venerdì 3 ottobre 2008

Margin Call

Prima di addentrarmi nell'argomento di questo post, voglio riprendere per un momento il discorso sulla condizione delle banche Europee affrontato nel mio ultimo articolo.

Ho trovato un interessante pagina del Financial times con una mappa interattiva che mostra le maggior banche del vecchio continente, indicando paese per paese, la loro esposizione totale, il rapporto tra essa ed il PIL della relativa nazione e qualche altro dato. Chi fosse interessato a darci un occhiata, la trova qua.

Tornando al titolo di questo post, con il termine "margin call", si intende una richiesta di garanzie aggiuntive.

Quando una banca o un altro creditore non si fida della condizione finanziaria del soggetto che deve loro del denaro, possono imporgli di dimostrare la propria solvibilità. In sostanza il debitore deve fornire altre garanzie ai propri creditori, garanzie che possono essere azioni, titoli di vario genere, case ecc. Insomma, qualunque cosa il creditore ritenga possedere un valore adeguato. Se il debitore in questione non è in grado di farlo, i creditori (normalmente banche) come prima cosa gli bloccano le linee di credito aperte e poi gli chiedono indietro del denaro, in modo che esso cominci a ripagare i suoi debiti. Se il debitore non ha neppure del denaro, ai creditori non resta che aprire una procedura fallimentare nei suoi confronti e vendere tutti i beni che esso possiede nel tentativo di recupare parte dei soldi che gli hanno prestato.

Girando un po' per blog, forum e simili ho trovato diversa gente che si interrogava sulle motivazioni dietro al piano di Paulson. Molti, oltre al sottoscritto, hanno notato diverse stranezze. Intanto Paulson sembra tenere tantissimo, quasi ne andasse della sua vita, ad un piano che non può servire allo scopo per cui ufficialmente è stato ideato. Il numero di economisti critici nei confronti di esso e che hanno avanzato proposte alternative non fa che aumentare, ma Paulson ha sempre dichiarato di non essere disposto ad esplorare nessun altra opzione. Il piano è quello, punto. Ad ogni cambiamento sostanziale, ha giurato che avrebbe imposto il veto.

Anche mettendo in campo il desiderio di regalare denaro alla sua ex banca, la Goldman Sachs e ad un gruppo di banche elette, l'intransigenza di Paulson mi è sempre sembrata eccessiva.

Un'altra parte del piano a cui Paulson non è mai stato disposto a rinunciare è la possibilità per il mega fondo da 700 miliardi di comprare titoli andati a male anche da banche estere.

Verrebbe subito da chiedersi come mai Paulson voglia condannare gli USA ad essere i salvatori di tutto il pianeta, tanto più che gli Stati Uniti non hanno certo fondi sufficienti per espletare con successo questa funzione.

Una delle teorie più sensate che abbia letto in giro ed in grado di spiegare lo strano comportamento di Paulson ipotizza che sia stata imposta nei confronti degli USA la più grande margin call della storia.

Prendete quel che sto per scrivere per quello che è: un ipotesi verosimile, ma che non è realmente possibile dimostrare.

Gli Stati Uniti quest'anno anche al basso tasso di interesse che i buoni del tesoro attualmente promettono devono pagare 400 miliardi in interessi. Il prossimo anno, gli USA, potrebbero arrivare ad avere un deficit record di oltre un trilione. Quelli che chiamano primary dealers (le maggiori banche americane) i principali compratori di buoni del tesoro americano, sono in mutande. Se anche quest'anno il governo americano è riuscito a rimanere a galla, gli mancano circa 700 miliardi per andare a coprire il deficit del prossimo anno.

Gli USA tramite il TARP (il fondo istituito dal piano di Paulson) possono comprare 700 miliardi di roba tossica dai primary dealers, ricapitalizzandoli. Questi ultimi poi ricicleranno la maggior parte di quei 700 miliardi in buoni del tesoro.

Il TARP agisce come una trappola di liquidità.

