Il prezzo del petrolio a toccato un nuovo record. L'evento ormai, penso susciti un lungo sbadiglio nella maggior parte della popolazione, considerato che ogni santo giorno esso raggiunge un nuovo massimo. Un articolo su bloomberg prova a spiegare la ragione dell'ultimo picco:
Il petrolio ha raggiunto un nuovo record a 144 dollari il barile a New York in seguito all'intenzione della banca centrale Europea di aumentare i tassi di interesse e al crollo delle riserve americane giunte ai livelli minimi da Gennaio.
Gli economisti prevedono che la BCE aumenterà il tasso di interesse, attualmente al 4%, di un quarto di punto, indebolendo il dollaro e facendo aumentare la richiesta di materie prime come protezione contro l'inflazione. Gli investitori stanno comprando petrolio, il cui prezzo è raddoppiato nell'ultimo anno, in seguito al crollo delle azioni, con lo S&P 500 che ha toccato ieri il valore minimo da due anni.
Vediamo se ho capito bene.
Se la BCE alzerà i tassi per combattere l'inflazione, ciò rafforzerà l'euro rispetto al dollaro e gli investitori compreranno petrolio per difendersi dal calo di valore della moneta americana. Il prezzo del petrolio incrementerà di conseguenza facendo quindi aumentare anche il prezzo di tutte le merci, provocando un ulteriore aumento del costo della vita.
Se la BCE invece, abbassase i tassi questo produrrebbe un indebolimento della moneta Europea, rendendo il petrolio più costoso e quindi facendo ugualmente aumentare l'inflazione.
Questa situazione ha un nome preciso: Scacco matto!
Nel breve periodo siamo comunque fregati. Nel lungo come diceva Keynes saremo tutti morti.
Intanto non si placa la discussione sulla natura di questo continuo aumento del prezzo petrolio. Chi giura sulla natura speculativa dei continui picchi e chi parla di aumento della domanda e scarsità dell'offerta. Siamo in piena guerra santa. Non ho mai nascosto come la penso. Il prezzo del petrolio è raddoppiato nell'ultimo anno e guarda caso è proprio da un anno che la crisi sul mercato del credito è scoppiata.
Non penso che ci voglia un volpe a capire che un aumento del genere non può essere giustificato dai fondamentali economici.
Tremonti ultimamente ha parlato esplicitamente e con estrema durezza di speculazione:
Per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti l'eccesso di finanza, con la speculazione su petrolio e alimentari, è "la peste del XXI secolo" che "produce devastanti effetti sociali", e il governo italiano ha proposto una sorta di tassa su contratti speculativi sulle materie prime, che non è stata ancora accolta.
"La peste del XXI secolo è la finanza eccessiva, la finanza deviata, l'eccesso di finanza", ha detto Tremonti in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano della Lega Nord, La Padania.
"Più che un sospetto è ormai una certezza che la speculazione si sia spostata dal quadrante finanziario al quadrante delle materie prime - continua il ministro - Le banche d'affari, gli investitori che hanno perso a partire dall'agosto 2007 nel loro settore tradizione d'attività - la finanza da ultimo ma non solo i subprime - per rifarsi delle perdite finanziarie hanno cominciato a recuperare speculando sul petrolio e gli alimentari".
"Fino a poco tempo fa, quando il mercato era normale, il numero dei barili fisici era equilibrato con il numero dei contratti speculativi - dichiara Tremonti riferendosi all'aumento dei prezzi del petrolio - Quello che vediamo adesso invece è che il numero dei contratti è enormemente superiore al numero dei barili. Questo fenomeno si chiama speculazione, si chiama speculazione fine a se stessa, totalmente dissociata dalla realtà, ed è la causa prima dell'aumento mostruoso dei prezzi del petrolio e del cibo".
