lunedì 28 luglio 2008

I veri colpevoli

Dovremmo tutti ringraziare Sheila Bair, il capo dell'FDIC, l'ente federale che garantisce i conti correnti degli americani e rileva le banche in caso di fallimento. La gentile signora ha rivelato al mondo qual'è il vero problema alla radice degli ultimi fallimenti bancari: i bloggers.

In un discorso riportato dal San Francisco Business Time dice la Bair:

"I blog sono leggermente fuori controllo" ha detto Sheila Bair, chairman del Federal Deposit Insurance Corp., al San Francisco Business Times after in un discorso a San Francisco tenuto in settimana.

Questo per usare un eufemismo. In seguito alla presa di controllo della Indymac da parte dell' FDIC l'11 Luglio, blog molto seguiti hanno avanzato l'ipotesi di corse alla banca in alcune delle maggiori banche Californiane, sulla base di nient'altro che persone in fila davanti alla sede della propria filiale in attesa che essa aprisse o sulla base di consistenti movimenti di denaro depositato da un istituto all'altro.

L' FDIC prevede di prestare molta attenzione in futuro alla blogsfera.

"Siamo molto preoccupati sul ruolo che la copertura dei media e dei blog ha nel controllo della disinformazione. Quel che possiamo dire e che cercheremo di stare al di sopra di essa." ha detto Bair. "La disinformazione che si è diffusa nel week end ha alimentato la paura di molti correntisti".

Se ho capito bene, i bloggers avrebbero chiamato, file lunghissime davanti a certi istituti bancari e il ritiro o lo spostamento di ingenti depositi una: "corsa alla banca". Evidentemente negli ultimi tempi, mentre io ero distratto dal fallimento delle varie banche, è stato creato un nuovo termine per definire avvenimenti di questo genere, tipo: "razionalizzazione programmata dei depositi".

Il problema come al solito sembra essere la gente che dice la verità, non lo stato pietoso del comparto bancario.

Un altro sconfortante evento di cui la Bair non sembra darsi pace, è la massa di gente che è andata all'Indymac a prelevare i suoi risparmi, dopo che essa era ormai finita sotto il controllo dell'FDIC. Francamente non so quale famoso blog economico sia da colpevolizzare per questo. Tutti quelli che mi è capitato di leggere, facevano notare l'inutilità di prelevare denaro dall'istituto una volta che esso è finito sotto il controllo (e quindi con i conti garantiti) statale.

Ovviamente ogni prelievo viene fatto a danno del capitale dell'FDIC stessa erodendolo poco alla volta, si capisce quindi il fastidio dalla Bair, meno comprensibile è l'accusa ai bloggers. Il piano dell'FDIC, in risposta alla situazione, sembra essere di "cominciare a trasmettere annunci di pubblico servizio come parte di una campagna di informazione sul sistema nazionale di garanzia dei depositi".

Tradotto, è necessario fare propaganda perché la gente non si faccia prendere dal panico e non debbano scattare "delle razionalizzazioni programmate dei depositi". Il problema non è tanto la gente che preleva denaro dalla fallita Indymac (quindi dall'FDIC che controlla attualmente la banca), ma che la sfiducia si diffonda colpendo i depositi di altri istituti traballanti. L'articolo del San Francisco BT, tanto per non fare disinformazione e non generare panico fa qualche nome:

Molti stanno osservano come faranno alcune delle maggiori banche a gestire le preoccupazioni sul settore dei mutui e dei prestiti, tra esse laWashington Mutual (NYSE: WM), la Wachovia (NYSE: WB) e, la residente a Cleveland, National City (NYSE: NCC).

"Sono tempi di sfida per un buon numero di istituti grandi e piccoli" ha detto la Bair. "Abbiamo lavorato con essi come principali regolatori. Essi hanno accumulato molti capitali, stanno aumentando le riserve per gestire eventuali perdite sui prestiti. Stanno facendo tutto ciò che è necessario."

"Esiste il capitale necessario per assorbire le perdite" ha aggiunto. "Alcuni avranno qualche quarto negativo, ma sono in generale ben solventi, ed in buona salute e attraverseranno tranquillamente questo periodo."

Grazie alla Bair sappiamo che la WaMu, la Wachovia e la NCC stanno bene. Hanno solo qualche problema transitorio.

Perché non dovremmo fidarci del capo dell'FDIC?

Hank Paulson, il ministro del tesoro americano, ancora solo qualche giorno fa diceva che bisogna permettere anche a grossi soggetti di fallire e che la linea del governo è basata su una politica del dollaro forte.

Tra poco significativi alti e bassi, Il dollaro continua ad agonizzare e tanto per rafforzarlo e dimostrare che bisogna lasciar fallire i grandi istituti, sono state pressochè nazionalizzate la Fannie Mae e la Freddie Mac.

Grazie per la presa per il culo Hank!

