sabato 6 settembre 2008

La resa di Paulson

Avevo deciso di prendere una pausa dal blog per qualche tempo, per concentrarmi meglio su un paio di questioni più quotidiane che ho sottomano, ma visto quel che sta succedendo in giro non ho potuto resistere alla tentazione di dire la mia.

La settimana in borsa è stata semplicemente orrenda. Potremmo definirla "profondo rosso".Tutti gli analisti si sono lanciati alla caccia della ragione che possa aver scatenanto il tracollo dei vari indici. Chi parla dei nuovi dati sul mercato immobiliare che continuano a infrangere record negativi su record negativi, avvicinandosi ogni giorno che passa al nefasto record della grande depressione in cui le case persero il 30% del loro valore.

C'e' chi da la colpa ai dati sulla disoccupazione americana che sono arrivati a toccare il 6,1% l'ottavo aumento consecutivo a dimostrazione che la recessione c'è e si fa sentire. Come al solito i dati sono compilati usando il birth/death model, un simpatico modello che a dire dei loro stessi creatori in situazioni di cambio d'andamento economico, non riesce a produrre dati affidabili. Peccato che l'economia abbia iniziato la sua drammatica discesa all'inferno da un pezzo e che ormai il modello si sarebbe dovuto adeguare. Dato che non è possibile sapere quante attività vengano create in un mese se non a distanza di tempo dopo aver raccolto dati reali, il b/d model presume la nascita di nuove attività. Non vi dico quanto siano sballate le stime per esempio nel mercato edilizio. Anche se esso sta franando completamente sembra che continuino incessantemente a nascere nuove attività e a venir costantemente assunta gente nel settore.

Non vi preoccupate però, non si può ancora parlare di recessione. Per farlo è necessario che si verifichino due quarti consecutivi con crescita negativa del Pil. L'ultimo dato sul Pil americano invece è stato positivo. Soprendentemente positivo. Talmente tanto, che nessuno ha fatto minimamente finta di credere a quel dato. Il dato preliminare di Luglio prevedeva una crescita del Pil del 1,9% quello definitivo rilasciato la scorsa setttimana, invece, riporta una crescita del 3,3%. Che cavolo è successo in Agosto da giustificare una balzo del genere?

E' successo che i "bugiardi", li chiamerò così in mancanza di un termine migliore, che compilano le statistiche sul Pil si son sognati che l'inflazione negli USA in Aprile-Giugno è cresciuta dell'1,33%. Ovviamente se si fossero disturbati di verificare anche solo i dati, notoriamente massaggiati, dello stesso governo americano, avrebbero riscontrato un inflazione dell'8%.

Più è bassa l'inflazione è più è alto il dato sulla crescita del Pil e viceversa.

Daccordo, ormai è normale sistemare i dati e le statistiche per cercar di far credere a quei pochi deficienti che si possono bere numeri come quelli, che tutto va bene, ma almeno cercare di farlo con un minimo di accortezza.

Siamo al ridicolo completo.

In realtà penso che la ragione per cui il mercato sembra squagliarsi progressivamente l'abbia riassunta bene Albert Edwards della SocGen in un suo rapporto:
I profitti dell'economia statunitense nel secondo quarto sono stati bassi in maniera shockante. I valori principali (dopo le tasse) sono calati del 6% anno su anno - male, ma non un disastro. La nostra preferita misura dei profitti sottostanti però (profitti domestici e non finanziari - più avanti la completa spiegazione) è calata di un sorprendentemente brusco 17,5% anno su anno. La media degli ultimi 4 quarti è calata del 12% anno su anno.

Tipicamente abbiamo ormai raggiunto il punto del ciclo dove le compagnie raggiungono la fine della strada riguardo la manipolazione dei guadagni e sono costrette ad ammettere coi loro azionisti quanto le cose sia realmente brutte, rilasciando rapporti che riportano profitti in caduta libera. Un recente articlo di James Montier "Cooking the Books" (manipolare i bilanci) suggerisce che alcune compagnie potrebbero davvero stare facendo quel che il titolo implica. Ma gli analisti non vedono al momento nessuna prospettiva di un calo dei profitti nei settori non finanziari, per non parlare di una recessione.

Perché?

Perché le compagnie non hanno ancora preso consapevolezza del casino in cui si trovano e quindi non hanno detto agli analisti di declassare i loro valori!

Ci troviamo ad un punto simile a quello toccato alla fine del 2000, appena prima che il settore delle corporate capitolasse riportando profitti in caduta, facendo crollare l'economia e collassare il mercato azionario.



In altri termini siamo ad un punto di rottura. Il grafico sopra mostra in linea rossa i profitti del settore finanziario in caduta libera. Mentre il resto, in linea tratteggiata, sembra ancora tenere, ma quello che dice il rapporto della SocGen e che siamo ad una svolta, un momento in cui anche il settore corporate inizierà a riportare profitti drammaticamente in calo, facendo venir giù l'intero mercato.