"Questo eccesso, facendo esplodere i prezzi, produce devastanti effetti sociali - prosegue Tremonti - Nei paesi poveri causa le 'rivolte del pane'. Nei paesi ricchi causa la riduzione progressiva del benessere sociale, una riduzione che è regressiva perché pesa di più su chi ha di meno. E' per questo che la finanza speculativa produce gli effetti di contagio tipici della peste".
Tremonti dice alla Padania che l'esecutivo di centrodestra ha proposto una soluzione. "Il governo italiano ha chiesto di prevedere un aumento dei margini di deposito preventivo obbligatorio per chi stipula contratti potenzialmente speculativi sulle materie prime, in modo da produrre un effetto di 'speculation stop'".
"La proposta non è stata ancora accolta perché si è ritenuto necessario fare uno studio preventivo - conclude l'intervista il ministro dell'Economia - La nostra opinione è che c'è poco da studiare e molto da fare. Per aiutare i più deboli".
Gli risponde il foglio citando un articolo del Wall Street Journal:
Per abbassare i prezzi del petrolio oggi, bisogna promettere più petrolio domani. Cioè, ci vogliono nuovi investimenti, non regole antispeculazione. Il paradosso lo esprime Martin Feldstein, già capo del Council of economic advisers di Ronald Reagan, sul Wall Street Journal di oggi.
La tesi dell’intellettuale americano è che le quotazioni attuali del greggio riflettono le aspettative future: poiché tutto suggerisce che la richiesta delle economie emergenti crescerà nei prossimi anni, mentre l’offerta è considerata piuttosto rigida, i mercati finanziari trainano il barile verso l’alto. “Quando i produttori petroliferi – ha scritto Feldstein – hanno concluso che la domanda in Cina e alcuni altri paesi crescerà nei prossimi anni più rapidamente di quanto ci si attendeva, ne hanno dedotto che i prezzi futuri saranno più alti del previsto. Hanno quindi risposto riducendo l’offerta e facendo salire i prezzi spot in misura tale da riportare la crescita dei prezzi attesi in linea col tasso originario”.
Questo vuol dire che la speculazione è, come sostiene il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la peste del ventunesimo secolo? Il contrario, semmai. La finanziarizzazione dei mercati svolge due funzioni essenziali. Primo: consente una più efficiente distribuzione dei rischi. Secondo: rende ancor più visibile l’urgenza di investimenti in nuova capacità produttiva, e quindi – se lasciata libera – ha l’effetto di accelerare la soluzione del problema. La caccia agli untori non può funzionare oggi, come non poteva funzionare nel diciassettesimo secolo.
Vorrei davvero sapere di che aspettative future sta parlando Feldstein. Chi ha letto il precedente post sa benissimo che gli analisti di diverse banche stanno consigliando di disinvestire nei paesi Asiatici. A causa dell'alto indebitamento delle popolazioni in America e Europa e il rallentamento dei consumi si prevede una bella fila di fallimenti e chiusure nelle industrie dei mercati emergenti, in primis quello Cinese e Indiano.
Un articolo del Telegraph di un mesetto fa dice:
Parlando al The Daily Telegraph martedì, Eduardo Lopez, analista capo sul petrolio all'IEA (agenzia internazionale dell'energia) ha detto: "Gli inglesi stanno cambiando abitudini spostandosi sui trasporti pubblici, cosa molto più semplice da fare in Inghilterra che in America, dove la popolazione vive nei sobborghi e spesso è costretta a guidare che lo voglia o no.
Il costo di un pieno per una famigliare media ormai super le 60 sterline e può toccare quasi le 80 sterline riempire il serbatoio dei modelli più popolari.
