Si, esiste qualcosa sopra a defcon 5 e ci siamo.
Un altro paio di giorni con l'andazzo attuale ed il "total meltdown", il completo squagliamento del mercato smetterà di essere un serio rischio e diventerà una realtà. Se oggi Wall Street farà solo finta di aprire in maniera simile alle borse Europee mi aspetto un taglio di emergenza dei tassi.
I mercati asiatici stamattina, sono precipitati in un abisso fatto di vendite. L'Indonesia ha sospeso la borsa a tempo indefinito. Il Nikkei è crollato del 9,38%, l'Hang Seng del 8,47% scendendo sotto quota 16000 ed in Europa si sta replicando lo stesso incubo.
Le manovre degli ultimi giorni non sembrano aver convinto nessuno a partire dalla nuova facility messa in piedi dalla Fed per acquistare la commercial paper, il CPFF. Questa ennesima trovata è in linea con alcuni suggerimenti per risolvere la crisi che Roubini avanzò pochi giorni fa ad una conferenza tenuta al CFR.
Roubini è probabilmente uno dei pochi economisti "istituzionali" ad aver dimostrato una reale comprensione dell'attuale situazione unita ad una grande capacità di prevedere con esattezza gli effetti che la crisi economica avrebbe prodotto.
Se il CPFF non sembra aver convinto nessuno dovremmo quindi dedurre che Roubini si sia sbagliato?
A questa domanda risponderei: si e no.
Il CPFF è solo l'ultima delle facility messe i piedi e gestite dalla FED. Prima venne il TAF lo scorso autunno, poi il TSLF seguito a breve dal PDCF. Nessuna di queste è servita a nulla e per una precisa ragione: non vanno minimamente ad influire sul reale problema che attanaglia i mercati.
Ieri Trinchet se ne uscito, affermando di avere dei poteri limitati e di non essere in grado di risolvere problemi di insolvenza.
Nessuna banca centrale ha quel potere per fortuna, ma che mi ricordi è stata la prima volta da che è scoppiato il casino sui mercati lo scorso anno che ho sentito un banchiere centrale accennare ad una crisi di insolvenza.
Trinchet ha detto bene.
E' l'intero sistema ad essere insolvente.
Tutte quelle zuppe alfabetiche definite facility, non sono in grado di risolvere un problema di questo genere.
Lo scorso anno tutte le banche, scoprirono di avere i libri contabili pieni di titoli che avevano perso gran parte del loro valore. Si resero conto quindi, di avere dei crateri più che dei bilanci e smisero di fidarsi l'una dell'altra. Nessuna banca volle correre il rischio di prestare denaro ad una sua collega, per paura che essa potesse fallire di punto in bianco. La FED disse a quel punto: "se non si prestano denaro da sole interverrò io e presterò a loro il denaro direttamente". Mise quindi in piedi il TAF a questo scopo. Esso prestò denaro contante in cambio, come garanzia, di tutti quei titoli che le banche non riuscivano più a vendere.
Non bastò. Dovette inventarsi poco dopo il TSLF, per fornire alle banche buoni del tesoro in cambio di altra cartaccia invendibile. A quel punto fallì la Bear Sterns e la FED scoprì che esistevano delle entità, come le banche di investimento, che la FED non poteva regolare, non poteva lasciar fallire perché troppo grandi e che non avevano accesso al TAF. Istituì quindi il PDCF per fornire denaro anche a loro.
Ora sono i privati, aziende o tutti quei soggetti finanziari esclusi dal PDCF, a non ricevere più denaro. Le banche non hanno mai ripreso a farlo mentre gli investitori, avendo capito che la crisi non è ne un fenomeno trascurabile ne uno passeggero hanno ritirato i loro soldi rifugiandosi nei buoni del tesoro. La FED seguendo il consiglio di Roubini ha deciso di intervenire e di fornire direttamente denaro anche ai privati tramite il CPFF.
