giovedì 9 ottobre 2008

Intrappolati nel ghiaccio

Osservando ieri l'andamento delle borse mondiali, affermai che se anche Wall Street avesse accennato a franare come l'Europa e l'Asia, le banche centrali sarebbero intervenute tagliando i tassi di interesse. Le autorità monetarie internazionali han pensato bene di non aspettare e hanno agito con decisione, nella speranza di prevenire almeno il crollo della borsa di New York, obiettivo raggiunto anche se solo in parte.

Quello che non mi aspettavo di vedere però, era un taglio dei tassi così coordinato e diffuso.

Europa, Stati Uniti, Svizzera, Svezia, Canada, Cina sono tutte intervenute chi più chi meno, chi in accordo con gli altri paesi chi seguendone semplicemente l'esempio. Il Giappone ha dato il suo appoggio morale, ma avendo il tasso fermo allo 0,5% ha pensato bene di non imitare gli USA e l'UE ed ha evitato il taglio di mezzo punto. Poi stamattina sono intervenute le banche centrali asiatiche :Honk Kong, Korea, Taiwan si sono unite ai tagli operati dal resto del mondo.

Le borse hanno gradito l'operazione e con gradito intendo: non sono precipitate come ieri. Hanno invece ondeggiato su è giù, come un animale ferito da una tagliola che si dibatte nel disperato tentativo di liberarsi. Al suono di chiusura l'agonia in Europa è terminata con perdite che vanno dall'1.12% di Londra al -4.52% della borsa Svizzera. Mentre scrivo anche Wall Street è in territorio negativo anche se di poco.

Il più distribuito taglio dei tassi che abbia visto, per il momento si è dimostrato assolutamente inefficace. Non è riuscito a ripristinare la fiducia sui mercati ed ancora peggio, non è riuscito a sbloccare la liquidità.

Il tasso interbancario sembra non essersi neppure accorto che un taglio ci sia stato. Il Libor a tre mesi è salito di 29 punti base raggiungendo il valore più alto dall'inizio dell'anno 4,75%, lo spread Libor-OIS, un indicatore di scarsità del denaro si è allargato di 350 punti base ed il TED è aumentato di 412 punti base. In sostanza la propensione delle banche a prestare denaro è peggiorata invece che migliorare. Domani dovrà essere stabilito il valore dei cds sulla Lehman tramite asta, e molti grandi soggetti si tengono stretto il denaro in vista di perdite e pagamenti da fare. Lunedì poi sarà la volta dei cds sulla Fannie Mae e sulla Freddie Mac.

Sono entrambi fattori che contribuiscono a risucchiare denaro dal sistema e probabilmente, una volta scomparsi la liquidità si sbloccherà un minimo. Anche tenendone conto però, devo ammettere di essere rimasto stupefatto davanti all'indifferenza del mercato nei confronti di un taglio mondiale del tasso di interesse.

La situazione è talmente compromessa che anche il mercato dei repo è saltato. I repo non sono che accordi tra due soggetti, spesso banche, in cui uno dei due chiede soldi all'altro cedendogli in cambio delle securities di alto livello, come ad esempio buoni dei tesori, ed impegnandosi a ricomprare le securities stesse in futuro, ad un prezzo concordato in anticipo. I repo sono un tipico strumento di finanziamento a breve termine a disposizione delle banche. Se anche i buoni del tesoro non vengono più accettati dagli istituti come garanzia cosa ci rimane?

Tutto questo contribuisce a distruggere una delle funzioni basilari delle banche, quella di finanziarsi a breve termine ed investire, essenzialmente fare prestiti, a lungo termine.

Da Bloomberg :

"Gli spreads sul Libor sono ancora ingenti, il che suggerisce che le banche offshore non intendo prendere ulteriore rischi prestando denaro alle altre banche" ha detto Cezar Bayonito, un trader sulla liquidità alla Allied Banking Corp. nelle Filippine. "I tagli dei tassi di interesse saranno di ben poco aiuto nel breve termine perché il problema è la fiducia, non il livello dei tassi"

Esattamente quello di cui parlavo ieri.