L'ultima settimana Ed Wallace su BusinessWeek ha redatto un elenco di notizie:
"La domanda in USA di petrolio nei primi 5 mesi dell'anno è scesa del 2,5% rispetto all'anno precedente (un calo di 52500 barili al giorno)". - American Petroleum Institute, June 18, 2008, Associated Press Online
"L'Iran ha 15 superpetroliere in attesa nel golfo persico in grado di contenere più di 30 milioni di barili di petrolio." - Bloomberg, June 16, 2008
"Thunder Horse ha cominciato a pompare da un singolo pozzo sabato...e prevede di avere l'intero campo (petrolifero) in produzione entro la fine dell'anno. Thunder Horse da sola aumenterà la produzione globale degli USA del 3,6%. Aggiungete che la piattaforma Atlantis della British Petroleum è partita l'anno scorso e l'aumento sale allo 6,4%." - Houston Chronicle, June 16, 2008
"Le raffinerie in Asia a Giugno hanno tagliato le importazioni di petrolio dall'Africa ovest. Le importazioni asiatiche caleranno fino a 830000 barili al giorno questo mese dai 1.3 milioni di barili di Maggio.(un altro calo di domanda di 470000 barili al giorno)" - Bloomberg, June 17, 2008
"Le raffinerie asiatiche hanno dichiarato lunedì che non compreranno altro petrolio saudita ai prezzi correnti, mettendo in luce le difficoltà del regno nel contenere i prezzi crescenti promettendo barili extra. Il principale esportatore del pianeta ha promesso di incrementare la produzione a 9,7 milioni di barili al giorno a Luglio. I 200000 barili in più, se confermati, si aggiungerebbero ai 300000 in più che ha promesso di estrarre questo mese." - Livemint (part of the Wall Street Journal Digital Network), June 16, 2008
"Le spedizioni giornaliere del brenta del mare del nord aumenteranno dell'8,6% a Luglio. Le petroliere sono pronte a caricare 175,097 barili al giorno di brenta nel prossimo mese, contro le 161,300 in Giugno." - Bloomberg June 9, 2008
"Gli automobilisti americani hanno ridotto le miglia percorse di 30 miliardi: Gli americani hanno percorso 22 miliardi di miglia in meno da Novembre ad Aprile rispetto al periodo 2006-07, il più marcato calo dalla rivoluzione Iraniana che produsse grande scarsità di petrolio nell'1979-80." - USA Today, June 22, 2008
"I cosumi di petrolio della corea del sud sono calati a Maggio a causa dell'aumento dei prezzi." - Bloomberg, June 20, 2008
"Di fronte alla prospettiva di scarisità di carburante e di interruzzioni di energia durante l'estate, stagione dei condizionatori d'aria, il governo cinese ha inaspettatamente annunciato, giovedì notte, un brusco incremento (del 18%) nel costo della benzina del gasolio e dell'elettricità" - The New York Times, June 20, 2008
Questi sono solo gli articoli di una settimana. Per essere equi nel confronti del mercato del petrolio e allo spirito di questo articolo, si sono anche verificate anche alcuni cali di produzione in Messico, e altri maggiori in Nigeria; la produzione in Russia è in leggero calo; e la piattaforma della Thunder Horse nel golfo del Messico dopo 3 anni dagli uragani che la investirono non è ancora pienamente operativa. Nonostante questo, un surplus di 1,989,00 barili di petrolio al giorno non contava il contenuto delle 15 superpetroliere in gestione all'Iran e parcheggiate nel golfo persico. E' anche bene notare che il 20 Giugno, l'Arabia Saudita ha annunciato che il pozzo di Khurais sarà in produzione il prossimo anno ed esso immetterà per altri 1,2 milioni di barili al giorno sul mercato.
Riguardo la diatriba in atto, Mario Draghi, dopo averci pensato un pò su e dopo essersi guardato intorno ha deciso, in maniera molto italiana, di tenere i piedi in due staffe:
A quanti puntano il dito contro la speculazione come il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il governatore ricorda che, sebbene sia facile che in situazioni del genere si innestino gli speculatori, "il mercato del greggio non è trascinato solo da fattori irrazionali".
L'andamento del petrolio preoccupa perché deprime i corsi azionari nell'attesa di margini di profitto in calo e rende ancora più difficili le ricapitalizzazioni di cui hanno bisogno le banche colpite dalla crisi finanziaria partita dal settore dei mutui sub prime Usa.
