giovedì 10 luglio 2008

Nefasti scricchiolii

Ultimamente sono stato troppo impegnato per aggiornare decentemente il blog e come spesso accade nel frattempo è successo di tutto. Lunedì la giornata in borsa è stata particolarmente concitata. Due sono gli avvenimenti fondamentali che hanno caratterizzato l'inizio settimana. Nel tentativo di razionalizzare meglio gli argomenti del blog li tratterò in post separati.

La prima bomba esplosa riguarda l'Indymac. Si tratta di quelle che negli Stati Uniti vengono definite "Saving & Loans". Di fatto una banca il cui compito primario e tenere i depositi della gente e concedere mutui (l'Indymac è per grandezza il settimo emettitore di mutui degli Stati Uniti). Naturalmente come tutte i soggetti bancari e para bancari, durante gli anni del boom immobiliare anche l'Indymac si è dedicata alla cartoralizzazione e rivendita dei mutui. Quando scoppiò la bolla immobiliare e si verificò la crisi sul mercato del credito, mentre la Countrywide (altra saving & loans miseramente fallita) annunciava licenziamenti in massa, l'Indiymac, dichiarava seraficamente che tutto andava bene e che anzi, avrebbe assunto in massa i licenziati degli altri istituti (cosa mai successa).

Lunedì la rivelazione. L'Indymac è cotta. Ha annunciato il licenziamento di 3800 unità, più di metà dei suoi impiegati, nel tentativo di ridurre il costi operativi di un 60%. Ciò in seguito alla notifica, che i regolatori del mercato hanno fatto all'Indymac stessa, dichiarando come in base ai dati a loro disposizione essa sia sotto capitalizzata.

In pratica non ha più un soldo in tasca. L'annuncio stampa dell'istituto in questione rivela quanto la situazione sia drammatica:

...Riguardo a quell'aspetto, sulla base delle informazioni che abbiamo fornito ai regolatori, essi ci hanno informato che non siamo più "ben capitalizzati", che come rivelammo il 12 Maggio era un possibile scenario. I nostri regolatori ci hanno inoltre chiesto di sottoporgli un nuovo piano industriale per poterlo studiare ed (eventualmente) approvare, piano a cui abbiamo lavorato insieme a loro da un certo tempo.

Siamo daccordo sugli elementi base del piano, e i regolatori ci hanno chiesto di metterli in esecuzione. Un elemento importante riguarda il nostro livello di capitalizzazione. Senza un aumento esterno di capitale, il tradizionale modo di migliorare la sicurezza e affidabilità e di vendere degli asset e di ridurre l'entità del bilancio, cosa che normalmente ha l'effetto di aumentare il tasso di capitalizzazione e aumentare la liquidità.

Eppure nelle condizioni attuali, dove non esiste domanda per la maggior parte dei mutui e delle securities della Indymac o dove la differenza tra domanda e offerta è eccessiva, una svendita degli assets riuscirebbe solo a ridurre ulteriormente in capitale. Il risultato è che il più efficace e realistico modo di ridurre il bilancio e i nostri servicing rights asset (che, come precedentemente discusso, dipendono dai limiti imposti dai regolatori) é di tagliare la produzione di nuovi prestiti.

Oltre alla necessità di ridurre la quantià dei nostri assets per migliorare il nostro tasso di capitalizzazione, abbiano bisogno di assicurare il mantenimento di un prudente tasso di liquidità. Una conseguenza del fatto di essere sotto capitalizzati è che non ci è più permesso di accettare nuovi brokered deposit o rinnovare o posticipare quelli esistenti, a meno di non ottenere una deroga dall'FDIC. Anche se abbiamo richiesto la deroga, non siamo in grado di dire se essa verrà o meno accettata.

Wooooow.

Tradotto, in soldoni la Indymac dice:

"Non abbiamo più un soldo in cassa. Anche i regolatori se ne sono accorti e non hanno più potuto tacere e far finta di nulla. Dato che i mutui re-impachettati non li vuole più comprare nessuno, non abbiamo nulla da poter vendere per recuperare del denaro e migliorare la situazione dei nostri bilanci. Nessuno esternamente è disposto a prestarci dei soldi a quello scopo. Abbiamo deciso perciò di licenziare metà del nostro personale e di smettere di garantire mutui ai nostri clienti per ridurre i nostri costi. Si lo sappiamo, fare mutui sarebbe il nostro lavoro, ma che altro possiamo fare? I regolatori inoltre ci hanno imposto di non accettare più i brokered deposit, ma almeno i depositi individuali possiamo ancora accetarli."

I brokered deposit sono dei depositi collettivi. Una specie di fondi, si occupano di prendere il denaro da una moltitudine di individui, radunarlo e fare il giro degli istituti per poi depositarlo in quello che offre l'interesse più alto. Sono depositi speculativi e come sono arrivati, altrettanto velocemente possono andarsene, aumentando il rischio di fluttuazioni pericolose di capitale. Ragione per cui i regolatori han pensato bene di far chiudere all'Indymac i depositi di questo genere e di impedirle di accetarne di nuovi.

I depositi individuali sono ancora accettati e rendono ben il 4,10%, il massimo nella categoria, superando di parecchio la Chorus Bank of Chicago, seconda in classifica che offre un rendimento annuo del 3.7%.

In sostanza la Indymac è fallita, ma i regolatori (cioè l'FDIC) hanno congelato la situazione cercando di tenere in piedi la baracca nella speranza di non farla crollare prima delle prossime elezioni. Se è quasi ovvio bloccare i brokered deposit altrettanto non è per i mutui non rivendibili alle GSE. Le GSE sono entità sponsorizzate dal governo che si occupano di ricomprare i mutui dalle banche. I mutui non rivenduti alle GSE vengono "garantiti" dall'FHLB (Federal Home Loan Banks) un altra agenzia federale. Se la Indymac in questo caso fallisse chi pagherebbe i debiti che essa ha con l'FHLB?

Lo dovrebbe fare l'FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) l'istituto governativo che garantisce i correntisti di una banca da un possibile fallimento della stessa, fino a 100000 dollari per ogni conto corrente. Il problema è che il fallimento della Indymac sarebbe un colpo durissimo per l'FDIC in grado di polverizzare un quinto del capitale dell'ente.

Quindi perchè non rimandare fino a dopo le elezioni di Novembre il problema?

Comunque vada a finire di sicuro non invidio il prossimo presidente degli Stati Uniti.

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