E' inutile tagliare i tassi di interesse se non si risolve il problema alla radice. Nell'attuale situazione l'effetto si ridurrebbe al cercare di "spingere una stringa": fornire liquidità a basso costo che per mancanza di fiducia tanto, nessuno fa circolare. Per certi versi è un bene che il taglio dei tassi non abbia avuto un effetto significativo, perché questo ci costringerà almeno ad occuparci dei veri problemi.

Non dobbiamo mai dimenticare che la situazione attuale è stata creata da tassi di interesse tenuti artificialmente troppo bassi da Alan Greespan, nel tentativo di non far crollare l'economia dopo che si verificò lo scoppio della bolla della new economy nel 2001. Tutto quel credito a basso costo generò un bolla ancora più grande, quella immobiliare, basata sui debiti. Debiti che ora è venuto il triste momento di pagare e saranno gli stati a doverlo fare, perchè sono rimasti gli unici con le risorse necessarie.

Se il taglio dei tassi avesse generato un ennesima ondata di euforia, magari per un po' le cose sarebbero parse migliorare, ma alla lunga il prezzo da pagare sarebbe stato più alto.

Non si risolve un problema creato da un eccesso di credito, creando ancora più credito. Non si cura un drogato somministrandogli dosi sempre maggiori di droga.

E' un concetto elementare.

Il taglio dei tassi può avere comunque un effetto psicologico positivo e può contribuire a ridare un minimo di fiducia. Anche se non posso dichiararmi un fan della manovra coordinata di ieri, la preferisco ad un crollo completo del sistema. L'importante è che nel frattempo si intervenga per sistemare la situazione.

Il tesoro americano sembra che abbia visto la luce, forse indicatagli dalle stesse misure adottate in Gran Bretagna, ed ha annunciato l'intenzione di usare il TARP, il mega fondo da 700 miliardi imbastito da Hank Paulson, per comprare direttamente azioni privilegiate dalle banche stesse. Il piano di salvataggio del sistema bancario fornisce anche quella possibilità al ministro del tesoro. In realtà se provaste a leggerlo un po' il famoso piano (cosa che vi sconsiglio se tenete alla vostra sanità mentale), vi rendereste conto che esso garantisce al tesoro americano la capacità di fare pressoché tutto quello che gli possa passare per la testa.

Di sicuro usare 700 miliardi per comprare azioni delle banche ricapitalizzandole è molto più sensato che comprare spazzatura senza più valore. Un passettino alla volta ci si sta avvicinando alla soluzione Svedese, che per quanto drastica, rimane l'esempio più riuscito di risoluzione di una crisi bancaria simile all'attuale. Per il momento l'acquisto di azioni privilegiate si configura come una semi-nazionalizzazione. La Svezia invece nazionalizzò del tutto le banche, azzerò il valore delle azioni comuni e licenziò in tronco il managment. In 3 anni riuscì a risollevarsi dalla crisi.

Forse ci arriveremo anche noi. Forse.

Dobbiamo già ritenerci fortunati che Tremonti abbia minacciato le dimissioni nel caso fosse passato un emendamento che avrebbe salvato il culo a tutta una serie di manager impelagati nei peggiori crack degli ultimi anni.

Le cose da fare per risolvere la situazione si conoscono bene.

E' necessario regolare tutti i derivati scambiati fuori mercato.

Va ridotto il leverage complessivo del sistema, cioè: bisogna ripristinare un sistema economico che sia basato sul lavoro e sul risparmio, non sul debito ed il gioco d'azzardo.

E sopratutto la cosa più impellente: ricapitalizzare le banche facendo contemporaneamente chiarezza su tutta la spazzatura che hanno nascosta nei propri bilanci. Fino a quando ciò non avverrà la fiducia non potrà essere ripristinata, il mercato del credito non riprenderà a funzionare e l'intera economia si ritroverà come imprigionata in un blocco di ghiaccio.

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