Bernanke non è da meno, dichiarando a giorni alterni che il peggio della crisi sul credito è passata (per poi fare momentaneamente marcia indietro appena qualcosa di grosso succede) e facendo di tutto per non dover pronunciare il termine recessione (si chiama "rallentamento" ormai). Per il capo della Fed la crisi era circoscritta ai subprime, la bolla immobiliare non era una bolla (non è ancora chiaro come dovrebbero essere chiamate le bolle), ed il mercato si sarebbe ripreso nella seconda metà dell'anno.

O è un totale cretino o ci prende per il culo (un po' tutte è due, ma sopratutto la seconda).

E' da un anno che gli ambienti economici legati al governo raccontano balle.

Dovremmo forse credere al capo dell'FDIC sulla salute della WaMu, la Wachovia la NCC e le altre malmesse banche? Dovremmo credere a una persona che ha tutto l'interesse a rassicurare i cittadini americani, anche contro il loro stesso interesse?

Anche se qualcuno volesse davvero crederle, chiedetevi: quante volte nell'ultimo anno questi signori hanno azzeccato una previsione o una analisi?

Fossero anche in buona fede, starei bene alla larga dai loro consigli.

Intanto, venerdì, sono fallite un altro paio di banche, anche se considerato che entrambe appartengono alla stessa holding, First National Bank Holding Company, in un certo senso è come se ne fosse fallita una sola. Anche in questo caso è dovuta intervenire l'FDIC e rilevare il controllo degli istituti. La First National Bank of Nevada aveva 3,4 miliardi di dollari in assets e 3,0 miliardi in depositi, il che rende il fallimento relativamente grande considerando i dati storici, ma nulla paragonato alla Indymac con i suoi 32 miliardi di asset.

La First Heritage Bank of Newport Beach, invece era relativamente piccola, con sole tre filiali, 254 milioni in asset e 233 in depositi. L'FDIC ha detto che i due fallimenti costeranno al suo fondo di garanzia circa 862 milioni di dollari. I depositi delle due banche sono stati venduti alla Mutual of Omaha Bank che li garantirà, limitando così le perdite.

Come al solito gli uomini dell'FDIC sono intervenuti venerdì notte, a mercati chiusi, e vestiti come dei Man in black, nella più rigorosa segretezza si sono impossessati del controllo delle due banche. In questo interessante articolo potete leggere quali sono le procedure dell'FDIC e che sistemi adottino i suoi membri per non far trapelare la loro presenza, in modo da non innescare il panico nei correntisti.

Come il non prenotare alberghi nella città in cui la banca da rilevare è fallita, ma in un paese vicino. L'usare la carta di credito personale e non quella aziendale. Presentarsi come dipendenti di una compagnia di assicurazione. Spesso le cose vanno comunque male, come quando il proprietario dell'Hotel in cui avevano prenotato affisse un banner per dare il benvenuto agli uomini dell'FDIC o quando dovettero recuperare un ipnotista per cercare di far ricordare ad un smemorato dipendente bancario il codice della cassaforte.

Alcuni economisti, nonostante i vari fallimenti bancari, traggono conforto dal paragone con la crisi delle Saving & Loans del 1989 durante la quale il numero di fallimenti superò di gran lungo l'attuale. Un interessante commento, di un certamente cattivo blogger, in questa discussione evidenzia come ciò non tenga conto del peso che gli attuali fallimenti scaricano sull'FDIC.

Ad esempio, a seguito del fallimento della dell' FNB/Nevada e la First Heritage, l'FDIC ha mantenuto il 94% degli assets totali delle due banche. Inoltre fino ad ora l'FDIC non è stata in grado di vendere il ramo dei servizi finanaziari della Indymac, e non ha annunciato nessuna (s)vendita del portafoglio della defunta banca. L'FDIC si è ingoiata per il momento il 100% degli assets del secondo fallimento bancario, per dimensioni, della storia americana.

Anche se il numero di fallimento è inferiore rispetto all'89, esistono pochi istituti in grado di riassorbire gli asset delle banche fallite.

Nel grafico sotto si può vedere cos'è successo al comparto bancario, nel periodo intorno al 1990.

La suddetta discussione, parte da un articolo di Roger Ehrenberg, in cui viene suggerito alle banche di dire la verità sulla propria condizione e costruire quelle che Ehrenberg chiama "cattive banche", dei veicoli creati appositamente come entità separate dalle "buone banche", gli istitui originari, in cui questi ultimi possono scaricare tutti i titoli svalutati, attualmente parcheggiati fuori bilancio, prezzarli a livello di mercato e provare poi a rivenderli. Un po' come sta cercando di fare la Citigroup con i famosi 500 miliardi in assets che ha intenzione di (s)vendere nei prossimi 3 anni tramite una apposita "cattiva banca".

