Si beh, a parte qualche piccolo fallimento bancario.
L'Europa è sempre stata una strana bestia.
Si è data un suo ordinamento particolare.
Abbiamo una banca centrale che non è un prestatore di ultima istanza. In teoria almeno. Quando deflagrò la bolla immobiliare in Spagna coinvolgendo le più grandi banche del paese la BCE si mise a condurre gli stessi giochini della FED. Elargì prestiti, alle banche spagnole, tenendo aperta una costante linea di credito, in cambio di cartaccia senza più nessun valore. Riuscì in questa maniera a zombificare il sistema bancario della Spagna.
Abbiamo visto due giorni fa la Fortis, la più grande banca Belga, ondeggiare sul bordo del precipizio. Sono dovuti intervenire 3 diversi paesi (Olanda, Belgio, Lussemburgo) comprando ognuno il 49% delle unità che la Fortis aveva nei rispettivi paesi. Una volta la vecchia e rigida Europa avrebbe definito una manovra del genere aiuto di Stato. Interrogate a riguardo, le autorità Europee hanno seraficamente commentato che fin quando uno stato non compra le azioni di un azienda ad un valore superiore a quello di mercato, non si può definire "aiuto di stato".
Wooooow.
La scalata degli specchi sembre essere diventato uno sport di moda a Brussels.
L'intransigenza Europea in materia economica sta venendo messa da parte molto rapidamente. Anche se dubito sia felice della cosa, Mr Trinchet, è costretto a rassegnarsi. Il problema vero sembra essere la situazione delle banche Europee. Secondo un buon numero di economisti essa è molto più precaria di quella americana, perché tutti i cdo e le altre simpatiche securiets che non hanno più valore, sono state scaricate in larga parte in Europa prima che la crisi mondiale deflagrasse.
Quando crollò l'AIG poche che settimane fa (anche se mi sembrano passati degli anni) la Fed intervenne e se la comprò per 85 miliardi di dollari. Il problema erano i soliti cds, questi bellissimi strumenti finanziari che funzionano come un assicurazione, di cui l'AIG era controparte e che aveva sparso in tutto il pianeta moltiplicando il rischio di una reazione a catena in caso di un suo fallimento.
Un simpatico rapporto del CEPS rivela come salvando l'AIG in realtà la Fed abbia salvato l'Europa. Il problema è che le banche Europee hanno delle esposizioni troppo elevate. In altri termini hanno poco capitale rispetto ai loro simpatici debiti. Per far finta di rispettare i requisiti minimi di capitale le banche Europee compravano dei cds dall'AIG e ne han comprati per 300 miliardi. Questi pezzetti di carta (i cds) che le agenzie di rating classificavano come AAA cioè di qualità sublime, agivano come assicurazione contro la possibilità che tutta una serie di titoli derivati in possesso delle banche stesse fallissero.
Ricapitolando.
Le banche compravano un assicurazione contro il proprio stesso fallimento. Queste assicurazioni erano dei pezzi di carta con un rating altissimo, AAA. Forti dei cds dell'AIG le banche andavano dai regolatori e dicevano: "anche se ho poco capitale, ho comprato delle assicurazioni che mi garantiscono in caso di problemi, quindi mio caro regolatore, il mio rating resta comunque alto perchè e sostenuto da tutti quei cds AAA."
Se il rating delle banche resta alto significa che sono considerate solide anche con poco capitale. Tutto bene, quindi. Almeno finché l'AIG non è fallita.
Se la FED non fosse intervenuta a salvarla garantendo tutti i contratti cds, quei pezzi di carta in mano alla banche Europee avrebbero perso tutto il loro valore. La conseguenza sarebbe stata l'improvviso crollo del rating delle suddette banche. Precipato il loro rating le banche Europee si sarebbero trovate d'un tratto sottocapitalizzate e a rischio di fallimento in un momento in cui la liquidità sembra sparita.
Nella tabella sotto si può vedere l'esposizione di alcune delle maggiori banche Europee. Come si può vedere la Fortis aveva un esposizione di 1:33,3 e la Deutsche Bank un 1:52,5 (1 euro reale ogni 52 di debito).
Come la mettiamo se per caso la Deutsche Bank fallisce???
Trinchet dice che se ne devono occupare i singoli stati di certe cose. Spero stia scherzando. Nel caso della Fortis: Olanda, Lussemburgo e Belgio hanno agito rapidamente ed in maniera efficace, ma non si può sempre sperare che vada così. Sapere che esistono delle procedure in caso di eventi del genere in una condizione internazionale di profondo stress, servirebbe almeno a tranquillizzare gli animi.
Daniel Gross il direttore del CEPS (Centre for European Policy Studies) dice:
Sembra che qualcuno cominci a rendersi conto che abbiamo un qualche problemino.
Dal sito del corriere:
Il mostro di casa nostra al momento di chiama Unicredit.
Il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso più volte negli ultimi giorni e le autorità di borsa son già li che piagnucolano contro gli shortisti, dichiarando che è allo studio un operazione che proibisca le short simile a quella messa in piedi dagli USA. Come al solito il problema non è aver messo in piedi degli istituti bancari che sono dei castelli di carte. L'unicredit si mormora sia sottocapitalizzata ed abbia bisogno di recuperare 6 miliardi di euro.