Gli investitori spaventati dalle condizione precarie dei mercati, si rifugiano nei buoni del tesoro americani. L'aumento della domanda dei buoni del tesoro fa aumentare Il loro valore (e calare il rendimento). Questo viene generalmente visto come segnale di stress e paura, segnale che nomalmente produce un ulteriore fuga degli investitori dal mercato e li spinge verso la sicurezza che i buoni del tesoro garantiscono. La conseguenza è che un enorme massa di denaro viene risucchiata dal sistema, privando aziende e altri grandi soggetti della liquidità di cui avrebbero disperato bisogno, facendo così aggravare la crisi economica (ed aumentare quindi la domanda di buoni del tesoro). Gli USA possono poi usare i soldi ottenuti tramite i buoni, per continuare a ricapitalizzare, attraverso il TARP, i primary dealers e le banche straniere.

Entrambi questi soggetti, un po' per accordi sottobanco un po' incastrati nella trappola di liquidità, sono obbligati a riciclare i soldi ottenuti in questa maniera comprando nuovi buoni del tesoro e facendone ulteriormente aumentare la domanda.

Il tutto continua finché il giochino del riciclo viene reputato conveniente, sopratutto dalle banche straniere. Considerate inoltre, che 700 miliardi non è il limite massimo che il TARP possa comprare è semplicemente il massimo che può tenere in ogni dato momento a bilancio. Basta che rivenda i 700 miliardi di roba tossica sul mercato, per liberare il bilancio e poterne comprarne altri 700. Questo può essere fatto a seconda della domanda dei buoni del tesoro americani, cioè di quanti soldi arrivano in cassa agli USA.

Questo sarebbe il modo più ovvio che hanno gli Stati Uniti per sopperire al loro deficit futuro (grazie alla enorme domanda di buoni del tesoro) senza stampare direttamente denaro. Inoltre l'operazione, avrebbe il vantaggio di ricapitalizzare le banche dato che i buoni del tesoro acquistati da esse, sono considerati garanzia valida al fine della capitalizzazione (sono considerati quasi equivalenti al denaro liquido).

E' logico ritenere che i paesi creditori degli USA, Cina in testa stiano molto attenti alle mosse del tesoro americano e abbiamo minacciato di vendere o di non comprarne più il debito se fosse stato impedito ai loro istituti di scaricare parte della cartaccia che gli USA gli avevano rifilato, nel TARP.

E' anche normale che si inquietino all'idea che per sopperire al loro fabbisogno gli americani si mettano a stampare direttamente denaro, il che sarebbe terribilmente inflazionario. Meglio imbastire un altro schema di Ponzi con i buoni del tesoro alla base. Il deficit si sistema, al prezzo di un aumento complessivo del debito, ma almeno gli USA non dovranno dichiarare bancarottta il prossimo anno.

Insomma, gli USA sarebbero in bolletta è avrebbero messo su un complicato sistema di riciclo di denaro per non essere costretti a dichiarare fallimento e per tenere contemporaneamente buoni i creditori.

I creditori degli USA avrebbero in sostanza invocato un enorme Margin Call nei suoi confronti. Gli Stati Uniti si troverebbero ora nella condizione del debitore in mutande che deve dimostrare di essere solvente.

Questo trucchetto equivarebbe al pagare il debito con un altro debito. Non sei costretto a dichiarare fallimento subito, ma la tua situazione complessiva peggiora.

Come già detto si tratta semplicemente di speculazioni, ma almeno è una delle ipotesi più logiche che abbia sentito fino ad ora. Le implicazioni sono tutt'altro che rassicuranti, anche perchè significherebbero che gli USA sono sull'orlo della bancarotta.

Prendete questo post un po' come vi pare.

Il vantaggio di un blogger come me rispetto ad un giornalista è che mi posso permettere di speculare liberamente.

Oggi verrà quasi sicuramente approvato il piano di Hank Paulson. L'amministrazione Bush avrà ottenuto quello che voleva.

Solo il tempo però, ci potrà dire, cosa volesse esattamente.

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