Come fa notare Yves Smith il gestore del blog in cui si svolge le discussione, un azione del genere ed un improvviso prezzamento di tutti i quei titoli a livello di mercato, farebbe venire un infarto al sistema bancario e ad ogni possibile investitore, allontanando i capitali anche dalle "buone banche".

Ehrenberg cita come esempio, il salvataggio del sistema bancario scandinavo nei primi anni 80, in cui gran parte del comparto subì pesanti svalutazioni e ricapitalizzazioni a spese dei contribuenti. L'operazione funzionò dice Ehrenberg grazie a una ripresa economica stimolata da una modifica del tasso di cambio monetario, cosa che secondo lui gli Stati Uniti non possono permettersi (non possono tagliare ulteriormente in tassi).

Un dato interessante che fornisce Ehrenberg riguarda la disoccupazione durante la crisi scandinava. Se gli Stati Uniti seguissero l'esempio, nordico e uguagliassero la condizione raggiunta dal paese scandinavo meno toccato dalla crisi di allora e venissero considerate le stime più ottimiste sulle perdite dell'epoca, si ritroverebbero con una disoccupazione al 10% (quasi il doppio di quella attuale).

Una strada politicamente inacettabile.

Anche se interessante, alla fine di tutta la discussione non viene raggiunta o avanzata una vera soluzione.

La verità è che una soluzione non esiste. Il prezzo di tutto il fallimento qualcuno lo deve pagare, prima o poi. Bisogna solo decidere chi ne pagherà il prezzo e quando. La scelta è di natura prettamente politica ed i politici stanno prendendo tempo, scaricando il costo sui contribuenti che non hanno speculato in questi anni o non si sono indebitati per comprarsi case che sapevano essere al di la della loro portata.

Anche chi pensava di esserne al di fuori paga.

Cosa centri questo col "libero mercato" di cui ancora tutti parlano, resta da capire.

In un libero mercato, la verità è saluta con gioa e non evitata come una malattia infettiva. I bloggers sarebbero lodati per aver messo in guardia la gente e consigliato di ritirare dai conti correnti cifre che superano i limiti assicurati dall'FDIC, mentre i Cramer i Kudlow e i Bove che dai loro scranni televisi han consigliato a più riprese i risparmiatori di investire perchè "il fondo era stato ormai toccato" dovrebbero essere messi alla berlina.

L'articolo su nakedcapitalism si chiude con il commento di un blogger:

La Fed e il Tesoro han cercato di convincere il mercato azionario a sobbarcarsi il brutale costo della contrazione del credito, attraverso vaste emissioni di azioni. La loro retorica benigna e l'accomodante politica monetaria erano progettate per eccitare lo spirito animale dell'investitore azionario in modo che esso risolvesse i problemi del sistema finanziario. Il mercato si è fatto saggio riguardo a questa scommessa (della Fed) in Giugno, ed ha fatto precipitare il prezzo delle azioni ad un livello al quale nessuna compagnia finanziaria è disposta ad emettere altre azioni. Esse stanno cercando invece, di ridurre la loro esposizione.

Il mercato azionario sta a tutti gli effetti dicendo ai regolatori e ai politici che è tempo che altri soggetti del sistema economico sostengano una parte del peso della contrazione nel mercato creditizio. Gli azionisti hanno già dato abbastanza. E' tempo che anche i debitori facciano la loro parte.

La prossima fase della crisi è la fase della tolleranza. I regolatori gireranno lo sguardo evitando di prestare attenzione a cose come il tasso di capitalizzazione, etc, nel tentativo di incentivare le banche a prestare denaro.

Nel frattempo, non abbiamo neppure iniziato a vedere il reale impatto della contrazione (creditizia) sull'economia (al di fuori del mercato immobiliare). Siamo alla fine del primo inning di quella partita.

Commento senz'altro rassicurante. Se è vero che gli azionisti hanno pagato un caro prezzo, anche i contribuenti e i cittadini stangolati dalla morsa di un dollaro sempre più debole e quindi un costo della vita in salita, non hanno ricevuto nessuno sconto.

Non vedo come gente indebitata fino al collo possa pagare il prezzo del fallimento del sistema finanziario, come suggerisce il commento. Come si dice: "non si può cavare sangue da una rapa".

I prossimi a pagare saranno probabimente i possessori di obbligazioni, man mano che i fallimenti si diffonderanno. Gli azionisti se sono furbi si terranno alla larga dal mercato finanziario e il cerino spento, come al solito resterà nelle mani dei contribuenti che pagheranno il prezzo del fallimento con la debolezza della propria moneta e la crescita della disoccupazione.

State molto attenti alle dichiarazioni dei regolatori o dei gestori del mercato. Hanno tutto l'interesse a mentire. Arriverei quasi a consigliare di fare l'esatto contrario di quello che suggeriscono i vari Paulson, Bernanke e Bair....

...ma ovviamente, si tratta solo del suggerimento di un cattivo blogger.

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