuale crisi economica. Anche solidi alleati come Sarkozy e la Merkel si sono scagliati contro Bush e l'allegra gestione dell'economia che ha caratterizzato il suo mandato. I più inferociti sono i paesi del terzo mondo e quelli come l'Argentina a cui durante le proprie disgrazie finanziare gli USA suggerivano durissime ricette e controllo rigoroso del deficit, l'esatto opposto di quello che stanno facendo loro ora.

Un altra farsa è crollata.

Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi sul fatto che certe ricette dell'FMI e della Banca Mondiale venissero imposte, non per migliorare la situazione economica degli stati in difficoltà, ma per vendere questi ultimi all'asse di potere dominato dagli USA è ormai costretto a ricredersi.

Questi atti di spudorata ipocrisia non verrano dimenticati tanto presto. E' il Washington Consensus stesso a traballare assieme al sistema bancario.

I listini delle borse di tutto il mondo oggi sono profondamente negativi, riflettendo l'incertezza sulla forma che un eventuale intervento statale a supporto del sistema bancario potrebbe assumere.

Tutti aspettano e nessuno se la sente di rischiare.

Probabilmente prima di lunedì prossimo un piano verrà approvato. La fretta è tanta. Mi auguro solo che non sia il piano di Paulson.

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