Nel frattempo il settore bancario vede rosso.

La Merrill è stata da poco declassata dalla Goldam Sachs, il suo titolo è passato da "hold" (tenere) a "sell" (vendere). La Lehman sta studiando un disperato piano stile alitalia creando un "bad bank" in cui scaricare tutti i titoli invendibili di cui ha pieni i bilanci, nella speranza di liquidarli ad un valore accettabile. La NCC (National City Corp) è talmente affamata di capitale che sta pagando i suoi correntisti per non accedere alle linee di credito attivate in precedenza durante il boom immobiliare (di fatto l'aumento di valore di un immobile, poteva essere allocato e tenuto attivo, per poi essere usato stile bancomat accedendovi a piacimento dal proprietario dell'immobile stesso fino ad esaurimento della somma). Meglio pagare la gente 200 dollari che permettergli di drenare capitale che alla banca è necessario per sopravvivere.

Dopo una breve pausa di Agosto sono ricominciate le Friday Bankruptcy la rilevazione degli istituti falliti da parte dell'FDIC, l'ente preposto a garanzia dei conti correnti dei cittadini americani e che di solito avvengono il venerdi sera a mercati chiusi. I conti correnti sono garantiti fino ad un ammontare di 100000 dollari.

Da dove prende l'FDIC i 52 miliardi che costituiscono l'ammontare del fondo di garanzia per essi?

Dalle banche stesse.

Se non ricordo male prende 0.05 centesimi ogni dollaro depositato. Come dissi in passato l'FDIC non ha abbastanza denaro per garantire i fallimenti che verranno. Il numero delle banche che han chiuso i battenti ha eguagliato l'ultimo record negativo del nuovo secolo cioè quello del 2002. Però l'entità delle perdite che le banche hanno riscontrato e ben superiore rispetto a quello del 2002 e di conseguenza anche il denaro che deve sborsare l'FDIC è aumentato.

E cosa fara mai l'FDIC quanto ha bisogno di soldi?

Chiederle al sistema bancario è fuori questione, non rimane quindi che il governo.

Film già visto direte voi.

Intanto la lista delle banche in sofferenza non fa che allungarsi.

In uno scenario del genere non è sorprendente che Paulson abbia dovuto capitolare.

Ha cercato di resistere e rimandare qualunque intervento sulle due agenzie Fannie e Freddie, i colossi che controllano metà dell'intero mercato dei mutui americani e che da mesi sono in pericolosa agonia.

Venerdì si è tenuto un incontro secondo il New York Times tra Mr. Paulson (ministro del tesoro), Ben S. Bernanke (il capo della Federal Reserve),James Lockhart, a capo dell'ente che regola le due compagnie. La Fannie era rappresentata dal CEO Daniel H. Mudd, mentre Richard F. Syron, rappresentava la Freddie Mac. Tra i partecipanti c'era anche H. Rodgin Cohen, il capo dello studio legale Sullivan & Cromwell, li a rappresentare legalmente la Fannie.

I dattagli del piano non sono ancora del tutto precisi, ma secondo il NYT si parla in sostanza di una conservatorship. Ho già espresso in passato le mie preplessità su questa soluzione, dato che la conservatorship ha solitamente una durata di 45 giorni e le due GSE, Fannie e Freddie, non potrebbero essere mai ristrutturate in così poco tempo.

Immagino che faranno finta di niente e imbastiranno una conservatorship di durata illimitata. Quello su cui sembrano concordare sia il NYT che il Washington Post e Bloomberg e che le azioni subiranno una diluizione e quindi un ulteriore perdita di valore, mentre le preferred stock e le obbligazioni avrebbero l'assicurazione del governo, mantenendo il loro valore. Il tesoro opererebbe facendo delle iniezioni di denaro ogni quarto a seconda delle condizoni due compagnie e delle perdite che esse riportano.

Gli attuali vertici delle due GSE verrebbero mandati a casa e rimpiazziati con gente nuova.

I dettagli del piano non saranno noti con certezza se non domenica sera in tempo per l'apertura dei mercati asiatici (almeno è quel che accade normalmente in questi casi).

Quello che si può dire con certezza e che il ministro del tesoro non ha avuto scelta. Ha dovuto agire, sia perché si avvicina la fatidica data in cui la due GSE devono rinnovare 225 miliardi di dollari di obbligazioni (pagando quelle che scadono e emettendone di nuove per rifinanziarsi) sia perché, come dice il rapporto della SocGen, siamo in un punto critico per l'andamento dell'economia americana.

Gli effetti della manovra li vedremo svilupparsi da lunedì in poi, ma inevitabile o meno che essa sia, mi sento di poter dire che ancora una volta ci hanno rimesso quei poveri contribuenti che non hanno speculato come folli negli ultimi anni.

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