Il TAF all'inizio doveva essere composto da aste bisettimanali di 20 miliardi. Notte tempo l'importo fu alzato a 30 miliardi. Un paio di settimane dopo divennero 50. All'inizio di quest'anno il TAF fu portato a 75, poi a 100 poi a 150 ed ora siamo arrivati alla cifra folle di 450 miliardi (900 miliardi mensili). Tra l'altro, all'inizio, raccontarono che tutte queste facility sarebbe durate solo per 6 mesi (avrebbero tutte dovuto chiudere i battenti mesi fa).
Questi zupponi alfabetici servono solo a prendere tempo. Forniscono liquidità al sistema, ma dato che il sistema è insolvente cioè è pieno zeppo di perdite e debiti non ripagabili, continuare a fornire denaro senza andare ad intaccare la radice dell'attuale crisi non serve. Roubini essendo intelligente, non si è mai sognato di dire: "mettiamo su una facilty per comprare la commercial paper così siamo a posto" (qui potete cosa suggerisce esattamente).
Uno dei passi che suggeriva era di rimettere in moto per il momento il mercato della commercial paper, ma contemporaneamente prevedeva anche di intraprendere una serie di passi che andavano ad affrontare il problema dell'insolvenza del sistema. La FED questo problema non lo ha mai voluto affrontare. Ha zombificato il sistema continuando a fornirgli prestiti in quantità crescenti, nell'illusione che prima o poi esso si sarebbe sbloccato da solo, come per magia. Solo un paio di settimane fa si è arresa all'evidenza, ma come al solito, invece di imbastire un piano degno di questo nome, han messo un piedi un mega fondo da 700 miliardi che non risolverà il problema, potrà al massimo rimandare di poco la resa dei conti.
Se il problema è l'insolvenza tutto quello che si può fare e lasciare che la gente fallisca e che il debito venga cancellato. Ovviamente molti riporteranno delle perdite a causa di ciò. Alcuni sono troppo grandi e vanno salvati per forza se si vuol far finta di tenere in piedi la baracca, ma non si può, come si fa ora, pretendere di salvare e garantire tutti.
O si accettano le perdite e si ricapitalizzano con denaro pubblico gli stituti indispensabili o ci mettiamo direttamente a stampare denaro e a regalarlo in giro. Riusciremmo tutti a pagare i nostri debiti, ma allo stesso tempo distruggeremmo completamente la nostra moneta (qualunque essa sia). Come dice Mish Shedlock sul suo blog: "se stampare denaro fosse una soluzione, lo Zimbawe sarebbe lo stato più ricco del mondo".
Dato che il denaro non può essere stampato e regalato, Ben e amici han semplicemente deciso di continuare a prestarlo a tempo indefinito. Tutto il denaro che ritengono necessario. Ci troviamo nella situazione che Keynes definiva "pushing a string", spingere una stringa. Il problema è l'eccessivo indebitamento del sistema: banche, aziende, persone. E' inutile continuare a prestare denaro anche a tassi ridicoli, anche chiedendo in garanzia spazzatura perché nessuno ha più la propensione ad indebitarsi o a far circolare questo denaro. Per quanto uno spinga, la stringa si piega semplicemente su se stessa senza avanzare di un millimetro.
Bisogna ripristinare la fiducia e per farlo è necessario purgare il sistema dal debito in eccesso. E' duro e doloroso. Significa una recessione di durata indefinita e un alta disoccupazione, ma l'alternativa è il collasso completo.
L'Inghilterra sembra aver capito l'antifona dopo il crollo che la Royal Bank of Scotland ha riportato ieri (-43,5%) ed ha iniettato 50 miliardi di sterline nel sistema bancario inglese, ottenendo in cambio delle azioni preferenziali. Questa forma di ricapitalizzazione e semi-nazionalizzazione delle banche inglesi, ricorda da vicino il tipo di manovra che addottò la Svezia durante la crisi scandinava dei primi anni 90 e che ancora oggi viene indicata come esempio da seguire da uno stuolo di illustri economisti. Un operazione di certo più intelligente rispetto al piano di Hank Paulson e che difende meglio gli interessi dei contribuenti.
