mercoledì 17 settembre 2008

Uno spettro chiamato TED (defcon 4,7)

Mi sono sbagliato....e la cosa non mi piace affatto.

Non certo perché mi ritenga infallibile, semplicemente non riconosco più Wall Street. Negli ultimi tempi ogni volta che si verificava una crisi, scattava automaticamente l'intervento della Fed o del Tesoro Americano a sostegno dei mercati. Il giorno seguente, euforica per il salvataggio di turno, la borsa di New York saliva di qualche centinaio di punti.

Il rialzo durava qualche giorno, dopo di chè gli operatori resisi conto che il fondo non era ancora stato toccato, cominciavano a vendere facendo precipitare nuovamente la borsa.

Un film che si è ripetuto uguale a se stesso, intervento dopo intervento, salvataggio dopo salvataggio, per più di un anno.

Questa volta invece, a parte un anemico guadagno segnato dalla borsa nella giornata di ieri il mercato non ha neppure fatto finta di illudersi che il salvataggio dell'AIG avesse segnato il punto più basso dell'attuale crisi.

Nel momento in cui scrivo il Dow perde il 3,08% e lo S&P 500 il 3,60%.

Pessimo segnale.

Anche i più ottimisti, quelli che ad ogni fallimento ed ogni crisi gridavano "il peggio è passato" sembrano non crederci più.

L'indicatore a cui tutti stanno prestando preoccupata attenzione è il TED.

Esso misura lo spread (la differenza) tra il tasso interbancario a tre mesi (il LIBOR) e i buoni del tesoro con scadenza a tre mesi. In una condizione di mercato normale non dovrebbe esistere grande differenza tra essi (lo spread risulterebbe quindi basso). Questo perché normalmente ogni banca dovrebbe considerare le proprie colleghe, solide quasi quanto il governo degli Stati Uniti, portando di conseguenza il tasso interbancario ad avvicinarsi al rendimento dei buoni del tesoro.

Gli ultimi traumatici avvenimenti del mercato, il fallimento della Lehman, il salvataggio in extremis dell'AIG e il congelamento del fondo comune Reserve Primary Fund, hanno fatto salire il LIBOR a tre mesi di 19 punti portandolo al 3,06%, il valore massimo toccato dal 29 Settembre 1999.

Contemporanemente il rendimento dei buoni del tesoro a tre mesi è crollato allo 0,233% il livello più basso dal 1954. Ciò si è verificato perchè gli investitori stanno letteralmente abbandonando la borsa rifugiandosi, per l'appunto, nei buoni del tesoro a tre mesi, strumento ritenuto solido ed essere il più vicino al denaro liquido.

Il rendimento dei buoni del Tesoro si muove in maniera opposta al loro prezzo. Più gente vuole i buoni è più il loro prezzo è alto (classica domanda/offerta). Questo però, significa anche che il rendimento cala, dato che vista la grande domanda il governo non ha bisogno di promettere alti rendimenti per poterli vendere. Ovviamente se la domanda è bassa succede esattamente il contrario. I buoni sono economici e devono promettere alti rendimenti per invogliare gli investitori ad acquistarli.

Quello che sta succedendo ai buoni del tesoro è un inequivocabile segnale di panico da parte di chi investe.

Quello che sta succendo al LIBOR invece, riflette l'incertezza delle banche che non si fidano più l'una dell'altra e aspettano terrorizzate di scoprire quale sarà la prossima di loro a dichiarare bancarotta.

Mettendo insieme questi due fattori non è sorprendente che il TED stia salendo alla stelle e che le borse stiano precipitando, anche perché l'effetto di tutto ciò è pesantemente deflattivo. Una marea di denaro viene ritirata per essere prestata al governo mentre contemporaneamente le banche si rifiutano di far circolare denaro fresco.

Chi deve finanziarsi non sa più dove sbattere la testa.

L'HBOS il maggior emettitore di mutui inglese, ad esempio, è uno di quei soggetti che sta venendo stritolato dalla morsa monetaria. Il suo titolo ha perso oggi il 52% a causa delle voci su sue presunte difficoltà nell'avere accesso a denaro liquido. Il titolo è poi risalito dopo che qualcuno ha fatto trapelare di trattative esitenti con il Lloyds TSB Group in vista di una possibile acquisizione.

Altri segnali estremamente preoccupanti vengono dalla borsa Russa. Le contrattazioni sono state bloccate indefinitamente oggi, dopo un calo del 10% che va a sommarsi al meno 17% di ieri. Il denaro sta scappando a gambe levate dalla Russia. Si parla di 35 miliardi di dollari dalla fine della guerra in Georgia. Per rifinanziare le banche del paese il governo di Mosca ha immesso ieri 20 miliardi nel circuito interbancario. Evidentemente non sono stati sufficienti dato che oggi in un estremo tentativo di invertire l'andamento della borsa ha rincarato la dose, prestando direttamente alle 3 maggiori banche Russe 44 miliardi di dollari.

Dall'altra parte dell'atlantico intanto, la sorte della Washington Mutual sta per compiersi. La più grande Saving & Loans (cassa di risparmio) degli USA ha i giorni contati. Benny Boy sta contattando frenticamente i maggiori istituti bancari in circolazione, chiedendo gentilmente se sarebbero disposti a comprarsi la moribonda WaMu. Vedremo come andrà finire: se ci aspetterà un altro Friday Bankruptcy di quelli indimenticabili come quello appena trascorso o se la WaMu resisterà un altra settimana e nel caso essa venga venduta che cavolo dovrà promettere al compratore la Fed.

Sopresa finale, i cds (i famosi derivati che funzionano come un assicurazione) sui buoni del tesoro sono saliti di 4 punti base raggiungendo i 30 punti base. All'inizio della crisi del credito scoppiata a luglio del 2007 erano a 2 punti base.

In sostanza quei cds misurano la solidità del debito pubblico americano. Secondo i numeri esso è considerato, dopo i salvataggi dalla Bear, dell'AIG, delle GSE e degli 87 miliardi dati alla Jp Morgan (come garanzia per il presito effettuato da quest'ultima alla Lehman), peggiore di quello dell'Austria della Finlandia o della Svezia i cui cds costano meno della metà di quelli Statunitensi (costa meno assicurarsi da un loro possibile fallimento).

Si stanno avvicinando inoltre le scadenze di fine anno, periodo in cui le banche normalmente hanno bisogno di grandi quantità di denaro, non fosse altro che per mostrare una parvenza di bilanci in ordine.

La spinta sui mercati invece è marcatamente deflazionaria.

Sono molto curioso di vedere quale coniglio tirerà fuori dal capello Benny Boy, per cercare di calmare le acque.

Se continua così non escluderei un taglio inaspettato dei tassi, seppure Benny abbia chiarito ieri come la sua vera preoccupazione sia improvvisamente diventata l'inflazione.

Quando il problema era l'inflazione si preoccupava per una possibile deflazione.

Ora che invece è la deflazione il problema si preoccupa dell'inflazione.

Ottimo tempismo Ben.

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