"Esiste da tempo una correlazione fra prezzo del petrolio e borse e le borse da 10-15 giorni a queste parte sono sistematicamente peggiorate. Perché questo è grave, perché a questo punto le ricapitalizzazioni del sistema bancario diventano ancora più difficili, perché se si chiede a un investitore di ricapitalizzare una società mentre il prezzo continua a scendere l'investitotre evidentemente aspetta", ha spiegato Draghi.
Il governatore ha ricordato che in sei mesi su 400 miliardi di perdite dichiarate erano state annunciate dalla banche ricapitalizzazioni per 300 miliardi.
"Ciononostante mancano ancora 100 miliardi e la situazione dell'economia reale Usa continua a peggiorare", ha detto ancora Draghi.
Non si capisce bene cosa intenda Draghi con "fattori irrazionali". In una notizia dell'ultima ora vengono riportate delle dichiarazioni che gettano una luce più precisa:
E' una ''tensione del mercato'' a determinare l'aumento del prezzo del petrolio. Che poi, su questa situazione, si possa innestare un fenomeno speculativo ''puo' essere ed e' oggetto di studio'', ma il motivo pricipale e' il mercato. Questa la tesi del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, un'analisi che si differenzia da quella del ministro dell'economia, Giulio Tremonti, che attribuisce la crisi sostanzialmente alla speculazione.
Quindi per Draghi, come lui stesso descrive, il fatto che gli investitori e le banche prendano i soldi a loro disposizione forniti in precedenza dai banchieri centrali e scelgano di disertare le azioni, in costante calo a seguito della crisi finanziaria internazionale per comprare barili virtuali di petrolio attraverso i future, senza farsi mai consegnare la materia prima, ma rinnovando la loro posizione continuamente e producendo un vertiginoso aumento nel prezzo del petrolio si definisce "tensione sul mercato".
Adoro gli eufemisi dei banchieri.
A Draghi potrei ribadire che l'unica cosa irrazzionale, mi sembra sia permettere a un branco di speculatori di giocare con dei pezzi di carta e far pagare il prezzo del loro divertimento a tutto il mondo. Loro continueranno a farlo finché gli sarà permesso e la loro scelta non è ne irrazionale, ne una tensione. E' semplicemente la strategia più ovvia e remunerativa data la situazione attuale.
Sulla reale domanda di petrolio dati più precisi, rispetto alla collezione di articoli di Wallace, li fornisce il blog Peak Oil Debunked:
WASHINGTON, June 30 (Reuters) -
La domanda di petrolio in Aprile ha perso 863,000 barili al giorno in meno rispetto alla precedente stima,ed è scesa di 811,000 dall'anno precedente, portando i consumi al livello più basso tra i mesi di Aprile degli ultimi 6 anni, l'Energy Information Administration ha detto lunedì.
Il calo della domanda è dovuto all'aumento del prezzo dei carburanti e a una economia in rallentamento che ha influito sull'uso del petrolio. La domanda di petrolio in Aprile è stata vista al ribasso del 4,2% rispetto alle precedenti stime dell'EIA che prevedevano una domanda finale di 20.631 miloni di barili, arrivando a 19.768 milioni di barili, ed è scesa del 3,9% rispetto i 20.759 milioni di barili dello scorso anno.
Un calo di 811000 barili da anno ad anno è sufficiente quasi a compensare l'aumento dei consumi globale riscontrato negli anni dal 2005 al 2007 (990000 barili al giorno) secondo il rapporto statistico della BP.
Non si vede dove sarebbe tutta questa incredibile domanda che dovrebbe giustificare gli aumenti attuali. Questa volta mi vedo daccordo con Tremonti. I vorticosi aumenti del prezzo del petrolio dipendono da una speculzione rampante. Finchè non si farà qualcosa di concreto i prezzi resteranno elevati e noi continueremo a pagare il prezzo del fallimento del mercato azionario e dei banchieri internazionali.
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