Un altro paio di giorni con l'andazzo attuale ed il "total meltdown", il completo squagliamento del mercato smetterà di essere un serio rischio e diventerà una realtà. Se oggi Wall Street farà solo finta di aprire in maniera simile alle borse Europee mi aspetto un taglio di emergenza dei tassi.
I mercati asiatici stamattina, sono precipitati in un abisso fatto di vendite. L'Indonesia ha sospeso la borsa a tempo indefinito. Il Nikkei è crollato del 9,38%, l'Hang Seng del 8,47% scendendo sotto quota 16000 ed in Europa si sta replicando lo stesso incubo.
Le manovre degli ultimi giorni non sembrano aver convinto nessuno a partire dalla nuova facility messa in piedi dalla Fed per acquistare la commercial paper, il CPFF. Questa ennesima trovata è in linea con alcuni suggerimenti per risolvere la crisi che Roubini avanzò pochi giorni fa ad una conferenza tenuta al CFR.
Roubini è probabilmente uno dei pochi economisti "istituzionali" ad aver dimostrato una reale comprensione dell'attuale situazione unita ad una grande capacità di prevedere con esattezza gli effetti che la crisi economica avrebbe prodotto.
Se il CPFF non sembra aver convinto nessuno dovremmo quindi dedurre che Roubini si sia sbagliato?
A questa domanda risponderei: si e no.
Il CPFF è solo l'ultima delle facility messe i piedi e gestite dalla FED. Prima venne il TAF lo scorso autunno, poi il TSLF seguito a breve dal PDCF. Nessuna di queste è servita a nulla e per una precisa ragione: non vanno minimamente ad influire sul reale problema che attanaglia i mercati.
Ieri Trinchet se ne uscito, affermando di avere dei poteri limitati e di non essere in grado di risolvere problemi di insolvenza.
Nessuna banca centrale ha quel potere per fortuna, ma che mi ricordi è stata la prima volta da che è scoppiato il casino sui mercati lo scorso anno che ho sentito un banchiere centrale accennare ad una crisi di insolvenza.
Trinchet ha detto bene.
E' l'intero sistema ad essere insolvente.
Tutte quelle zuppe alfabetiche definite facility, non sono in grado di risolvere un problema di questo genere.
Lo scorso anno tutte le banche, scoprirono di avere i libri contabili pieni di titoli che avevano perso gran parte del loro valore. Si resero conto quindi, di avere dei crateri più che dei bilanci e smisero di fidarsi l'una dell'altra. Nessuna banca volle correre il rischio di prestare denaro ad una sua collega, per paura che essa potesse fallire di punto in bianco. La FED disse a quel punto: "se non si prestano denaro da sole interverrò io e presterò a loro il denaro direttamente". Mise quindi in piedi il TAF a questo scopo. Esso prestò denaro contante in cambio, come garanzia, di tutti quei titoli che le banche non riuscivano più a vendere.
Non bastò. Dovette inventarsi poco dopo il TSLF, per fornire alle banche buoni del tesoro in cambio di altra cartaccia invendibile. A quel punto fallì la Bear Sterns e la FED scoprì che esistevano delle entità, come le banche di investimento, che la FED non poteva regolare, non poteva lasciar fallire perché troppo grandi e che non avevano accesso al TAF. Istituì quindi il PDCF per fornire denaro anche a loro.
Ora sono i privati, aziende o tutti quei soggetti finanziari esclusi dal PDCF, a non ricevere più denaro. Le banche non hanno mai ripreso a farlo mentre gli investitori, avendo capito che la crisi non è ne un fenomeno trascurabile ne uno passeggero hanno ritirato i loro soldi rifugiandosi nei buoni del tesoro. La FED seguendo il consiglio di Roubini ha deciso di intervenire e di fornire direttamente denaro anche ai privati tramite il CPFF.
