martedì 3 giugno 2008

Chi l'avrebbe mai detto?

La crisi sul mercato bancario non sta terminando. Molti si illudevano che il peggio fosse passato e l'uragano stesse scomparendo all'orizzonte. Io, nel mio piccolo, insieme ad esimi ed illustri economisti, mi son sforzato di ripetere che eravamo semmai nell'occhio dell'uragano dove tutto sembra essere calmo ed immobile fin quando il vento non ricomincia improvvisamente a soffiare violentemente.

Wall street Italia riporta come stiano saltando teste di CEO di grandi banche a tutto spiano. E' saltato il capo della Wachovia una delle principali banche americane, mentre quello della WaMu è stato relegato in una stanza a giocare al solitario di windows. Seguendo i post di Mish Shedlock che ha tracciato per un anno l'andamento di un pool di mutui Alt-A della WaMu e il loro progressivo deteriorarsi in valore, non posso certo dirmi sorpreso dell'esito.

Lanty L. Smith il presidente della Wachovia ha assunto temporaneamente il ruolo di CEO cercando di rassicurare gli analisti sulla situazione della sua banca, ma stranamente sembra che nessuno se la sia bevuta. WaMu naviga in bruttissime acque. Il suo titolo è passato dai 45 dollari di valore un anno fa, a circa i 9 di adesso. Dalla banca emana un forte odore di licenziamenti e riduzione di personale.

Altra ondata di panico l'ha causata lunedì la Bradford & Bingley una banca inglese che ha annunciato in sostanza di essere in mutande. Anche in questo caso il CEO ha fatto le valigie, mentre il titolo che si era svalutato di un 60% a Maggio, dopo l'annuncio di aumento di capitale in seguito a problemi di bilancio, ha perso un altro 30% arrivando a toccare il valore minimo di 60 sterline. La borsa ha apprezzato talmente la notizia da cadere in picchiata.

Ed arriviamo ad una delle mie banche preferite: la Lehman & Brothers. Essa ha un debito totale di 439 miliardi e un guadagno netto nell'ultimo anno di 17,7 miliardi. Non sono mai stato un genio in matematica, ma se questo debito avesse un interesse annuo del 5% (cifra realistica) significherebbe per la Lehman dover ragranellare 22 miliardi e ciò produrrebbe perdite superiori ai 4 miliardi l'anno. La banca ha annunciato che intende operare a breve un aumento di capitale di 4 miliardi. Nel frattempo la S&P ha abbassato il rating della Lehman insieme a quello di Morgan Stanley e Merrill portandolo da A+ ad A.

In questo post estremamente tecnico su The Financial Ninja viene paragonata la situazione della Lehman a quella della defunta Bear Stearns. Sul futuro finanziario della Lehman si stanno riversando notevoli scommesse al ribasso. Le previsioni negative sono talmente marcate che: o una notevole quantità di gente perderà parecchio denaro o la Lehman arriverà entro ottobre alla bancarotta. Il futuro ci dirà se questi sanno qualcosa che noi ignoriamo o son solo ricolmi di belle speranze. In ogni caso la situazione della quarta banca di investimento americana e del settore in generale, sembra essere sempre più precaria.

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