giovedì 17 luglio 2008

Who panic first, panic best!

Il titolo si riferisce ad un detto americano che gira tra gli economisti. Il senso é: se proprio dovete farvi prendere dal panico, siate almeno tra i primi. Se aspettate troppo rischiate di trovarvi a correre verso l'uscita insieme ad un enorme massa di gente e finire incastrati insieme ad essi sulla porta che da verso la salvezza economica, come hanno scoperto molti dei correntisti dell'Indymac.

Quelli che alle prime voci di insolvenza della banca si sono diretti verso gli sportelli per ritirare i propri risparmi, lasciando nei propri libretti non più di 100000 dollari, la cifra massima assicurata dal governo federale degli Stati Uniti, hanno salvaguardato la propria stabilità economica. Quelli troppo pigri per farlo o che ingenuamente hanno creduto alle rassicurazioni dei dirigenti dell'istituto si sono trovati a perdere ingenti somme, se non a vedere distrutti i risparmi di una vita.

Deve essere una sensazione orribile.

Si comprende bene come mai si siano rischiati dei tafferugli di fronte alla sede della Indymac, quando qualcuno ha cercato di saltare la fila di persone in attesa da ore, che preoccupate si erano recate sul posto per avere informazioni precise sulla condizione del proprio conto e per ritirare tutti i soldi che potevano.

Nel frattempo ancora non si è capito che diavolo vuole fare il governo degli Stati Uniti con Fannie e Freddie. Tra gli economisti in rete il dibattito su come comportarsi è più che mai acceso. Il Wall street Journal dice in un articolo:

Ci si attende che la stima redatta dal Congressional Budget Office riguardo il costo che la proposta del Tesoro avrebbe sul bilancio federale si aggiri intorno a diverse decine di miliardi, secondo persone familiari con la situazione. Questa stima dovrebbe riflettere la probabilità che un investimento in azione possa essere fatto dal governo federale e che inoltre la linea di credito possa essere usata.

Un pò fumoso, ma praticamente parla della possibilità che il governo compri azioni delle 2 GSE per ricapitalizzarle. Riguardo alle decine di miliardi, ribatto: balle!

Centinaia più probabilmente.

Anzi secondo la S&P, come rivela bloomberg , il salvataggio delle 2 agenzie si mangerebbe il 10% del Pil americano contro un 3% che sarebbe il costo del salvataggio di tutti i broker messi insieme (si tratta di banche di investimento come la Lehman la Goldam Sachs e la defunta Bear Stearns). Il Pil americano si aggira sui 14 trilioni, stiamo quindi parlando di un costo netto di 1400 miliardi.

L'articolo di blomberg parla delle possibili ramificazioni di un salvataggio di questo tipo, facendo presente che l'impatto sui conti pubblici potrebbe essere tale da fare perdere il rating attuale (AAA) agli Stati Uniti e cita come precedente, il declassamento del Giappone avvenuto nel 1998 in seguito al tentativo del paese del Sol Levante di salvare le proprie banche da 77 trilioni di yen (579 miliardi di dollari) di prestiti problematici che avevano concesso.

Osservando i mercati i primi segnali di uno scenario di questo tipo si cominciano a scorgere. I CDS (i contratti derivati che assicurano dal rischio di fallimento di un azienda o di uno stato) sul debito americano si sono fatti estremamente più costosi. Essi sono aumentati passando dai 2 punti base di spread ai 22 punti base. Tenete conto che 2 punti base sono storicamente il valore normale per questo tipo di contratti sul debito pubblico americano.

Insomma non è il debito delle GSE che viene considerato più solido in seguito all'intervento del governo americano, ma invece è il debito degli Stati Uniti che si sta degradando e rischia di avvicinarsi al livello di quello della Fannie e della Freddie. Le conseguenze ovviamente rischiano di essere una fuga generalizzata dai buoni del tesoro americani, da parte degli investitori stranieri.

Un allarme in questo senso è stato lanciato dalla Merril Lynch, come riferisce il sempre solare Pritchard sul Telegraph. La famosa e malmessa banca ha esplicitamente affermato che gli USA rischiano nel giro di pochi mesi, una crisi per mancanza di finanziamenti stranieri a causa del salvataggio delle GSE.