Il TAF all'inizio doveva essere composto da aste bisettimanali di 20 miliardi. Notte tempo l'importo fu alzato a 30 miliardi. Un paio di settimane dopo divennero 50. All'inizio di quest'anno il TAF fu portato a 75, poi a 100 poi a 150 ed ora siamo arrivati alla cifra folle di 450 miliardi (900 miliardi mensili). Tra l'altro, all'inizio, raccontarono che tutte queste facility sarebbe durate solo per 6 mesi (avrebbero tutte dovuto chiudere i battenti mesi fa).
Questi zupponi alfabetici servono solo a prendere tempo. Forniscono liquidità al sistema, ma dato che il sistema è insolvente cioè è pieno zeppo di perdite e debiti non ripagabili, continuare a fornire denaro senza andare ad intaccare la radice dell'attuale crisi non serve. Roubini essendo intelligente, non si è mai sognato di dire: "mettiamo su una facilty per comprare la commercial paper così siamo a posto" (qui potete cosa suggerisce esattamente).
Uno dei passi che suggeriva era di rimettere in moto per il momento il mercato della commercial paper, ma contemporaneamente prevedeva anche di intraprendere una serie di passi che andavano ad affrontare il problema dell'insolvenza del sistema. La FED questo problema non lo ha mai voluto affrontare. Ha zombificato il sistema continuando a fornirgli prestiti in quantità crescenti, nell'illusione che prima o poi esso si sarebbe sbloccato da solo, come per magia. Solo un paio di settimane fa si è arresa all'evidenza, ma come al solito, invece di imbastire un piano degno di questo nome, han messo un piedi un mega fondo da 700 miliardi che non risolverà il problema, potrà al massimo rimandare di poco la resa dei conti.
Se il problema è l'insolvenza tutto quello che si può fare e lasciare che la gente fallisca e che il debito venga cancellato. Ovviamente molti riporteranno delle perdite a causa di ciò. Alcuni sono troppo grandi e vanno salvati per forza se si vuol far finta di tenere in piedi la baracca, ma non si può, come si fa ora, pretendere di salvare e garantire tutti.
O si accettano le perdite e si ricapitalizzano con denaro pubblico gli stituti indispensabili o ci mettiamo direttamente a stampare denaro e a regalarlo in giro. Riusciremmo tutti a pagare i nostri debiti, ma allo stesso tempo distruggeremmo completamente la nostra moneta (qualunque essa sia). Come dice Mish Shedlock sul suo blog: "se stampare denaro fosse una soluzione, lo Zimbawe sarebbe lo stato più ricco del mondo".
Dato che il denaro non può essere stampato e regalato, Ben e amici han semplicemente deciso di continuare a prestarlo a tempo indefinito. Tutto il denaro che ritengono necessario. Ci troviamo nella situazione che Keynes definiva "pushing a string", spingere una stringa. Il problema è l'eccessivo indebitamento del sistema: banche, aziende, persone. E' inutile continuare a prestare denaro anche a tassi ridicoli, anche chiedendo in garanzia spazzatura perché nessuno ha più la propensione ad indebitarsi o a far circolare questo denaro. Per quanto uno spinga, la stringa si piega semplicemente su se stessa senza avanzare di un millimetro.
Bisogna ripristinare la fiducia e per farlo è necessario purgare il sistema dal debito in eccesso. E' duro e doloroso. Significa una recessione di durata indefinita e un alta disoccupazione, ma l'alternativa è il collasso completo.
L'Inghilterra sembra aver capito l'antifona dopo il crollo che la Royal Bank of Scotland ha riportato ieri (-43,5%) ed ha iniettato 50 miliardi di sterline nel sistema bancario inglese, ottenendo in cambio delle azioni preferenziali. Questa forma di ricapitalizzazione e semi-nazionalizzazione delle banche inglesi, ricorda da vicino il tipo di manovra che addottò la Svezia durante la crisi scandinava dei primi anni 90 e che ancora oggi viene indicata come esempio da seguire da uno stuolo di illustri economisti. Un operazione di certo più intelligente rispetto al piano di Hank Paulson e che difende meglio gli interessi dei contribuenti.
Il rischio però, è che sia troppo poco e troppo tardi.
Nessun commento:
Posta un commento