In questo clima????
6 miliardi?
Auguro buona fortuna a Profumo. Se ci riesce senza restare in mutande, si merita il suo stipendio.
Ma, nel caso Unicredit fallisse a chi ci dovremmo rivolgere? Tremonti? Berlusconi?
L'Unicredit non è l'Alitalia. Anche mettendoci tutta la buona volontà l'Italia non ha i soldi necessari per mettersi a salvare banche quà e là.
L'unica cosa che mi infonde un minimo di fiducia è che essendo Unicredit la seconda banca tedesca, dovrebbe intervenire anche la Merkel in un eventuale salvataggio.
Paradossalmente un filo di speranza, per le banche del vecchio continente, potrebbe giungere da oltre oceano. Paulson il cui piano verrà votato al Senato degli USA oggi, ha dichiarato che metterà il veto a qualunque cambiamento che impedisca al mega fondo da 700 miliardi di comprare le famose securities andate a male, da banche estere.
In sostanza il suo piano mira al salvataggio dell'intero sistema mondiale e non solo delle banche americane.
Sulla balordaggine del piano ho già ampiamente commentato, ma se Paulson pensa che 700 miliardi siano abbastanza per l'intero pianeta......beh, comincia a rendersi necessaria una stanza imbottita e una bella camicia senza maniche.
Trinchet dice che se ne devono occupare i singoli stati di certe cose. Spero stia scherzando. Nel caso della Fortis: Olanda, Lussemburgo e Belgio hanno agito rapidamente ed in maniera efficace, ma non si può sempre sperare che vada così. Sapere che esistono delle procedure in caso di eventi del genere in una condizione internazionale di profondo stress, servirebbe almeno a tranquillizzare gli animi.
Daniel Gross il direttore del CEPS (Centre for European Policy Studies) dice:
Il problema cruciale da questa parte dell'Atlantico è che la banche Europee non sono diventate semplicemente troppo grandi per essere lasciate fallire, ma troppo grandi per poter essere salvate. Per esempio, l'esposizione totale della Deutsche Bank (con un rapporto debito/capitale superiore a 50) ammonta a 2000 miliardi di euro (più di quello della Fannie Mae) più dell'80% del PIL della Germania. Una cifra troppo elevata per la Bundesbank o anche per lo stato tedesco, dato che il budget deve rientrare nei limiti del patto di stabilità dell'unione Europea e che il governo tedesco non può ordinare (al contrario del tesoro americano) alla sua banca centrale di emettere denaro aggiuntivo. Simile è la situazione della Barclays: i suoi 1300 miliardi di euro di esposizione (un con un rapporto debito/capitale di 60) equivalgono al PIL dell'Inghilterra...Rileggetevi quelle cifre e guardate con attenzione la tabella del CEPS. La Bear quando fallì aveva un leverage di circa 1:30. Quello della Barclays è doppio e non esiste un entità o una procedura Europea che io sappia, per intervenire nel caso uno di questi mostri fallisca.
Sembra che qualcuno cominci a rendersi conto che abbiamo un qualche problemino.
Dal sito del corriere:
Sul fronte europeo, Nicolas Sarkozy, presidente di turno Ue, ha convocato per sabato una riunione dei quattro paesi europei membri del G7 - Francia, Inghilterra, Germania e Italia. Lo ha detto il primo ministro lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ai microfoni di Europe 1, ufficializzando la notizia.
Il mostro di casa nostra al momento di chiama Unicredit.
Il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso più volte negli ultimi giorni e le autorità di borsa son già li che piagnucolano contro gli shortisti, dichiarando che è allo studio un operazione che proibisca le short simile a quella messa in piedi dagli USA. Come al solito il problema non è aver messo in piedi degli istituti bancari che sono dei castelli di carte. L'unicredit si mormora sia sottocapitalizzata ed abbia bisogno di recuperare 6 miliardi di euro.
In questo clima????
6 miliardi?
Auguro buona fortuna a Profumo. Se ci riesce senza restare in mutande, si merita il suo stipendio.
Ma, nel caso Unicredit fallisse a chi ci dovremmo rivolgere? Tremonti? Berlusconi?
L'Unicredit non è l'Alitalia. Anche mettendoci tutta la buona volontà l'Italia non ha i soldi necessari per mettersi a salvare banche quà e là.
L'unica cosa che mi infonde un minimo di fiducia è che essendo Unicredit la seconda banca tedesca, dovrebbe intervenire anche la Merkel in un eventuale salvataggio.
Paradossalmente un filo di speranza, per le banche del vecchio continente, potrebbe giungere da oltre oceano. Paulson il cui piano verrà votato al Senato degli USA oggi, ha dichiarato che metterà il veto a qualunque cambiamento che impedisca al mega fondo da 700 miliardi di comprare le famose securities andate a male, da banche estere.
In sostanza il suo piano mira al salvataggio dell'intero sistema mondiale e non solo delle banche americane.
Sulla balordaggine del piano ho già ampiamente commentato, ma se Paulson pensa che 700 miliardi siano abbastanza per l'intero pianeta......beh, comincia a rendersi necessaria una stanza imbottita e una bella camicia senza maniche.
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