Dal Telegraph:

Brian Bethune, il capo finanziario al Global Insight, ha detto che il tesoro americano ha due o tre giorni a disposizione per mettere del denaro vero a sostegno del piano di salvataggio per la Fannie e la Freddie, in caso contrario si troverà di fronte una pericolosa crisi che potrebbe precipitare in maniera incontrollabile.

"Questo non è il tempo per i politici di sottovalutare ancora una volta il rischio sistemico per il sistema finanziario e gli enormi danni che questo potrebbe infliggere all'economia. Spregiudicate e aggressive azioni sono necessarie e lo sono ora" ha affermato.

Non sono sicuro che che Bernanke e Paulson sappiano realmente cosa fare. Tutto farebbe pensare a una nazionalizzazione mascherata, una zombificazione, come illustrato nei precedenti post. Buona parte degli economisti, almeno quelli per cui il termine mercato riveste ancora un qualche significato sembrano concordare che sarebbe più ragionevole e onesto un piano che prevedesse una ristrutturazione delle due agenzie, in linea con quanto proposto da Roubini e illustrato in un precedente post.

Il problema è che mettere le due GSE in amministrazione controllata per ristrutturarle, presenta alcuni problemi legislativi. Quella che chiamano conservatorship, cioè l'amministrazione controllata in cui vengono poste di solito le banche, prevede un massimo di 45 giorni per la ristrutturazione dell'istituto che vi è sottoposto. Oltre a non essere delle banche, e quindi non si capisce bene se una conservatorship potrebbe essere applicato loro, sfido chiunque a ristrutturare 2 mostri del genere in 45 giorni.

Il chapter 11, legge che si applica alle aziende per ristrutturale, parimenti non si sa se potrebbe essere utilizzato per le GSE (che non son ne banche, ne aziende in senso classico) e comunque fornisce una spazio di manovra molto più limitato rispetto ad una conservatorship e quasi certamente insufficiente. Se si volesse realmente ristrutturare le GSE come invocano in molti, bisognerebbe creare delle leggi ad hoc. Altro che due o tre giorni.

Il problema però probabilmente è più accademico che altro. Tutto sembra propendere per una zombificazione. A riguardo ritengo emblematiche le parole del senatore Jim Bunnig, che in parlamento ha accusato esplicitamente la Fed di rappresentare "il rischio del sistema", di avere creato negli anni la situazione attuale e ha dichiarato che si opporrà ad ogni nazionalizzazione delle GSE anche se dovesse arrivare a fare il filibustiere (nel parlamento americano quando un senatore prende la parola non ci sono limiti di tempo, finchè esso sta in piedi e parla nessuno lo può bloccare. Fare il filibustiere significa parlare dei fatti propri, del tempo o leggere un libro finchè si resiste in piedi, in modo da bloccare così l'avanzamento di una legge il più possibile. Una gara di resistenza).

Sempre dal Telegraph:

All'incirca 1,5 trillioni di dollari del debito AAA della Fannie e della Freddie - e di altre GSE - risiede attualmente in mani straniere. La grande incognita è quando la pazienza degli stranieri si esaurirà e le perdite cominceranno ad accumularsi facendo precipitare il dollaro.

Hiroshi Watanabe, il capo regolatore del Giappone, ha scosso i mercati ieri quando ha incitato le banche giapponesi e le compagnie assicuratrici a trattare il debito delle agenzie americane con cautela. Questi due tipi di istituzioni detengono 56 miliardi di questi bond. La Mitsubishi UFJ detiene 3 miliardi di dollari. La Nippon Life 2,5 miliardi.

Ma la parte del leone la fanno le banche centrali di Cina, Russia e dei paesi produttori di petrolio. Questi paesi possono facilmente scatenare una fuga dal dollaro dato il clima attuale e mettere gli Stati Uniti in ginocchio, se decidessero che questo rientra nei loro interessi strategici.

Non posso fare a meno di sghignazzare immaginando come si potrebbero svolgere in futuro gli incontri diplomatici su questioni di una certa criticità strategica, come i missili in polonia che gli Stati Uniti vogliono impiantare contro il volere russo, con il delegato americano in ginocchio dedito ad una pratica molto in voga tra le ministre italiane e il delegato russo che annuisce soddisfatto.

Continua l'articolo del Telegraph facendo presente che con tutta probabilità ci sarà una fuga graduale dal dollaro che aumenterà progressivamente la sofferenza americana, ma senza scatenare il fuggi fuggi generalizzato dalla valuta verde.

Ieri in borsa i titoli delle GSE e quelli bancari sono risaliti bruscamente fino a toccare guadagni del 30%. E' difficile dire se si tratta di un rimbalzo tecnico o cosa possa esserci dietro di preciso. Gli ultimi dati sull'economia sono orrendi. L'inflazione è salita dell'1,1% nell'ultimo mese, un aumento simile non si vedeva dal 1982 e i nuovi dati sul mercato immobiliare, riportano un ulteriore deteriorarsi della situazione.

Una possibile spiegazione potrebbero essere le nuove regole imposte dalla SEC per chi gioca al ribasso sui titoli bancari. Gli shortisti sono quegli individui che scommettono su un futuro ribasso di un titolo azionario. Vendono le azioni al prezzo attuale (diciamo 100) prendendole in "prestito" da qualcun altro, ma spesso senza possederle minimamente e promettendo di consegnarle in futuro all'acquirente, nella convinzione che esse scenderanno di valore nel frattempo. Se esse calano di prezzo, (diciamo arrivano ad 80) le ricomprano e le consegnano intascandosi la differenza (20 in questo caso). Le regole nuove imposte dalla SEC impediscono le naked short, ciò la vendita di azioni con non si possiedono nella speranza che scendano di valore. Per poter shortare un azione con le nuove regole è necessario pre-acquistarle (farsele "prestare"appunto) anticipando quindi una parte del denaro subito.

Queste regole hanno l'obbiettivo di limitare le scommesse al ribasso sui principali soggetti finanziari (scommesse che abbassano il valore delle azioni) a cominciare da Fannie e Freddie. La SEC si è mossa dietro richiesta di Bernanke che affermò quanto fosse fondamentale sostenere il valore delle azioni e dei bond delle GSE in modo da aumentare la loro capitalizzazione e da sostenere il mercato immobiliare.

La SEC è scattata subito sull'attenti ed ha provveduto, anche se l'intervento di emergenza non potrà durare più di 45 giorni in tutto (almeno così dicono per il momento). Insomma il problema è chi scommette che il titolo di istituti decotti scenderà, non il fatto che essi siano decotti.

Ed il giochino di inganni e bugie continua!

Da notare come sia stato tempestivo l'intervento della SEC in questo caso, mentre la speculazione sui Future che fa aumentare insensatamente il prezzo del cibo, del petrolio e delle materie prime sembra proprio impossibile da bloccare a sentire i banchieri centrali (forse perchè sono proprio le banche e i grandi soggetti finanziari a speculare?).

Questo l'elenco degli istituti protetti dalle nuove regole:

BNP Paribas Securities Corp
Bank of America Corp
Barclays PLC
Citigroup Inc
Credit Suisse Group
Daiwa Securities Group Inc
Deutsche Bank Group AG
Allianz SE
Goldman Sachs Group Inc
Royal Bank ADS
HSBC Holdings Plc ADS
JPMorgan Chase & Co
Lehman Brothers Holdings Inc
Merrill Lynch & Co Inc
Mizuho Financial Group Inc
Morgan Stanley
UBS AG
Freddie Mac
Fannie Mae

Viene da chiedersi: e la Washington Mutual che fine ha fatto? La Wachovia, la Bank United, National City Corporation?

Sono state ormai date per morte (chi segue il blog sa quanto male siano ridotte) e la loro carcassa è stata regalata come contentino agli shortisti?

Tutta la manovra della SEC puzza di un odore preciso.

Quello della Disperazione.

Non servirà a nulla questa manovra. Neppure se riuscisse a far risalire momentaneamente i valori azionari per i famosi 45 giorni (cosa di cui dubito),dato che la condizione di molti quegli istituti è talmente compromessa da non poter suscitare nessuna fiducia nel lungo periodo.

Unica nota positiva è stato il calo del prezzo del barile sceso a 135 dollari dal record storico di 146. La nota negativa è che il calo sembra essere avvenuto perché la nozione che l'economia planetaria sia in recessione pare stia cominciando lentamente a farsi strada anche nel cervello del più smaliziato speculatore.

Recessione = minore consumo di petrolio.

Anche sul mercato dei future (salvo casini inenarrabili come un attacco all'iran) vedremo probabilmente una fuga verso l'uscita ed anche in questo caso come sempre:

Who panic first, panic best!

Nessun commento: